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Riflessioni 01

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2014 14:28
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25/06/2014 00:05
 
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... La ruota di Medicina è un cerchio al cui interno si trova una croce: rappresenta lo spazio dell'Universo ma anche quello dentro di noi, il tempo in senso circolare e non lineare, dove tutto ritorna anche se trasformato.
... Il primo insegnamento che un bambino del Popolo riceve concerne i Quattro Grandi Poteri della Ruota di Medicina.
A Nord della Ruota di Medicina si trova la Saggezza; il Colore della Saggezza del Nord è il Bianco e il suo Animale di Medicina è il Bisonte.
Il Sud è rappresentato dal Segno del Topo e il Colore di Medicina è il Verde; il Sud è il luogo dell'Innocenza e della Fiducia e dove scopriamo la vera natura del nostro Cuore.
A Ovest troviamo il Segno dell'Orso: l'Ovest è il luogo dell'Interiorità e ci parla della Natura Introspettiva dell'Uomo. Il Colore di questo luogo è il Nero.
L'Est è rappresentato dal Segno dell'Aquila ed è il luogo dell'Illuminazione, dove possiamo vedere le cose chiaramente in lungo e in largo. Il suo Colore è l'Oro della Stella del Mattino.
Al momento della nascita, ciascuno di noi riceve un posto preciso all'interno delle Quattro Grandi Direzioni della Ruota di Medicina: quello sarà il nostro pnto di partenza, e costituirà per noi il modo più semplice e più naturale di percepire le cose per il resto della vita.
Ma se un uomo si limita a percepire il mondo da una sola di queste Quattro Grandi Direzioni rimarrà per sempre un uomo incompleto. ....... Una volta capito qual è il Dono Iniziale, la nostra Posizione Iniziale sulla Ruota di Medicina, dobbiamo crescere cercando di penetrare ciascuna di queste Quattro Grandi Direzioni; solo in questo modo, infatti, possiamo diventare Persone Complete, capaci di Equilibrio e di Decisione.

Da “Sette Frecce” di Hyemeyohsts Storm



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25/06/2014 00:24
 
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Un ottimo brano che introduce la metafora del “Cerchio intorno al Fuoco”,secondo la quale ogni componente del cerchio vedrà lo stesso fuoco ma da posizione differente.
Ciò porta ad avere un’immagine soggettiva di un elemento comune.
Per non essere limitati dalla propria prima percezione,sarebbe utile poter osservare il fuoco da posizioni differenti.
Solo in questo modo è possibile comprendere che non sempre ciò che ci appare è l’unica realtà,ma possiede forme differenti che si scoprono solo osservando da prospettive diverse.

Saggezza di nativi americani.. [SM=g7349]





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26/06/2014 22:52
 
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Re:
ZAK007., 25/06/2014 00:24:

non sempre ciò che ci appare è l’unica realtà,ma possiede forme differenti che si scoprono solo osservando da prospettive diverse.

Saggezza di nativi americani.. [SM=g7349]









Grande saggezza! [SM=g1655426]
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@filippoludov
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Stasera, dopo aver sfogato i nostri impulsi in una jam-session/tributo ai Pearl Jam, ci siamo accucciati a bere una boccia, a far due brasche e a raccontarci un po’.
Siam finiti a parlare di “lavorare una vita”;
L’argomento è peso ma è piuttosto palese che, a meno che uno non faccia il mestiere che gli piace o per cui nutre una gran passione, questo sistema sociale con il lavoro ti limita,ti schiaccia,ti illude e ti ammazza.
Il punto centrale non era il lavoro in se..il punto era cosa si fa pur di lavorare..e dove ci porta il lavoro che facciamo, nei fortunati casi in cui riusciamo a farlo per 40 anni e più.
Lavorare una vita?..lavorare per cosa?..sacrificare quanto?..rinunciare a cosa?..per arrivare dove?..
Ciò che viene considerata una cosa normale..un opportunità..alla fine non è una sorta di controllo?
Alla fine non diventiamo schiavi di questo? Non siamo costretti a fare salti mortali,a spossarci,a svuotarci,tutto per portare a casa il pane? Non ci porta via tempo e vita che potremmo godere in altro modo?
Utopie..forse..chissà..

Alla fine la mia amica Manu, che nel frattempo si era recata in saletta biblio, torna con un libro tra le mani, si siede e ci legge questa cosa:


“Scintilla”

“Mi hanno sempre irritato tutti gli anni, le ore i
minuti che gli ho regalato lavorando come un mulo,
mi ha fatto seriamente male alla testa,
mi ha fatto male dentro, mi ha stordito
e mi ha fatto diventare pazzo - non riuscivo ad accettare
questi miei anni assassinati
eppure i miei compagni di lavoro non davano segni di
agonia, anzi molti di loro sembravano addirittura soddisfatti,
e vederli così mi faceva impazzire quasi quanto
quel lavoro monotono e insensato.

I lavoratori sottostavano,
il lavoro li annientava, venivano
racconti col cucchiaino e buttati via.

Mi irritava ogni minuto, ogni minuto mentre veniva
mutilato
e nulla alleviava la noia.

Ho valutato l'ipotesi del suicidio.
Mi sono bevuto le poche ore di libertà.

Ho lavorato per decenni.

Ho vissuto con la peggiore specie di donne,
e loro hanno ucciso
quello che il lavoro non era riuscito ad uccidere.

Sapevo che stavo morendo.
Qualcosa dentro mi diceva: continua così, muori, spegniti,
diventa come loro, accettalo.
E poi qualcos'altro dentro diceva: no, salva un pezzetto
minuscolo.
Non importa che sia molto, basta solo una scintilla.
Una scintilla può incendiare un'intera
foresta.
Solo una scintilla.
Salvala.

Penso di esserci riuscito.
Sono fiero di esserci riuscito.
Che stramaledetta
fortuna.”


E’ una poesia di Charles Bukowski.
Abbiamo brindato alle sue parole..e ringraziato la Manu con sguardi di apprezzamento al suo acume.
Alcuni avevano il sorriso tirato..ma altri hanno accarezzato quella scintilla, consapevoli di averla ancora viva dentro di loro..me compreso.
Anche alcuni di noi hanno conservato integra quella scintilla.
E tutti abbiamo pensato “Che stramaledetta fortuna!”


[SM=g7350] [SM=g7350] [SM=g7350]




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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


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Virtualmente si può tutto ... o quasi.

E quindi virtualmente, se ti fosse possibile, fa in modo di far avere il mio "cinque" alla Manu ... sempre con le sonorità Pearl Jam in sottofondo ... [SM=g7487]
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Re:
radcla, 29/06/2014 23:49:

Virtualmente si può tutto ... o quasi.

E quindi virtualmente, se ti fosse possibile, fa in modo di far avere il mio "cinque" alla Manu ... sempre con le sonorità Pearl Jam in sottofondo ... [SM=g7487]




Sarà fatto.. [SM=g7349]





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Re:
ZAK007., 29/06/2014 03:26:


Stasera, dopo aver sfogato i nostri impulsi in una jam-session/tributo ai Pearl Jam, ci siamo accucciati a bere una boccia, a far due brasche e a raccontarci un po’.
Siam finiti a parlare di “lavorare una vita”;
L’argomento è peso ma è piuttosto palese che, a meno che uno non faccia il mestiere che gli piace o per cui nutre una gran passione, questo sistema sociale con il lavoro ti limita,ti schiaccia,ti illude e ti ammazza.
Il punto centrale non era il lavoro in se..il punto era cosa si fa pur di lavorare..e dove ci porta il lavoro che facciamo, nei fortunati casi in cui riusciamo a farlo per 40 anni e più.
Lavorare una vita?..lavorare per cosa?..sacrificare quanto?..rinunciare a cosa?..per arrivare dove?..
Ciò che viene considerata una cosa normale..un opportunità..alla fine non è una sorta di controllo?
Alla fine non diventiamo schiavi di questo? Non siamo costretti a fare salti mortali,a spossarci,a svuotarci,tutto per portare a casa il pane? Non ci porta via tempo e vita che potremmo godere in altro modo?
Utopie..forse..chissà..

Alla fine la mia amica Manu, che nel frattempo si era recata in saletta biblio, torna con un libro tra le mani, si siede e ci legge questa cosa:


“Scintilla”

“Mi hanno sempre irritato tutti gli anni, le ore i
minuti che gli ho regalato lavorando come un mulo,
mi ha fatto seriamente male alla testa,
mi ha fatto male dentro, mi ha stordito
e mi ha fatto diventare pazzo - non riuscivo ad accettare
questi miei anni assassinati
eppure i miei compagni di lavoro non davano segni di
agonia, anzi molti di loro sembravano addirittura soddisfatti,
e vederli così mi faceva impazzire quasi quanto
quel lavoro monotono e insensato.

I lavoratori sottostavano,
il lavoro li annientava, venivano
racconti col cucchiaino e buttati via.

Mi irritava ogni minuto, ogni minuto mentre veniva
mutilato
e nulla alleviava la noia.

Ho valutato l'ipotesi del suicidio.
Mi sono bevuto le poche ore di libertà.

Ho lavorato per decenni.

Ho vissuto con la peggiore specie di donne,
e loro hanno ucciso
quello che il lavoro non era riuscito ad uccidere.

Sapevo che stavo morendo.
Qualcosa dentro mi diceva: continua così, muori, spegniti,
diventa come loro, accettalo.
E poi qualcos'altro dentro diceva: no, salva un pezzetto
minuscolo.
Non importa che sia molto, basta solo una scintilla.
Una scintilla può incendiare un'intera
foresta.
Solo una scintilla.
Salvala.

Penso di esserci riuscito.
Sono fiero di esserci riuscito.
Che stramaledetta
fortuna.”


E’ una poesia di Charles Bukowski.
Abbiamo brindato alle sue parole..e ringraziato la Manu con sguardi di apprezzamento al suo acume.
Alcuni avevano il sorriso tirato..ma altri hanno accarezzato quella scintilla, consapevoli di averla ancora viva dentro di loro..me compreso.
Anche alcuni di noi hanno conservato integra quella scintilla.
E tutti abbiamo pensato “Che stramaledetta fortuna!”


[SM=g7350] [SM=g7350] [SM=g7350]


Difatti mi sembra di aver letto, tempo fa, che Bukowski ha lavorato a lungo ( mi sembra alle poste ) prima di avere successo con i suoi scritti, cosa avvenuta quando era già abbastanza avanti di età.

Io ho lavorato per trent'anni a fare un mestiere che aveva ben poco di umano, e più si andava avanti e peggio era, e non reggevo più, fisicamente e mentalmente, e mi sono appunto detto che la vita è una e solo una : val la pena buttarla proprio tutta così, sempre di corsa a violentare i miei ritmi e ispirazioni? Di certo non mi dava felicità nè soddisfazioni, di nessun genere, solo fatica, stress e infelicità. Ci ho accumulato un ( piccolo ) capitale ed ora faccio un cazzo. O meglio, vivo. O vivacchio. Prima sopravvivevo, non la consideravo vita. Ora ho ripreso a dedicarmi alle mie vere aspirazioni ( per esempio scrivere storie a fumetti ) e cose così, che negli ultimi anni avevo abbandonato nel modo più totale : un tempo mi ci dedicavo nel tempo libero, e, nonostante il lavoro inumano, riuscivo pure a pubblicare ( ho pubblicato alcune storie a fumetti, ho collaborato per 5 anni ad un giornale locale, ho pubblicato articoli e servizi fotografici per alcune riviste per vari anni ). Poi non ho avuto più le energie per fare tutto ciò in contemporanea, ancora oggi, pur non lavorando, mi sento sempre fisicamente stanco e debole, ho dato troppo prima ( e del resto fin da piccolo non sono mai stato molto in forma e di salute abbastanza cagionevole ). Oggi vivacchio con i miei hobby, con un semplice tran tran quotidiano, tentando di rimettermi in gioco con le mie passioni ( fumettistiche o fotografiche che siano ) anche se mi sa che.. quello che ho dato ho dato e non mi sembra interessi più a nessuno quel che ancora posso dare.




[Modificato da SPACC THE BALLS 30/06/2014 09:24]
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SPACC,non voglio sentire più queste considerazioni!!!
Sei una persona molto intelliugente,arguta,di ottimo carattere e di una socialità ammirevole.Ci sarebbe da dire altro ma mi fermo qui!!!Sei circondato da una stima planetaria e da moltissimi affetti.
TVB [SM=g7443] [SM=g7479]

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Re: Re:
SPACC THE BALLS, 30/06/2014 09:23:

Difatti mi sembra di aver letto, tempo fa, che Bukowski ha lavorato a lungo ( mi sembra alle poste ) prima di avere successo con i suoi scritti, cosa avvenuta quando era già abbastanza avanti di età.

Io ho lavorato per trent'anni a fare un mestiere che aveva ben poco di umano, e più si andava avanti e peggio era, e non reggevo più, fisicamente e mentalmente, e mi sono appunto detto che la vita è una e solo una : val la pena buttarla proprio tutta così, sempre di corsa a violentare i miei ritmi e ispirazioni? Di certo non mi dava felicità nè soddisfazioni, di nessun genere, solo fatica, stress e infelicità. Ci ho accumulato un ( piccolo ) capitale ed ora faccio un cazzo. O meglio, vivo. O vivacchio. Prima sopravvivevo, non la consideravo vita. Ora ho ripreso a dedicarmi alle mie vere aspirazioni ( per esempio scrivere storie a fumetti ) e cose così, che negli ultimi anni avevo abbandonato nel modo più totale : un tempo mi ci dedicavo nel tempo libero, e, nonostante il lavoro inumano, riuscivo pure a pubblicare ( ho pubblicato alcune storie a fumetti, ho collaborato per 5 anni ad un giornale locale, ho pubblicato articoli e servizi fotografici per alcune riviste per vari anni ). Poi non ho avuto più le energie per fare tutto ciò in contemporanea, ancora oggi, pur non lavorando, mi sento sempre fisicamente stanco e debole, ho dato troppo prima ( e del resto fin da piccolo non sono mai stato molto in forma e di salute abbastanza cagionevole ). Oggi vivacchio con i miei hobby, con un semplice tran tran quotidiano, tentando di rimettermi in gioco con le mie passioni ( fumettistiche o fotografiche che siano ) anche se mi sa che.. quello che ho dato ho dato e non mi sembra interessi più a nessuno quel che ancora posso dare.









Sai,Spacc...credo che la sensazione di sentirsi stanchi e deboli pur non lavorando sia data dalla mancanza di stimoli che apre le porte della noia.
Per me è stato lo stesso; in un periodo della mia vita ho cessato di lavorare nel campo creativo e questo mi ha abbastanza rinsecchito.
Penso sia una condizione mentale,perchè appena riaffaciatomi sul mercato (ipotetico o meno) delle mie aspirazioni,le energie (pure quelle fisiche) sono "magicamente" tornate.
Non c'è niente di più stuzzicante che fare ciò che ci soddisfa; quando hai un progetto in mente (non importa quanto realizzabile) alzarsi dal letto al mattino diventa molto più sensato.
Ricordo anche io periodi di iper-attività al limite dell'inumano..ma oggi che non sono più tanto continui,mi mancano un sacco..
In fondo è proprio in quei momenti che ci si sente vivi e impegnati a costruire cose.
E come diceva "il Califfo": tutto il resto è noia.. [SM=g7350]

Alla fine il buon Charlie ha ragione: conta molto tenere viva la scintilla..se poi con quella si decide di dar fuoco all'intera foresta e accendere le nostre reali passioni, è una decisione che solo noi possiamo prendere.





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