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Perugia: per corruzione indagati il cardinale Sepe e l' ex ministro Lunardi

Ultimo Aggiornamento: 21/06/2010 11:10
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20/06/2010 23:51
 
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Corruzione, indagati Sepe e Lunardi
Propaganda Fide nel mirino dei pm

Immobili e favori ai potenti, l'inchiesta sbarca Oltretevere.
Il porporato e l'ex ministro alle Infrastrutture coinvolti
nella compravendita di un palazzo nel centro della Capitale

dagli inviati FRANCESCO VIVIANO e MEO PONTE

PERUGIA - Non è più soltanto un testimone il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Il suo nome è stato iscritto dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi nel registro degli indagati accanto a quello dell'ex ministro Pietro Lunardi. Per entrambi l'accusa è pesantissima: concorso in corruzione aggravata. Il colpo di scena nell'inchiesta della procura di Perugia sui Grandi eventi arriva nel tardo pomeriggio di ieri quando ancora si crede che i due magistrati stiano studiando in che forma interrogare il religioso, se ricorrendo ad una rogatoria con lo Stato del Vaticano o se chiedergli semplicemente un incontro come persona informata dei fatti. In realtà i due pm hanno ormai un'idea chiara del ruolo del cardinale nella vicenda che sta coinvolgendo sempre più Propaganda Fide, un dicastero chiave della Santa Sede, titolare di un maxi patrimonio immobiliare che secondo l'ultimo rendiconto finanziario ha prodotto utili per 56 milioni di euro solo in canoni d'affitto.

Il cardinale Crescenzio Sepe è stato prefetto della Congregazione Propaganda Fide dal 2001 al 2006, anno in cui è stato mandato a dirigere la Curia di Napoli al posto dell'arcivescovo Giordano anche lui incappato in spiacevoli inchieste giudiziarie. E il suo nome è emerso con insistenze negli ultimi interrogatori fatti dai pm perugini. In quello di Guido Bertolaso ad esempio. Il sottosegretario alla Protezione Civile il 15 giugno scorso aveva infatti spiegato di aver avuto la casa di via Giulia attraverso il cardinale
che dapprima lo aveva ospitato in un collegio universitario di Propaganda Fide e poi gli aveva fatto consegnare da Francesco Silvano (memores domini di Comunione e Liberazione e stretto collaboratore di Sepe che lo ha portato infatti con sé a Napoli come economo) la chiave dell'alloggio in una busta. L'architetto Zampolini, "ufficiale pagatore" dell'imprenditore Diego Anemone, ai pm di Perugia poco prima aveva rivelato che a pagare l'affitto della casa in via Giulia era lo stesso Anemone. Circostanza quest'ultima che aveva già spinto i magistrati ad ipotizzare l'interrogatorio dell'arcivescovo di Napoli e del suo fedele economo come testimoni. Ora però quando comparirà davanti ai pm il religioso sarà nella posizione ben più scomoda di indagato.

Ad aggravare la sua posizione però sarebbe stata la strana vicenda del palazzo acquistato dall'ex ministro Pietro Lunardi, 960 metri quadrati in tutto, in via dei Prefetti a Roma. In un'intervista a Repubblica lo stesso Lunardi aveva rivelato: "Angelo Balducci mi disse che Propaganda Fide stava mettendo a reddito i suoi 2000 appartamenti e che lui insieme al presidente del Tar Pasquale De Lise (il cui nome ricorre nelle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Firenze e che è appena stato nominato presidente del Consiglio di Stato ndr) e a suo genero, l'avvocato Fabrizio Leozappa gestiva quel patrimonio...". Lunardi aveva scelto l'immobile di via Dei Prefetti, ristrutturato naturalmente dall'impresa di Diego Anemone e dopo aver goduto di un affitto gratuito per 14 mesi ("Mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi...") lo aveva acquistato da Propaganda Fide ad un prezzo stracciato: 4,16 milioni di euro.

Secondo la procura della Repubblica di Perugia quello sconto sul prezzo del palazzo di via Prefetti da parte di Propaganda Fide non sarebbe stato originato da carità cristiana ma bensì da un lauto contributo fatto avere da Lunardi, all'epoca ministro, al cardinale Sepe. Per l'esattezza due milioni e mezzo di euro, destinati ad Arcus, un progetto di ristrutturazione dei musei vaticani i cui lavori (guarda caso) sarebbero stati affidati alle imprese del Gruppo Anemone. Secondo indiscrezioni la trama della vicenda sarebbe emersa dall'interrogatorio di Francesco Silvano, sentito dai carabinieri del Ros nei giorni scorsi in gran segreto. Interrogatorio che la procura di Perugia non conferma. Gli elementi raccolti dai pm Sottani e Tavanersi però sono stati tanti e tali che l'iscrizione di Pietro Lunardi e del porporato nel registro degli indagati è stata inevitabile. L'inchiesta perugina sembra quindi coinvolgere sempre più la congregazione Propaganda Fide.

Fonte: Repubblica
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20/06/2010 23:58
 
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Sepe: "Dopo calvario c'è resurrezione"
S. Sede: "Collaborerà nei limiti del Concordato"

Omelia del cardinale durante la messa a Napoli dopo
la notizia dell'apertura di una indagine per corruzione.
Ha il passaporto diplomatico. La Cei auspica "sollecito accertamento dei fatti"


NAPOLI - Il cardinale Crescenzio Sepe, indagato da Perugia per corruzione, collaborerà con la giustizia italiana ma "bisognerà tenere anche conto degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti tra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda". Lo detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione alla Radio vaticana, distribuita anche in sala stampa.

Lombardi ha anche ribadito "stima e solidarietà in questo momento difficile": "Il card. Sepe ha lavorato e lavora per la Chiesa in modo intenso e generoso e ha diritto ad essere rispettato". E poi: "Auspichiamo tutti e abbiamo fidiucia che la situazione venga chiarita rapidamente e elimnate le ombre".

Le "garanzie" delle quali godono i cardinali derivano, si ricorda in ambienti ecclesiastici citati dall'agenzia Ansa , dai rapporti tra Italia e Santa Sede. Essi sono regolati dal Trattato del Laterano (11 febbraio 1929) e dal contemporaneo Concordato (l'accordo per la revisione di quest'ultimo è del 18 febbraio 1984), ai quali la Costituzione italiana (art. 7) rinvia per i rapporti tra Stato e Chiesa.

Secondo tali accordi ci sono alcuni edifici (impropriamente detti extraterritoriali) che, afferma il Trattato all'art.15, "godranno delle immunità riconosciute dal diritto internazionale alle sedi degli agenti diplomatici di Stati esteri", cioè alle ambasciate. Tali edifici, si sottolinea, sono alcune basiliche, sedi di università pontificie o di uffici e alcuni santuari. Non si fa menzione di palazzi delle curie e simili. Per gli edifici aperti al culto (chiese, ecc.) ci sono varie norme per garantirne la libertà ed in particolare l'art. 5 dell'Accordo del 1984: "salvo i casi di urgente necessità, la forza pubblica non potrà entrare, nell'esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto senza averne dato previo avviso all'autorità ecclesiastica".

Se un cardinale ha passaporto diplomatico - ed è il caso del cardinale Sepe - nè lui personalmente nè la sua abitazione e il suo ufficio possono essere sottoposti a misure di giurisdizione, i suoi documenti non possono essere sequestrati. Salvo esplicita richiesta da parte sua.

Anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha espresso telefonicamente a Sepe la sua "vicinanza affettuosa in questo particolare momento", confermando "stima per la sua intensa attività pastorale nella diocesi partenopea ed auspicando che il sollecito accertamento dei fatti ad opera della competente autorità giudiziaria porti piena luce sull'accaduto". E' quanto ha riferito stasera monsignor Domenico Pompili, sottosegretario e portavoce della Conferenza episcopale italiana.

Oggi, durante la messa, nell'omelia, il cardinale Sepe ha fatto un lungo e implicito riferimento alla sua vicenda giudizia: "Quanti martiri ci sono, anche oggi, che in nome della verità e in nome di Cristo rimangono fedeli al suo Vangelo, che vengono torturati, che vengono umiliati e disprezzati. Ma noi che possediamo il Signore, noi che siamo coerenti con la nostra fede non dobbiamo aver paura. Perché, anche nel momento della sofferenza, dopo quel calvario ci sarà la luce della resurrezione". Questo è stato uno dei passaggi dell'omelia domenicale durante la messa nella chiesa di Sant'Onofrio dei Vecchi. Dopo la messa il cardinale ha confermato la sua fiducia nella magistratura e assicurato di voler "parlare presto" alla città.

Fonte: Repubblica
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Se lo dice lui ... ma penso che stanno aspettando tutti che passi il ddl sulle intercettazioni che affosserà anche questa inchiesta.


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21/06/2010 11:10
 
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Un altro prete indagato!!!

Mah...sia fatta la tua volontà!!!

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e fai introdurre il ddl intercettazioni nell'ora della nostra assoluzione.

Amen.
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