Faccio già un po' di confusione tra questa storia e quella letta pochi mesi fa, ambientata a New York. 🤔
Ritroviamo il caro vecchio Mac Parland, presentatoci nel n. 31 come il capo degli agenti di Pinkerton, qui come capo della sezione occidentale dell’agenzia Pinkerton. Se la memoria non mi inganna, il suo nome di battesimo non era noto, tanto che Tex e Carson lo hanno sempre chiamato per cognome. In attesa che in un prossimo episodio ci venga narrata la storia della sua vita, magari in un intreccio con l’agentessa Kate Warne che debutterà sulla serie Tex Willer, qui ce ne viene svelato il nome.
Per gli amanti del mistero metto lo spoiler
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Mac Parland si chiama James
Il buon Mac Parland sembra avere qui la stessa funzione che Pat rivestiva nella storia a New York, ossia solleticare i vecchi lettori. Dopodiché passa la palla al vero coprotagonista della storia ossia lo sceriffo Billy Rowland, altro personaggio realmente esistito (come lo sceriffo di New York) e altro spaccapalle di prima categoria del quale, chissà come mai, il Curatore pensa che ci dovrebbe interessare che ha debellato Los Angeles dalla minaccia delle
"bande di desperados delle Cahuenga Hills" (pag. 37).
Buona parte dei dialoghi sono dedicati a una specie di gioco delle parti tra lo sceriffo e i due pards, il primo desideroso di sapere perché i due satanassi sono a Los Angeles (e forse di capire perché dell’esistenza di questa
“losca organizzazione criminale” lui non si è mai accorto), i secondi vincolati dal segreto imposto da Mac Parland e intenti a non scoprire troppo presto le loro carte.
In mezzo ci stiamo noi lettori, che ci sorbiamo una bella dose di pesantezza e di salamelecchi.
Una cosa è chiara alla sceriffo quasi subito, o almeno dopo un pranzo teso a
"rinsaldare un legame" - come dice lui - ossia l’osservazione che si sente autorizzato a fare a Tex, riguardo a Carson e davanti a lui:
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"Sbaglio... o mister Carson si fa facilmente abbindolare da un paio di occhi blu?" con Tex che conferma serafico, immediatamente prima di essere interrotto:"È la sua debolezza..." 🤬
D'altronde Carson, "uomo sensibile al fascino femminile" (Mac Parland) e che si vuole “sempre mettere in mostra davanti alle belle signore” (Tex), si era già visto in azione in un altro paio di occasioni, senza contare la circostanza in cui Mac Parland, presentatosi come venditore di profumi femminili, cerca di "coprire" il suo incontro con i pards dicendo allo sceriffo che Carson avrebbe avuto bisogno della sua consulenza "per far colpo su una signora". Eddai...
Così ecco il nostro buon Carson che, reduce dalla versione del
"gentiluomo" secondo Boselli, vista nel recente Texone, ritorna repentinamente alla versione newyorkese di vecchietto in preda ai
"bollori", molto vicina a quella nizziana (e non solo per questo).
La "maschera di cera" o Mister Doom (il duo musicale o il Dottor Destino?), che fa un'entrata in scena degna di
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Blofeld ad una riunione della Spectre, con la scimmia al posto del gatto
teoricamente dovrebbe celare
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il volto di una delle due protagoniste femminili, visto che la storia è stata annunciata, da anni, come quella in cui compare la figlia di Satania. Propendo per la bionda neodottoressa (dopo "Salt River" le dottoresse boselliane, vere o false, mi stanno prepotentemente sulle scatole) magari legata allo scimmione da un rapporto in stile King Kong.
Comunque, che la figlia di Satania sia la bionda Joan o la bruna Lavinia importa poco, che c'entrino pure come complici il dottor Fischer o il padrone dell'Alhambra, ancora meno.
Quello che mi sembra certo è che la figlia di Satania non morirà come la madre, ma sarà protagonista di almeno un paio di ritorni, magari insieme allo sceriffo Rowland, andato ad ampliare la cerchia degli "amici" boselliani.
Los Angeles non offre la varietà di New York, per cui agli amanti delle chicche storiche toccherà accontentarsi "solo" della
"cassaforte Chubbs di Birmingham a tripla combinazione", del quartiere di Bunker Hill e di un abbozzo di autopsia, il tutto reso efficacemente attraverso i disegni di Michele Benevento. Nei confronti del suo lavoro provo le stesse sensazioni descritte da Bert, per quanto a volte trovi fastidioso tutto quel nero.
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Il "nuovo" Gombo da lui disegnato assomiglia quasi più al Sasquatch o allo Yeti, ma immagino che avrà avuto indicazioni precise, come pure riguardo al rifacimento di alcune scene di "Satania", presenti a pag.109-110.
E il nostro Tex? Per gran parte dell’albo fa l’investigatore, quindi parla molto, anche per dare modo al Curatore di presentare tutti gli altri personaggi.
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Poi spara un paio di colpi per sventare l’attentato a Lavinia e insegue il nuovo Gombo sui tetti.
Da notare la spiegazione di pag. 104 per descrivere come Carson sta convincendo Gombo “a deporre la sua preda”.
Invece di parlare, vai subito a dargli una mano, no?
Così tante parole e tanta sorpresa nel rievocare lo scontro con Gombo di tanti anni prima, che il suo penultimo pensiero è: “Mi sembra di uscir matto! Ma devo farmi forza e non perdere terreno!...”
In sintesi: “L’ombra del maestro” in formato ridotto e senza effetti speciali.