Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Settecolori

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2009 23:48
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SENSAZIONI...


Che cosa provo quando disegno e coloro?
Per qualcuno è una semplice attività manuale,piacevole e rilassante sicuramente,ma pur sempre meccanica.Per me è differente..è qualcosa di diverso.
Adoro il profumo del legno laccato delle matite,ruvido e duro,che racchiude al suo interno un’anima di grafite colorata.Mi piace rigirare le matite tra le dita,piegarle,usarle di taglio,grattarne la punta per ottenerne polvere.Le trovo strumenti fantastici che possono dar vita a qualsiasi cosa.
A volte l’idea si sviluppa secondo un pensiero;amo il genere fantasy e spesso mi ispiro a quel tipo di soggetto.Fin da bambino ero affascinato da gnomi,fate e draghi,quei contesti fiabeschi leggeri ma ricchi di particolari.Trasporto sulla carta quel mondo incantato,lo colmo di bellezze naturali e di cieli dai colori vivaci,lo adorno di immagini mitologiche,di castelli dalle alti torri e col ponte levatoio,di cavalieri,maghi e principesse.
Altre volte i disegni nascono dal nulla;basta una macchia dalla forma strana o un segno che può essere trasformato in qualsiasi cosa.In quel caso non penso a niente di particolare,ma lascio che l’istinto e la fantasia si liberino e corrano sul foglio bianco riempiendolo lentamente.
In entrambi i casi la soddisfazione e il godimento che provo mi riempiono di una sensazione di assoluta serenità che dura a lungo.
E mescolare i colori..creare quelle sfumature improbabili,fondere i verdi con i blu,i rossi con i gialli,vedere colori differenti che si fondono creando una perfetta armonia.
Sento fisicamente un piacere incredibile quando,usando le matite di taglio,vedo il colore passare da tonalità chiare a tonalità scure per effetto della pressione che esercito sulla punta.
O quando trascino la polvere di grafite viola con le dita,sciogliendola con il verde,in un abbraccio cromatico dall’effetto inusuale e vivido.
Le matite sono mie amiche,mie compagne,mie amanti..e ciò che formano sulla carta sono discussioni,racconti,amplessi silenziosi ma estremamente profondi.Sono dialoghi fantasiosi ma colmi di significati a volte onirici a volte reali.
Quando lavoro sulle nuvole poi..trovo incredibilmente rilassante sfumarne i contorni,giocare con luci e ombre,cercando di renderne al massimo la loro soffice ed eterea massa,facendo sì che appaiano tanto reali da venir fuori dal foglio.
Anche disegnare i cavalli mi riempie di soddisfazione;trovo bellissimo “scolpire” con le mie matite la loro massa nobile e potente,sfumare le variazioni di colore che accarezzano i loro fasci muscolari,rendendoli pieni di vita e di maestosa energia.
Come dicevo,disegnare e colorare per me è qualcosa di più di un vezzo..molto più di un semplice hobby.A volte penso che sia qualcosa di simile ad una valvola di sfogo,ma in fondo credo che sia anche più di questo.
A volte è un piacere che riservo per i miei momenti di tranquillità..altre volte è come un impulso al quale non posso resistere e che mi spinge a tirare fuori la mia scatola di colori e sfogare la voglia di creare qualcosa.
A volte è un lavoro breve ma intenso,che svolgo in maniera rapida ma attenta..altre volte ci passo delle ore,soffermandomi sui dettagli e ripassando varie volte sui segni e le sfumature in cerca del massimo risultato visivo.
A volte sono estremamente lucido e concreto,lavorando con minuzia..altre volte lascio la mente libera di spaziare e lascio che l’istinto prenda il totale controllo.
Ma che sia breve o lungo,lucido o istintivo,assaporo sempre e comunque ogni istante dei momenti in cui i colori sono l’unica cosa che conta.Mi nutro di quella sensazione che mi abbraccia,ne divoro instancabile ogni momento e alla fine mi sento bene.
Non so se la mia passione per i colori sia davvero assimilabile ad una valvola di sfogo.
Quello che so è che non posso farne a meno.





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Re: SENSAZIONI...
ZAK007., 11/06/2009 23.30:




Le matite sono mie amiche,mie compagne,mie amanti..e ciò che formano sulla carta sono discussioni,racconti,amplessi silenziosi ma estremamente profondi.Sono dialoghi fantasiosi ma colmi di significati a volte onirici a volte reali.







è l'espressione giusta di quando si crea o comunque si recepisce arte. è come se si avesse un orgasmo artistico, il cui nome scientifico mi sfugge.
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..astrazione sensoriale?..Estasi grafica?..Illuminazione?..
Comunque sia,è una sensazione rara e assai preziosa.. [SM=g7349]

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ultimamente l'ho provato con L'Iperione di Holderlin, con le musiche di Caijkovskij e Dukas.
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Di questo libro ne ho udito parlare..
E' quello che parla metaforicamente del viaggio attraverso la propria coscienza?..Non mi dir nulla..prima o poi troverò il tempo per leggerlo.. [SM=g1652027]

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12/06/2009 15:33
 
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Non si puo' sintetizzare Iperione, sarebbe un oltraggio. Ma c'entra il viaggio. Ti dico solo che quando l'ho letto sembrava che parlasse di me, della mia vita, delle mie poesie, dei miei pensieri. E' come se stessi leggendo me stessa.
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Ah,sì?!?..
INTRIGHEVOLE!.. [SM=g7346]

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14/06/2009 19:51
 
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Settecolori partecipò con gli altri bambini alla costruzione del castello di sabbia, e lo fecero veramente gigantesco. Torri fatte con secchielli a non finire, merli rifiniti da palette come se piovessero. Le bandierine degli aperitivi dei papà ad adornare il tutto. Fecero anche il fossato e ci misero perfino i coccodrilli (di gomma di Leo). Mancava solo un nemico, ci pensò Settecolori: andò a prendere tute le sue matite, le infilò nella sabbia una accanto all’altra, ed ebbe fatto il fortino dei cowboy. Le due fortificazioni vennero popolate con tutti i soldatini che si avevano a disposizione, senza andar troppo per il sottile, sicché c’erano i cowboy, gli indiani, i cavalieri medievali, quelli dello zodiaco, un paio di puffi, Goldrake, e pure Picaciù! tutti in varie grandezze e materiali. Non era un problema, la guerra ebbe inizio. Il castello si dimostrò immenso, ma instabile. Il fortino si dimostrò molto più caparbio. Detto ciò stabilire chi avesse vinto e chi tra i ‘guerrieri’ appartenesse all’uno o all’altro non fu facile stabilirlo (tant’è vero che non riuscirono).
Tornato a casa Settecolori si riscoprì rosso come un peperone. Venne unto con vari unguenti e subito dopo cena prese la via del letto, ma le scottature sulle spalle non lo facevano dormire.
Si girava e rigirava nel letto, ma sudava e basta. Si alzò, e la cosa gli parve strana, perché in vita sua non si era mai alzo da letto di notte, se non per andare in bagno. Non sapeva cosa fare lì in piedi nella stanza buia. Tutto quel silenzio lo faceva sentire sospeso. Si mise alla sua scrivania, accese la lampada, e si mise a disegnare. Disegnò il castello e il fortino, e più o meno tutti i personaggi che avevano battagliato tra le sue mani quel pomeriggio, ma ci mise anche un immenso drago che sovrastava tutto. Disegnava ma si sentiva gli occhi pesanti, e si addormentò sul foglio. Si addormentò e si ritrovò nel disegno. Sarà stata la febbre per tutto quel Sole, ma nel sogno tutti ce l’avevano con lui. Fu inseguito prima da un cavaliere, poi da un indiano, e infine dal drago che lui stesso aveva disegnato. Alla fine gli venne in mente che il drago lui lo aveva disegnato dalla sua parte, e questo, come se se lo fosse ricordato lui stesso, abbandonò l’inseguimento e spazzò via tutti i nemici.
Settecolori si risvegliò in quel momento aprendo gli occhi proprio sul drago. Si alzò e fece i tre passi che lo dividevano dal letto voltandosi due volte. Si sedette sul letto, prese l’astuccio con le sue matite, lo infilò sotto il cuscino, si infilò sotto il lenzuolo, e dormì.
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15/06/2009 10:30
 
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Re:
Mr Weiss, 14/06/2009 19.51:

Settecolori partecipò con gli altri bambini alla costruzione del castello di sabbia, e lo fecero veramente gigantesco. Torri fatte con secchielli a non finire, merli rifiniti da palette come se piovessero. Le bandierine degli aperitivi dei papà ad adornare il tutto. Fecero anche il fossato e ci misero perfino i coccodrilli (di gomma di Leo). Mancava solo un nemico, ci pensò Settecolori: andò a prendere tute le sue matite, le infilò nella sabbia una accanto all’altra, ed ebbe fatto il fortino dei cowboy. Le due fortificazioni vennero popolate con tutti i soldatini che si avevano a disposizione, senza andar troppo per il sottile, sicché c’erano i cowboy, gli indiani, i cavalieri medievali, quelli dello zodiaco, un paio di puffi, Goldrake, e pure Picaciù! tutti in varie grandezze e materiali. Non era un problema, la guerra ebbe inizio. Il castello si dimostrò immenso, ma instabile. Il fortino si dimostrò molto più caparbio. Detto ciò stabilire chi avesse vinto e chi tra i ‘guerrieri’ appartenesse all’uno o all’altro non fu facile stabilirlo (tant’è vero che non riuscirono).
Tornato a casa Settecolori si riscoprì rosso come un peperone. Venne unto con vari unguenti e subito dopo cena prese la via del letto, ma le scottature sulle spalle non lo facevano dormire.
Si girava e rigirava nel letto, ma sudava e basta. Si alzò, e la cosa gli parve strana, perché in vita sua non si era mai alzo da letto di notte, se non per andare in bagno. Non sapeva cosa fare lì in piedi nella stanza buia. Tutto quel silenzio lo faceva sentire sospeso. Si mise alla sua scrivania, accese la lampada, e si mise a disegnare. Disegnò il castello e il fortino, e più o meno tutti i personaggi che avevano battagliato tra le sue mani quel pomeriggio, ma ci mise anche un immenso drago che sovrastava tutto. Disegnava ma si sentiva gli occhi pesanti, e si addormentò sul foglio. Si addormentò e si ritrovò nel disegno. Sarà stata la febbre per tutto quel Sole, ma nel sogno tutti ce l’avevano con lui. Fu inseguito prima da un cavaliere, poi da un indiano, e infine dal drago che lui stesso aveva disegnato. Alla fine gli venne in mente che il drago lui lo aveva disegnato dalla sua parte, e questo, come se se lo fosse ricordato lui stesso, abbandonò l’inseguimento e spazzò via tutti i nemici.
Settecolori si risvegliò in quel momento aprendo gli occhi proprio sul drago. Si alzò e fece i tre passi che lo dividevano dal letto voltandosi due volte. Si sedette sul letto, prese l’astuccio con le sue matite, lo infilò sotto il cuscino, si infilò sotto il lenzuolo, e dormì.




[SM=g1671901]

continuate continuate, mi piace tanto questo Settecolori
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18/06/2009 15:59
 
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Zakkuccio caro, e allora? Lo aggiorniamo 'sto post? Amplessi ed orgasmi e poi mi lasci a secco? [SM=g7362]
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RIUNIONE IN UFFICIO

I lunedì mattina di inizio mese sono il giorno che vorrei non venisse mai.
La società per la quale lavoro organizza riunioni cicliche per verificare l’andamento produttivo dei vari reparti e la risoluzione di eventuali problemi.
La prima immagine che visualizzo appena mi sveglio,sono due enormi testicoli gonfi e prossimi all’esplosione;ovviamente sono i miei,al solo pensiero delle tre ore di chiacchiere e direttive che mi aspettano in ufficio.

Approfittando del fatto che il tavolo è molto lungo,con circa venti persone per lato,prendo posto in fondo e tirando leggermente indietro la sedia godo di una utilissima semi-invisibilità.
Ciò mi permette di estraniarmi dalla noia delle chiacchiere e di dedicarmi al mio piacere.
Spesso passo quel tempo a fare caricature dei miei colleghi di lavoro e del capo;il massimo dirigente ha un gozzo flaccido e appesantito che assomiglia moltissimo al bargiglio di un gallo,ma ovviamente più sviluppato.Mentre i colleghi fanno la loro relazione,io mi diverto a rappresentarlo come la famosa maschera carnevalesca bergamasca:el giupì trigòss (il gioppino con tre gozzi).Tratteggio sul foglio di carta il tavolo al quale siamo seduti durante la riunione,mettendo il gioppino a capo tavola e rappresentando gli altri membri con facce da animale;alcuni hanno il viso da topo (come il Pizzi,il capo-archivio),altri hanno il viso da maiale,altri da pecora e altri da serpente.Io il più delle volte mi rappresento con il viso da lupo o da orso,perché sono animali che mi piacciono e in fondo mi sento un po’ così.
Inutile dire che il lavoro che faccio non soddisfa per niente il mio ego ma solo il conto in banca e,a sentir tutti,dovrei esserne comunque contento.Sarà pur vero,ma la voglia di cambiar lavoro si affaccia alla finestra dei miei pensieri fin troppo spesso.

Quel lunedì mattina l’argomento principale è la gestione clienti.Il responsabile,il Menguzzi,sparerà scuse e chiarimenti per almeno una mezz’ora,perciò giro il foglio dell’ordine del giorno e comincio a disegnare sul retro bianco.
Stanco di rappresentare riunioni animalesche,gestite dal gioppino con tre gozzi,decido di lasciarmi andare e cambiare soggetto.
Non potendo usare le mie matite,mi accontento di darmi da fare con la matita grigia che l’azienda mette generosamente a disposizione dei suoi dipendenti,fingendo di prendere appunti.
Mentre il Menguzzi comincia la sua relazione,io comincio a tratteggiare una figura di donna.Lentamente prende forma..è di tre quarti,con le braccia aperte e i capelli lunghi e scuri.
La vesto di un abito leggero,accarezzato dalla brezza,con ampie e svolazzanti frange di tessuto.Aggiungo sulle sue spalle due enormi ali da farfalla,divertendomi ad abbellirle con strani disegni e ghirigori.Sfumo le luci e le ombre donandole così una tridimensionalità suggestiva e il risultato finale è una fata eterea e bellissima.
Mi soffermo a osservare il viso di quella donna e ho la strana sensazione che mi sia famigliare.E’ probabile che io abbia inconsciamente preso spunto da una persona che conosco per tratteggiare quei lineamenti,ma sul momento non riesco a focalizzare chi sia.
Mentre sto cercando la risposta al mio quesito,il direttore chiama il mio nome;è arrivato il mio turno.
Il reparto tecnico che supervisiono è uno di quelli che funzionano al meglio,perciò relaziono brevemente dell’aumento di produzione (un discorso che ormai faccio a memoria perché è sempre lo stesso) e poi cedo la parola al collega dopo di me.I cinque minuti di banalità sono passati nelle tre ore di riunione tormentosa.
Passo il resto del tempo continuando a guardare il viso di quella fata,convincendomi sempre di più che quell’espressione l’ho già vista da qualche parte.Non è un volto noto,un attrice del cinema..dev’essere qualcuna che ho visto o che conosco,ma continuo a non riuscire a stabilire chi sia.
Alla fine della riunione l’aria torna respirabile,la tortura è finita e tutti si alzano.Osservo quel viso di donna ancora per un istante,poi piego il foglio e me lo infilo in tasca.

Durante il tragitto verso casa,mi godo la fine della giornata ascoltando musica e rilassandomi.Ogni tanto,però,la domanda fa capolino tra i miei pensieri:”Io ti ho già visto,piccola fata..ti conosco..chi sei?”
Prima di addormentarmi do un ultima occhiata al disegno.La fata.. spero di sognarla.



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21/06/2009 00:10
 
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E per Settecolori arrivò il momento di andare alle medie. Una grande classe di ventotto bambini. C’erano bambini di ogni tipo, ribelli, tranquilli, intelligenti, sciocchi, recalcitranti, e così via, e poi c’era Settecolori, sempre con l’astuccio pieno di matite, e la testa piena di disegni.
I risultati scolastici di Settecolori erano senza lode e senza infamia. Non parlava ne faceva confusione durante le lezioni, disegnava. Non era l’unico in quella classe a farlo, c’era un altro bambino che con postura retta e sguardo attento al foglio tracciava immagini. Nessuno dei due badava all’altro, per dirla tutta quando disegnavano non badavano a nessuno, ma si insinuò tra loro un ragazzino in odore di carriera politica che provò a seminare il frutto della discordia. Andava da Settecolori e gli diceva –Guarda Penna Dritta lì, tutto composto che sembra un soldatino di mio fratello..- e poi andava da Penna Dritta e gli diceva –Guarda quel Settecolori, che disegna tutto strabaccato sul banco che pare il gobbo di Notre Dame - .
Per Settecolori erano tutti amici e non dava seguito a ste cose, ma Penna Dritta di amici non ne aveva, e volle un chiarimento. Lo aspettò fuori dalla scuola per parlare, e quando si furono chiariti ebbe un amico anche lui. Divennero inseparabili, e si misero anche nel banco assieme. Questo però ebbe i suoi svantaggi perché durante le lezioni l’uno accanto all’altro a disegnare saltavano più all’occhio. Poco male, Settecolori andava comunque benino, e Penna Dritta era il primo della classe.
Si vedevano sempre anche dopo scuola, e quando arrivò il carnevale Penna Dritta si vestì da Cow boy e Settecolori da bandito messicano con la cintura delle cartucce a tracollo. Al posto delle cartucce entrambi misero le matite, e finito il carnevale dimisero i costumi ma non i cinturoni. Giravano con i loro cinturoni carichi a matite per tutta la città, un filo troppo grandi per un’eccentricità del genere, ma ancora abbastanza piccoli per perdonargliela.
Arrivò l’estate, e c’erano dei pomeriggi di domenica dove le vie sembravano un set di un western, deserte ed assolate. Ci si aspettava da un momento all’altro di vedere le balla di fieno rotolare in qualche piazza. I due con i loro cinturoni si sentivano nel loro. Le periferie di cemento diventarono il loro campo di giochi, o meglio diventarono il loro enorme foglio. Disegnavano su ogni muro, e più era grigio e più erano colorati i loro disegni. Settecolori disegnava come sempre con la punta ‘sdraiata’ che dava un bell’effetto, Penna Dritta con la matita verticale aveva qualche difficoltà in più ottenendo un tratto tremolante sul cemento, però poteva sempre contare su una discreta tecnica.
Erano piccoli disegni sparsi per muri enormi, da lontano neanche si vedevano, ma un giorno vennero sorpresi dall’autorità costituita. Videro arrivare la macchina dei carabinieri mentre erano intenti a fare un disegno in società. A Settecolori sarebbe toccato il cielo, il mare, e l’isoletta con la palma, a Penna Dritta la coppia sull’isola e la scimmia sull’albero. I due militari scesero dalla macchina e gli chiesero cosa stessero facendo. I due risposero, ma si trattava di una domanda retorica. Furono caricati sulla gazzella e portati in caserma. Furono lasciati in una saletta a guardarsi intorno. Non si può dire che i due ragazzini fossero spaventati, ma certo non sapevano cosa li aspettasse. Vennero fatti entrare in un ufficietto dove un maresciallo grasso cercava un po’ di refrigerio davanti a un ventilatore, e assistettero muti alla loro descrizione nei panni di due giovani writers scatenati. Questo li mise in leggera difficoltà: loro non sapevano cosa fossero i writers! Il maresciallo chiese ai militi di mostrargli le bombolette sequestrate. Non c’erano bombolette, c’erano solo matite. Per la prima volta guardò i ragazzini. Guardo i militi, riguardò i ragazzini. Uno aveva un cinturone a tracollo e l’altro lo aveva ben stretto in vita. Nei cinturoni c’erano infilate delle matite. Si alzò puntellandosi con entrambe le braccia dalla sedia.
-Portatemi sul posto-
La gazzella fece la strada a ritroso, il maresciallo scese ed esaminò i disegni, poi esaminò i ragazzini, poi esaminò i due carabinieri.
-Andate a casa-
Fu come lo sparo per il centometrista: Settecolori e Penna Dritta partirono di corsa e si fecero tutta la salita senza fermarsi. Arrivarono in cima che ancora sentivano il maresciallo urlare.
– E gli han preso pure i documenti sti piezze e merd.. salite in macchina che vi riporto in caserma a calci in culo.. Fermare duje guagliuncelli..-
La gazzella e i tre militari erano ormai piccoli piccoli, circondati da palazzi grigi sotto un tramonto rosso. I due amici ancora col fiatone si guardarono negli occhi e seppero cosa fare: andare a casa, prendersi un strigliata per il ritardo omettendo il perché, infilarsi in camera e disegnare quello spettacolo!
[Modificato da Mr Weiss 22/06/2009 10:09]
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Ho trovato questa immagine ed ho pensato a voi e al vostro racconto [SM=g7444]
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..Grazie,Meri.. [SM=g7479]

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22/06/2009 09:20
 
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Mr Weiss, 21/06/2009 0.10:

– E gli han preso pure i documenti sti pezzi e merda.. salite in macchina che vi riporto in caserma a calci in culo.. Fermare due uaglioncelli..-




sti piezze e merd
Fermare duje guagliuncielli
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Re:
@Mimmi the Maneater@, 22/06/2009 9.20:




sti piezze e merd
Fermare duje guagliuncielli




Provvedo alla correzione. Grazie. [SM=g7346]
[Modificato da Mr Weiss 22/06/2009 10:00]
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Re: Re:
Mr Weiss, 22/06/2009 9.59:




Provvedo alla correzione. Grazie. [SM=g7346]




guagliuncelli non guagliuncielli, scusa
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Re: Re: Re:
@Mimmi the Maneater@, 22/06/2009 10.03:




guagliuncelli non guagliuncielli, scusa




Sti consulenti linguistici da poco.. [SM=g7361]
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Re: Re: Re: Re:
Mr Weiss, 22/06/2009 10.10:




Sti consulenti linguistici da poco.. [SM=g7361]




ma vattene a fanculo!
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