www.polimerica.it/modules.php?name=News&file=article&sid=6961
La chimica dimezza i gas serra
Scritto dalla redazione [calato]
27 ottobre 2009 @ 08:40:07 CET
42 milioni di ton di CO2 in meno e quasi 600 milioni di euro risparmiati grazie ai prodotti chimici.
Presso la sede milanese di Federchimica è stato presentato ieri il quindicesimo Rapporto Responsible Care, che riporta i risultati del programma volontario intrapreso dall'industria chimica per ridurre l'impatto ambientale delle proprie produzioni.
Risultati che evidenziano il ruolo positivo della chimica nella lotta al riscaldamento globale. Dal 1990, anno di riferimento del Protocollo di Kyoto, al 2007, a fronte di un aumento della produzione di quasi il 10%, l’industria chimica ha ridotto le emissioni di gas serra in atmosfera del 50,3%, pari a circa 14,5 milioni di tonnellate, che rappresentano oltre il 43% dell’obiettivo richiesto all’Italia dal protocollo di Kyoto. Non solo, segnala la Federazione: i prodotti chimici hanno una ricaduta positiva sull’intera economia del Paese, in termini di risparmio energetico, efficienza dei processi produttivi, uso razionale dell’illuminazione, solo per citare i principali.
Secondo il Rapporto, per ogni tonnellata di CO2 emessa dall’industria chimica, i settori a valle che utilizzano prodotti chimici possono risparmiare fino a 3 tonnellate di emissioni. Ciò significa che un Paese come il nostro, che nel 2007, ha emesso in atmosfera quasi 553 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ne avrebbe rilasciate 42 milioni di tonnellate in più senza l’utilizzo dei prodotti dell’industria chimica. Gli analisti di Federchimica arrivano anche a calcolare il beneficio economico: applicando il prezzo medio attuale della CO2, ossia circa 14 euro per ogni tonnellata, si ottiene un risparmio quantificabile in circa 600 milioni di euro l’anno fino al 2012.
“L’industria chimica ha consolidato il proprio impegno sul fronte della ecosostenibilità – afferma Giorgio Squinzi, Presidente di Federchimica - Eppure, sembra che il mondo vada nella direzione opposta: continua l’ostilità preconcetta verso i prodotti chimici, che si manifesta anche nei cosiddetti ‘acquisti verdi’ da parte delle Amministrazioni Pubbliche, dove i criteri di appalto spesso identificano ciò che è 'naturale' o 'biologico' come meno impattante dal punto di vista ambientale e sociale. Questo non è sempre vero e in molti casi i prodotti chimici sono in grado di garantire prestazioni migliori”.
“Riteniamo – ha proseguito Squinzi - che gli strumenti individuati dalla politica dell’Unione Europea su produzione e consumo sostenibile (tra cui gli acquisti pubblici verdi e l’Ecolabel) siano importanti nella logica della sostenibilità e nella spinta verso l’innovazione che essi introducono. Tuttavia, i criteri per la loro attuazione devono essere individuati con metodologie scientifiche basate sull’analisi del ciclo di vita del prodotto e non sulla considerazione emotiva che ciò che è 'chimico' non può essere in armonia con l’ambiente”.
Squinzi ha quindi rivolto un messaggio al Governo, in vista del vertice di Copenhagen sui cambiamenti climatici: “Il nostro timore è che il costo delle misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di politica climatica possa ampliare il già consistente gap competitivo dell’Italia nei confronti degli altri Paesi dovuti ai maggiori costi dell’energia – ha commentato -. A Copenhagen la UE non deve mettere nuovamente in discussione l’intesa del 2008, alzando i limiti alle emissioni, magari approfittando di un impegno generico di Stati Uniti e Cina: su questo problema mi auguro che il Governo italiano continui, come già avvenuto in passato, a porre la dovuta attenzione”.