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La tv alfabetizzò l'italia

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2009 14:46
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07/06/2009 22:37
 
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Ma sai? per me non è neanche tanto chi promuovono, ma quanto sono invasivi. Con l'avvento di internet la tv lo è un pò meno, ma comunque tanto.
Segue breve racconto in merito:

TV

Erano i primi di maggio quando arrivò un piacevole caldo prematuramente estivo. I programmi televisivi si confondevano e confondevano proponendo programmi simili, situazioni analoghe; e mentre gente conosciuta cucinava, sopravviveva, coltivava, oziava e faceva altre cose un po’ in ogni emittente i telegiornali aggiornavano su come passavano il loro tempo questi individui quando non erano presi in queste attività documentate. La gente pareva essere voracissima di questa tv o, quanto meno, di avere un’infinita pazienza verso di lei. Erano i primi di maggio quando accadde. Mario aveva finito la pazienza. Nonostante ciò fu felicissimo di aver comprato due settimane prima un televisore al plasma. Sì, perché lo poté portare giù come una cartella d’architetto e lo riuscì a far stare nel bidone malgrado fosse quasi pieno. Fu allora che successe. Passo la signora Mariotti. Conosceva bene Mario, e gli chiese “è rotto? Ma non è in garanzia?” Lo era, aveva una garanzia di tre anni. Ma non era il televisore a non andare, era quello che c’era dentro e non sarebbero bastati tre anni per tirarcelo fuori. Strana cosa aveva fatto il signor Mario agli occhi della signora Mariotti, buttar via il televisore, nuovo poi. Lei finì di fare la spesa, sali le scale, entrò in casa e si trovò il suo televisore. Per la prima volta lo guardò con occhi diversi e le parve più bello ora che era spento che quando era acceso. ‘Non erano cambiati i suoi gusti ’ pensò ‘ma quello che c’è lì dentro. Dovette chiamare Mario per fare quella strana cosa, da sola non ce la faceva. E i televisori nel bidone furono due. In quella piccola periferia di quella piccola città era iniziato qualcosa che ebbe il suo picco il mese dopo, a giugno. Nella festa rionale si fece un falò di ogni tv. Le persone arrivavano di corsa e lanciavano il loro televisore nel fuoco ridendo. Sembrava a tutti di giustiziare in maniera piacevolmente sommaria tutti gli abitanti di quel tubo catodico. Fu una liberazione che aveva il sapore di una rivoluzione francese ma soprattutto fu la più bella estate che si ricordasse in quei posti dal millecinquecentosedici. La gente di sera era sempre per strada, il gelato ebbe un’impennata di consumo, Eros dovette dar fondo alle sue frecce e, in breve, stettero tutti meglio.Il movimento si estese, abbandonò i confini cittadini e volò di città in città, di regione in regione. I televisori finivano sempre più spesso nell’immondizia. La tv spazzatura aveva tragicamente predetto la sua fine. Ma non era un nemico così facile da battere, in tv già si diceva quanto fosse barbara la cosa, fu schierato tutto il salotto buono che deprecava, ammoniva, convinceva. La televisione stava rigurgitando tutti i personaggi che aveva inghiottito negli ultimi venti anni. Tutti a chiedere grazia. ‘Se distruggete la tv non ci potrete più vedere ’. Le tv iniziarono a volare anche dalle finestre. Il governò si inventò perfino una legge che vietava di buttar via le televisioni, adducendo che dovevano essere smaltite in una certa maniera perché se no inquinavano e, quindi, bisognava seguire una prassi. Chiamare e aspettare il proprio turno. Non convinsero nessuno. In breve, nel paese, otto emittenti nazionali trasmettevano per circa centomila persone. Avevano una media di un canale nazionale per dodicimila-tredicimila persone. Le pubblicità crollarono; la tv non aveva più mercato. Si riunirono politici ed ‘esperti’. Andava trovato un rimedio urgentemente. Trovarono il sistema. Naturalmente il più costoso e scellerato. Un satellite appositamente costruito avrebbe proiettato sulla volta celeste la tv. I programmi sarebbero stati visibili solo di notte perché, col Sole, non si sarebbe visto nulla, ma bastava la notte. La prima sera venne data una partita di campionato, per imbonirsi il popolo. ‘Quello che prima pagavate, ora lo avete gratis in cielo ’ Diceva lo slogan. In molti si toccarono i coglioni. Effettivamente, comunque, tutto era gratis. Non si pagava più niente di quel che si vedeva. Niente più televisioni via cavo, parabole, digitali, o altro. Intanto le pubblicità pagavano lira di Dio per apparire in cielo. L’avrebbero viste tutti e, soprattutto, nessuno poteva cambiare. Nessuno tranne il premier. Lo aveva lui il telecomando satellitare di quella costosissima televisione. Fu un fatale errore. Quel telecomando rese chiaro a tutti dove il potere fosse concentrato. Di giorno decideva le leggi del paese, e di notte decideva i programmi. Fu troppo. Lo uccisero, ma non venne persa l’usanza per cui il telecomando lo doveva tenere il capo del governo. Ne uccisero altri quattro. Venne persa l’usanza per cui il telecomando lo doveva tenere il capo del governo. Con una lotteria giornaliera si sorteggiava tra il popolo una persona che, solo pre quel giorno, avrebbe tenuto il telecomando. C’erano quelli che, per un’intera notte, ti facevano vedere sport. Quelle che, per un intera notte, ti facevano vedere telenovelas. E quelli che faceva zapping tutto il tempo. Erano tempi difficili. Si riaccese la speranza di tutti quando, un giorno, venne sorteggiato il signor Mario. Colui che aveva involontariamente dato inizio al movimento ‘tv spazzatura, questo è il tuo posto ’. E Mario l’avrebbe fatto. Avrebbe spento quell’infernale televisore che aveva oscurato il cielo; ma sul telecomando non c’era il tasto per spegnere. Si potevano solo cambiare i canali. Lui cambiò furibondamente tutta la notte, per impedire che qualcuno potesse vedere qualcosa. Ma venne scambiato per uno zapping qualsiasi e, il giorno dopo, prima che potesse dare alcuna spiegazione, venne linciato dalla folla inferocita. Seguirono tempi ancora più brutti e, se qualcosa poteva peggiorare, peggiorò. I conti dello stato peggiorarono e, quando anche i soldi presi dall’istruzione, dalla sanità, e dalla pubblica sicurezza finirono, non ci fu più moneta per manutenere il satellite, che non si spense. Aveva un meccanismo a ricarica solare. Di giorno si ricaricava e di notte trasmetteva. Il cielo di notte ora era un infittirsi di righine bianche, grigie, e nere di un televisore che non prende, e un fruscio di fondo non lasciò più la gente. Durò anni. Poi l’universo si riprese il suo cielo di stelle. Un asteroide colpì in pieno il satellite, facendogli perdere l’orbita e facendolo cadere dritto sul palazzo del governo mentre l’asteroide, ridotto ad un sasso dall’atmosfera, cadde nel centro di piazza della Libertà. Le stelle sono tornate a brillare in cielo e quel sasso è ancora là dove è caduto adorate che nemmeno alla Mecca..
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Il foro di Settecolori

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