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Internet si allarga

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2012 22:56
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05/06/2012 22:56
 
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Internet si allarga col protocollo IPv6
milioni di miliardi di indirizzi in più

I grandi attori del web, da Facebook a Google a Yahoo!, insieme ad altri 2600 siti, da domani abiliteranno le connessioni con il nuovo standard. Scongiurando così l'esaurimento di connessioni disponibili, che diventeranno 3,4×1038. E preparando un futuro in cui saremo ancora più connessi

"QUESTA VOLTA facciamo sul serio": l'Internet Society ha scelto un messaggio chiaro per annunciare al mondo che domani, dopo anni di tanti annunci e pochi fatti, sarà il momento di passare davvero a IPv6 (Internet Protocol version 6), il nuovo protocollo di comunicazione per internet destinato a sostituire il vecchio protocollo IPv4, quello che ha fatto funzionare la Rete sin dagli anni '80.

Il 6 giugno è infatti il World IPv6 Launch, il giorno in cui Facebook, Google, Bing, Yahoo, Youtube e altri 2600 siti (tra cui una ventina italiani) configureranno i loro server per accettare connessioni IPv6. Lo avevano già fatto, ma solo per un giorno, un anno fa, e i risultati furono ottimi. Questa volta, invece, si fa un passo in più: tutti i siti che partecipano all'iniziativa si sono impegnati ad abilitare in modo permanente il proprio sito al nuovo tipo di connessioni. Che, a processo completato, risolveranno il problema della carenza di indirizzi disponibili e garantiranno lo sviluppo della rete nei prossimi decenni.

Come prepararsi. La maggioranza dei navigatori non dovrebbe accorgersi di nulla. I siti saranno configurati per supportare le vecchie connessioni in una configurazione chiamata "dual stack": nel caso un computer non supportasse IPv6, le informazioni saranno servite attraverso le tradizionali connessioni IPv4. E saranno la stragrande maggioranza, perché oggi quasi nessuno è pronto per usare IPv6: per verificarlo si può provare ad eseguire il test messo a disposizione da Google.

Secondo lo strumento che misura l'adozione IPv6 gestito da Google, solo lo 0,6% degli utenti internet naviga oggi con connessioni di questo tipo (era lo 0,2% nel 2010). In Italia, ultimissima nei paesi Europei, l'adozione è addirittura ferma allo 0,01%.

Perché IPv6. La giornata di domani sarà dunque solo un primo passo, simbolico ma importante: stabilisce che il cambiamento è iniziato e non può subire ritardi. A parte alcune migliorie tecniche, che dovrebbero incrementare l'efficienza delle comunicazioni, il nuovo protocollo ha il vantaggio di garantire fino a 340 trilioni di trilioni di trilioni di indirizzi (un trilione è pari a mille miliardi), mentre il suo predecessore si ferma a poco più di 4 miliardi.

Gli indirizzi sono i numeri che identificano un nodo della rete: dal sito da un miliardo di utenti al mese come Google, al cellulare che controlla la posta, al televisore che si collega a YouTube. Gli indirizzi vengono assegnati dalla Iana (Internet Assigned Numbers Authority) a cinque registri regionali che li distribuiscono poi ai provider.

Da anni, e con un'apprensione a volte giudicata a torto esagerata, gli esperti della Rete hanno avvisato il mondo che gli indirizzi registrati con il vecchio protocollo stavano per finire 3 e che era necessario accelerare nell'adozione del nuovo protocollo.

La situazione oggi. La fine, negli ultimi mesi, si è avvicinata a passi veloci. Nel 2011, complice la crisi economica in Europa e Usa, sono stati assegnati "solo" 201 milioni di indirizzi internet in tutto il mondo - il numero più basso degli ultimi anni - ma l'area asiatica ha già finito i pacchetti che le erano stati assegnati.

Il boom dei dispositivi mobili e il benessere di Cina e India hanno rapidamente esaurito la disponibilità e l'Apnic, il registro della regione Asia-Pacifico, si è trovata nell'aprile dello scorso anno senza più indirizzi IPv4. In Europa l'ultimo lotto di indirizzi dovrebbe essere assegnato ad agosto, mentre negli Stati Uniti l'ultimo giro è previsto per luglio 2013.

Finora è mancato uno sforzo comune che garantisse una veloce transizione al nuovo protocollo. Per questo il World IPv6 Launch non coinvolge solamente siti web, ma anche produttori di apparati di rete (come D-Link e Cisco) e fornitori di servizio (come AT&T o France Telecom). I primi si sono impegnati a configurare in via predefinita con IPv6 i router che distribuiscono ai consumatori, i secondi a dotare l'1% dei propri clienti con connessioni basate sul nuovo protocollo.

Il perché dei ritardi. L'1%, con l'esaurimento degli indirizzi che si avvicina, è davvero poca cosa. Tuttavia il passaggio alla nuova infrastruttura è un processo lungo e delicato. Per garantire una reale transizione all'IPv6, l'intera infrastruttura dovrebbe supportare il nuovo protocollo (IPv6 non è compatibile con IPv4). I sistemi operativi più recenti (Windows, Linux e Mac) lo sono già; meno i provider che dovranno riconfigurare l'intera propria rete per poter fornire connettività di questo tipo; ancora meno gli apparati di rete che connettono i computer alla rete Internet (i router che abbiamo a casa) e quasi per niente i milioni di piccoli siti che visitiamo quotidianamente.

Akamai, leader nella distribuzione di contenuti del mondo, prevede che il passaggio completo a IPv6 si completi non prima di dieci anni. E in quei giorni, gli indirizzi IPv4 saranno diventati oramai una risorsa inestimabile.

Fonte: Repubblica
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