Re: Re:
Carlo Maria, 04/05/2013 02:57:
Non posso però conteggiarti i Bohren & Der Club Of Gore: sono chiaramente jazz! Spara un altro nome!
Mi ci sarei giocato gli
zebedei che l’avresti detto.
Così ho la sostituzione pronta.
Un disco decisamente bello ma forse più
normale
Chamber - L'orchestre de Chambre Noir
Pleasure And Pain
Mistakes
Toscana
Comunque si armonizza con gli altri, nonostante la diversità.
In effetti, a rifletterci, credo che un po’ per l’età e un po’ l’approccio più razionale, negli anni 2000 abbia finito per costruirmi un territorio musicale apparentemente molto vasto ma in realtà definito da precise linee guida.
Quelle che nei ’90 mi sembravano scelte schizofreniche in realtà non erano inconciliabili ma procedevano paradossalmente in maniera parallela e convergente.
Una parte del Combat Folk da trincea stava crescendo, approfondiva la conoscenza della musica etnica e popolare e la univa in maniera più matura, complessa e compiuta con il rock nelle sue diverse sfumature.
Persino il Country, che non avevo mai cagato neanche di striscio, con band come i 16 Horsepower e i Wilco e ancor più con gente decisamente
strana tipo Jay Munly , Reverend Glasseye o i Myssouri suonava veramente come roots music.
Cosa che non era mai successa con i vari Crosby, Slills, Nash & Young e tantomeno con le Dolly Parton e compagnia brutta.
E poi c’erano il flamenco e la rumba, la musica klezmer e tutto il folk balcanico, la tradizione turca e quella nordafricana e araba, la chanson francese, il fado portoghese, il folk celtico e nordico.
Insomma una specie di
musica popolare del futuro, legata tanto alla riscoperta di uno specifico tessuto tradizionale quanto all’elaborazione di un
suono globale transnazionale e transculturale.
Una cosa molto diversa dalla world music, che aveva svaccato perché nella maggior parte dei casi prodotta da intellettuali infatuati che andavano superficialmente a giocherellare con patrimoni etnici non loro, invece che da autoctoni ruspanti, curiosi e avventurosi il giusto..
E ancor più distante dalla New Age (che Dio la incenerisca) perché manteneva tutte le spigolosità e le urgenze del contesto originale senza annacquarsi in atmosfere talmente prolassate da provocare crisi di depressione postcoitale.
Dall’altra parte anche l’universo mondo del dark e del gothic si stava diversificando.
Nella marea di gruppi funereamente monocordi e lugubremente ripetitivi emergevano sempre di più artisti interessati alle atmosfere oscure ma con nuovi, o meglio antichi, spunti d’interesse.
Rinverdiva il cabaret anni ’20 e ’30 che rapportava connotazioni e contraddizioni di quegli anni cruciali nelle contraddizioni di un’attualità altrettanto
decadente.
Ritornando a Weill e Brecht passando quasi obbligatoriamente dai Velvet Underground.
Prendeva corpo il filone dell’
dark ambient, con rimandi alla musica antica, medievale, rinascimentale e barocca, fino al jazz e al minimalismo.
Il neofolk sbocciava in tanti rivoli, affrancandosi dalla connotazione meramente militaresca e nazistoide per addentrarsi nei meandri più inquietanti ma anche affascinanti della storia e della cultura europea.
Insomma un bel calderone.
Pieno di roba più o meno dettata dalle
mode ma pure di tante esperienze appassionanti.
Che alla fine con il rock classicamente inteso c’entrano relativamente poco ma che continuano ad usarne molti stilemi peculiari.
E visto che ci sono...
Top Songs 2002
Devil Doll - Queen of Pain
Camille O'Sullivan - Amsterdam (Jacques Brel)
Love Sessions (Francesco Banchini) - Capriccio di cenere
La Tordue - La Vie c'est Dingue
Amparanoia – Somos Viento