studiando diritto comparato mi sono interessato al modello sovietico ed alla sua evoluzione. comincio a postare
una introduzione sul rapporto diritto\comunismo.
nel momento della presa del potere, i comunisti proclamano che le masse degli operai e dei contadini non intendono negoziare con le classi sfruttatrici e parassitarie; essi esercitano dunque una dittatura per stroncare le forze controrivoluzionarie e nostalgiche. progredita l'evoluzioone del socialismo lo stato diventa onnipopolare e il diritto diventa lo strumento della regolamentazione sociale.
il potere comunista dovette però operare una prima e fondamentale scelta riguardante il rapporto tra politica e diritto: bisognava vedere ogni decisione giudiziaria e amministrativa e ogni comportamento individuale come un puro atto politico, spontaneo, condizionato dalle esigenze della rivoluzione e dalle istanze portate avanti dai lavoratori in sede politica, interpretate di volta in volta dal partito e dal singolo, o si voleva che tutta la vita del paese si adeguiasse a regole fissate in anticipo, operanti in generale e in astratto, ossia a norme giuridche?
marx ed engels avevano insegnato a identificare il diritto con la coazione, avedere in esso non già una norma etica superiore, ma semplicemente uno strumento politico usato dalla classe al potere per garantire il proprio interesse.
nonostante ciò i tempi non erano maturi e la marcia verso il comunismo aveva bisogno della coazione degli organi dello stato, cioè del diritto. i teorici discussero sull'essenza del diritto nelle repubbliche socialiste; il diritto era destinato a scomparire a breve? era un connotato della società socialista destinato a sciogliersi con l'avvento del comunismo e la dissoluzione dello stato?
fu accolta una terza tesi: il diritto era lo strumento essenziale del partito cui la rivoluzione dava un ruolo di primaria importanza
segue.... forse!
[Modificato da Matteo Bonaparte 03/03/2006 23.50]