La battaglia mediterranea (Capitolo 7)
Ormai il sole era sorto sullo Stretto di Messina.
Francesco,tesissimo,afferrò il timone del galeone ammiraglio,e ordinò:"Avanti,spiegate le vele!Sparate solo quando lo dico io!"
Il convoglio cominciò a procedere velocemente,c'era un buon vento.Intanto la nave del podestà si avvicinava.Era armata fino ai denti.I venti mortai scintillavano minacciosi,illuminati dal sole.Francesco capì all'istante che non dovevano essere colpiti per nessuna ragione.
Il podestà guidava la nave tedesca.Era pittosto nervoso,ma sicuro di sé.Sapeva che un colpo di quei mortai sarebbe potuto essere letale per i nemici.
Le navi del convoglio cominciarono a girare,secondo il piano di Francesco Pozzi.
Ma il vento cambiò.Ci fu una folata lunga e improvvisa,e uno dei galeoni reggini fu bloccato.La nave tedesca e l'ammiraglia reggina gli si avvicinarono.I tedeschi spararono.Un colpo del genere fece incendiare il galeone bloccato.
Francesco Pozzi,che era la vicino,senza pensarci ordinò:"GETTATE UNA LASTRA DI LEGNO!!!LI SALVEREMO!!"
E così fu fatto.Però,mentre i marinai e il capitano del galeone distrutto passavano nell'ammiraglia e il terzo galeone si avvicinava,i tedeschi fecero fuoco,e colpirono la nave ammiraglia.Un colpo potente ma impreciso,che la disalberò soltanto.Subito i marinai tedeschi abbordarono la nave reggina.Nonostante il doppio equipaggio,erano di più.Francesco ordinò:"Mantenete la posizioni,e difendete la coperta!",ed essi cominciarono a combattere,mentre lui aiutava i marinai del terzo galeone a salire sul suo.I rinforzi fecero bene ai reggini: essi erano stanchi,ma avevano logorato il nemico,e questa ondata di forze fresche fu decisiva per l'esito della battaglia.
Intanto,però,Francesco combatteva con il podestà.A poco a poco,si erano spostati verso il limite della nave.Con un colpo particolarmente forte,il podestà si sporse troppo in avanti,e cadde dalla nave.Francesco,rapidissimo,lo afferrò."Abbi pietà di me,ti supplico!"disse il vigliacco,ed egli lo fece risalire sulla nave.Ma il podestà,infido,colpì ancora con la spada,cadde dalla nave e fu cibo per squali.
Quella maledetta guerra era finita.
Il sole era alto su Reggio Calabria.
Il sindaco vide tre galeoni dirigersi verso il porto: due di loro portavano lo stemma reggino.
"Sììì!"L'urlo del popolo reggino fece tremare l'aria,e un lungo applauso esplose.
Francesco Pozzi e il suo equipaggio scesero dalla nave.
Ad accoglierli c'erano il Sindaco,e,con grande felicità di Francesco,sua figlia.Ella corse e lo abbracciò,e lui,senza averlo premeditato,la baciò.Sulla città calò il silenzio.Dopo un minuto,mezz'ora o parecchi giorni di sole,si separarono.Un altro urlo si levò dal popolo.
"...ed è per i meriti verso la nostra città che io nomino te,Francesco Pozzi,Ammiraglio della flotta reggina".Il sindaco pronunciò queste parole molto forte,e un altro lungo,scrosciante applauso si levò dai cittadini.Fu eletto anche sindaco,ma rifiutò questa carica.
Egli era felice come non mai.Il sogno di una vita era stato coronato.Ma,poco tempo dopo,ne fu coronato un altro.Francesco sposò la figlia del sindaco,ed ebbero due figli.Una di loro si chiamava Alessandra Pozzi.Ella sposò un uomo chiamato Gerardo Colombo.Ebbero due figli.Uno di loro,Marco Colombo,sposatosi,ebbe un figlio,Dario Colombo.Egli,sposatosi,ebbe tre figli.Il suo secondogenito si chiamava Domenico Colombo.Egli ebbe quattro nascite da sua moglie.Il secondogenito si chiamava Cristoforo.
FINE