Voglio fare una scemata anche io: ecco qua un copia incolla
MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati l'ex-AD di Unicredit Alessandro Profumo nell'ambito di un'inchiesta per frode fiscale in cui il Tribunale di Milano ha anche disposto il sequestro preventivo di 245 milioni di euro alla banca.
Lo hanno riferito oggi una fonte giudiziaria e una investigativa.
Secondo una delle fonti, la presunta frode fiscale sarebbe stata commessa quando Unicredit era guidata da Profumo tramite una complessa operazione con la banca britannica Barclays.
L'ex-Ad dell'istituto è indagato per dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici per aver dato l'ok alle richieste di approvazione dell'operazione indirizzategli dagli uffici specializzati del suo gruppo, come precisa la fonte.
Una portavoce della banca ha detto che Unicredit è "sorpresa" per l'iniziativa del Tribunale di Milano e ribadisce "la convinzione sulla corretezza dell'operato dell'istituto e dei dipendenti". Non è stato invece possibile al momento avere un commento da Profumo.
Il sequestro - eseguito oggi dagli agenti del Nucleo di polizia tributaria di Milano - è stato disposto dal gip di Milano Luigi Varanelli, su richiesta del pm Alfredo Robledo, come si legge in una nota della Finanza che però non identifica la banca.
"La somma sequestrata rappresenta il profitto del reato di 'dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici', relativamente ai periodi d'imposta 2007 e 2008", si legge ancora nella nota in cui si precisa che "per il periodo d'imposta 2009 l'istituto di credito ha regolarmente versato le imposte dovute relativamente alle analoghe operazioni transnazionali oggetto di indagine".
Dall'indagine, avviata qualche anno fa, è emerso che nel 2007 Barclays ha proposto a Unicredit un prodotto finanziario di "Profit participating instrument" - un Ppi, ovvero uno strumento di partecipazione agli utili - chiamato "Brontos".
Questo prodotto di fatto costituisce uno strumento di investimento produttivo di interessi attivi - perché è assimilabile a finanziamenti effettuati a favore di investitori - e non un investimento in capitale di rischio assimilabile alle azioni, che danno dividendi. La differenza sta nel fatto che gli interessi per la normativa italiana sono tassabili al 100% mentre per i dividendi la tassazione è solo sul 5%.
(Sara Rossi, Gianluca Semeraro)
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