E' nata Penelope, la figlia di Gianna Nannini. La piccola e' venuta alla luce alla Mangiagalli di Milano. La notizia della gravidanza, rivelata a fine agosto da 'Chi', aveva provocato un dibattito sull'opportunita' di diventare madre a 54 anni. La cantante senese aveva rivendicato 'la liberta' e il diritto che ha ciascuno di noi ha di fare quello che vuole'. E' intanto 'guerra' tra il sito di 'Sorrisi' e 'Panorama.it' su chi per primo ha dato la notizia.
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Attimi di tenerezza e lampi di rabbia. Stupore, emozione e infantile trasporto, ma anche un'insopprimibile anima rock e dirompente. C'è tutto questo, e anche di più, nella lettera che Gianna Nannini ha scritto per Vanity Fair, per promuovere il proprio nuovo singolo Io e te (in uscita a inizio dicembre) ma soprattutto per esprimere le sue emozioni per l'imminente arrivo della prima figlia, a 54 anni.
Una bimba che si chiamerà Penelope «perché mi hai aspettato tanto prima di nascere. Hai aspettato che fossi pronta. Per tre volte non lo sono stata, ma oggi lo sono. Tu, il più grande amore della mia vita, arrivi dopo il dolore profondo e lo shock. Ma ci ho creduto pienamente, e ho sentito la forza per riuscirci, e Ti ho desiderata così tanto che oggi, mentre Ti scrivo, Ti ho dentro di me».
Dentro di sé Gianna custodisce e nutre una bambina che merita la maiuscola. Perché, come recita la maglietta che sfoggia in copertina "God is a woman", Dio è una donna. E perché già "compie miracoli": «Mi tiri fuori una voce che non ho mai avuto. Sei Tu la gioia che aspetto». Una gioia accompagnata da un forte senso di responsabilità: «Io non capisco come sia possibile che per guidare la macchina, o la barca, o anche il motorino serva un attestato di idoneità, e per essere genitori no. Si va forse incontro a minori responsabilità? Io la patente l'ho presa, perché negli anni ho imparato a vivere e ad amare. E ho imparato che prima di metterli al mondo, i figli, bisognerebbe fare un esame che tenga in considerazione il rispetto della vita altrui e della libertà. La libertà dei bambini, quella che ci viene tolta, giorno dopo giorno, man mano che ci troviamo costretti a crescere. Perché chi crede che essere genitore sia un diritto, e non un dovere, finisce per indottrinare i propri figli anziché educarli».
Nella lunga lettera la Nannini si leva anche qualche sassolino dalla scarpa: «Eccomi, sono un "caso". All'improvviso tutti si sono dimenticati della libertà, e del diritto che ha ciascuno di noi di fare quello che vuole, quando vuole e con chi vuole. Ho sentito tanta gente che ha vissuto questa notizia, assieme a me, con esultanza e brivido. Li ho sentiti vicini e li ringrazio di gran cuore. Così come non ringrazio affatto chi mi ha dato contro. Chi, invece che cercare di capire, ha preferito giudicare, puntare il dito e criticare. Ma se c'è una cosa che so, Penelope, è che tu sei tutto, però non sei un errore». «La cosa più bella è la realtà che Tu ci sei, e che stai per arrivare fra le mie braccia».
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