TRANSMETROPOLITAN

di Francesco Pone

I fumetti mainstream sono solo l’epidermide del fumetto americano: sotto di essi, protetti e nascosti allo stesso tempo, sta la reale linfa, che mantiene in vita e allo stesso tempo fa evolvere tale media. Transmetropolitan e’ un fulgido esempio di questo soffio vitale: una serie fresca, ironica, pessimista per quel che basta, di semplice comprensione e densa di significati. Warren Ellis ci aveva gia’ abituati al suo stile tagliente e ingannevolmente pop su albi piu’ esposti come Autority, Planetary e su celebri saghe come il Doom 2099 e Thor, per la Marvel; ma su Transmetropolitan stupisce per la profonda capacita’ di penetrazione della realta’, incarnata nel cliche’ del "duro anarchico". Spider Jerusalem, il protagonista strettamente imparentato con il Jhon Constantine di Delano e il King Mob di Morrison, dovrebbe essere un giornalista che scrive del mondo, ma appare piu’ come un chirurgo intento ad esplorare le viscere di un cadavere. Ellis, e il disegnatore Darick Robertson con lui, intuiscono che il futuro di cui vogliono parlare, quanto piu’ esasperato e surreale apparira’, tanto piu’ si avvicinera’ al possibile, fino a toccare il verosimile. Ed in tavole pulite ed oscure insieme, Spider Jerusalem va a caccia della verita’, per quanto disgustosa possa apparire. "Se mi amaste davvero, dovreste uccidervi tutti", scrive ai suoi lettori: eppure non si puo’ fare a meno di simpatizzare per questo "campione" dell’umanita’, innamorato e disgustato dalla vita, vittima della sua insaziabile sete della verita’, di un computer tossicodipendente, di una ex-moglie che si fa ibernare e ordina di essere scongelata solo quando lui sara’ morto. Una lettura "obbligata" per chiunque, perche’ solo i bei fumetti possono aiutare il fumetto: e da questo punto di vista e’ da lodare la decisione della Play Press di puntare su questa serie, pubblicandola in volumetti non troppo costosi, (almeno per ora), e reperibili facilmente nelle librerie specializzate.