Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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FUMETTI!!!

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2009 18:31
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Due chiacchiere e qualche consiglio..

Apro il sipario per la tanto bistrattata Arte che però trova comodo giaciglio in questo luogo.

Due chiacchiere e qualche consiglio su autori e opere che vale la pena di conoscere.Chi non ha l'abitudine di leggerli potrebbe trovare curiosità nel provare..chi li ama potrebbe trovare utili dritte su opere imperdibili..
Per me..solo il piacere di parlarne.. [SM=g1673787]

Riproporrò autori noti (e imperdibili) e qualche novità..per ognuno di loro,il consiglio è sempre lo stesso:leggeteli..potrebbero piacervi parecchio! [SM=g1655426]

Cominceremo con......(rullo di tamburi).....

Silvio Cadelo

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SILVIO CADELO

Silvio Cadelo è nato a Modena nel 1948. Attore e sceneggiatore, pubblica le sue prime storie nel 1979 in Italia, ma si afferma in Francia dove compare nel 1981 il suo primo album, Skeol, per le edizioni Desina. Del 1982 è il portfolio Strappi.
Fin dall’inizio, l’aspetto straordinario dell’arte di Cadelo si eprime nella capacità di evocare nel grottesco gotico delle sue tavole – dove miti antichissimi e icone pop convivono in un universo di simboli onirici e inquietanti – il mondo dell’inconscio.
Il suo uso del colore e la sua vena fantastica richiamano l’attenzione di Alexandro Jodorowsky, con cui ha inizio un lungo e proficuo sodalizio: Le Dieu Jaloux e L’ange Carnivore, che compaiono rispettivamente nel 1984 e nel 1986 presso Humanoïdes Associés ne sono il frutto.
Entrato a far parte dell’équipe di (À suivre), con il personaggio Envie de Chien (Voglia di Cane), Cadelo concepisce un fumetto “interattivo”: i lettori propongono all’autore idee di cui far tesoro nell’ideazione degli episodi.
Attualmente vive e lavora a Parigi, e negli ultimi anni si è affermato come creatore in arti visive, dalla pittura all’illustrazione, al web (all'indirizzo internet www.cadelo.net si può avere un saggio della sua maestria

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«Posso assicurartelo: il disegno possiede una logica indipendente dalla nostra, e una volta che ci ha catturati è difficile sfuggirne. È lui che, nel corso degli anni, mi ha rivelato universi che non conoscevo in tutte le loro armonie.»

Così dice Silvio Cadelo in un’intervista.
Parole semplici che descrivono ciò che il Fumetto e le Arti Creative in genere sanno suscitare.
Nel segno di Cadelo si notano le influenze del grande Moebius,ma ciò che lo rende originale e particolare,sono i testi e le atmosfere che riesce a creare nel suo raccontare.
In “Voglia di cane” c’è l’influenza di una cinematografia fatta di luci e ombre non solo visive ma anche narrative.

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In una Parigi onirica dalle molte torri Eiffel che bruciano, e in cui la Senna riporta in superficie corpi di adolescenti dalla testa mozza e senza il cuore, vive l’enigmatico Voglia Di Cane, le cui “gesta” apprendiamo dai racconti di altri personaggi che lo hanno incontrato e conosciuto.
La vicenda narrata nel ciclo degli Innocenti di Parigi vede Voglia Di Cane coinvolto in una storia di riti notturni, macabri e sanguinari, di cui sono vittime ed esecutori gli ospiti di un orfanotrofio, ma protagonista assoluta è la ricerca dell’amore e del bene in un mondo raggelato dalla paura della morte.
Una storia di opposti che si scontrano, s’incontrano e si confondono in un gioco ad incastri: giorno e notte, silenzio e clamore, bene e male, femminile e maschile, fratello e sorella, figlio e genitore...

Questa è la recensione dei due volumi di “Voglia di cane” che si trova nel web.
Di seguito ci metto anche la mia (scritta per una fanzine qualche anno fa)..

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“Diciamolo subito;questa è una storia a fumetti,ma non ha nulla da invidiare a un libro nel senso comune del termine.E’ semplicemente una gran bella storia raccontata in un fumetto d’autore.Il libro racconta di un essere grottesco ma,a modo suo,affascinante che attraversa la città addormentata.Nella tasca della giacca porta un dono per il figlio appena nato:un cuore umano.
E’ il dono che può spezzare la maledizione che grava sulla sua razza:una razza di assassini.
“Voglia di cane” sfugge alla classificazione;è poetico,a tratti struggente,è arguto,divertente e ironico.Ambientato in una trasognata Parigi del futuro,il racconto è fatto della stessa materia dei sogni;qualcosa di alieno ma così perfettamente plausibile da proporsi come una sorta di realismo dell’ambiguità.” (by ZAK)

Io lo consiglio..poi Fate Vobis..

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Ringrazio Zak per questa presentazione, e lo prego di continuare.
Im passato da niterventi così ho trovato spunti per nuove letture fumettistiche. Il fumetto che è poi la Cenerentola delle arti, pur permettendo di esprimere così tanto ad un autore (alle volte anche a due!).



P.S. Apprezzabile anche il nome del personaggio.. [SM=g7346]
[Modificato da Mr Weiss 12/09/2009 15:02]
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Io non ho cultura sui fumetti, beh si potrebbe dire che non ho cultura in generale [SM=g7350], per questo ogni notizia ed informazione è interessante...si Zak raccontaci ancora [SM=g7479]
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Jiro Taniguchi

Premessa:il fumetto manga,questo sconosciuto.

Spesso mi capita di parlare con chi non è un gran lettore di fumetti e mi accorgo che sul termine “manga” c’è un po’ di confusione.Un sacco di gente associa la parola Manga alla pornografia giapponese,ma costoro sono decisamente fuori strada.
Manga è una parola composta da “man” (che significa satira) e da “ga” (che significa immagine);questa parola fa riferimento alle prime vignette apparse sui quotidiani giapponesi all’inizio del secolo.
Secondo Hugo Pratt (il creatore di Corto Maltese) il fumetto è “letteratura disegnata”.
Secondo Will Eisner (il creatore di Spirit) il fumetto è “arte sequenziale”.
Secondo i giapponesi il fumetto è “Manga” e comprende numerosissime suddivisioni;ne esistono per ragazzi,per ragazze,ma anche per impiegati e per casalinghe.
I fumetti Manga hanno caratteristiche particolari che li differenziano dal fumetto occidentale;l’uso esagerato delle linee cinetiche,il segno che cambia a seconda della velocità delle azioni,una spettacolarizzazione a volte eccessiva del disegno (o al contrario una eccessiva semplificazione) e una frequente commistione di elementi comici e drammatici.

Premettendo che chi scrive (ovvero me medesimo) non è un grande amante dei cosiddetti fumetti Manga,Jiro Taniguchi è un Artista su cui vale la pena di spendere tempo e attenzione.
I suoi lavori sfuggono alle regole del Manga tradizionale e a ciò che superficialmente si crede che sia.

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Biografia essenziale:

“Negli anni ‘50,quando ero bambino,gli adulti odiavano i Manga considerandoli qualcosa di volgare,oltre che una distrazione per i figli che avrebbero dovuto interessarsi allo studio.Nonostante ciò,fui travolto dalle loro storie fiabesche e dai disegni che li caratterizzavano.”

Con queste parole Jiro Taniguchi raccontava com’è nata la sua passione per la narrativa disegnata.Un amore che ha portato questo Autore,nato a Tottori il 14 agosto del 1947,a confrontarsi molto presto con la professione di fumettista.
Il suo primo lavoro,”Cloroformio”,una sorta di sogno allucinatorio,viene bocciato sonoramente dall’editore al cui l’aveva proposto.
Più fortuna ha “La stanza arida” (Kareta Heya),incentrato su una stanza in cui ha abitato veramente e che in precedenza era stata una casa di appuntamenti.
E’ il 1970 e Taniguchi entra ufficialmente nel mondo dei Manga.

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Da allora,Taniguchi produce una lunga lista di opere che spaziano in ogni genere;dall’Hard Boiled alla fantascienza,dalle storie ambientate nel mondo della boxe a quelle prettamente western.
Lavora sia come semplice disegnatore,regista e interprete di storie altrui,che come Artista completo,narratore di se stesso e del proprio mondo.
E proprio di questa seconda veste mi piacerebbe parlare,presentandovi il lavoro che mi ha fatto innamorare di lui e del suo modo di raccontare,semplice e poetico.
Chissà che non facciano innamorare anche voi..(ma anche un flirt può andar bene).

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"L'uomo che cammina"

Questa è l'opera che mi ha fatto scoprire Jiro Taniguchi e sulla quale spenderò due parole..

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“L’uomo che cammina” è apparsa per la prima volta in Italia nel ‘99 (raccolto in volume e pubblicata da Panini Comics),portando Jiro Taniguchi all’attenzione del pubblico di appassionati di Manga che fino a quel momento avevano potuto leggere solo la serie di racconti Hard Boiled racchiusi nel volume “Tokyo Killers”.

“L’uomo che cammina” è una poesia lieve e rasserenante.
La vita è fatta spesso di emozioni forti,e sono quelle che abbiamo la tendenza a ricordare.Ancor più spesso,però,è fatta di sentimenti lievi,di momenti di attesa,di attimi che troppo di frequente ci passano tra le dita senza che si riesca a dare loro il senso intenso della vita.
E’ come se quei momenti fossero solo pause tra un’emozione e l’altra;forse perché siamo abituati ad avere pensieri e speranze che irrompono anche in quegli spazi in cui la mente dovrebbe trovare il proprio equilibrio e soffermarsi solo sul presente e sui particolari che ci sembrano sottintesi e poco importanti.

Questo fa l’Uomo che cammina,il quale fin dalla prima pagina offre ai lettori il suo aspetto tranquillo.Lo sguardo è beato,il sorriso costante e sereno,le mani tranquille nelle tasche,il passo serafico e appagato.
La luce calda di metà giornata illumina lo spazio circostante (una stradina della periferia di Tokyo),che non ha nulla di particolarmente bello;che comprende i tombini,le antenne della televisione,i fili elettrici sui muri delle case,una ruota di bicicletta che sporge da un cortile.
Niente di particolarmente bello:eppure bellissimo.
Perché quello che si capisce da questa prima immagine (che poi verrà confermato dalla lettura) è che il protagonista non è un casuale uomo che cammina.Il suo passeggiare e osservare è per lui un compito preciso,una scelta di vita,un naturale percorso mentale e filosofico.

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Il lettore non è reso partecipe solo di ciò che lui vede;noi vediamo in parte ciò che lui vede e in parte vediamo lui che vede.
Taniguchi,attraverso questo personaggio senza particolari qualità,ci propone comunque una storia da seguire,per la quale emozionarci.
E’ una sorta di identificazione attiva,che non è causata da grandi eventi,da ricerche straordinarie,da lotte,da tragedie o vite in pericolo,ma proprio dallo sguardo meravigliato del protagonista,e dell’Autore stesso che lo segue per le strade della normalità.
Taniguchi fa qualcosa di simile a ciò che fa Moebius con le sue “storie a forma di elefante”,quando scardina gli schemi narrativi per la gioia di farlo e per far sì che il lettore si concentri sulle immagini.
Taniguchi entra negli interstizi della storia,incitandoci ad ammirare ciò che il personaggio si ferma ad ammirare e ritrovando quella sensazione di “innocente meraviglia”.

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13/09/2009 22:25
 
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Stilisticamente parlando sono due le cose che più colpiscono de “L’uomo che cammina”.
La prima cosa è lo scarso utilizzo dei dialoghi;in due episodi in particolare (“La lunga strada” e “Attraverso i vicoli”) i dialoghi sono totalmente assenti,sostituiti da suoni onomatopeici che rendono il silenzio e il piacere dell’osservare protagonisti assoluti.

La seconda cosa è l’attenzione ai particolari e alla minuzia che Tanaguchi utilizza per rappresentarli.
Il piacere che se ne ricava non è solo puramente visivo,ma a tratti incredibilmente tattile.
Nell’episodio “Letto di fiori” il protagonista accarezza la corteccia di un albero di ciliegio e successivamente posa la mano su una distesa di petali nel suo giardino.
Sembrerà stranissimo ma la prima volta che lessi quella storia,per effetto dell’immedesimazione col personaggio,mi parve di “avvertire” la ruvidità di quella corteccia e la sofficità di quel letto di petali.

Mi stupisco di me stesso,notando quanto mi sono dilungato su questa opera di Taniguchi.
Mai avrei creduto che un fumetto di apparente semplicità come “L’uomo che cammina” fosse fonte di così tanta descrizione.
Forse mi sono dilungato troppo e ho annoiato,e se così fosse me ne scuso.
Un’ultima cosa però ve la voglio dire;”L’uomo che cammina” è davvero un’opera di straordinaria poesia,è spiazzante e molto diversa dalla massa dei Manga commerciali che solitamente si trovano in giro.
Secondo me potrebbe piacere anche a chi non ha l’abitudine di leggere fumetti,perché forse è qualcosa di più e di differente..
Io ve lo consiglio..poi,come sempre,Fate Vobis..

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13/09/2009 23:12
 
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Se posso intromettermi consiglierei anche questo dello stesso autore



Gourmet
© 1997 Jiro Taniguchi e Masayuki Qusumi







Titolo: Gourmet
Anno: 1997
Anno Ita: 2003
Autore: Jiro Taniguchi e Masayuki Qusumi



Mezzogiorno. Un commerciante senza nome - di più non ci è dato sapere - si accinge a dover trovare in fretta un posto dove pranzare, causa l'arrivo della pioggia. Gli affari gli sono andati male e la fame si fa sentire sempre più. Correndo, per non bagnarsi, trova una trattoria e vi entra. Fatta l'ordinazione, ecco che si sente a suo agio e, dopo aver ricevuto le pietanze, inizia a descriverle.

L'episodio si risolve nel pagamento del conto e nell'allontanarsi dalla trattoria di questo individuo perfettamente nella norma. Le prima pagine di "Gourmet" di Jiro Taniguchi e Masayuki Qusumi sono tutte qui, nel tranquillo racconto di un momento di vita quotidiana. Non succede niente di straordinario, niente robot, niente eroi, niente adolescenti dagli occhini sgranati, niente finali con morale incorporata. Pura e semplice realtà di tutti i giorni.

Per chi di Taniguchi ha già apprezzato altre opere questo non dovrebbe suonare come una novità, ma anzi come un marchio di fabbrica. Purtroppo, pur essendo un suo pregio narrativo, questa trasposizione precisa della realtà da parte dell'autore è anche un suo limite. Soprattutto per quanto riguarda chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di opere. Questo perché tra leggere un manga di Taniguchi e leggere un libro passa davvero poca differenza. Così come nell'opera di narrativa bisogna stare attenti a tutto quello che viene scritto, in "Gourmet" bisogna prestare particolare attenzione a ogni vignetta, a quello che viene detto "tra le righe" più che a quello che viene apertamente narrato.

Ogni volta che si parla di grandi autori, ve ne sarete accorti tutti, si parla di "livelli di narrazione". Ora io non metto in dubbio che tanta gente si riempia la bocca con questa definizione, del resto fa molto "intellettuale". A volte però capita che la si possa usare a proposito e ho l'impressione che questo sia il caso di "Gourmet". Quello che ci appare davanti agli occhi, abbiamo detto, è la fredda cronaca di episodi di vita quotidiana di un non meglio precisato commerciante. Volendo aggiungere qualcosa a questo quadro, potremmo dire che ogni episodio ruota attorno a un pasto, più o meno lauto. Gli autori però non si fermano a questo, perché a fare una cosa del genere saremmo capaci tutti (più o meno...).



Alle vicende aggiungono una narrazione, da parte del suddetto "ingordo", che ci svela particolari della vita che si svolge attorno a lui. A volte sono insignificanti, a volte fanno luce su risvolti della cultura nipponica. A questo, come un perfetto completamento, si aggiunge il secondo, vero, marchio di fabbrica di Jiro Taniguchi. La precisione, quasi maniacale, del disegno. Ogni vignetta, è disegnata con attenzione ai dettagli e molte di esse potrebbero benissimo essere racconti, o parti di racconto, a sé stanti. Questo è il Taniguchi che si vede e non si vede, quello che, a parer mio, rende così affascinanti le sue opere.

A una prima lettura, infatti, "Gourmet" appare come una sequela di piatti tipici giapponesi e non, tutti descritti con cura. A una seconda lettura, invece, emerge il lato nascosto dell'opera, quello che riguarda alcuni usi e costumi giapponesi riguardo al cibo. E, accanto a questi, uno spaccato della realtà giapponese. Non fraintendetemi, "Gourmet" non è un romanzo, è un fumetto e come tale ha i suoi pregi e i suoi limiti, ma si avvicicina moltissimo a un'opera di narrativa.

"Cromaticamente è una combinazione orrenda..."

Avrei potuto intitolare questo paragrafo "Perché leggere Gourmet", ma trovo che la citazione che ho messo sia decisamente più calzante. Il fatto è che non è facile farsi affascinare da questo manga, bisogna sicuramente avere una po' di esperienza e bisogna che piacciano Taniguchi e il suo stile di disegno. Questo perché - scippando una definizione a un amico - Taniguchi è uno dei più giapponesi tra gli autori nipponici. Facile quindi capire come sia ostico da digerire, soprattutto poi considerando l'argomento di base dell'opera, ovvero il cibo. Una cultura, quella del riso, tanto differente dalla nostra da risultare quasi incomprensibile.

Eppure frasi come quella riportata non possono che far riflettere su quanto quest'opera racconta, se non invogliare apertamente alla lettura. Da buon romagnolo, una frase del genere mi ha lasciato interdetto. Quando mai nella nostra cultura culinaria si sente parlare di "accostamento cromatico" riferendosi alla cucina di tutti i giorni? Anche per i grandi chef non è una cosa così ovvia il "come" accostare i colori dei piatti che servono in tavola. Eppure i giapponesi lo fanno, notano questi particolari. Non vi dico a cosa era riferita la frase, a quali pietanze. Sappiate però che oltre a incuriosirmi la cosa mi ha anche fatto ridere e non poco.

Credo che "Gourmet" non sia per tutti, anzi il contrario, ma a quei curiosi che intraprenderanno questa lettura mi sento di dire che non ne rimarranno delusi, sempre che infondano nella lettura la necessaria quanto inevitabile attenzione. Del resto scoprire quanti particolari hanno infuso i due autori nella loro opera è più che un piacevole intrattenimento da intellettuale.

Due parole sugli autori
"Kodoku no Gurume" non è la prima opera di Jiro Taniguchi a essere pubblicata in Italia. Prima di essa sono arrivate, sempre per Planet Manga, "L'uomo che cammina", "Al tempo di papà", e "L'olmo e altri racconti". Anche altre case editrici si sono occupate di questo autore, ma di tutto quanto pubblicato forse "Gourmet" è la più particolare (eccezion fatta per "Icaro", frutto di una collaborazione con Moebius). Abilissimo disegnatore, Taniguchi è assai apprezzato in patria e all'estero. In Italia si segnala sicuramente come uno degli autori più fini mai approdati nel nostro mercato.

Di Masayuki Qusumi non si sa molto, se non che ha una certa passione per il cibo e per l'arte del mangiare. Passione che emerge chiaramente dalle pagine di questo fumetto e che contagia. Perché lo ammetto, leggendo "Gourmet" mi è venuta fame. Tanta.





Copyright © Animanga Netgate Written by: Justarius
Original work: Gourmet
This work is licensed under a Creative Commons License






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THE NUMBER OF THE BEAST
<< Ma guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore
sapendo che gli resta poco tempo... Chi ha l'intelligenza calcoli in numero della bestia
essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. >>
Sono rimasto solo e la mia mente è vuota
Ho bisogno di tempo per farmi tornare in mente i ricordi
Quello che ho visto
Questa notte è stato reale e non solo fantasia
Proprio quello che ho visto nei miei vecchi sogni era
Il riflesso della mia mente pervertita
Perché nei miei sogni vedo sempre la faccia maligna che mi torce la mente
E mi porta alla disperazione
La notte è nera e non mi vuole trattenere
Perché guardo proprio qualcuno che mi sta osservando
Nella nebbia figure scure si muovono e si intrecciano
Tutto questo è la realtà o qualche specie di inferno
666 il Numero della Bestia
L'inferno e il fuoco sono generati per essere sprigionati
Le torce fiammeggiano e canti sacri vengono innalzati
Come iniziano ad urlare, le mani si alzano al cielo
Nella notte i fuochi bruciano luminosi
Il rito è iniziato, il lavoro di Satana è compiuto
666 il Numero della Bestia
Il sacrificio continuerà stanotte
Questo non può andare oltre, devo avvisare la legge
Questo è vero o è solo qualche folle sogno
Mi sento attirato dal canto maligno dell'orda
Sembra che mi stanno ipnotizzano... non posso evitare i loro occhi
666 il Numero della Bestia
666 quello per me e per te
Sto andando a casa, ma ritornerò qui
Possederò il tuo corpo e ti brucerò
Io ho il fuoco e ho la forza
Ho la potenza per attuare la mia maledizione

I buoni vannoinvece ioche sonovado dove voglio

Errare è umano, perseverare è cattolico

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Ehi,fratello 666..tu non ti intrometti mai..
Il tuo apporto nelle discussioni sull'Arte del Fumetto sono sempre apprezzatissime e precise et quindi non sei mai di troppo.. [SM=g1655426]

E' vero quando dici che certe opere (in questo caso Taniguchi) non sono per tutti,ma io evito sempre di toccare questo argomento perchè già il mercato del fumetto è ferito..

Spero sempre (forse ingenuamente) che di fronte a certe meraviglie grafiche e narrative,il piacere dell'eventuale lettore novizio sia travolto dal fascino che queste portano con se..

Detto questo..intervieni quando più ti aggrada..la porta è sempre aperta...anzi non c'è neppure la porta,perciò entra pure.. [SM=g1652044]

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Re: Jiro Taniguchi
ZAK007., 13/09/2009 22.09:


Premessa:il fumetto manga,questo sconosciuto.

Spesso mi capita di parlare con chi non è un gran lettore di fumetti e mi accorgo che sul termine “manga” c’è un po’ di confusione.Un sacco di gente associa la parola Manga alla pornografia giapponese,ma costoro sono decisamente fuori strada.
Manga è una parola composta da “man” (che significa satira) e da “ga” (che significa immagine);questa parola fa riferimento alle prime vignette apparse sui quotidiani giapponesi all’inizio del secolo.
Secondo Hugo Pratt (il creatore di Corto Maltese) il fumetto è “letteratura disegnata”.
Secondo Will Eisner (il creatore di Spirit) il fumetto è “arte sequenziale”.
Secondo i giapponesi il fumetto è “Manga” e comprende numerosissime suddivisioni;ne esistono per ragazzi,per ragazze,ma anche per impiegati e per casalinghe.
I fumetti Manga hanno caratteristiche particolari che li differenziano dal fumetto occidentale;l’uso esagerato delle linee cinetiche,il segno che cambia a seconda della velocità delle azioni,una spettacolarizzazione a volte eccessiva del disegno (o al contrario una eccessiva semplificazione) e una frequente commistione di elementi comici e drammatici.

Premettendo che chi scrive (ovvero me medesimo) non è un grande amante dei cosiddetti fumetti Manga,Jiro Taniguchi è un Artista su cui vale la pena di spendere tempo e attenzione.
I suoi lavori sfuggono alle regole del Manga tradizionale e a ciò che superficialmente si crede che sia.








Un grande!!!


"L'uomo che cammina" è geniale nella sua semplicità!!!
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