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Buon compleanno Italia: 150 anni e non li dimostri ...

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2011 10:50
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18/03/2011 00:03
 
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Napolitano: "L'Unità d'Italia va rafforzata"
Berlusconi contestato dai cittadini

Giornata densa di impegni per il Capo dello Stato, culminati con il suo discorso a deputati e senatori. Niente polemiche, ma punto per punto i motivi per cui l'integrità nazionale deve essere preservata. Per il premier urla e fischi al Gianicolo, alla basilica e all'Opera

ROMA - I 150 anni dell'Unità d'Italia, gli altrettanti colpi di cannone a salve sparati a mezzogiorno al Gianicolo, i tre colori della bandiera sventolata da tantissimi cittadini che hanno affollato per tutto il giorno le piazze, i quaranta metri quadri di vessillo nazionale che è stato issato ieri sera alla Stazione Termini, i cinque leghisti presenti oggi pomeriggio a Montecitorio per la seduta solenne. E le centinaia di persone che a Roma hanno contestato Berlusconi proprio al Gianicolo e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, e quelli che in altre città hanno protestato per le iniziative leghiste in opposizione alle celebrazioni. Fino ai volantini contro il governo prima del "Nabucco" all'Opera.

Anche queste storie sparse descrivono la lunga giornata del compleanno italiano che si è celebrato oggi. Una giornata, in realtà iniziata mercoledì sera, con la Notte Tricolore avviata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano in piazza del Quirinale e l'inno di Mameli, cantato da Gianni Morandi davanti alle telecamere di Raiuno.

Le parole del capo dello Stato (di grande impatto l'ammonimento "se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in 8 Stati senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia") hanno aperto le celebrazioni, che vedevano l'apertura al pubblico dei centri della politica, da Montecitorio a Palazzo Madama a Palazzo Chigi.

E' iniziata presto, intorno alle 9, la lunga mattina del capo dello Stato tra i luoghi simbolo del Risorgimento. La prima tappa al Vittoriano, con la rassegna militare, l'omaggio al Milite Ignoto, il passaggio delle Frecce Tricolori. Poi il Pantheon, con lo storico omaggio, il primo di un presidente della Repubblica, alla tomba di Vittorio Emanuele II, e la tappa al museo a cielo aperto del Gianicolo, per ricordare Garibaldi e la Repubblica Romana. Napolitano era sempre accompagnato dalle altre alte cariche dello Stato: i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, dal premier Silvio Berlusconi (più volte contestato dalla gente che assisteva) e dal presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo.

Poi la visita di una mostra multimediale sul Risorgimento a Porta San Pancrazio, prima della celebrazione eucaristica alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Messa officiata dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che nella sua omelia ha elogiato "i 100.000 campanili della nostra Italia", che "ispirano un sentire comune diffuso che identifica senza escludere, che fa riconoscere, avvicina, sollecita il senso di cordiale appartenenza e di generosa partecipazione alla comunità cristiana, alla vita del borgo e del paese, delle città e delle regioni, dello Stato".

Una mattina nel segno dell'Unità d'Italia, apparentemente accantonando le polemiche politiche, se si esclude la contestazione al Gianicolo ai danni del premier Silvio Berlusconi, che però poco prima, al Vittoriano, era stato incitato da un altro gruppo ad andare avanti nella sua azione di governo. E lo strano percorso seguito dallo stesso Berlusconi per lasciare la Basilica di Santa Maria degli Angeli, l'uscita posteriore mentre tutte le alte personalità uscivano dalla principale, acclamati dalla folla.

Nel pomeriggio la parte più attesa della giornata, la cerimonia solenne a Montecitorio per i 150 anni, con deputati e senatori in seduta comune. Attesa soprattutto alimentata dalle polemiche dei giorni scorsi sulla Lega, che aveva preannunciato che ci sarebbero state assenze. Alla fine gli esponenti del Carroccio saranno cinque, tra cui tre ministri: il leader della Lega Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Quest'ultimo, però, ha fatto solo una rapida comparsa in aula e complice l'affollamento, è uscito subito. Applaudito fuori e dentro il Parlamento, invece, Romano Prodi che però minimizza: "Non ho fatto caso..."

S'inizia con l'Inno di Mameli, cantato da tutti (anche se Bossi più volte cerca di interlocuire con Tremonti, per la verità infastidito dal comportamento del "senatur"). Dopo i discorsi di Gianfranco Fini ("vivere il 17 marzo come festa nazionale è un dovere civile per tutti gli italiani dalla vetta d'Italia a Lampedusa") e Renato Schifani (che rivolge un omaggio al capo dello Stato: "il paese - dice - si riconosce nelle parole e nell'esempio del suo primo cittadino") sull'Unità d'Italia, è stata la volta del capo dello Stato, che in circa mezz'ora ha offerto una panoramica di tutti gli aspetti cruciali del processo di unificazione nazionale e dell'attualità istituzionale, evitando quello che ha definito "l'orrore della retorica", ma al tempo stesso ammonendo rispetto ai rischi di "fuorvianti clamorosi semplicismi come quello dell'immaginare un possibile arrestarsi del movimento per l'Unità poco oltre un limite di un Regno dell'Alta Italia".

Poi, passaggi dedicati alla disoccupazione giovanile ("prospettive drammatiche", denuncia), alla Costituzione ancora "valida", a un federalismo giusto che "rafforzi l'unità" del paese, al sud che merita più attenzione. E l'invito a tutte le istituzioni, che mostrino più "umiltà". Infine, un appello: per salvare l'Italia basta irresponsabilità. "La condizione della salvezza comune, del comune progresso" dell'Italia, dice Napolitano, impone a tutti la promozione di "un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità". Forse è questo l'unico riferimento velato alla Lega, un argomento che anche dopo la cerimonia Napolitano ha preferito non affrontare direttamente. "Non ho fatto il conto, chieda a loro", ha risposto il capo dello Stato a un cronista che gli ha chiesto, dopo la seduta, di commentare la presenza di soli 5 leghisti. Saluta l'aula dicendo "viva l'Italia"
Applaudono in tanti, tutti. Anche Bossi, lasciando l'aula parla di "buon discorso", dice che Napolitano "è una garanzia".

Napolitano ha preferito quindi concentrarsi sull'aspetto più appagante della giornata di oggi: la grande partecipazione e il calore dei cittadini. Una partecipazione che accresce nel presidente della Repubblica "l'orgoglio e la fiducia" espressa per i valori del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, oltre alla soddisfazione "per questo dispiegamento di iniziative e contributi che continuerà ben oltre la ricorrenza di oggi, e per un rilancio dei nostri simboli", come ha detto in Aula a Montecitorio.

Domani Napolitano sarà a Torino, domenica a Milano. Quello di oggi è solo l'inizio di questo lungo compleanno. Un inizio che si concluderà, per ora, in serata, con il "Nabucco" di Giuseppe Verdi diretto dal maestro Riccardo Muti, al Teatro dell'Opera di Roma. Napolitano è stato accolto anche qui da un'ovazione sia dei presenti in teatro, sia dalla folla fuori che, invece, ha contestato ancora duramente il presidente del Consiglio.

E mentre il capo dello Stato evita tutte le possibili polemiche, è il "senatur" ad affermare, gelidamente, che per le contestazioni subite da Berlusconi "è peggio per lui". Il premier, invece non si lascia avvicinare, scarta i cronisti prima, durante e dopo la cerimonia. Antonio Di Pietro, invece attacca: "Siamo alla fine di un regime. Le contestazioni di oggi indirizzate al presidente del Consiglio ne sono la prova".

Fonte: Repubblica
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