I lunedì mattina di inizio mese sono il giorno che vorrei non venisse mai.
La società per la quale lavoro organizza riunioni cicliche per verificare l’andamento produttivo dei vari reparti e la risoluzione di eventuali problemi.
La prima immagine che visualizzo appena mi sveglio,sono due enormi testicoli gonfi e prossimi all’esplosione;ovviamente sono i miei,al solo pensiero delle tre ore di chiacchiere e direttive che mi aspettano in ufficio.
Approfittando del fatto che il tavolo è molto lungo,con circa venti persone per lato,prendo posto in fondo e tirando leggermente indietro la sedia godo di una utilissima semi-invisibilità.
Ciò mi permette di estraniarmi dalla noia delle chiacchiere e di dedicarmi al mio piacere.
Spesso passo quel tempo a fare caricature dei miei colleghi di lavoro e del capo;il massimo dirigente ha un gozzo flaccido e appesantito che assomiglia moltissimo al bargiglio di un gallo,ma ovviamente più sviluppato.Mentre i colleghi fanno la loro relazione,io mi diverto a rappresentarlo come la famosa maschera carnevalesca bergamasca:el giupì trigòss (il gioppino con tre gozzi).Tratteggio sul foglio di carta il tavolo al quale siamo seduti durante la riunione,mettendo il gioppino a capo tavola e rappresentando gli altri membri con facce da animale;alcuni hanno il viso da topo (come il Pizzi,il capo-archivio),altri hanno il viso da maiale,altri da pecora e altri da serpente.Io il più delle volte mi rappresento con il viso da lupo o da orso,perché sono animali che mi piacciono e in fondo mi sento un po’ così.
Inutile dire che il lavoro che faccio non soddisfa per niente il mio ego ma solo il conto in banca e,a sentir tutti,dovrei esserne comunque contento.Sarà pur vero,ma la voglia di cambiar lavoro si affaccia alla finestra dei miei pensieri fin troppo spesso.
Quel lunedì mattina l’argomento principale è la gestione clienti.Il responsabile,il Menguzzi,sparerà scuse e chiarimenti per almeno una mezz’ora,perciò giro il foglio dell’ordine del giorno e comincio a disegnare sul retro bianco.
Stanco di rappresentare riunioni animalesche,gestite dal gioppino con tre gozzi,decido di lasciarmi andare e cambiare soggetto.
Non potendo usare le mie matite,mi accontento di darmi da fare con la matita grigia che l’azienda mette generosamente a disposizione dei suoi dipendenti,fingendo di prendere appunti.
Mentre il Menguzzi comincia la sua relazione,io comincio a tratteggiare una figura di donna.Lentamente prende forma..è di tre quarti,con le braccia aperte e i capelli lunghi e scuri.
La vesto di un abito leggero,accarezzato dalla brezza,con ampie e svolazzanti frange di tessuto.Aggiungo sulle sue spalle due enormi ali da farfalla,divertendomi ad abbellirle con strani disegni e ghirigori.Sfumo le luci e le ombre donandole così una tridimensionalità suggestiva e il risultato finale è una fata eterea e bellissima.
Mi soffermo a osservare il viso di quella donna e ho la strana sensazione che mi sia famigliare.E’ probabile che io abbia inconsciamente preso spunto da una persona che conosco per tratteggiare quei lineamenti,ma sul momento non riesco a focalizzare chi sia.
Mentre sto cercando la risposta al mio quesito,il direttore chiama il mio nome;è arrivato il mio turno.
Il reparto tecnico che supervisiono è uno di quelli che funzionano al meglio,perciò relaziono brevemente dell’aumento di produzione (un discorso che ormai faccio a memoria perché è sempre lo stesso) e poi cedo la parola al collega dopo di me.I cinque minuti di banalità sono passati nelle tre ore di riunione tormentosa.
Passo il resto del tempo continuando a guardare il viso di quella fata,convincendomi sempre di più che quell’espressione l’ho già vista da qualche parte.Non è un volto noto,un attrice del cinema..dev’essere qualcuna che ho visto o che conosco,ma continuo a non riuscire a stabilire chi sia.
Alla fine della riunione l’aria torna respirabile,la tortura è finita e tutti si alzano.Osservo quel viso di donna ancora per un istante,poi piego il foglio e me lo infilo in tasca.
Durante il tragitto verso casa,mi godo la fine della giornata ascoltando musica e rilassandomi.Ogni tanto,però,la domanda fa capolino tra i miei pensieri:”Io ti ho già visto,piccola fata..ti conosco..chi sei?”
Prima di addormentarmi do un ultima occhiata al disegno.La fata.. spero di sognarla.
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"Vivo tra lo Stato Sovrano della Realtà e la Repubblica Popolare del Sogno..."