Apologia di fascismo

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Mr Weiss
00domenica 24 gennaio 2010 07:23
Spesso incappo in cantiere in cose come questa. Santini di Mussolini tenuti nel portafogli, discorsi farneticanti su quanto bene ha fatto all'Italia (una dittatura e una guerra devastante).
Chiaramente il livello culturale dove prosperano ste cose è basso, e altrettanto chiaramente nasce da un malcontento e dalla necessità di trovare un eroe senza macchia a cui raffidare le proprie speranze, sicchè dimentichi che il tipo in questione è finito cadavere a testa in giù non smettono di tesserne le lodi.
Detto ciò non trovo giusto che esista ancora l'apologia di fascismo come reato, perchè quand'è stata fatta la legge aveva un senso, ma a distanza di anni una democrazia forte (come non è la nostra) non dovrebbe temere coglioncelli che fanno il saluto romano riversandoci il proprio odio e cercandogli una giustificazione.
In ultimo, certo che c'è qualsiasi tipo di applicazione per sto iPhone!
Limyz27
00domenica 24 gennaio 2010 14:59
Premetto che non sono certo facista, né tantomeno berlusconiano, ma una cosa voglio fartela notare: ci sono persone che fanno il saluto col pugno chiuso e vanno ingiro con bandiere rosse con su falce e martello. Certo ricorderai che il comunismo ha sulla coscienza 20 milioni di morti. Che ha sterminato i propri oppositori, anche bambini fra i 10 e i 15 anni. Li ha sterminati ferocemente con orribili torture.

Io certo non confondo i nostri comunisti con quelli della rivoluzione d' ottobre. Ma giustamente non andrebbero confusi i fasciti italiani di oggi con le camice nere della rivoluzione fascista.

In italia i cumunisti di Togliatti, Berlinguer, Napolitano, Cossutta hanno trasformato la verità storica, a partire dei libri di storia studiati nelle scuole a partire dalle elementari.

Le due ideologie: comunista e facista, sono orribili. Solo che una è condannata, l'altra esaltata.
Mr Weiss
00domenica 24 gennaio 2010 15:20
Re:
Limyz27, 24/01/2010 14.59:

Premetto che non sono certo facista, né tantomeno berlusconiano, ma una cosa voglio fartela notare: ci sono persone che fanno il saluto col pugno chiuso e vanno ingiro con bandiere rosse con su falce e martello. Certo ricorderai che il comunismo ha sulla coscienza 20 milioni di morti. Che ha sterminato i propri oppositori, anche bambini fra i 10 e i 15 anni. Li ha sterminati ferocemente con orribili torture.

Io certo non confondo i nostri comunisti con quelli della rivoluzione d' ottobre. Ma giustamente non andrebbero confusi i fasciti italiani di oggi con le camice nere della rivoluzione fascista.

In italia i cumunisti di Togliatti, Berlinguer, Napolitano, Cossutta hanno trasformato la verità storica, a partire dei libri di storia studiati nelle scuole a partire dalle elementari.

Le due ideologie: comunista e facista, sono orribili. Solo che una è condannata, l'altra esaltata.






Concordo in quasi tutto. L'ultima parte non mi risulata; oggi i comunisti sono una razza estinta e ancora vengono additati come il male di questo paese dalla maggioranza.
Per il resto gli estremi si rincontrano, i regimi si assomigliano tutti. Siamo daccordissimo.
Per altro dicevo questo: non c'è più motivo di una legge che incrimini l'apologia di fascismo, legge che tra l'altro non viene applicata da anni.
@Mimmi the Maneater@
00lunedì 25 gennaio 2010 09:38
Re:
Mr Weiss, 24/01/2010 7.23:


Detto ciò non trovo giusto che esista ancora l'apologia di fascismo come reato, perchè quand'è stata fatta la legge aveva un senso, ma a distanza di anni una democrazia forte (come non è la nostra) non dovrebbe temere coglioncelli che fanno il saluto romano riversandoci il proprio odio e cercandogli una giustificazione.




E invece sì. Perchè, proprio come hai detto tu, chi crede che Mussolini sia stato un erore mostra un livello di ignoranza assurdo. E guarda sono quelli che votanto per il Pdl o partiti affini. Oltretutto non sanno che se ci fosse stato ancora il Sig. Benito non potrebbero sguazzare felici su internet. Ma visto che votano per un partito, i cui ministri hanno intenzione di "vigilare" e "supervisionare" la network sono fritti.



In ultimo, certo che c'è qualsiasi tipo di applicazione per sto iPhone!



Sant'Iddio!!!
@Mimmi the Maneater@
00lunedì 25 gennaio 2010 09:49
Re:
Limyz27, 24/01/2010 14.59:

Premetto che non sono certo facista, né tantomeno berlusconiano, ma una cosa voglio fartela notare: ci sono persone che fanno il saluto col pugno chiuso e vanno ingiro con bandiere rosse con su falce e martello.



Se per questo mi son anche comprata la spilla del Partito Comunista di Stalin e ne vado fiera (per la spilla, non per Stalin).
Cosa molto importante l'ideologia fascista è l'UNICA ideologia che i nostri onorevoli costituenti hanno abrogato dalla democrazia italiana, mentre tutte le altre ideologie sono tranquillamente esprimibili. Quindi non vedo cosa ci sia di male.

Certo ricorderai che il comunismo ha sulla coscienza 20 milioni di morti. Che ha sterminato i propri oppositori, anche bambini fra i 10 e i 15 anni. Li ha sterminati ferocemente con orribili torture.


Prima di tutto, quelli sono i comunisti stalinisti o cinesi o quelli che comunque NON rappresentano la VERA ideologia comunista che ha radici solide anche nel cristianesimo, esempio rilevante è S.Agostino. Quindi non confondiamo dittature che pur di esistere hanno aggirato le masse. Perchè il comunismo di Lenin è ben diverso da quello di Stalin, per fare un esempio. Se te leggi La Fattoria degli animali, ti rendi conto come un vero comunista come Troskij (attenzione, vero e puro non sono due sinonimi, il comunista puro non esisterà mai, è solo utopico, ahimè) è stato ucciso.




Io certo non confondo i nostri comunisti con quelli della rivoluzione d' ottobre.



E invece sì che lo hai fatto.


Ma giustamente non andrebbero confusi i fasciti italiani di oggi con le camice nere della rivoluzione fascista.



E invece sì. Perchè anche se non hanno lo stesso spirito, ahimè fanno parte del corpo elettorale.




In italia i cumunisti di Togliatti, Berlinguer, Napolitano, Cossutta hanno trasformato la verità storica, a partire dei libri di storia studiati nelle scuole a partire dalle elementari.



Onore a Berlinguer e a Gramsci.




Le due ideologie: comunista e facista, sono orribili. Solo che una è condannata, l'altra esaltata.




Il comunismo politico non è mai stato l'espressione della ideologia comunista. Solo uno sporco mezzo per convincere le masse a seguire un unico partito pari, alla fine, al fascismo e al nazismo. Ma l'ideologia comunista è la più grande ideologia e la più umana che possa esistere. Vi sono esempi di comunismo anche nella Bibbia.
Il fascismo ideologico e politico può essere solo una sporca dittatura. Perchè il fascimo politico ha la sua genesi in un'ideologia malata di per sé.
ZAK007.
00lunedì 25 gennaio 2010 15:21

Ma quanto mi piace la compagna Mimmi! [SM=g7479]

@Mimmi the Maneater@
00lunedì 25 gennaio 2010 15:32
[SM=g7444]
merinze
00lunedì 25 gennaio 2010 17:42
Premesso che qualsiasi forma di dittatura è da condannare e combattare, non sono le ideologie a spaventarmi ma gli uomini che si fanno travolgere dal fanatismo e soprattutto i furbi che utilizzano le ideologie per farsi i propri interessi.

Non parlo per gli altri paesi, non ho conoscenza diretta e non posso esprimermi, ma in Italia il comunismo non ha mai avuto alcun potere, e adesso i comunisti vivono solo nei ricordi di alcuni.

Sono d'accordo con Weiss che il reato di apologia di regime è assurdo, non c'è cosa che stimoli la diffusione di una idea più del divieto, sarebbe meglio istituire un reato di imbecillità, per coloro che inneggiano a qualcosa che non conoscono e che per qualche legge fatta per bene dimenticano la mancanza di libertà.

Ma si sa, gli italiani son famosi per la capacità di restauro...se si considera gli ultimi eventi sulla figura di Craxi.

[SM=g1672977] [SM=g1672977]
Mr Weiss
00lunedì 25 gennaio 2010 21:11
Re:
merinze, 25/01/2010 17.42:

Premesso che qualsiasi forma di dittatura è da condannare e combattare, non sono le ideologie a spaventarmi ma gli uomini che si fanno travolgere dal fanatismo e soprattutto i furbi che utilizzano le ideologie per farsi i propri interessi.

Non parlo per gli altri paesi, non ho conoscenza diretta e non posso esprimermi, ma in Italia il comunismo non ha mai avuto alcun potere, e adesso i comunisti vivono solo nei ricordi di alcuni.

Sono d'accordo con Weiss che il reato di apologia di regime è assurdo, non c'è cosa che stimoli la diffusione di una idea più del divieto, sarebbe meglio istituire un reato di imbecillità, per coloro che inneggiano a qualcosa che non conoscono e che per qualche legge fatta per bene dimenticano la mancanza di libertà.

Ma si sa, gli italiani son famosi per la capacità di restauro...se si considera gli ultimi eventi sulla figura di Craxi.

[SM=g1672977] [SM=g1672977]





Capperini se è vero. Di Craxi iniziarono già anni fa nella riqualificazione dell'immagine, e ora dicono di separare il ladro dallo statista. Ma non erano la solita persona?
ZAK007.
00lunedì 25 gennaio 2010 22:46
Non mi pronuncio sull'utilità del reato di apologia del fascismo..ma di sicuro non è perseguito e quindi è come non esistesse,altrimenti un movimento chiaramente fascista come Forza Nuova non ci sarebbe..(giusto per fare un esempio)..

Meri dice bene quando afferma che gli italiani hanno grandi capacità di "restauro"..anche se forse il vero fenomeno che li contraddistingue è una memoria estremamente scarsa.
Si archivia..si giustifica..si riabilita..e tutto si dimentica..anche le peggio cose del passato recente..

Io sono antifascista..conosco certi periodi storici attraverso chi li ha vissuti sulla propria pelle..e ho una buona memoria.. [SM=g1655426]



@Mimmi the Maneater@
00martedì 26 gennaio 2010 09:21
Re:
merinze, 25/01/2010 17.42:



Sono d'accordo con Weiss che il reato di apologia di regime è assurdo, non c'è cosa che stimoli la diffusione di una idea più del divieto, sarebbe meglio istituire un reato di imbecillità, per coloro che inneggiano a qualcosa che non conoscono e che per qualche legge fatta per bene dimenticano la mancanza di libertà.
[SM=g1672977] [SM=g1672977]



Perchè non esistono sanzioni, è questo il problema.

Mr Weiss
00martedì 26 gennaio 2010 22:34
Craxi; qualcuno lo cantava così:

@Mimmi the Maneater@
00giovedì 28 gennaio 2010 10:51
ARTICOLO TEDESCO -----> L’Italia e il fascismo
Berlusconi e la calcolata rottura dei tabù
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato martedì 12 gennaio 2010 in Germania.

[Sueddeutsche Zeitung]

L’Italia e il fascismo

La prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi ha spianato la strada: da tempo il fascismo trova in Italia i suoi difensori nella buona società. Il presidente del Consiglio minimizza Mussolini e promuove l’estrema destra, addirittura la nipote del Duce.

L’ascesa di Berlusconi a uomo più potente d’Italia è stata resa possibile dalla rottura del vecchio e corrotto sistema partitico e da una “silenziosa rivoluzione culturale” (Alexander Stille), che ha cambiato profondamente la società a partire dalla metà degli anni Ottanta. La “transizione italiana” (in italiano nell’originale, ndt) è stata svilita, da un punto di vista culturale, a un rinnovato stile politico caratterizzato da proclami altisonanti, da leggi fatte ad hoc e dalla demolizione dei tabù dello stato di diritto. I media benevoli con il “cavaliere” hanno sempre più spudoratamente relegato la critica del suo stile di governo alla sfera dell’alto tradimento.

Persino scrittori come Claudio Magris o Antonio Tabucchi, quando si esprimono preoccupati sul berlusconismo e sui suoi pericoli intrinseci, vengono oltraggiati come “antiitaliani” e “intellettuali da esportazione”. Un nuovo populismo ha trasformato il paese in una democrazia priva di una vera democrazia.

Nel corso del cambiamento socioculturale la società si è spostata a destra, i temi della destra hanno ora ottenuto uno spazio nei dibattiti pubblici difficilmente immaginabile. Ciò vale anche per la politica della storia, spesso sottovalutata nel suo vero significato. Oggi l’apologia del fascismo e l’ammirazione del “duce” hanno fatto irruzione nella società. A differenza di altri paesi dell’Europa occidentale, le tesi revisioniste in Italia non sono state avanzate solo da dinosauri e da classici estremisti di destra, ma spesso anche da onorati cittadini.

Politici di primo piano che trovano aspetti positivi nella dittatura di Mussolini. Vie intitolate ad “eroi” del regime o “fascisti buoni”, che come eroi del cinema fanno bella mostra di sé nei salotti della nazione della TV, anch’essi appartengono dal 1994 al quotidiano della seconda repubblica, così come iniziative di legge che vogliono mettere sullo stesso piano l’ultimo schieramento di Mussolini e i collaboratori di Salò con i combattenti della Resistenza. L’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, con preoccupazione, ha già tratto un bilancio nel 2005: “Oggi vediamo che in Italia viene attuata una politica della storia che in nome della pacificazione mira a una revisione della storia attuando una rivalutazione del fascismo”.

La guerra dei ricordi

Da quando Berlusconi nel 1994 è entrato nell’arena politica, il paese ha vissuto una guerra dei ricordi. La cultura politica della Repubblica fondata nel 1946 si era basata per decenni sulla convinzione che gli italiani avessero superato il fascismo con le proprie forze e liberato arma in pugno il paese occupato dai tedeschi a partire dall’autunno del 1943. È stata una simpatica menzogna esistenziale che ha contribuito a stabilire in Italia una solida democrazia dopo oltre 20 anni di dittatura. La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, è stata ed è vincolata allo spirito dell’antifascismo repubblicano.

Favorita dalla fine della guerra fredda e dalla palude della corruzione della prima repubblica, la cultura politica improntata all’antifascismo si è trovata in sempre maggiori difficoltà. Storici, opinionisti e autori di film hanno spianato la strada a un’interpretazione revisionista della storia che si rifà a pensatori della sottocultura fascista. Dopo le tre vittorie elettorali di Berlusconi, grazie alla responsabilità di governo, la sua coalizione ha avuto l’opportunità di rimodellare la cultura del ricordo secondo il proprio pensiero, sia a livello nazionale, sia nelle province e nei comuni. Nella seconda repubblica questo campo della politica si è effettivamente trasformato in un luogo fondamentale dei processi di negoziazione con la società. Senza dubbio tema di questi dibattiti non è soltanto il passato, ma anche il livello di interpretazione culturale e le maggioranze future.

“Nessun fascista nel mio governo”

“Non esistono fascisti nel mio governo“, ha affermato Silvio Berlusconi nel giugno del 1994, poche settimane dopo aver fatto dei neofascisti di Gianfranco Fini e della separatista Lega Nord di Umberto Bossi partiti di governo per la prima volta. In questa reazione del nuovo premier si è palesato un modello base che è tipico delle sue relazioni con le dirompenti questioni della cultura del ricordo. Ha rimosso dalla discussione, considerandola priva di fondamento, la critica dei democratici preoccupati, secondo cui con la sua coalizione di governo di destra aveva ottenuto per la prima volta il consenso di base antifascista nell’Europa del dopoguerra. Berlusconi è entrato nei dibattiti sul ricordo, finalizzati alla reinterpretazione in senso revisionista della storia più recente, ma mai come forza motrice. Eppure, in qualità di presidente del consiglio dei ministri che ha reso politicamente possibile una tale reinterpretazione, il ruolo del “cavaliere” è stato determinante. Berlusconi ha fatto concessioni ai revisionisti quando avrebbe invece dovuto farli desistere; ha commentato positivamente le loro opinioni o si è barricato nel silenzio, quando avrebbe invece dovuto prenderne apertamente le distanze.

La mancanza di riserve rispetto alla destra estrema caratterizza tutta la carriera di Berlusconi e non solo i suoi primordi. Dopo la sua seconda vittoria elettorale del 2001 non si è limitato a nominare ministro per gli italiani all’estero il vecchio fascista Mirko Tremaglia, che aveva combattuto per Mussolini con le armi in pugno. Mantiene da anni un rapporto di amicizia con Alessandra Mussolini. Dopo il viaggio di Fini in Israele, la nipote del dittatore aveva fondato l’ultradestra “Alternativa Sociale”. Senza alcuna sensibilità storica, Berlusconi all’inizio del 2005 ha offerto la presidenza della Campania alla politica di estrema destra. Persino per la Repubblica italiana si è trattato di un processo mai sperimentato prima. Per la mera conquista del potere Berlusconi era disposto ad accettare una fascista dichiarata al vertice di una grande coalizione di destra. Alessandra Mussolini ha ringraziato per le proposte politiche del premier al punto da elogiarlo come vero “leader”.

Invocazioni al “duce” durante i discorsi di Berlusconi

Durante la campagna elettorale del 2006 nelle uscite di Berlusconi sulle piazze è capitato che l’uditorio, per l’entusiasmo, abbia levato grida al “duce” e gli abbia tributato onore col braccio teso. E’ siignificativo che non si sia opposto a queste azioni. E come se non bastasse, il capo della coalizione di destra “Casa della Libertà”, prima delle elezioni parlamentari, ha ottenuto un paio di punti percentuali in più con alleanze con piccoli partiti posti al margine neofascista dello spettro politico. È una peculiarità di un certo tipo che un politico conservatore di primo piano scenda a patti con movimenti di estrema destra in un paese dell’Europa occidentale. In Francia ed in Germania sarebbe semplicemente inconcepibile.

Sin dal suo ingresso in politica Berlusconi ha sistematicamente cancellato i confini tra la destra conservatrice e quella neofascista. Per le elezioni parlamentari della primavera del 2008 alcuni ammiratori del fascismo si sono candidati per la coalizione di destra guidata da Berlusconi, il Popolo della Libertà: Alessandra Mussolini per la Camera dei deputati e Giuseppe Ciarrapico per il Senato della Repubblica. Il caso dell’editore Ciarrapico è stato particolarmente eclatante perché questi si è candidato per Forza Italia di Berlusconi. In un’intervista col Corriere della Sera Berlusconi ha candidamente detto del suo amico di partito fascista: “Siamo in piena campagna elettorale e abbiamo il dovere di vincere. L’editore Ciarrapico possiede giornali che non ci sono ostili. È assolutamente importante che ciò non cambi perché tutti gli altri grandi giornali ci sono contrari“.

Dopo la sua terza vittoria elettorale, il 25 aprile 2008 Berlusconi è rimasto lontano dalla celebrazione ufficiale del “giorno della liberazione”. In un gesto di forte valenza simbolica, in quel giorno di festa nazionale ha preferito ricevere il neoeletto senatore Ciarrapico per un colloquio. L’uomo forte dell’Italia non si è mostrato incredibilmente scorretto solo nei suoi contatti con l’estrema destra, ma ha anche continuato a scivolare sul piano sdrucciolevole di un passato irrisolto ufficializzando le sue opinioni grossolane, ma pur sempre popolari, sulla storia del XX secolo.

Il comunismo disumano

Centrale nella visione storica revisionista di Berlusconi è l’asserzione che non il nazionalsocialismo, ma il comunismo sia stata l’”impresa più disumana della storia“. Non particolarmente versato in preparazione storica, Berlusconi rappresenta da decenni una cruda variante della teoria del totalitarismo. Considera in particolare un dovere morale mantenere il ricordo dei crimini violenti del regime comunista. Il 27 gennaio del 2006, il giorno per le vittime della Shoah, ha sì definito lo sterminio degli ebrei d’Europa una “follia”, ma a fianco del nazismo – ha affermato – c’è stato un totalitarismo comunista che ha di gran lunga più vittime sulla coscienza. Da cui l’impressione che l’”assassinio razziale” del regime nazista sia stato meno grave dell’”assassinio di classe” comunista. Non si è trattato di una leggerezza isolata, il grande semplificatore considera effettivamente il comunismo la tragedia di gran lunga più terribile del XX secolo.

Gli ammonimenti di Berlusconi contro i “giudici comunisti”

Il fatto che nella sua crociata anticomunista combatta contro una fata morgana non lo ha mai irritato. Da quando si è introdotto nell’arena politica ha inculcato nei suoi connazionali l’idea che il pericolo di una presa del potere dei comunisti in Italia non è scongiurato. La situazione si presenta a suo dire ancora come nel 1948, quando alle elezioni parlamentari si affrontavano un fronte popolare di sinistra e il campo della libertà. Se da noi la sinistra riassumesse responsabilità di governo, ha profetizzato nel gennaio del 2005, significherebbe “miseria, morte e terrore” – come ovunque abbia governato il comunismo. Per molti anni si è mostrato quasi ossessionato dall’idea che tra i suoi avversari pullulassero comunisti palesi o nascosti, che si trattasse di politici, intellettuali, rappresentanti dei media, comici o “giudici rossi”. Senza remore ha persino etichettato democristiani come Romano Prodi come “leader cattocomunisti”, che, nel suo semplicismo sconfinato, giocherebbero nelle mani dell’estrema sinistra.

Come altri politici, opinionisti e storici, anche il “cavaliere” ha accostato la lotta di resistenza armata al tentativo di una conquista del potere comunista. Il modello rivoluzionario che ha ispirato i comunisti italiani durante la resistenza è stato per lui lo stadio iniziale, preliminare ad una “rivoluzione bolscevica” di stampo sovietico. Una nazione democratica moderna si può definire veramente antitotalitaria quando si sa contemporaneamente votata a valori antifascisti e anticomunisti.

Per Silvio Berlusconi, che professa il suo antitotalitarismo, l’esperimento sociale fascista non rappresenta una dittatura da esecrare. Nel maggio del 1994 ha affermato molto di più al Washington Post: “Per un certo tempo Mussolini ha fatto cose buone in Italia – è una cosa confermata dalla storia“. Certamente il risultato finale della dittatura fascista è stato in fin dei conti negativo perché ha privato l’Italia della libertà e ha condotto il paese nella seconda guerra mondiale: musica per le orecchie dei revisionisti italiani. Berlusconi ha dato ad intendere che il fascismo di Mussolini ha perso il controllo solo sotto l’influsso della Germania nazionalsocialista. Questo diffuso pregiudizio, che la ricerca storica ha da tempo contraddetto, lo ha riproposto a più riprese nel suo periodo di governo.

Il “fascismo benigno”

Alla fine dell’estate del 2003 il presidente del consiglio dei ministri italiano ha definito la dittatura fascista addirittura come “benigna” e ha affermato, contro tutti i fatti storici, che il “duce” e i suoi sgherri non avrebbero mai ammazzato e avrebbero mandato gli antifascisti in vacanza. Quando è scoppiato un moto di indignazione nell’opposizione e all’estero, Berlusconi si è difeso dicendo che da “patriota” italiano aveva solo voluto proteggere Mussolini da un inadeguato paragone con l’omicida di massa Saddam Hussein.

Che non si sia trattato di una gaffe isolata, l’ha confermato il re delle brutte figure nel dicembre del 2005, solo pochi mesi prima della scadenza della legislatura. Nel corso di una conferenza stampa, davanti a molti giornalisti, Berlusconi ha fatto mettere a verbale che il fascismo non è stato mai “criminale“: “Ci sono state le orribili leggi razziali perché si voleva vincere la guerra assieme a Hitler. Il fascismo in Italia ha qualche macchia, ma nulla di paragonabile con il nazismo o con il comunismo”.

Il dolore della combattente della resistenza

Il disprezzo per la cultura antifascista è una delle costanti della carriera politica di Berlusconi. Non si ferma nemmeno davanti alla Costituzione in vigore a partire dal primo gennaio del 1948, che per lui è di “ispirazione sovietica“. La politica della storia di Berlusconi ha fatto sì che oggi gli antifascisti si debbano giustificare per il proprio atteggiamento. Si delineano con sempre maggior chiarezza i contorni di una cultura del ricordo anti-antifascista in cui si rievocano senza pudore i supposti risultati positivi della dittatura di Mussolini e della collaborazione con la Germania nazista. All’interno dell’Europa occidentale l’Italia, con la sua riabilitazione parziale del fascismo, ha seguito un particolare percorso. Ciò non è rimasto senza conseguenze per la cultura politica. “Mi fa male”, ha espresso con amarezza la democristiana Tina Anselmi, appartenuta da giovane alla resistenza antifascista, “che oggi in Italia si possa di nuovo essere fascisti senza che questo susciti reazioni”.

Aram Mattioli è docente di Storia all’Università di Lucerna. E’ autore del libro “Viva Mussolini! La rivalutazione del fascismo nell’Italia di Berlusconi”, che uscirà a metà marzo per l’editore Ferdinand Schöningh Verlag.

[Articolo originale "Italien und der Faschismus" di Aram Mattioli]
www.sueddeutsche.de/politik/598/499871/text/
@Mimmi the Maneater@
00giovedì 28 gennaio 2010 10:58
siamo lo zimbello di tutta Europa e dl mondo intero
ARTICOLO SVEDESE -----> L’imperatore che governa con il telecomandoCondividi
Mar alle 11.49
L’imperatore che governa con il telecomando
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato domenica 17 gennaio 2010 in Svezia.

[Dagens Nyheter]

Ha il controllo di cinque canali tivù, imprese edili, giornali, la squadra di calcio AC Milan e oltretutto è il capo del governo italiano. Le accuse di corruzione e le ragazze escort, gli scandali vanno e vengono ma Silvio Berlusconi sembra rimanere, e governa il suo paese anche e soprattutto attraverso la tivù.

Quando andai a vivere in Italia per la prima volta nel 1982, ricordo lo shock che provai vedendo che c’erano centinaia di canali televisivi. La pubblica RAI ne aveva già tre, mentre Silvio Berlusconi solo due – Canale 5 e Italia 1 – avremmo dovuto aspettare fino al 1984 prima che si accaparrasse Rete 4. Un enorme frastorno mediatico per un giovane studentello malnutrito come me, abituato alle repliche della SVT, ripetute fino alla nausea, e all’assenza della pubblicità.
Facevo uno zapping selvaggio con il telecomando e guardavo un film dietro l’altro. Su di un canale trovavo signore truccatissime che facevano l’oroscopo e i tarocchi a spettatori che telefonavano, e nel seguente mi imbattevo in casalinghe di mezz’età che a metà pomeriggio facevano lo spogliarello.

Quando i miei genitori una volta vennero a trovarmi, il padrone di casa diede a mio padre il telecomando, spiegando che come ospite d’onore poteva scegliere il canale che avremmo guardato mentre cenavamo. Un gesto di grande benevolenza e il massimo dell’ospitalità per Vincenzo Casagrande, un tappezziere 60enne la cui televisione, così come quella della maggioranza degli italiani, era sempre accesa.

In Italia, in nove case su dieci la televisione è posizionata in modo tale da poterla vedere dal tavolo da pranzo. Alla fine, se non si ha il buon senso di spegnerla, l’indottrinamento diventa totale. I tanti spot e i giochi a premi si susseguono uno dopo l’altro. E se i conduttori sono sempre più anziani e stempiati, le signorine dei programmi hanno sempre meno vestiti addosso. Saltano, si dimenano, ballano e soprattutto hanno il compito di invogliare lo spettatore a non cambiare canale quando ad esempio arriva la pubblicità. Vengono chiamate “veline” – difficile da tradurre, ma all’ultimo festival di Venezia io e altri colleghi siamo stati d’accordo sul fatto che l’unica parola svedese corretta sia kuttersmycke (n.d.t. ragazza “da esibire”).

Durante i miei anni in Italia, Berlusconi ha cambiato tanto la scena politica quanto il mondo della televisione. Egli è prima di tutto un piazzista. Sui suoi canali commerciali, allo stesso modo in cui ha venduto case, pannoloni e olio di oliva, vende adesso politica con successo. La parola successo si basa sulla sua attuale maggioranza parlamentare da record, anche se in effetti ha pesantemente manipolato le leggi elettorali che gli hanno dato premi di maggioranza spropositati. L’uomo che ha costruito il suo impero televisivo è lo stesso che ha costruito il suo partito, Forza Italia, chiamato adesso Partito della Libertà (come se l’Italia non fosse un paese libero?). Si chiama Marcello Dell’Utri, ha 68 anni ed è stato rieletto senatore nel 2008, nonostante sia già stato condannato a nove anni di carcere per collusione con la mafia siciliana. Un dettaglio insignificante che pesa quanto una piuma in una campagna elettorale italiana.

Da 15 anni la televisione e la politica hanno il medesimo linguaggio autocratico e spesso anche la stessa obsoleta concezione della donna: ragazze prosperose che ricordano le pin-up degli anni ’60, di cui l’attuale ministro delle pari opportunità Mara Carfagna, 34 anni e un passato da modella, rappresenta uno degli elementi più sobri.

Lo scrittore ed ex-professore di lingue slave all’università di Roma Predrag Matvejevic, che adesso vive a Zagabria, ha diverse volte in scritti e dibattiti chiamato l’Italia di oggi “democratura”. E non è difficile vedere come si sta svuotando la democrazia italiana della sua linfa. Il parlamento ha ormai come unico compito quello di far passare decreti che entrano immediatamente in vigore. Questioni importanti, come il piano finanziario del governo, vengono decise con un frettoloso voto di fiducia. Il dibattito parlamentare è stato troncato o ridotto al minimo per lasciare spazio a decisioni rapide. Un fatto che ha spinto persino Gianfranco Fini, alleato fraterno e presidente della camera, a stigmatizzare il comportamento del primo ministro definito “atteggiamento da Cesare”.

Uno dei nuovi arrivati al parlamento dominato da Berlusconi è Gianrico Carofiglio. Alle spalle, una lunga carriera da giudice e anche diversi libri, tra cui gialli che spesso si svolgono nella sua Bari, nell’Italia del sud. Da un anno e mezzo è al senato con i Democratici dell’opposizione.
- Un’esperienza stimolante, anche se dal punto di vista democratico la sensazione è piuttosto cupa – mi dice quando lo incontro nel suo ufficio proprio dietro il senato.
- Oggi il parlamento è un’istituzione fortemente indebolita. Sul posto si ha la netta sensazione che il processo decisionale sia stato trasferito altrove.

Non si tratta solo dei molti decreti del governo. La maggior parte delle proposte di legge vengono dal governo e non da singoli parlamentari. Carofiglio dà senza esitazione la colpa di ciò a Berlusconi e ai suoi alleati, il partito anti-immigrati Lega Nord.
- Sono due partiti fortemente populistici cui le regole parlamentari non interessano granché. Il loro ragionamento, in parole povere, è “se le regole ci vanno bene le rispettiamo, sennò ce ne freghiamo o le cambiamo con ogni strumento a disposizione”.

Carofiglio è un degli 80 senatori che hanno firmato una mozione in difesa della costituzione del paese. Spiega che la considera minacciata, non da ultimo per via di tutte le leggi su misura che il governo ha presentato. La più importante di esse, quella che avrebbe dato a Berlusconi l’immunità, è stata bocciata quest’autunno dalla corte costituzionale. Il fatto che l’avvocato difensore di Berlusconi Niccolò Ghedini sia anche parlamentare e oltretutto sia presente in commissione di giustizia costituisce secondo Carofiglio una situazione senza senso. “Un giorno è in tribunale e difende il suo cliente, per poi trovarsi il giorno dopo in parlamento ad elaborare leggi che possano fermare i processi.” L’ultima proposta di Ghedini di porre un limite massimo di sei anni per ogni processo (dalla prima istanza fino al Tribunale superiore) è come cambiare le regole del gioco nel bel mezzo della partita. Per Carofiglio è come essere in vantaggio 1 a 0 a fine primo tempo e fischiare subito la fine per non rischiare di perdere nel secondo tempo.

- Il fatto che Berlusconi sia il primo ad infrangere le regole a tutti i livelli è qualcosa di molto pericoloso che avvelena la vita pubblica del nostro paese. Quando chi ha il diritto di correggerlo (ad esempio la corte costituzionale) lo fa, il primo ministro sommerge tale istituzione di odio e disprezzo.
- La democrazia sta male e potrebbe anche peggiorare. Ci vorrà molto tempo per curare le ferite.
Alcuni mesi fa, Carofiglio ha scritto su La Repubblica a proposito della capacità di provare vergogna. O, per meglio dire, dell’incapacità degli italiani di provare vergogna.
- Se provo dolore, capisco che c’è qualcosa che non va e cerco di curarlo. Se mi vergogno, mi rendo conto di aver fatto qualcosa di sbagliato e forse di aver contravvenuto ad accordi sociali della collettività. Ma se perdo la capacità di provare vergogna, allora la mia vergogna si tramuta in superbia e presunzione.

- Questo potrebbe essere l’inizio di malattie gravi che verranno poi scoperte troppo tardi, dice Carofiglio riferendosi a Berlusconi che negli ultimi anni ha frequentato sia minorenni che prostitute.
Al momento dell’intervista, il quarto romanzo di Carofiglio sull’avvocato Guido Guerrieri non era ancora stato pubblicato. ”Le perfezioni provvisorie” è uscito solo giovedì scorso. Ma Carofiglio nega che la sua nuova vita da parlamentare abbia ispirato questo giallo. Non è il Bo Balderson del parlamento italiano, insomma.
- La storia l’avevo pronta già all’inizio del 2009, ma mentre la completavo e riscrivevo durante l’estate ecco che scoppia un intricato caso di droga e prostituzione. Uno dei protagonisti del libro è Nadia, un’ex prostituta di Bari, che del resto era già presente in uno dei miei libri precedenti.

Per sicurezza, Carofiglio ha scelto di provvedere il libro di una precisazione in cui spiega che tutto è finzione, dato che la storia sembra avere parecchie cose in comune con le indagini dell’estate scorsa su droga e prostituzione, che coinvolgevano anche Berlusconi per via dei suoi contatti con Gianpaolo Tarantini. Quest’ultimo è l’uomo che ha presentato a Berlusconi la prostituta Patrizia D’Addario, la quale non solo ha passato la notte nella residenza istituzionale del governo, ma ha anche registrato Berlusconi che diceva: “Aspettami nel lettone di Putin” – e ovviamente è di Bari!
Il conflitto di interessi tra l’imprenditore e il politico Silvio Berlusconi è il problema principale dell’Italia di oggi. Un problema che però non viene mai discusso. Il conflitto non è mai stato risolto e diversi governi di sinistra hanno lasciato la questione da parte, per paura di perdere voti e di essere tacciati per sempre da Berlusconi di essere comunisti.

Per sicurezza, Carofiglio ha scelto di provvedere il libro di una precisazione in cui spiega che tutto è finzione, dato che la storia sembra avere parecchie cose in comune con le indagini dell’estate scorsa su droga e prostituzione, che coinvolgevano anche Berlusconi per via dei suoi contatti con Gianpaolo Tarantini. Quest’ultimo è l’uomo che ha presentato a Berlusconi la prostituta Patrizia D’Addario, la quale non solo ha passato la notte nella residenza istituzionale del governo, ma ha anche registrato Berlusconi che diceva: “Aspettami nel lettone di Putin” – e ovviamente è di Bari!
Il conflitto di interessi tra l’imprenditore e il politico Silvio Berlusconi è il problema principale dell’Italia di oggi. Un problema che però non viene mai discusso. Il conflitto non è mai stato risolto e diversi governi di sinistra hanno lasciato la questione da parte, per paura di perdere voti e di essere tacciati per sempre da Berlusconi di essere comunisti.

Berlusconi guarda ai suoi elettori come se fossero un pubblico televisivo, e in effetti lo sono in larga misura. Nei 16 anni di politica attiva di Berlusconi, è cresciuta una nuova generazione che adesso ha diritto di voto.
- Non hanno la più pallida idea di che cosa sia la divisione dei poteri e il conflitto di interessi. Continuo ad arrabbiarmi ogni giorno, ma ormai sono rimasto quasi solo io, dice il giornalista televisivo Santo Della Volpe, che ha lavorato 28 anni al TG 3 del terzo canale pubblico della RAI. Uno dei pochi programmi di informazione che non sono stati trasformati in megafoni del governo.

- Io difendo il servizio pubblico. Noi di RAI 3 siamo sempre stati una voce indipendente e cerchiamo di continuare ad esserlo.
Berlusconi controlla cinque canali tivù nazionali, principalmente i suoi tre: Rete 4, Canale 5 e Italia 1. La sua ampia maggioranza parlamentare fa sì che possa esercitare anche un’influenza forte e diretta sia sulla dirigenza della RAI che sulla nomina dei direttori delle reti e dei telegiornali. Ne sono stati cambiati diversi durante il 2009. Una delle scelte più discusse è stata quella di Augusto Minzolini come nuovo direttore del TG 1, il telegiornale più importante. Berlusconi ha insomma piazzato un altro dei suoi giornalisti-lacchè. Minzolini appare sullo schermo solo per esporre i propri commenti personali. In uno di essi, Minzolini ha dichiarato che le affermazioni sulle frequentazioni di Berlusconi con prostitute erano “solo gossip”, ragion per cui il TG 1 non ne avrebbe parlato nei suoi servizi.

Le epurazioni di Berlusconi sono passate anche da RAI 3. Cambio di direttore generale e di quello del TG. Dopo una lunga battaglia, la conduttrice della redazione Bianca Berlinguer è stata nominata direttrice. È determinata e indipendente, e da diversi decenni dimostra che sta in RAI per meriti propri e che non è soltanto la figlia maggiore dello storico leader del partito comunista italiano, Enrico Berlinguer.
La scelta non è certamente stata una correzione verso destra, ma comunque un modo per Berlusconi di dimostrare il suo potere e la sua influenza su di un canale che egli considera un avversario politico.

Tutte le apparizioni di Berlusconi sono accuratamente adattate alle esigenze televisive. Dopo l’attacco di dicembre, la sua popolarità è cresciuta. Il 13 dicembre un uomo gli ha lanciato in faccia un modellino del duomo di Milano, causandogli la rottura del naso e di alcuni denti. Le immagini di un sanguinante primo ministro hanno poi fatto il giro del mondo.
- Qualcosa dev’essere andato storto. Berlusconi sembra aver scelto di fare la parte del martire. La polizia è andata via con il primo ministro solo dopo che questi era uscito di nuovo dalla macchina e aveva mostrato a tutto il mondo il suo volto sanguinante, dice Santo Della Volpe.

Il regista Marco Tullio Giordana ha una relazione semplice ed incontroversa con la tivù. Non la guarda. Nella sua casa di campagna, dove scrive le sue sceneggiature, la tivù non c’è. Eppure ha arricchito la televisione italiana, con il magnifico affresco “La meglio gioventù”, in cui attraverso una grande famiglia si rappresentano 40 anni di dopoguerra italiano.

Prima parliamo del suo nuovo progetto mastodontico: “Piazza Fontana”. Un film su ciò che fu l’inizio degli anni del terrorismo italiano, cioè lo scoppio, nel 1969, di una bomba presso la banca dell’agricoltura nel centro di Milano. Oggi si sa che quell’azione fu manovrata da gruppi neofascisti con il probabile coinvolgimento dei servizi segreti italiani. Dopo ben sette processi nessuno è ancora stato condannato. Il materiale raccolto è talmente ampio che, oltre al film, Giordana pensa di fare anche una serie di programmi televisivi che analizzeranno in modo critico il materiale stesso.

Un po’ controvoglia, Giordana accetta di passare alla situazione politica attuale.
- È imbarazzante. Prima di tutto io sono un patriota. Non c’è un solo festival del cinema cui vada senza ricevere domande su Berlusconi. Normalmente evito di parlare di lui. Ho la sensazione che lui ottenga le royalties ogni volta che menziono il suo nome e io non voglio contribuire oltre.
La domanda che più spesso gli viene posta è com’è possibile che siano in così tanti a votare per Berlusconi.
- I voti in una democrazia sono sempre il risultato di una sorta di incantamento e seduzione. Non è che voti per una persona perché ha presentato un programma che tu hai studiato e approfondito.

Marco Tullio Giordana racconta della profonda impressione avuta quando Berlusconi, al momento di entrare in politica, fece stampare e distribuire gratis quel delizioso e allegro libro: “Una storia italiana”, che mostrava la sua vita e il suo successo.
- Si mise in mostra di fronte agli elettori. Il messaggio era evidente: “Guarda cosa ho fatto, come ho creato la mia impresa e un sacco di posti di lavoro. Guarda come sono simpatico. Il mio successo non mi ha fatto diventare uno snob come la famiglia Agnelli. Mi piacerebbe giocare a carte con voi. Mi piacciono le belle donne, proprio come a voi. Sono uno di voi.”

In 16 anni, l’opposizione non è mai riuscita a rappresentare un’alternativa credibile a Berlusconi. Romano Prodi lo ha fronteggiato due volte uscendo vincitore in entrambe le occasioni. Ma in entrambe le occasioni, gli alleati di Prodi non l’hanno lasciato governare, continua Giordana che è fortemente deluso dalla politica.
- Oggi come oggi è molto difficile simpatizzare con la sinistra.
Giordana non è mai stato iscritto a un partito politico ed è tra quelli che pensano che gli artisti debbano rimanere fuori dalla politica.
- Era più facile quando la sinistra era “condannata” ad un’eterna opposizione e poteva rivolgere senza paura le sue critiche anche contro la propria concezione ideologica, così come fece Pasolini. Per me, lui rimane l’esempio di come deve essere l’artista: libero e indipendente.

All’ultima domanda, se la democrazia in Italia è minacciata, Giordana risponde senza esitare di sì. È un processo che va avanti da molto tempo.
- Molto prima che la democrazia cominciasse a dare segni di profondo cedimento, il buon gusto e il buon giudizio di questo paese sono andati persi. Il benessere e la felicità degli italiani si sono sempre basati su un tenore di vita modesto. Non erano mai frustrati, nemmeno dopo la guerra con tutta quella povertà. Perché sapevano di vivere in un paese meraviglioso, circondati da un’incredibile bellezza e che nella loro chiesa c’era un dipinto di Caravaggio, Giorgione o Duccio di Boninsegna. Allora, quando erano poveri, non avevano complessi di inferiorità. Ce li hanno invece oggi, ricchi e frustrati.

- La mia risposta dev’essere: per un popolo che oggi è così infelice, che ruolo e che significato ha la democrazia? Nessuno!
- Ricordiamoci che in Italia solo una minoranza combatté per la democrazia. È chiaro che non viviamo in una dittatura, ma sono in pochi oggi a vedere il valore della democrazia.

[Articolo originale "Kejsaren som styr med fjärrkontrollen" di Peter Loewe]
www.dn.se/kultur-noje/nyheter/kejsaren-som-styr-med-fjarrkontrollen-1...
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:24.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com