Re:
Scritto da: treA 25/01/2006 19.39
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> Io credo che tutto sia rapportato al mistero del
> tempo che ci stringe in una prigione invisibile
> ma estremamente condizionante.
>
> Quando siamo tristi siamo concentrati esclusivamente
> su noi stessi e niente conta se non il nostro dolore:
> è una reazione dettata dall’istinto di conservazione
> sempre vigile e presente in noi. In questi momenti
> sentiamo gocciolare il tempo goccia dopo goccia
> con esasperante lentezza, tanto lento che pare
> si fermi, quasi; in queste circostanze la nostra
> attenzione è estremamente, dolorosamente vigile,
> e la sensazione di morire è forte perchè forte
> deve essere la reazione che ci permetta di “mantenere
> in vita” la Vita.
>
> Quando siamo felici le cose cambiano radicalmente,
> La gioia pervade ogni nostra cellula fin nei più profondi
> e misteriosi meandri dell’inconscio, sappiamo,
> sempre a livello inconscio profondo, al di là della
> ragione vigile, in quei momenti, di essere vivi,
> felicemente vivi e la felicità e il senso di rilassatezza
> che ne derivano ci permettono di volgere lo sguardo
> attorno a noi e posarlo su ogni cosa che ci attrae,
> su ogni particolare che arricchisca la nostra serenità,
> su ogni persona o cosa, e guardiamo tutto e tutti
> con “altri occhi”; il nostro sguardo è talmente
> benevolo e impegnato a spandere la nostra positività
> che non ci accorgiamo del tempo che passa... da
> qui la sensazione di “non vivere”: è come se inconsciamente
> sapessimo che possiamo anche permetterci di non
> controllare il tempo, perchè tanto il tempo in
> quel frangente è nostro alleato, è un amico che
> non ci aggredisce, non ci fa del male...
>
>
Siamo esseri imperfetti Rosanna, in viaggio verso la
> saggezza, quella saggezza che quando c’è accoglie
> tristezza e gioia come parti importanti, e arricchenti
> nello stesso identico modo, dell’anima e dell’esistenza.
> >
>
>
>
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Quasi un trattato di psicologia!
io però credo che ci accorgiamo meno di vivere, quando siamo felici per qualsiasi motivo, perché in quel momento sembra sia scontato: è ciò che desideriamo, vogliamo, e lo abbiamo in quel momento che sembra eterno, e l'infelicità altrui poco ci sfiora, quasi la allontaniamo, come per una sorta di scaramanzia; non pensiamo in quel momento che si potrebbero rovesciare le parti, in meno di quanto crediamo.
Guai però se sono gli altri a prospettarsi verso di noi in questo modo: ci sembrano insensibili, egoisti, e piombiamo in un'oscurità più densa.
Credo sia importante non perdere la consapevolezza che, come dici tu, entrambe le cose, sia gioia che dolore, fanno parte dello stesso intimo divenire, e che per quanto ci chiediamo il perché delle cose, la risposta la possiamo solo intuire...
Rosanna