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Gianni Rodari

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2009 23:25
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30/07/2009 17:34
 
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Il povero ane



Se andrete a Firenze
vedrete certamente
quel povero ane
di cui parla la gente.
È un cane senza testa,
povera bestia.
Davvero non si sa
ad abbaiare come fa.

La testa, si dice,
gliel'hanno mangiata...
(La " c " per i fiorentini
è pietanza prelibata).

Ma lui non si lamenta,
è un caro cucciolone,
scodinzola e fa festa
a tutte le persone.

Come mangia? Signori,
non stiamo ad indagare:
ci sono tante maniere
di tirare a campare.

Vivere senza testa
non è il peggio dei guai:
tanta gente ce l'ha
ma non l'adopera mai.

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30/07/2009 17:35
 
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La passeggiata di un distratto
- Mamma, vado a fare una passeggiata.
- Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attraversi la strada.
- Va bene, mamma. Ciao, mamma.
- Sei sempre tanto distratto.
- Si', mamma. Ciao, mamma.

Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.

- Ci sono tutto? Si, - e ride da solo.

E così' contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s'incanta a guardaté le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.

Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:

- Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.
- Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.

Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno...

Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l'angolo perde tutto un bràcao. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.

Una buona donna lo chiama: - Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!

Macché, non sente.

Pazienza, - dice la buona donna. - Glielo porterò alla sua mamma.

E va a casa della mamma di Giovanni.

- Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.
- Oh, quel distratto. Io non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, si sa, i bambini sono tutti cosi.

Dopo un po' arriva un'altra brava donna.

- Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del Giovanni?
- Ma si che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.

Dopo un altro po' arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, Poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.

Ma ci può essere un ragazzo piu' distratto del mio?

- Eh, signora, i bambini sono tutti Così

Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba Sola, senza piu' orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.

- Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?
- Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.

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30/07/2009 17:36
 
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Gli uomini di burro
Giovannino Perdigiorno, gran viaggiatore e famoso esploratore, capitò una volta nel paese degli uomini di burro. A stare al sole si squagliavano, dovevano vivere sempre al fresco, e abitavano in una città dove al posto delle case c'erano tanti frigonferi Giovannino passava per le strade e li vedeva affacciati ai finestrini dei loro frigoriferi, con una borsa di ghiaccio in testa. Sullo sportello di ogni frigorifero c'era un telefono per parlare con l'inquilino.

- Pronto.
- Pronto.
- Chi parla?
- Sono il re degli uomini di burro. Tutta panna di prima qualità. Latte di mucca svizzera. Ha guardato bene il mio frigorifero?
- Perbacco, è d'oro massiccio. Ma non esce mai di li?
- D'inverno, se fa abbastanza freddo, in un'automobile di ghiaccio.
- E se per caso il sole sbuca d'improvviso dalle nuvole mentre la Vostra Maestà fa la sua passeggiatina?
- Non può, non è permesso. Lo farei mettere in prigione dai miei soldati.
- Bum, - disse Giovannino. E se ne andò in un altro paese.

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30/07/2009 17:37
 
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L'Acca in fuga


C'era una volta un'Acca.
Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:

E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?

Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?

Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.

" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".

Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.

Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.

Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.

In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.

Le chiavi non aprivano più, e chi era rimast6 fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.

Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.

Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.

Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.

La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscf a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.

Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei

diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione

L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.

Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.



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Scrisse il mio libero preferito dell'infanzia, che ho ricomprato e letto con piacere anche un paio di anni fa: Il barone Lamberto visse due volte.
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Napoli senza sole



Filastrocca del Pallonetto,
vicolo storto, vicolo stretto,
senza cielo e senza mare,
senza canzoni da cantare...
Chi farà musica e parole
per te, Napoli senza sole?

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30/07/2009 17:41
 
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Il gioco dei se



Se comandasse Arlecchino il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri sia data una nuova testa.



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Rivoluzione



Ho visto una formica,
in un giorno freddo e triste,
donare alla cicala
metà delle sue provviste.

Tutto cambia: le nuvole,
le favole, le persone...
la formica si fa generosa...
è una rivoluzione!

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30/07/2009 17:43
 
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Alla formica
di Gianni Rodari
Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.



Questa mi ricorda un racconto di Weiss [SM=g7350]
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30/07/2009 17:43
 
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L'uomo più bravo del mondo



Io so la storia dell'uomo piú bravo del mondo ma non so se vi piacerà. Ve la racconto lo stesso?
Ve lo racconto.
Si chiamava Primo, e fin da piccolo aveva deciso: - Primo di nome e di fatto. Sarò sempre il primo in tutto.
E invece era sempre l'ultimo: era l'ultimo ad aver paura, l'ultimo a scappare, l'ultimo a dir bugie, l'ultimo a far cattiverie, ma così l'ultimo che cattiverie non ne faceva per niente.
I suoi amici erano tutti primi in qualche cosa. Uno era il primo ladro della città, l'altro il primo prepotente del quartiere, un terzo il primo sciocco del casamento. E lui invece era sempre l'ultimo a dire sciocchezze, e quando veniva il suo turno di dirne una stava zitto.
Era l'uomo piú bravo del mondo ma fu l'ultimo a saperlo. Cosí ultimo, che non lo sapeva per niente.

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30/07/2009 17:45
 
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Un uomo maturo con un orecchio acerbo



Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi era maturato,
tutto, tranne l'orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e poter osservare il fenomeno per benino.
"Signore, - gli dissi - dunque lei ha una certa età:
di quell'orecchio verde che cosa se ne fa" ?
Rispose gentilmente: " Dica pure che son vecchio.
Di giovane mi è rimasto soltanto quest'orecchio.
E' un orecchio bambino, mi serve per capire
le cose che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose."
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno sul diretto Capranica - Viterbo.

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30/07/2009 17:46
 
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Il maestro giusto



C'era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
andò da un lupo a farselo spiegare,
ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.
Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e - mi vergogno a dirlo -
perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall'asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare « bè bè »,
dalle galline a fare coccodè.
Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un « qua qua »...):
- Che cos'è che non va?
Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?

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30/07/2009 18:09
 
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Re:
merinze, 30/07/2009 17.43:

Alla formica
di Gianni Rodari
Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.



Questa mi ricorda un racconto di Weiss [SM=g7350]




Pensa che c'è Cecilius che è convinto che il mio modo di scrivere ricorda quello di Rodari!
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30/07/2009 22:26
 
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Guardate che lo dice lui, non io!! Non è il caso di evacuare il forum.. [SM=g1652050]
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30/07/2009 23:09
 
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Re:
Mr Weiss, 30/07/2009 22.26:

Guardate che lo dice lui, non io!! Non è il caso di evacuare il forum.. [SM=g1652050]




Chi ha evacuato? [SM=g1652043] meglio dare aria

[SM=g7483] [SM=g7483]

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30/07/2009 23:25
 
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CAZZAROLA!..GIANNI RODARI!

"Favole al telefono" (la cui copertina riporto sotto) è stato uno dei primi libri che ho letto quand'ero bambino.
Ero affascinato dal suo modo di narrare le cose..poesie vestite da favola..

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"Vivo tra lo Stato Sovrano della Realtà e la Repubblica Popolare del Sogno..."



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