Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Settecolori

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2009 23:48
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Con Zac scriveremo un breve racconto a quattro mani.
Io mi occupo dell'infanzia e dell'adolescenza del personaggio. Zac del presente. Ci alterneremo fino all'epilogo della storia.

Svolgo:

Il piccolo Settecolori si guardava intorno spaesato. La maestra gli aveva tolto la matita colorata dalle mani e ci aveva messo un pennello. Gli disse con dolcezza: ora dobbiamo dipingere, non disegnare.
Settecolori rimase immobile seduto col pennello in mano e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
La maestra che aveva iniziato a girare per i banchi percepì una di discrasia nella propria classe e presto incrociò lo sguardo sommerso da due lacrimoni del bambino. Con tre passi si riportò dinanzi al suo banco e gli rimise la matita in mano facendogli una carezza sulla testa. Un enorme sorriso si spalancò sulla bocca di Settecolori facendo perdere l’equilibrio all’acqua che cade giù per quella faccia sorridente in due copiosi lacrimoni.
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MATTINO

La piccola scatola nera con il coperchio di madreperla era appoggiata sull‘armadietto del bagno,accanto ai miei vestiti.Un piccolo scrigno,lungo 11 cm e largo 6 che conteneva le cose più importanti per me,quelle di cui non potevo fare a meno:sette matite colorate e un temperamatite che portavo sempre in tasca ovunque andassi.
Era un regalo che mio padre mi aveva fatto prima che il maledetto cancro se lo portasse via.
Non ero mai stato un bambino attirato da peluches,da macchinine o da bambolotti di plastica tipo Big-Jim.Semplicemente amavo disegnare,sempre e dovunque.
Mio padre,che aveva un sesto senso per certe cose (per un sacco di cose,in verità),mi aveva donato quella scatola quand'ero bambino,e da allora non l’avevo mai abbandonata.
I miei sette colori..il mio arcobaleno personale..


Chiusi il rubinetto della doccia e mi tirai indietro i capelli,strizzandoli.
Anna era ancora sotto le lenzuola;la osservai dallo spiraglio della porta,mentre mi asciugavo.
L’avevo incontrata la sera prima alla mostra di Magritte,presso il Palazzo di Parte Guelfa.
Aveva un vestito a fiori di stoffa leggera,tacchi alti e un bel visino,ma non fu il suo aspetto fisico a colpirmi,ma la sua espressione curiosa.
Era davanti al dipinto “Gli Amanti”,il famoso quadro che rappresenta un uomo e una donna,col viso coperto da un velo,che si baciano.
Quell’opera piaceva anche a me,così mi misi al suo fianco e la osservai per l’ennesima volta.
-”E’ triste..ma incredibilmente romantica.”- disse lei.
-”Come?”-
-”Oh,mi scusi..pensavo ad alta voce.Mi sono sempre chiesta il significato dei volti coperti.Si dice che sia un frammento di ricordo del pittore;pare che la madre fu trovata annegata in un fiume,con la testa avvolta da una camicia da notte.-”
Sorrisi.Non tutti conoscevano questo aneddoto,se non chi davvero ha una certa passione per Magritte,e la cosa mi colpì piacevolmente.
-”Magari è proprio la risposta giusta”- le risposi -”Anche se in verità,mi piace dargli anche altri significati simbolici.In fondo i significati di alcune opere,sono negli occhi di chi le osserva.”-
Cominciammo a discutere di arte e di metafore,e mi accorsi che lei era davvero una ragazza interessante.Andammo a cena e poi finimmo a casa sua e passammo la notte insieme.

Mi infilai i pantaloni,misi in tasca la mia scatola con i colori e la raggiunsi in camera proprio mentre si svegliava.
-”Ciao.”- disse stiracchiandosi.
-”Ciao a te.”-
-”Sono stata bene stanotte.”-
-”Sì,anche io.Ti preparo un caffè?”-
-”Mmm..no,ora mi alzo e faccio una spremuta.Ti fermi a colazione?”-
Aveva un tono speranzoso.Si capiva fin troppo chiaramente che desiderava che restassi con lei.Mi infilai la camicia cercando il modo più gentile per rifiutare.
-”Purtroppo sono un po’ in ritardo,devo scappare.”-
Lei mi fissò per un minuto,come se stesse aspettando che io aggiungessi qualcosa,poi visto che io continuavo a non dire niente,prese coraggio e me lo chiese.
-”Ti rivedo?”-
Passai in rassegna la mia lista di frasi di circostanza,ma non riuscivo a sceglierne una,anche perché la parte più profonda di me l’avrebbe anche rivista volentieri.
All’improvviso il mio sguardo fu attirato da una delle pareti del soggiorno;i mobili erano spostati come se fosse prossima all’essere imbiancata.Sulla superficie,un rettangolo di un metro e mezzo per due,si vedevano i segni leggeri di una matita da falegname,che avevano abbozzato una sorta di paesaggio.Si intuiva un ponte su uno specchio d’acqua e uno sfondo fatto di colline e cipressi.
-”Quello cos’è?Stai facendo un murales?”- le chiesi.
-”Veramente lo doveva fare un mio amico,ma è sparito da mesi e credo che ci rinuncerò.”-
Mentre lei mi rispondeva,io stavo immaginando la parete con il murales completato.Già vedevo i riflessi dello specchio d’acqua,il caldo colore del legno del ponte e il verde delle colline in lontananza.
-”Scusa se te lo richiedo ma..pensi che ci rivedremo?”- disse riportandomi alla realtà.
-”Sì,Anna.Credo proprio che ci rivedremo.”-



[Modificato da Mr Weiss 30/05/2009 19:51]
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La ragazza teneva Settecolori per mano e gli indicava gli alberi, i fiori e le farfalle del bosco.
Gli diceva con dolcezza che lui faceva bei disegni, ma che in quel solo bosco c'era molto di più!
Passarono il pomeriggio a passeggiare per quei viottoli e Settecolori rincorse quelle farfalle, si arrampicò su quegli alberi, e raccolse quei fiori. Li portava a Laura come un giovane Latin lover, e appena lei li prendeva lui correva via.
Tornarono a casa all'imbrunire. Laura suonò alla porta e quando la mamma di Settecolori aprì salutò il bambino e gli diede un bacino sulla guancia. Settecolori corse via come un cagnetto a cui è stato dato un biscotto che va a consumarselo in pace altrove. Era entusiasta della giornata e quel bacio era stato la ciliegina sulla torta.
Appena arrivato in camera agguantò un foglio e lo disegno febbrilmente. C'era il bosco, i fiori, le farfalle e.. draghi, folletti, unicorni.
Si affacciò poi alla finestra per vedere Laura andar via, ma ci aveva messo troppo e lei se n'era già andata. A quel punto gli parve di scorgere qualcosa in mezzo agli alberi del parco di fronte a casa, e di nuovo intravide la figura correre troppo veloce per essere un uomo tra gli alberi. Si convinse che era un folletto. Era come diceva Laura: c'erano più cose là fuori che nei suoi disegni, ma in quel momento Settecolori seppe anche che tutto c'era grazie anche ai suoi disegni.
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A CENA CON MIRIAM
Era da settimane che l’avevamo programmata,ma poi per un motivo o per un altro non c’eravamo mai andati.Ed ora eccoci lì:Io e Miriam a cena insieme.
Lei era una mia collega d’ufficio;capelli rossi e lentiggini,occhi chiari e un bel sorriso da ragazzina,graziosa e simpatica.
Avevo deciso di portarla da “Ranucci”,un ristorante sul lungomare dove si mangiava bene e si poteva godere di un ambiente tranquillo e non rumoroso.
Anche se lavoravamo negli stessi uffici da circa tre anni,non la conoscevo benissimo;sapevo solo che era single,amava i film di Almodovar (chissà perché) e aveva un debole per me che cercava di nascondere dietro i suoi sorrisini timidi.
Chiacchieravamo da una mezz’ora,quando cominciai a chiedermi perché avessi deciso di portarla a cena.Intendiamoci:Miriam era simpatica e molto estroversa,ma più passava il tempo e più mi rendevo conto che avevamo davvero pochissimo in comune.
Lei amava la montagna e io il mare,lei adorava il sushi e io lo detestavo,lei era politicamente orientata verso il centro-destra e io ero completamente distaccato dalla politica.A tratti il nostro sembrava un dialogo tra sordi,interrotto qua e là da risatine di circostanza.
Mi chiesi se anche lei stava provando la stessa sensazione di impaccio che stavo provando io.
Alla fine del secondo piatto mi inventai una scusa per allontanarmi un po’ dal tavolo.
-”Scusami,Miriam”- le dissi un po’ imbarazzato -”Mi sono ricordato che devo fare una telefonata importante.Ti spiace se mi assento un attimo?”-
-”Ma no”- fece lei -”Non c’è problema,intanto io ordino il dolce,ti va?”-
-”Sì,certo..prendo un semifreddo al limone.”-
Mi allontanai dalla sala dirigendomi verso i bagni.Mi sentivo un po’ colpevole;non era mia abitudine comportarmi in modo così poco educato,ma sentivo il bisogno di un momento di break.

Giunto nei bagni mi sentii un po’ meglio.Entrai in una cabina e espletai un bisogno fisiologico che in realtà avevo.Fu mentre svuotavo la vescica che vidi quel segno sul muro.
Sembrava lo sbaffo di un rossetto,una virgola rossa sulla parete che mi diede da pensare a una specie di onda stilizzata.



Presi il mio astuccio dalla tasca e lo aprii,felice di vedere i miei colori in fila ad attendermi.
Partendo da quel segno rossastro,cominciai ad abbozzare un inizio di paesaggio.Mentre lavoravo con i miei colori,sfumando con attenzione e seguendo l’istinto,pensavo.
Mi veniva in mente un immagine che avevo visto su un libro quando ero bambino.Un paesaggio fantasy,con un lago pieno di riflessi e,sullo sfondo un unicorno bianco.
Tratteggiavo velocemente e sfumavo con i polpastrelli,dando vita,colore su colore,ad un immagine fiabesca.
Ci impiegai una decina di minuti e,quando ebbi finito,restai per un po’ ad osservare ciò che avevo creato.Avevo riprodotto un discreto panorama di fantasia;una vallata..un castello all’orizzonte,velato da una leggera nebbia..un lago che rifletteva la vegetazione circostante..e un bellissimo unicorno bianco che si abbeverava sulla riva.
Il segno rosso ora non era più anonimo;ora era diventato una bandiera sulla torre più alta del castello.
Tornai al tavolo sentendomi estremamente rilassato.
Mangiai il dolce con Miriam,pensando alla faccia stupita di chi sarebbe entrato nella cabina del bagno.Sarebbe stato divertente se fosse la stessa persona che aveva lasciato quel segno sul muro.



[Modificato da _Francis_ 31/05/2009 16:50]
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29/05/2009 18:44
 
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Si può commentare? [SM=g1652058]
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29/05/2009 18:47
 
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Re:
merinze, 29/05/2009 18.44:

Si può commentare? [SM=g1652058]




Certo Mery! E che scriviamo a fà?
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29/05/2009 18:58
 
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Re: Re:
Mr Weiss, 29/05/2009 18.47:




Certo Mery! E che scriviamo a fà?

Per sè stessi, che domande [SM=g1652132] [SM=g1652137]




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29/05/2009 18:59
 
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mi piace, non ci capisco nulla, ma mi piace

Mi spiego: son state messe in moto varie situazioni e ancora non si capisce come si svilupperà la storia, ma questa è una nota positiva, sapere già come va a finire non invita alla lettura.

Ho letto senza guardare chi aveva scritto, e ritrovo lo spirito fantasioso di Weiss ( che mi piace anche in altri suoi racconti)e la introversione di Zak.

Attendo il seguito [SM=g1671910]
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Re: Re: Re:
SPACC THE BALLS, 29/05/2009 18.58:

Per sè stessi, che domande [SM=g1652132] [SM=g1652137]








Correggo: che postiamo a fà.

merinze, 29/05/2009 18.59:

mi piace, non ci capisco nulla, ma mi piace

Mi spiego: son state messe in moto varie situazioni e ancora non si capisce come si svilupperà la storia, ma questa è una nota positiva, sapere già come va a finire non invita alla lettura.

Ho letto senza guardare chi aveva scritto, e ritrovo lo spirito fantasioso di Weiss ( che mi piace anche in altri suoi racconti)e la introversione di Zak.

Attendo il seguito [SM=g1671910]




Beh, non lo sappiamo neanche noi come andrà a finire.
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29/05/2009 19:46
 
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[SM=g7362] Dovreste mettere un pò di tabacco in quello che fumate...
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29/05/2009 23:58
 
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Infatti..io un pò di tabacco lo metto..ma poco,sennò non si gusta bene la farcitura.. [SM=g1652027]

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30/05/2009 08:22
 
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Re:
unsorrisoamico, 29/05/2009 19.46:

[SM=g7362] Dovreste mettere un pò di tabacco in quello che fumate...




Io ad Amsterdam me ne fumai tre una dietro l'altra senza neanche un filo di tabacco. Madonna, che botta!!

E' servito: davo del visionario a tutti quelli che sostenevano che l'erba ha poteri allucinogeni. Mi dovetti ricredere. [SM=g1652050]
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30/05/2009 15:01
 
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Un giorno il papà di Settecolori gli spiegò che l'arcobaleno è formato dal rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e viola, e che da questi colori si possono ottenere tutti gli altri.
Settecolori rimase molto colpito da questa informazione, e armatosi del suo astuccio di cartone con sei colori dentro riprodusse il suo arcobaleno incompleto sul diario, sui quaderni, e su un pò tutti i fogli che gli capitarono a tiro. Il primo lo disegnò con le matite ben dritte sul foglio, ma quelle sei righe non lo appagarono, così iniziò a disegnarli con la punta di costa, e quelle larghe strisce di colore tenue gli piaquero molto di più.

Era molto soddisfatto dei sui arcobaleni a sei colori, e lo divertiva tantissimo scherzare col papà. Gli indicava i suoi disegni e gli diceva ridendo a crepapelle: lo vedi? Ne ha solo sei di colori l'arcobaleno!

La comicità fanciullesca non sempre viene intesa dagli adulti, e il papà di Settecolori pensò di aver privato il figlio di qualcosa. Non gli andava che venissero sovvertite le regole della natura perchè lui a suo figlia aveva preso la confezione da sei colori. In qualche maniera trovò l'indaco sfuso e lo diede al figlio. Si sentì così sollevato del fatto che ora il piccolino potesse fare degli arcobaleni a modo che non si accorse neppure che gli arcobaleni di Settecolori di colori ne continuavano ad avere sei. A settecolori piacevan così.
[Modificato da Mr Weiss 30/05/2009 22:47]
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30/05/2009 22:48
 
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Perdonate se rimettiamo mano a cose già postate, ma è un'opera viva e.. si muove!
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31/05/2009 02:05
 
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MURALES

Spesso gli artisti che lavorano con le matite,usano uno strumento cilindrico con la punta conica che si chiama “sfumino”.Di solito è fatto di carta porosa e viene utilizzato,come suggerisce il nome,per sfumare i colori sulle superfici cartacee.E’ uno strumento pratico e molto rapido per creare passaggi di tonalità di buona qualità.Molti lo usano..ma io no.
Non uso lo sfumino,un po’ perché non mi considero un artista nel senso letterale del termine,e un po’ perché mi toglierebbe una parte del piacere che provo usando i polpastrelli.
Oltre allo sfumino,esistono diversi modi di sfumare i colori con le matite:
1)si può inclinare la matita e utilizzare il fianco della punta variando la pressione sulla superficie.
2)Si può utilizzare un tampone di cotone imbevuto leggermente d’acqua.
3)In alternativa si può grattare con un temperamatite,o una qualsiasi lama,la punta della matita ed ottenere una sottile polvere da sfumare con i polpastrelli.
Quando lavoro sulla carta o su piccole superfici,utilizzo il primo metodo (che è poi è quello che preferisco di più),ma quando lavoro su grandi spazi,preferisco utilizzare il metodo 3...Adoro la sensazione della grafite sotto le dita.

Il rettangolo di parete a casa di Anna era un’ampia superficie,per questo motivo avevo dosato con cura l’utilizzo dei miei colori.
Avevo lavorato con leggerezza sul ponte,lo specchio d’acqua e lo sfondo collinoso,mantenendo le tonalità molto leggere in attesa della fase definitiva.
Mentre ero intento a grattare un po’ di grafite arancione e nera,per dettagliare meglio il ponte al centro del murales,Anna si inginocchiò dietro di me carezzandomi le spalle nude.
-”Ti piace proprio,eh?”- mi chiede dopo avermi baciato sul collo.
-”Mi diverte.”-
In realtà era qualcosa di più di un semplice divertimento.Era una sorta di bisogno ancestrale,una passione profonda che fa parte di me fin da quando ero bambino.
Non ho mai frequentato una scuola di disegno e neppure frequentato corsi,ma nonostante questo ho una buona manualità.Tuttavia,benchè la fase iniziale del disegno mi piaccia,è colorare la mia vera passione,il mio vero Nirvana.
-”Sembri piuttosto esperto.”- disse Anna scivolandomi affianco.
-”Diciamo che ho imparato qualche tecnica.”-
Mescolai la polvere nera con quella arancione,la raccolsi e cominciai a passarla sull’immagine del ponte,tirandola con il pollice.Stavo dando vita alle luci e alle ombre che gli avrebbero dato un effetto tridimensionale,e la cosa mi dava una bella sensazione.
Anna mi osservava affascinata e curiosa.
Andai avanti per circa un’ora,grattando polveri di grafite dalle punte delle mie matite,mescolandole e sfumandole sulla parete con le dita.
Lentamente quel paesaggio stava prendendo vita propria;il ponte acquisiva sempre più la consistenza del legno e si rifletteva nello specchio d’acqua sottostante che sembrava tremolante,come increspato da leggera brezza.Le colline sullo sfondo sembravano ammantate da una sottile bruma mattiniera e il cielo era variegato da nuvole sottili.
Terminai il lavoro dando un ultimo colpo di pollice per sfumare un ultimo riflesso nell’acqua.
Mi voltai verso Anna e la vidi guardare la parete a bocca aperta.
-”Mio Dio.”- disse in un sussurro -”E’..bellissimo!”-
-”Sì,non è venuto male.Domani dovrai dargli una spruzzata di spray fissante,altrimenti si rovinerà.Se vuoi te lo procuro io.”-
Andai in bagno per darmi una sciacquata alle mani,lasciando Anna a rimirare il mio murales.
-”Sembravi in trance.”- mi disse.
-”Come?”-
-”Sembravi totalmente concentrato nel tuo lavoro..non hai parlato per un’ora.”-
-”Scusami..A volte mi capita.Comunque ti piace?”-
-”Certo che mi piace!E’ stupendo!”- disse lei abbracciandomi con forza.
Guardai il murales.L’avevo avuto per troppo tempo sotto gli occhi per poterlo giudicare con obbiettività,ma mi sembrava un buon lavoro..abbastanza soddisfacente.
-”Sei stanco?Festeggiamo la tua opera?”- disse Anna con tono malizioso.
-”Non sono stanco.”-
Fissai dolcemente i suoi occhi scuri,la baciai profondamente,carezzandole i capelli,poi la presi in braccio e la portai in camera da letto.C’era ancora un po’ di notte da poter vivere.

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31/05/2009 14:44
 
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La matita indaco Settecolori la teneva infilata nella cinta di corda, perchè in tasca lo pungeva, e nell'astuccio insieme alla altre sei non ci stava.
La usava raramente, e mentre le altre si accorciavano e venivano cambiate spesso quella rimaneva poco più corta là infilata nella cinta, però Settecolori la portava sempre perchè al di là dello scherzo sapeva che i colori dell'arcobaleno erano sette, e sette colori doveva aver con se.
Arcolbaleno: era un esercizio di dizione per lui dire quella parola, che gli faceva un pò fatica, eppure gli suonava così bene. Avrebbe voluto vederne uno ogni volta che riusciva a pronunciarla correttamente, e in maniera abbastanza filante.

Una volta ci fu un tremendo acquazzone mentre i bambini giocavano in cortile. Si rifugiarono tutti nella palestra, compreso Settecolori, ma quando risbucò il Sole intravide l'agognato arcobaleno dalla finestra e corse fuori ad ammirarlo. Venne raggiunto da due bulletti che iniziarono a spintonarlo e canzonarlo. Settecolori non riuscì a godersi l'arcobaleno e ci rimase molto male.
Lasciato solo dai due prepotenti che rientraronò ridendo nella palestra si mise le mani in tasca e a testa bassa riprese anche lui la via della palestra.
Ora credetemi se vi dico che Settecolori non si potesse definire un bambino vioento o rancoroso, ma rientrando fu sopraffatto dalla rabbia, sicchè estrasse l'indaco dalla cintura, lo impugnò come un coltello, raggiunse le due teppe, e fece giustizia.
Ora, da che Mondo è Mondo sappiamo tutti che per rimettere un bulletto al suo posto basta uno spintone, sicchè per il nostro piccolo amico si profilò il reato di eccesso di legittima difesa che gli valse un giorno di sospensione, Settecolori però non ci rimase troppo male perchè in fondo era sempre un giorno di vacanza, e poi aveva scoperto l'uso del sesto coloro dell'arcobaleno.
[Modificato da Mr Weiss 05/06/2009 11:08]
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Re:
Mr Weiss, 30/05/2009 22.48:

Perdonate se rimettiamo mano a cose già postate, ma è un'opera viva e.. si muove!





Allora bisogna stare attenti che non vada a finire su altri forum [SM=g7483]
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MORGANA

Una domenica al mese mi reco a Pontassieve,a trovare la mia nipotina,Morgana.
Lei è la figlia di mia sorella Lisa,ha 6 anni ed è curiosa,iperattiva come tutti i bambini di quell’età e ha un faccino al quale non riesco mai a dir di no.
Lisa era sposata con Hans,un simpaticissimo bancario originario di Berlino con cui abitava in un cascinale immerso tra le colline,in un posto meraviglioso e rilassante.Andare a trovarli era un appuntamento al quale non sarei mai mancato.
Appena scesi dalla macchina,Morgana mi corse incontro e mi saltò in braccio,come faceva tutte le volte che la andavo a trovare.
-”Ciao,zioooooo!”-
-”Ciao,piccolina!Di quanti centimetri sei cresciuta dall’ultima volta?”-
-”Tantissimissimi.Tra un po’ diventerò più gigante di te.”-
-”Arrivi giusto in tempo”- disse mia sorella uscendo sul patio seguita da Hans -”Tra poco si mangia.Morgana vai a lavarti le manine,da brava.”-
La piccola saltò giù e corse verso il bagno,agitando allegramente i suoi riccioli lunghi e neri.
-”Come stai?”- disse Hans con quell’accento tedesco che non aveva mai perso nonostante vivesse in Italia da 8 anni.
-”Tutto bene.Il lavoro mi impegna un po’,ma nonostante tutto non mi lamento.E tu?”-
-”Bene.Io sono in vacanza per prossimi tre mesi.Vieni,Lisa ha fatto bruschette con salsa toscana che ti piacciono tanto.”-
Mangiammo all’aria aperta nel vasto cortile di fronte a casa.Il panorama mi lasciava sempre senza fiato;non c’era un’abitazione nel raggio di chilometri e la nostra cascina era circondata dalle colline sinuose e immersa nella vegetazione.
Parlammo serenamente del più e del meno,godendoci il pomeriggio di sole,poi dopo il caffè,Morgana mi prese per mano e mi fece uno sguardo tutto eccitato.
-”Zio,vuoi vedere il mio disegno?”-
-”Ma certo che sì,piccola.Non vedo l’ora.”-
Corse dentro casa tutta contenta e poi tornò sorridente portando con se un foglio di carta.
Aveva disegnato un arcobaleno.Sorrisi osservando le linee larghe e curve di colore che attraversavano il foglio da un’estremità all’altra.In basso aveva scritto il suo nome usando per ogni lettera un colore differente.
Mi venne in mente che anche io,quando avevo circa la sua età,adoravo disegnare gli arcobaleni.Ripensai al curioso fatto che i miei avevano sei colori invece di sette.Penso che fosse dovuto al fatto che difficilmente si trovava l’indaco tra i colori standard,ma in fondo non avevo mai amato particolarmente quello che consideravo una specie di viola stinto.
-”Ti piace,zio?”- mi chiese Morgana.
-”E’ bellissimo,piccolina.Sei davvero stata bravissima.”-
Lei in risposta mi fece un sorriso luminoso che mi scaldò letteralmente il cuore.

Dopo il suo sonnellino pomeridiano,portai Morgana a fare una passeggiata tra i boschi che circondavano la cascina.Correva davanti a me,indicandomi il sentiero e le deviazioni come una piccola guida turistica.
-”Zio?”- mi disse ad un certo punto -”Ma tu ci credi ai folletti?”-
-”I folletti,eh?Come mai me lo chiedi?”-
-”Io mi sa che ne ho visto uno.”- mi disse a bassa voce come se qualcuno la potesse sentire.
-”Davvero?”-
-”Cioè visto visto,proprio no.”- rispose seria -”Ma un giorno mi è sembrato di sentire una musica e quando mi sono girata per vedere da dove veniva,ho visto qualcosa che si muoveva dietro agli alberi.Io credo che era un folletto.”-
Ebbi un ricordo vivido di Laura,la ragazza che conobbi quando ero bambino e che mi portava a passeggiare per i boschi,proprio come facevo io con Morgana.
Ricordo quando mi diceva che in un bosco non c’erano solo fiori,alberi e farfalle,ma che c’era qualcosa di più.Non sapevo se si riferisse proprio a gnomi,fate e folletti,ma mi piaceva un sacco crederlo.
-”Sai,Morgana?Ora ti dico un segreto”- le sussurrai -”Io ci credo ai folletti,anche se è difficilissimo vederli.Fanno parte del bosco come le piante,i fiori e gli animali,e può darsi che quello che hai visto fosse proprio uno di loro.Sei stata fortunata.”-
-”Però non diciamolo a nessuno,zio..altrimenti tutti i bambini verranno qui per vederlo e magari lui si spaventa.”
Le sorrisi con sguardo complice prendendola per mano.

Quella sera,mentre tornavo a Firenze,ripensai a quella giornata passata con Morgana.Era stata serena e rilassante e mi aveva fatto tornare in mente frammenti del mio passato.Erano ricordi a cui non pensavo da tempo,ma li avevo trovati piacevoli.
Tornavo verso casa con il cuore leggero e un sorriso stampato sul viso.


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"Vivo tra lo Stato Sovrano della Realtà e la Repubblica Popolare del Sogno..."



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02/06/2009 17:34
 
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Settecolori diede di scherma con la matita ancora per qualche tempo, ma si stancò presto (a lui piaceva vere amici. I nemici non gli interessavano). Ora però doveva trovare la maniera di usare quello strano colore. Fece quello che fanno molti bambini: disegnò sul muro. Gli piaceva la resa dell’indaco lì. Prima che la mamma di Settecolori se ne accorgesse entrando nella sua cameretta tre giorni dopo aveva fatto in tempo a ‘colorare’ un paio di metri quadrati buoni. La mamma non ne fu contenta, il babbo rimbiancò .
Settecolori ci rimase un po’ male per aver contrariato i genitori. Del disegno non gli importava molto, e poi Laura gli aveva spiegato che a un signore di nome Leonardo Da Vinci, che aveva fatto un disegno sul muro proprio come lui ma molto più grande, era capitata la stessa cosa.
Non si perse d’animo, chiese il permesso di attaccare i disegni con le puntine al muro, gli venne accordato. Mise un sacco di fogli per terra a formarne uno solo e iniziò l’opera. Una volta conclusa appese i fogli al muro ricoprendolo. Di Settecolori non si può dire che fosse un tipo preciso, sicché i fogli non furono messi perfettamente accoppiati, ma bisogna dire che l’effetto ne guadagnava perfino. Andò subito a chiamare i genitori per mostrargli ‘l’opera’. I due entrarono nella cameretta e rimasero fermi lì, muti e inespressivi, a guardare il disegno. Settecolori temette di aver sbagliato: forse quando gli avevano dato il permesso di attaccare i disegni non intendevano così tanti, ma i due lo sollevarono abbracciandolo forte tra loro.
Settecolori se ne stette lì come un salsicciotto in un panino caldo, e seppe in quel momento di essere un bambino felice.
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03/06/2009 09:29
 
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Mr Weiss, 02/06/2009 17.34:

ma i due lo sollevarono abbracciandolo forte tra loro.
Settecolori se ne stette lì come un salsicciotto in un panino caldo, e seppe in quel momento di essere un bambino felice.



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