RICORDIAMOCI DEI..TUAREG

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FR@NK@
00venerdì 24 novembre 2006 20:58
"Narra la leggenda che Allah, in collera con gli uomini, decise un giorno di punirli facendo cadere sulla Terra un granello di sabbia per ogni loro peccato. E dove un tempo c'erano fiumi e savane, dove correvano leoni e gazzelle, nacque il Sahara, il padre di tutti i deserti". Il vecchio Said ama suggestionare i turisti con storie impregnate di esotismo. Ogni sera attorno al fuoco dell'accampamento, racconta di miraggi, tempeste di sabbia, oasi prodigiose disperse tra le dune.

Avvolto nelle pieghe del turbante, rievoca i tempi d'oro del suo popolo, i Tuareg, i mitici nomadi del deserto, figli del vento e delle stelle. Parla di interminabili cavalcate sui dromedari e viaggi faticosi sotto il sole cocente, di mandrie e pascoli che non esistono più, di pozzi oramai prosciugati, di un mondo arcaico e affascinante scomparso tra le sabbie.
Il Sahara dei Tuareg, terra epica di esplorazioni e fughe celebrata in tanti film e libri di successo, non esiste più: le frontiere demarcate dalle potenze coloniali, ereditate negli anni '60 dagli Stati africani indipendenti, hanno spezzato il deserto come un enorme mosaico.

I nomadi sono stati imbrigliati in una ragnatela di confini tracciati in modo arbitrario. Le terribili siccità e carestie degli ultimi trent'anni hanno bruciato i loro pascoli, sterminato le greggi, messo in crisi la fragile economia pastorale. I convogli dei camion hanno sostituito le lunghe carovane, il vento e la sabbia cancellato le antiche piste della transumanza. Uno dopo l'altro sono crollati i tasselli sociali e i valori tradizionali su cui poggiava il secolare modello di vita dei nomadi. Per lungo tempo i Tuareg sono stati i signori incontrastati del deserto, l'unico popolo capace di adattarsi alle proibitive condizioni ambientali del "bahr belà mà", l'immenso "mare senz'acqua". Percorrevano senza sosta le vie carovaniere, tra il Maghreb e l'Africa nera, dominando il florido commercio transahariano.


Attraversavano le sconfinate distese di sabbia trasportando oro, sale, spezie, stoffe e avorio. Si spostavano con cammelli e grosse mandrie di buoi alla perenne ricerca di sorgenti e corsi d'acqua. Riscuotevano tributi dai convogli dei mercanti in transito sulle "loro terre". Godevano della fama di abili predatori e valorosi guerrieri (i francesi impiegarono trent'anni per piegarne l'indole belligerante), e spesso razziavano i villaggi delle popolazioni confinanti.
Il celebre geografo arabo Ibn Battuta, già nel XV secolo, descrisse la loro straordinaria "civiltà della sabbia", fondata su un solido sistema di caste. La società Tuareg aveva una struttura piramidale: in cima l'Amenokal, il capo di tutte le tribù; a seguire i nobili, discendenti dell'antica casta guerriera, che assicuravano protezione ai loro vassalli, addetti alla pastorizia, all'allevamento del bestiame e alla guida delle carovane. Sull'ultimo gradino della scala gerarchica si trovavano gli schiavi catturati durante le razzie e costretti ai lavori più pesanti.
Pochi, neppure 100 mila, hanno mantenuto gli usi e i costumi della tradizionale vita nomade: viaggiano nel cuore del Sahara, vivendo di contrabbando o di piccoli commerci. Percorrono per settimane piste millenarie, rinnovando gesti e rituali senza tempo: si orientano con le stelle, dormono su stuoie all'aria aperta, bevono da otri di pelle appese sui dorsi dei cammelli, si cibano di datteri e formaggio di capra. Cinque volte al giorno arrestano le carovane per pregare: osservano il sole per individuare la direzione della Mecca, srotolano piccoli tappeti ed eseguono le abluzioni prescritte dal Corano. "Allah akbar", "Dio è il più grande", ripetono in continuazione.
Purtroppo anche questi ultimi cavalieri del deserto, custodi di un antico e prezioso patrimonio culturale, sono minacciati dall'aggressione della società moderna







POPOLO UNICO E MISTERIOSO, RICORDIAMOCI DI LORO.... FR@NK@ :devil:
tyt@
00domenica 26 novembre 2006 16:14
POPOLO UNICO E MISTERIOSO...

grazie fr@nc@ :up:

by tyt@
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