Chiesta la conferma della condann.
Processo d'appello, per il procuratore generale Vittorio Corsi, la Franzoni avrebbe colpito a morte il figlio "in un tremendo scatto d'ira non controllato". Nessuna richiesta di vizio di mente, l'indizio chiave dell'accusa rimane il pigiama che sarebbe stato indossato dall'imputata nel momento del delitto. Sempre secondo il magistrato, la famiglia avrebbe cercato di costruire, attorno alla figura della donna, l'immagine della buona madre
ll procuratore generale di Torino, Vittorio Corsi, al termine della sua requisitoria ha chiesto la conferma della condanna di primo grado (30 anni di carcere) senza le attenuanti generiche nei confronti di Annamaria Franzoni per l'omicidio di suo figlio Samuele Lorenzi. Durante la requisitoria si è discusso sul pigiama della donna, ritenuto uno delle prove principali di primo grado, e dopo le conclusioni sulle perizie psichiatriche sulla Franzoni, il pg ha defnito la sua richiesta. Presenti in aula oggi, oltre alla stessa imputata, il marito Stefano Lorenzi, il suocero e il legale, Paola Savio.
Il procuratore generale ha parlato anche del mistero sul ritrovamento di un calzino spaiato di Anna Maria Franzoni che potrebbe essere stato utilizzato per cancellare le macchie di sangue o per nascondere l’oggetto con cui è stato colpito e ucciso Samuele. E proprio sull’arma del delitto, Corsi ha ribadito il suo personale convincimento manifestato ieri: “Può essere stato un mestolo, una mestola come dice il papà di Annamaria, o un pentolino. Ripeto: 'puo' esseré ".
Ma rimane sempre il pigiama l’elemento chiave dell’accusa. Sempre secondo il procuratore generale, “Annamaria Franzoni non ha potuto lavare il pigiama o nasconderlo. Per questo l'indumento imbrattato di sangue è stato gettato sul letto. Un'arma puoi lavarla subito - ha aggiunto Corsi - ma un pigiama no. Quando ha sentito Samuele piangere - ha ancora detto il magistrato - la signora è andata in camera rimettendosi la casacca per non far capire al bimbo che di lì a poco doveva uscire per portare l'altro figlio, Davide, allo scuolabus".
Un ruolo cruciale per il pg, lo avrebbero avuto i parenti della Franzoni: ”La figura di Annamaria Franzoni é stata costruita dalla famiglia. E’ una donna che quel giorno, anche se solo per venti minuti, perse la testa. Ma esaminando le intercettazioni ambientali, e leggendo il libro che ha pubblicato, si scopre che la famiglia ha voluto costruirvi un personaggio: quello della buona madre. Una madre colpevole non può non crollare”.
La requisitoria si è chiusa dunque con la richiesta di conferma della condanna a 30 anni di reclusione per Anna Maria Franzoni e dunque, la decisione di non chiedere il vizio parziale di mente per la donna. Tra le ultime frasi rivolte dal procuratore generale all’imputata, l’invito a confessare quale oggetto abbia usato per uccidere il figlio Samuele. "Senza risposta - ha aggiunto Corsi - non posso chiedere sconti di pena. Una pena più bassa, che comunque sarebbe più adeguata per rispetto al dolore di una madre".
mmm mi chiedo ancora come mai ci sia voluto tutto questo tempo..