LA FURIA DELL'OCEANO

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ZAK007.
00giovedì 1 ottobre 2009 01:38

La Furia dell’Oceano

Nonno Lao aveva appena tirato la barca in secca.La pesca era stata buona a giudicare dalle casse piene che stava trascinando sul piccolo molicciolo.
Una parte di quel pesce era destinato alla cerimonia che si sarebbe tenuta nel primo pomeriggio;Zangh-Chou,la figlia del sindaco,si sarebbe sposata con Lao-Chen,il figlio di un noto agricoltore della zona.Ci sarebbe stata una grande festa e si respirava nell’aria una grande allegria.Guardai il mio fratellino,Sung,che raccoglieva conchiglie sulla spiaggia,quando sentii il nonno che mi chiamava.
-”Feng!E’ tornata la nonna?”
-”Non ancora,nonno”- gridai di rimando -”Ma vedrai che arriverà tra poco.”-
La nonna si era recata,con il resto della famiglia,alla Pagoda di Kuthodaw,a circa 40 chilometri da Sinma.Erano partiti all’alba,ma ero sicuro che sarebbero tornati in tempo per non perdersi le nozze.
Corsi verso la barca per aiutare il nonno a scaricare le ultime casse.
Mi piaceva l’odore del pesce appena pescato;il profumo della salsedine e dell’oceano che sapeva di vita.
Anche le altre barche stavano rientrando lentamente,e poco a poco la spiaggia cominciò ad animarsi;un mescolarsi di risate,grida,contrattazioni e battute ai pescatori che avevano le reti meno piene,riempì la riva di movimento.
Quando da ovest una strana folata di vento investì la spiaggia,il vociare allegro si abbassò lentamente fino a spegnersi.
Non era una corrente normale;era lunga,calda e stranamente costante.
Vidi tutti i pescatori che osservavano un punto indefinito all’orizzonte,laggiù dove il cielo e il mare si univano e si fondevano.Il silenzio rese quello strano soffio di vento ancora più inquietante.
-”Feng”- disse il nonno continuando a guardare attentamente l’oceano -”Prendi tuo fratello.”-
-”Perché?Che succede,nonno?”-
-”Fa come ti dico,ragazzo.”-
Sung continuava a raccogliere conchiglie come se niente fosse.Andai da lui e lo presi per mano.Guardai anche io l’orizzonte,ma non riuscivo a capire cosa avrei dovuto vedere.
Fu quando guardai la risacca del mare che vidi che c’era qualcosa di strano.
Le onde non correvano più verso la spiaggia per disperdersi sulla battigia;pareva che..si allontanassero.
-”Feng!”- gridò il nonno strappandomi dall’osservazione di quello strano fenomeno -”Prendi tuo fratello e comincia a correre verso le colline!”-
-”Ma,nonno..che sta succedendo?”- urlai io.
-”Non fare domande,ragazzo!Corri!”- gridò di nuovo lui -”Corri e non fermarti!”-

Presi mio fratello e cominciai a correre.Sgabbettando a perdifiato lungo le vie del paese,mi resi conto che l’agitazione provocata dalle grida dei pescatori sulla spiaggia,stava velocemente diffondendosi in tutta la popolazione.
Tutti correvano;alcuni verso le colline,altri verso le automobili,altri ancora gridavano a destra e sinistra chiamando i familiari.L’aria di festa che si respirava fino a poco prima era scomparsa.Ora si respirava un odore più acre e freddo;l’odore della paura.
Passando vicino alla nostra casa,vidi le biciclette appoggiate al muretto.Per non spaventare il mio fratellino,che ancora pareva non essersi del tutto reso conto di ciò che stava accadendo,gli dissi che avremmo fatto una gara a chi raggiungeva per primo le colline.
Inforcammo le bici e cominciammo a pedalare a tutta birra.
C’era gente che correva per far uscire il bestiame dalle stalle,gente che correva avanti e indietro cercando il cagnolino,gente che caricava la macchina con i pochi averi e partiva sgommando,gente che restava ferma non riuscendo a capire perché tutti gli altri correvano.
Giunti a metà strada,io e Sung ci fermammo,un po’ per riprendere fiato e un po’ per guardare la spiaggia che era ormai abbastanza distante dietro e sotto di noi.
Vidi la cosa più strana e incredibile che mai avrei potuto immaginare.Vidi qualcosa che mi sarebbe rimasta per sempre stampata nella memoria.
Il mare stava andando al contrario.
Era come se una misteriosa forza invisibile lo stesse risucchiando verso l’orizzonte.Riuscivo a distinguere il segno che divideva la spiaggia asciutta da quella che fino a poco prima era bagnata dalla risacca.La superficie di sabbia umida si allargava sempre di più,disegnando una specie di sorriso per effetto della forma del golfo.
Alcune barche erano rimaste in secca,altre erano trascinate all’indietro dall’oceano che si stava letteralmente ritirando su se stesso.
-”Ma che cosa è?”- mi chiese Sung con gli occhi spalancati.
-”Non lo so..ma il nonno ha detto dobbiamo salire.Andiamo!”-
Ricominciammo a pedalare a perdifiato,mentre l’aria si riempiva di uno strano rumore,come un respiro gigantesco..il respiro di un gigante.

Eravamo ormai sulla cima della collina,quando quel respiro si trasformò in qualcosa di più grande.Divenne un enorme soffio.
Sudati ed ansimanti,io e Sung scendemmo dalle bici e guardammo l’orizzonte.
L’oceano calmo e piatto che si estendeva fino a poco prima,non era più lo stesso.
Si gonfiava e dimenava come una bestia ferita;era gonfio di se stesso..era gonfio,feroce e arrabbiato..era gonfio..e stava tornando.
Onde alte come i palazzi che avevo visto a Rangoon,si stagliavano all’orizzonte,facendo quasi affievolire la luce del giorno.
Montagne di acqua e schiuma si innalzavano urlanti e correvano verso la spiaggia.
Non si udivano più grida di gente allarmata,ne i rumori delle auto che rombavano sulle strade.L’unica cosa che si udiva era il rumore dell’oceano che stava per abbattersi come mano divina su Sinma e su tutto ciò che la circondava.
I ponti si sbriciolarono come fossero fatti di stecchini di legno..le case si dissolsero all’impatto con quella massa liquida che pareva invece solida come cemento..muri,tralicci di ferro,interi quartieri si sbriciolarono come investiti da un maglio..le strade e i viali divennero fiumi..
La rabbia dell’oceano aveva cancellato in un attimo ogni cosa..aveva preso possesso della terraferma..si era imposta sull’uomo e l’aveva punito con durezza inimmaginabile.

Mi resi conto che le lacrime mi scorrevano copiosamente sulle guance.
L’oceano era sempre stato buono e generoso.Ci donava la vita donandoci il cibo.Mai avrei creduto che la sua furia potesse essere tanto devastante.Mai avrei pensato che potesse cancellare in un attimo la vita.
Piangevo per la paura..piangevo per il nonno e per la mia famiglia..piangevo perché non sapevo che fine avessero fatto..piangevo perché tutto ciò che conoscevo non c’era più e avevo paura che non sarebbe più tornato..e soprattutto piangevo perché mi sentivo piccolo e insignificante come mai prima..

(Sinma - Myanmar (Birmania) Dicembre 2004)


@Mimmi the Maneater@
00giovedì 1 ottobre 2009 09:17
un racconto devastante...
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