Le avventure di Pinocchio

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Mr Weiss
00martedì 16 dicembre 2008 23:30
Gran libro, scritto con fantasia, estro e stile. Gran libro davvero; in questi giorni lo rileggerò, però un appunto glielo vorrei muovere a quel Collodi lì (stimatissimo). In tutta la (bellissima) storia si intende il suo voler finire con: 'com'ero buffo , quand'ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino per bene.
Capisco che l'intenzione del buon Collodi e l'usanza dell'epoca era impregnare di insegnamenti le favole e chiaramente Pinocchio è mirato in ogni suo passaggio a questo, ma a mio avviso la creatura è sfuggita dalle mani del creatore. Quel Pinocchio nella fantasia dei più non è mai diventato bambino ed è contento così!
Quando vari artisti mettono le loro manine su questo superlativo personaggio si devono misurare con questo problema e danno sempre una lettura alternativa alla storia. Bennato canta: Eri un burattino, ma senza fili, e adesso invece i fili ce li hai..
Benigni.. Benigni fece un film pieno di aspettative, e le deluse. Le deluse anche peerchè per quel che è il mio modesto parere ci si aspettava tanto, e sempre per quel che è la mia opinione il film non era così terribile, ma era mooolto lontano da quel che sarebbe dovuto essere. Comunque sia, anche lì alla fine Pinocchio ormai bambino si ferma davanti alla porta della scuola, e il Pinocchio bambino ravveduto entra, mentre l'ombra con le sembianze di pinocchio burattino se ne va inseguendo una farfalla.
Non sto neanche a dilungarmi sul film della Walt Disney, che ha il merito di aver fatto conoscere la favola a livello planetario, ma a mio avviso quel grazioso Pinocchio (com'è grazioso tutto il film) era ben lontano da come ci si può immaginare il Pinocchio del libro e la trasposizione cinematografica che in tutti i casi è una riduzione in questo caso ha ridotto troppo.
Senza dimenticare il Pinocchio di Comencini che tanti meriti ha vi riporto alla fine del libro:
Com'ero buffo , quand'ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino per bene.
Mr Weiss
00giovedì 18 dicembre 2008 11:48
Dimenticavo il cartone animato giapponese. Quello faceva parte della saga tipo dolce Remì. Quei cartoni in cui il bimbo cercava la mamma piuttosto che Geppetto e ci passavano a un soffio senza incontrarsi mai. Ricordo un episodio con Pinocchio che passava in un incrocio con Geppetto che passava nella via parallela e nessuno dei due girava il capo e continuava poer la sua strada. Ora, sei un burattino. Hai la testa che gira di treìcentosessanta gradi come la bambina indemoniata dell'esorcista.. e girala quella cazzo di testolina di minchia, no?
merinze
00giovedì 18 dicembre 2008 11:58
merinze
00giovedì 18 dicembre 2008 12:02
Lettera a Pinocchio - Jhonny Dorelli
merinze
00giovedì 18 dicembre 2008 12:05
Pinocchio il grande musical
Mr Weiss
00giovedì 18 dicembre 2008 15:57
Re: Pinocchio il grande musical
merinze, 18/12/2008 12.05:





i Pooh.. bah! Fanno Pinocchio.. mah? Ci sarebbero gli estremi per lesa maestà.
Mr Weiss
00sabato 20 dicembre 2008 19:25
Faccio ammenda. Il Collodi Pinocchio lo voleva far morire impiccato come tragica fine del suo vivere sconsiderato.
Però anche così a me non è che stia tanto bene, povero Pinocchio.
Mr Weiss
00domenica 21 dicembre 2008 22:28
Un'utlima cosa di Collodi va deta riguardo il notvole numero di avventure che inventa per il suo burattino (che in realtà è una marionetta). Per la mutazione in asino lo scrittore si è probabilmente ispirato a 'Le metamorfosi' di Apuleio, un classico che è facile conoscesse. Anche lì il protagonista vine tramutato in un ciuco, e il rpotagonista si chiama Lucio (da lì a Lucignolo il passo è breve). Invece Geppetto nella balena è pure più facile: Un ever green delle canzoni da oratorio è 'Jona nella balena felice fu', liberamente tratto dalla Bibbia che Collodi conosceva bene (era stato in seminario9. Nulla tutto ciò toglie all'opera. Un'artista si ispira; se poi ci mette del suo e il suo è notevole tanto di cappello. Era solo per concludere il discorso che già all'inizio poco ha interessato, ma vi capisco.
Mr Weiss
00domenica 21 dicembre 2008 22:37
Un'interpretazione di Jona che rende evidente la similitudine
Mr Weiss
00venerdì 2 gennaio 2009 18:41
Comunque al di là della approfondita analisi del personaggio tutto sto 3d lo avevo aperto per sapere se voi Pinocchio siete ben contenti di saperlo alla fine della storia traformato in bravo bambino o vi piace burattino senza fili così com'è?
merinze
00venerdì 2 gennaio 2009 18:58
Re:
Mr Weiss, 02/01/2009 18.41:

Comunque al di là della approfondita analisi del personaggio tutto sto 3d lo avevo aperto per sapere se voi Pinocchio siete ben contenti di saperlo alla fine della storia traformato in bravo bambino o vi piace burattino senza fili così com'è?



Quando ero piccola lessi la favola di Peter Pan, e piansi per la scelta di Peter di restare un eterno bambino, mi sembrava una scelta di solititudine.....poi cresci e ti rendi conto che il prezzo pagato per diventare adulto è troppo alto e allora cambi idea.

Quindi il passaggio da burattino a bambino buono prevede un inquadramento? Oppure possiamo sperare che un barlume della vita scanzonata da burattino sia rimasta in Pinocchio? Un burattino speciale ...un burattino senza fili....difficile scegliere....
Mr Weiss
00venerdì 2 gennaio 2009 21:39
Re: Re:
merinze, 02/01/2009 18.58:



Quando ero piccola lessi la favola di Peter Pan, e piansi per la scelta di Peter di restare un eterno bambino, mi sembrava una scelta di solititudine.....poi cresci e ti rendi conto che il prezzo pagato per diventare adulto è troppo alto e allora cambi idea.

Quindi il passaggio da burattino a bambino buono prevede un inquadramento? Oppure possiamo sperare che un barlume della vita scanzonata da burattino sia rimasta in Pinocchio? Un burattino speciale ...un burattino senza fili....difficile scegliere....




Su Peter Pan ci sarebbe da aprire un discorso a se. Io l'ho letto non molto anni fa e devo dire che pur riconoscendogli tante idee come storia non l'ho trovata ben fatta. Non mi è piaciuta neanche la facilità con cui morivano i bambini combattendo contro pirati e indiani, ma questa è un'opinione personale. L'unico passaggio che ricordo bene è quando Peter Pan stremato su uno scoglio in balia di Capitan Uncino che lo minaccia di morte gli risponde che potrebbe essere l'avventura più bella. Mi auguro di ricordare sta cosa sul letto vecchio e morente. Anch'io comunque non ho perdonato una cosa a Peter Pan: di non aver volato sulla chiesa mentre Wendy si sposava per impedirne il matrimoni, e non glielo perdonerò mai.
(F@bry)
00martedì 7 luglio 2009 21:22





Pinocchio ha 128 anni.

Quel Pinocchio che,esattamente 128 anni fa,il 7 lulgio del 1881, faceva la sua prima apparizione nel panorama nazionale.

Chi di voi non ha visto/letto la favola di Pinocchio.Favola tanto amata e raccontata di Carlo Collodi.Ma avete mai visto la versione del 1940 della Walt Disney che presenta il bello e caro Pinocchio al pubblico di tutte le età?

Ecco a voi la versione originale del trailer del cartone animato “Pinocchio” tratto da una Produzione “Walt Disney” del 1940




Inoltre da non perdere la versione videomusicale della canzone “Carissimo Pinocchio” di Gigliola Cinquetti




E chi non ricorda il Pinocchio di Comencini che ha fatto crescere la generazione degli anni 70

Comencini diceva:
Non considero Pinocchio una favola, Cappuccetto rosso è una favola, Pinocchio è un racconto contadino e lo studio di un carattere con tutti gli aspetti universali e tipici dell'infanzia





Mr Weiss
00martedì 7 luglio 2009 22:12
Volevo collegare i due topic nell'ordine inverso, ma mi devo impratichire..
(F@bry)
00martedì 7 luglio 2009 22:19
Ho letto unita e mi era pigliato un colpo,pensavo di aver sbagliato di nuovo qualche cosa [SM=g1652043]
Mr Weiss
00martedì 7 luglio 2009 22:25
Re:
(F@bry), 07/07/2009 22.19:

Ho letto unita e mi era pigliato un colpo,pensavo di aver sbagliato di nuovo qualche cosa [SM=g1652043]




No, sono io dche ti boicotto! [SM=g7352]
(F@bry)
00martedì 7 luglio 2009 22:34
[SM=g7341] Fai pure,da te questo ed altro [SM=g1652130] finchè rimani cucciolo
Mr Weiss
00martedì 7 luglio 2009 22:35
Re:
(F@bry), 07/07/2009 22.34:

[SM=g7341] Fai pure,da te questo ed altro [SM=g1652130] finchè rimani cucciolo




Allora per sempre. [SM=g1652050]
(F@bry)
00martedì 7 luglio 2009 22:38
[SM=g1652450]
merinze
00giovedì 3 novembre 2011 17:16
C'era una volta...

- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:

- Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino.

Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile, che disse raccomandandosi:

- Non mi picchiar tanto forte!

Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!

Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; apri l'uscio di bottega per dare un'occhiata anche sulla strada, e nessuno! O dunque?...

- Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, - si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci a lavorare.

E ripresa l'ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.

- Ohi! tu m'hai fatto male! - gridò rammaricandosi la solita vocina.

Questa volta maestro Ciliegia resta di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana. Appena riebbe l'uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:

- Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c'è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c'è da far bollire una pentola di fagioli... O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno? Se c'è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l'accomodo io!

E cosi dicendo, agguantò con tutt'e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.

Poi si messe in ascolto, per sentire se c'era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

- Ho capito, - disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca, - si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.

E perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po' di coraggio.

Intanto,posata da una parte l'ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, senti la solita vocina che gli disse ridendo:

- Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!

Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.

Il suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.

merinze
00giovedì 3 novembre 2011 17:17
In quel punto fu bussato alla porta.

- Passate pure, - disse il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.

Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.

Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia e non c'era più verso di tenerlo.

- Buon giorno, mastr'Antonio, - disse Geppetto. - Che cosa fate costì per terra?

- Insegno l'abbaco alle formicole.

- Buon pro vi faccia!

- Chi vi ha portato da me, compar Geppetto?

- Le gambe. Sappiate, mastr'Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi un favore.

- Eccomi qui, pronto a servirvi, - replicò il falegname, rizzandosi su i ginocchi.

- Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea.

- Sentiamola.

- Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino; che ve ne pare?

- Bravo Polendina! - gridò la solita vocina, che non si capiva di dove uscisse.

A sentirsi chiamar Polendina, compar Geppetto diventò rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:

- Perché mi offendete?

- Chi vi offende?

- Mi avete detto Polendina!...

- Non sono stato io.

- Sta un po' a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.

- No!

- Si!

- No!

- Si!

E riscaldandosi sempre più, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si graffiarono, si morsero e si sbertucciarono.

Finito il combattimento, mastr'Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.

- Rendimi la mia parrucca! - gridò mastr'Antonio.

- E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.

I due vecchietti, dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.

- Dunque, compar Geppetto, - disse il falegname in segno di pace fatta, - qual è il piacere che volete da me?

- Vorrei un po' di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?

Mastr'Antonio, tutto contento, andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure. Ma quando fu lì per consegnarlo all'amico, il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani, ando a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto.

- Ah! gli è con questo bel garbo, mastr'Antonio, che voi regalate la vostra roba? M'avete quasi azzoppito!...

- Vi giuro che non sono stato io!

- Allora sarò stato io!...

- La colpa è tutta di questo legno...

- Lo so che è del legno: ma siete voi che me l'avete tirato nelle gambe!

- Io non ve l'ho tirato!

- Bugiardo!

- Geppetto, non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!...

- Asino!

- Polendina!

- Somaro!

- Polendina!

- Brutto scimmiotto!

- Polendina!

A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname; e lì se ne dettero un sacco e una sporta.

A battaglia finita, mastr'Antonio si trovo due graffi di piu sul naso, e quell'altro due bottoni di meno al giubbetto. Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.

Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr'Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.

merinze
00giovedì 3 novembre 2011 17:18
La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c'era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero.

Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.

- Che nome gli metterò? - disse fra sé e sé. - Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina.

Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.

Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.

Geppetto, vedendosi guardare da quei due occhi di legno, se n'ebbe quasi per male, e disse con accento risentito:

- Occhiacci di legno, perché mi guardate?

Nessuno rispose.

Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e cresci, cresci, cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai.

Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.

Dopo il naso, gli fece la bocca.

La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.

- Smetti di ridere! - disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.

- Smetti di ridere, ti ripeto! - urlò con voce minacciosa.

Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.

Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.

Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.

Appena finite le mani, Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su, e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.

- Pinocchio!... rendimi subito la mia parrucca!

E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per sé, rimanendovi sotto mezzo affogato.

A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece triste e melanconico, come non era stato mai in vita sua, e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:

- Birba d'un figliuolo! Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!

E si rasciugò una lacrima.

Restavano sempre da fare le gambe e i piedi.

Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.

- Me lo merito! - disse allora fra sé. - Dovevo pensarci prima! Ormai è tardi!

Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare.

Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l'altro.

Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.

E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.

- Piglialo! piglialo! - urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, che correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva, da non poterselo figurare.

Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere, il quale, sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll'animo risoluto di fermarlo e di impedire il caso di maggiori disgrazie.

Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada, s'ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco.

Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale, a titolo di correzione, voleva dargli subito una buona tiratina d'orecchi. Ma figuratevi come rimase quando, nel cercargli gli orecchi, non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? Perché, nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.

Allora lo prese per la collottola, e, mentre lo riconduceva indietro, gli disse tentennando minacciosamente il capo:

- Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti!

Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello.

Chi ne diceva una, chi un'altra.

- Povero burattino! - dicevano alcuni, - ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo picchierebbe quell'omaccio di Geppetto!...

E gli altri soggiungevano malignamente:

- Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi!...

Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover'uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì per difendersi, piangeva come un vitellino, e nell'avviarsi verso il carcere, balbettava singhiozzando:

- Sciagurato figliuolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!...

Quello che accadde dopo, è una storia da non potersi credere, e ve la racconterò in quest'altri capitoli.

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