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A Sud del Cielo

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2014 00:47
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Città: MILANO
Età: 49
Sesso: Maschile
25/06/2014 00:47
 
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Raccontino

L’uomo con la cicatrice passeggiava tranquillo tra le rovine.
Le strade e le piazze erano sinistramente silenziose e gli edifici,un tempo eleganti,traballavano sulle fondamenta instabili.
L’ottantacinque per cento della città era stata rasa al suolo dai lunghi e continui bombardamenti.Alcuni settori erano praticamente chiusi,ostruiti dalle macerie o cosparsi di cadaveri.Una parte degli edifici aveva resistito,alcuni ponti erano ancora in piedi,alcune chiese erano state risparmiate;questi e pochi altri segni,ricordavano la bellezza della città.
L’uomo con la cicatrice sembrava godere di quello spettacolo di desolazione.
Provava la senzazione che la fine del mondo sarebbe stata così.
La zona nella quale si trovava era un inferno nell’inferno.Molti crateri lasciati dalle bombe,avevano scoperchiato le fogne;altri venivano usati per cremare i corpi dei caduti e le fiamme lampeggiavano vivide ovunque.
La morte era dappertutto,nelle sue forme più svariate;seduta sull’orlo di un cratere intenta a scaldarsi i piedi..danzante tra i rifiuti..allegra in un campo di ossa e proiettili.
C’erano posti di blocco sparsi tra i settori,ma lui li superava senza nemmeno mostrare i documenti.I soldati non lo fermavano mai,anzi si giravano e abbassavano la testa per non guardarlo.E non solo i soldati avevano paura di incontrare il suo sguardo;tutti coloro che lo vedevano preferivano cambiare strada,nessuno osava parlargli se non era lui a rivolgere loro la parola.era circondato da un aura di paura e rispetto e tutti avevano timore di lui.
Ne avevano ben ragione.
Nessuno conosceva il suo nome,era per tutti “l’uomo con la cicatrice” e bastava nominarlo,perché scendesse un gelido silenzio.
Sì,ne avevano ben ragione.

L’uomo con la cicatrice rifletteva silenzioso.
Era tempo di prendersi un po’ di riposo.Il lavoro compiuto fino a quel momento,era stato lungo e faticoso,era necessario fermarsi prima dell’ultimo atto.Naturalmente non era finita lì.Certo aveva fatto un grande passo avanti,aveva seminato molto fino a quel momento.
Ma era solo l’inizio.;una specie di prova.L’essere umano aveva sofferto,aveva conosciuto la paura,il terrore,la fame.Ma non era abbastanza,anzi era niente in confronto al gran finale.
L’uomo con la cicatrice si sedette su una delle panchine superstiti del parco.Contemplò il vuoto circostante,assaporando il silenzio che regnava intorno.L’aria era satura dell’odore di polvere mescolato a quello dei cadaveri in via di putrefazione,ma lui sembrava non sentirlo e respirava a pieni polmoni quell’aria malsana.
La strada era ricoperta da una poltiglia fangosa,ma se la osservavi meglio,ti accorgevi che non era semplice fango;era un miscuglio di carne,ossa,frammenti di vetro e detriti.Tutta la città era immersa in quel fango..le sue case,i suoi abitanti,la sua arte,la sua storia..tutto era ridotto a qualcosa che ti sporcava gli stivali.Tutto era ridotto a una cloaca fetida e nauseabonda.

L’uomo con la cicatrice era curvo in avanti,con la faccia tirata e spigolosa e le mani strette a pugno.Negli occhi uno sguardo freddo e profondo e un sorriso maligno.
Un gatto miagolò facendo la sua comparsa da dietro una pianta.Era un soriano nero dal pelo incredibilmente lucido e non mostrava nessun timore mentre si avvicinava.
-”Ciao bel micione.”- disse lui prendendolo sulle ginocchia -”Sei tornato da me.”-
Amava molto i gatti..gli ricordavano un passato glorioso e antico,molto lontano nel tempo.
Un’uomo sbucò improvvisamente da dietro un mucchio di macerie.Aveva i vestiti laceri e sporchi almeno quanto la sua faccia e quando vide il gatto,la sua espressione si fece cattiva.
-”Ehi,amico”- disse -”Quel gatto è mio.”-
L’uomo con la cicatrice non alzò nemmeno lo sguardo,continuando ad accarezzare il gatto.
-”Vattene.”- rispose con tono deciso.
Sulla faccia dell’uomo con i vestiti a brandelli,passò da cattivo a stupito.Non capiva..ma dopo lo smarrimento iniziale,il morso della fame lo rese di nuovo minaccioso.
-”Forse non hai capito,stronzo.Il gatto è mio..sono tre giorni che non mangio.”-
L’uomo con la cicatrice alzò la testa e lo guardò freddamente.
-”Ti consiglio di non farmelo ripetere..Vattene.”-
Il tizio restò un attimo in silenzio.Sentiva che c’era qualcosa di strano in quell’uomo e nella sua voce decisa,ma lui aveva fame.Era da un pezzo che aveva addocchiato quel gatto e non sarebbe stato quel bastardo a fargli saltare il pasto.
Decise che avrebbe dovuto utilizzare argomenti più convincenti.così raccolse una spranga di ferro da terra e si avvicinò.
L’uomo con la cicatrice lo fissò negli occhi e all’improvviso lo straccione si bloccò come fulminato da una rivelazione divina.I suoi occhi non potevano fare altro che fissare gli occhi dell’uomo con la cicatrice.C’era qualcosa di strano in quegli occhi..qualcosa di malvagio..e alla fine si sentì intrappolato nel loro luccichio magnetico.
-”Ti avevo avvertito.Avresti dovuto andartene finchè potevi.”-
La sua mano sinistra si alzò in un gesto enigmatico verso lo straccione.Nella mente del poveraccio cominciava diffondersi un sinistro ronzio,che più passavano i secondi più cresceva di intensità.Sentiva la sua coscienza affievolirsi,accartocciarsi su se stessa e sprofondare in un buio profondo e senza ritorno.
La spranga gli scivolò dalle mani e lui sentiva le tempie pulsare ritmicamente,sentiva le gambe cedergli e farlo cadere in ginocchio.Il buio cominciò a riempire la sua mente,cancellando tutto e lasciando solo il dolore.
Lanciò un grido lungo e lancinante che nessuno poteva sentire e restò così,inginocchiato e impietrito,con gli occhi sbarrati rivolti a un cielo che non poteva più vedere e la mente risucchiata dal nulla.
L’uomo con la cicatrice abbassò la mano e sorrise al soriano nero.Usare il “Tocco” era per lui un momento di intenso godimento,un piacere breve ma intenso e profondo.Quella sensazione di potere assoluto..e il ricordo..quel ricordo..
Era giunto il momento di andarsene.Ci sarebbe stata una prossima volta.
S’incamminò verso ovest,seguito dal gatto,mentre la foschia scendeva a inghiottire il mondo.







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"Vivo tra lo Stato Sovrano della Realtà e la Repubblica Popolare del Sogno..."



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