American Horror Story

Se il doctor Weiss non mi avesse dato la dritta,probabilmente questa serie mi sarebbe sfuggita,mescolata insieme alle decine di altre che le reti pay U.S.A. sfornano come il pane.

Avete presente il classico clichè della casa maledetta,con lo spirito maligno che si diverte a far morire di paura la classica famigliola americana?
Prendete questo soggetto,moltiplicate il numero degli spiriti e dei personaggi di contorno,aggiungete una serie di tematiche sociali che fanno riflettere,ed otterrete “American Horror Story”.

La casa sembra più un albergo,visto il numero di entità che la popola..la famigliola non è la solita famigliola felice..la vicina di casa è inquietante al punto giusto..e le tematiche sociali evidenti,ci accompagnano lungo tutta la durata della vicenda.

La “Casa degli Omicidi” (così come è conosciuta dai turisti di luoghi maledetti) è una deliziosa costruzione in stile vittoriano,che fin dagli anni ’20 è stata teatro di diverse vicende terminate in modo sanguinoso.
Chiunque sia morto tra le sue mura,ha lo spirito bloccato in quel luogo per l’eternità.
Considerando che dal 1922 ad oggi,decine di inquilini morti violentemente si aggirano tristemente tra le stanze,con il proprio carico di rimorsi o desideri di vendetta,l’edificio è piuttosto affollato.
I nuovi abitanti non sono proprio l’icona della famiglia felice;
Lui è uno psichiatra fedifrago e recidivo,alle prese con i propri errori e con la voglia di rimediare.
Lei è una donna reduce dalla perdita di un figlio,consapevole del tradimento del marito,insicura ma battagliera.
La figlia è la classica giovane ribelle,insicura di se stessa e un po’ ingenua.

La costruzione narrativa è piacevole;quasi tutti gli episodi (12 per la prima serie) iniziano con flashback in cui vengono rivissuti gli omicidi avvenuti nella casa nel corso del tempo.
Fin dall’arrivo dei nuovi proprietari,gli eventi prendono pieghe inquietanti,tanto che già dal primo episodio ci si ritrova immersi in un’atmosfera cupa che precede gli orrori che verranno.
Gli spiriti che si aggirano tra le stanze sono tutti diversi tra loro e non sono lì per puro caso;ognuno di essi ha uno scopo e la casa stessa (o meglio,il male puro che rappresenta) ha un obbiettivo preciso.

Le tematiche sociali e le caratterizzazioni di alcuni personaggi sono pesanti quanto le vicende di sangue narrate;
Il genere maschile rappresentato in questa serie è piuttosto meschino;non c’è un solo uomo che si salvi,nessuno di loro è “pulito” o privo di colpa.
Il contesto familiare dei proprietari della casa è incasinato (tradimenti,scarsa comunicazione,segreti mai confessati) e rappresenta in modo realistico la gran parte dei problemi delle famiglie reali.
Completano il quadro il sesso e il disagio giovanile.

Insomma..io ho trovato questa serie stuzzicante e ben fatta.
Un plauso a Dylan McDermott (già protagonista del seriar cult “The Practice”) che interpreta il padre di famiglia (psichiatra e adultero) e una menzione speciale a un’ottima Jessica Lange,che interpreta la inquietante vicina di casa.
Cito anche la arrapantissima cameriera Moira (almeno nella versione che solo gli uomini possono vedere),interpretata dalla bella Alexandra Breckenridge.

Voto:7,5

Sì, bella serie, e con la peculiarità che nella seconda stagione cambiano totalmente storia, personaggi, e ambientazione.
A questo giro siamo in un manicomio nel 1964, ed i flashback all'inizio di ogni puntata non sono nel passato ma nel futuro (hai giorni nostri).
I questa storia non si son fatti mancare niente: alieni, serial killer, sadici medici nazisti, angeli e demoni, senza mai dimenticare le miserie umane.
Zak, non perdertela. A mio avviso è anche più bella della prima.
Anche qui Jessica Lange è strepitosa.


Vi allego un video; un'allucinazione che la protagonista ha dopo un elettroshock.