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Il Foro di Settecolori

ANDREA PAZIENZA

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    00 04/07/2009 23:39
    Omaggio ad un Genio...

    PREMESSA:

    Parlare di Andrea Pazienza per me è parlare di un mito..una divinità..una leggenda..
    Questo per due motivi:primo..purtroppo Andrea non è più fisicamente tra noi.
    Secondo..la sua Arte..il suo Genio..la sua Monumentale Forza Espressiva e Comunicativa non ha eguali..è stata,resta e sarà sempre qualcosa di insuperabile e mai più riproponibile.
    Andrea è stato specchio del tempo in cui è vissuto..un uomo che è stato attraversato da emozioni,fantasie e realtà,e che ha saputo esprimerle e comunicarle con forza attraverso il disegno,la pittura e la parola..
    Su di lui sono state spese moltissime parole..gran parte,purtroppo,sono state postume..
    Coloro che lo hanno conosciuto di persona hanno raccontato di una persona speciale,con una vitalità devastante e con una profondità d’animo altrettanto indescrivibile.
    Ne hanno narrato la fragilità e la forza..l’introversione e l’estro..la timidezza e la sfacciataggine..tutte cose vere e riconoscibili in tanti dei suoi lavori.
    Io credo che in realtà,tutti coloro che parlano di lui,ne descrivano la superficie senza mai sfiorare la profondità di ciò che Andrea era davvero..ma in fondo è normale e giusto.
    La sua profondità si trova nei suoi segni..nelle sue tecniche sempre diverse e alternate tra loro..nel suo modo di dire tra la metafora e il letterale..nella sua continua ricerca di stile mutevole e adattabile..
    “Raccontare”..era un termine che Andrea usava spesso..
    Ed è proprio la voglia di Raccontare,che ha tracciato la sua strada nel mondo dell’Arte (con la A maiuscola!)..la voglia di Raccontare che gli ha permesso di dar vita a capolavori di poetica vita reale attraverso il disegno..
    Raccontare.
    Raccontare Emozioni tristi e dolorose (come in “Segni di una resa invincibile” o “Pompeo”)..
    Raccontare Emozioni di cattiveria e cinismo (come nelle serie di “Zanardi”)..
    Raccontare di comicità e satira (come in “Cose d’A PAZ” o nelle vignette de “Il Male” o “Frigidaire” o “Cannibale“)..
    Raccontare.
    Questo era il suo desiderio primario..era il suo talento..era la sua Arte..era sua vita..

    Per due volte ho “incrociato” Andrea nella mia vita..ed entrambe le volte non ho avuto la possibilità di potergli dire che cosa era per me.
    La prima volta lo vidi (dal vivo) nell’85 (tre anni prima che scomparisse).Frequentavo la Scuola del Fumetto da poco e lui era in visita ad un amico che insegnava lì.
    Fece il suo ingresso alla fine di una lezione mattiniera e restò per una mezz’ora a chiacchierare amabilmente con noi.
    Ricordo..che era molto affabile e alla mano;nonostante fosse già un professionista riconosciuto e apprezzato,non se la tirava per niente..ricordo che sorrideva spesso e sembrava più imbarazzato di noi alunni..ricordo i suoi occhi che sembravano un po’ tristi..e soprattutto ricordo che anche in quella occasione parlò del Raccontare..
    “Non importa quale strumento o tecnica usiate..è importante che abbiate qualcosa da dire,che abbiate qualcosa da raccontare.”
    Così disse…e io non riuscì a parlare con lui.

    La seconda volta fu un “incontro di rimbalzo”,nel senso che purtroppo lui aveva già lasciato questa valle di lacrime ma ho potuto chiacchierare con una persona che lo conosceva piuttosto bene.
    Al Leoncavallo (noto Centro Sociale Milanese) si teneva un concerto degli Skiantos.
    All’epoca c’erano ancora le sale sotterranee dove i vari “Collettivi” (il musicale,il teatrale e l’artistico) potevano svolgere le proprie attività.Nella sala musica si teneva una jam-session di blues,e quella sera,prima del concerto,Freak Antoni venne a farci visita.
    Tra un paio di canne e un paio di birre,si chiacchierò di musica,di arte e (su mia richiesta) anche di Andrea.Sapevo che erano amici fin dai tempi dell’Università a Bologna e non riuscii a resistere alla tentazione di chiedergli qualcosa di lui.
    Non riporterò qui la discussione che ne uscì e il ritratto che Freak mi regalò di Andrea Pazienza;quella chiacchierata fu e resterà una cosa privata.
    Ma posso dire due cose:L’amicizia tra Freak Antoni e Andrea Pazienza era un’amicizia vera e lo si percepiva chiaramente dai toni e dalla malinconia che a tratti emergeva dalle sue parole.
    E poi..gli aneddoti e i ricordi che narrò,non fecero altro che confermare e rafforzare le mie convinzioni e l’idea che avevo di Andrea.
    Andrea Pazienza era dotato di un enorme,spropositato talento e di una sensibilità fuori dal comune.Era una persona straordinaria in tutti i sensi e la sua prematura scomparsa è una ferita che resterà sempre in tutti coloro che hanno saputo capire e godere della sua Arte.

    Come dicevo:tanti hanno parlato di Andrea.
    Lo farò anche io e lo farò da lettore appassionato e da amante del suo modo di essere..del suo modo di creare..del suo modo di Raccontare..

    Per tutti coloro che lo conoscono.
    Per tutti coloro che non sanno chi sia.
    Per coloro che soffrono del fatto che Andrea non c’è più.
    Per coloro che sanno che Andrea è sempre qui..dentro di noi..






    Continua...
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    00 04/07/2009 23:49
    La pazienza ha un limite..Pazienza no..

    Definirlo solo disegnatore di fumetti è limitante e superficiale,perché Andrea era molto di più.
    Lui era un poeta del segno,un funambolo del racconto,un creatore di emozioni,uno scopritore di nuovi linguaggi,un comunicatore senza pari.
    A 21 anni dalla sua prematura scomparsa (aveva solo 32 anni),Andrea Pazienza resta ancora l’icona di una capacità espressiva che non si limita al solo fumetto,ma che è anche pittura,parola,poesia,avventura,comicità e racconto.
    Vorrei perciò,attraverso questo omaggio,ricordarlo a chi l’ha potuto apprezzare e farlo conoscere a chi non ha avuto il piacere di scoprire il suo geniale talento.




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    00 05/07/2009 17:57
    Grandissimo e indimenticato.
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    00 05/07/2009 23:21

    Breve Biografia:
    Andrea Pazienza nasce a S. Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956.Trascorre l’infanzia a S. Severo,un paese della piana pugliese.A 13 anni si trasferisce a Pescara dove frequenta il Liceo Artistico.
    A Pescara lavora con altri artisti al Laboratorio Comune d’Arte “Convergenze”,dove nel 1975 espone alcuni suoi quadri che lo vedono già protagonista.
    Terminati gli studi liceali,Andrea si iscrive al DAMS a Bologna.
    Nella primavera del 1977,la rivista “Alter Alter”,pubblica la sua prima storia a fumetti:”Le straordinarie avventure di Penthotal”.
    Nell’inverno dello stesso anno,conosce Scozzari,Tamburini e Mattioli,con i quali partecipa al progetto della rivista underground “Cannibale”.
    Successivamente è tra i fondatori delle riviste “Il Male” e “Frigidaire”,con cui collabora diversi anni.
    Tra il 1982 e il 1983 espone quadri a diverse mostre tra Bologna,Milano e Roma,manifestando un nuovo interesse per la pittura.
    Poi collabora con le più importanti testate giornalistiche del panorama italiano,da “Satyricon” de La Repubblica,a “Tango” de L’Unità,al quindicinale indipendente “Zut”.Nel frattempo continua a scrivere e a disegnare storie per riviste quali “Corto Maltese” e “Comic Art”.
    Disegna poi manifesti per cinema e teatro,scenografie,costumi e vestiti per la moda,cartoni animati,copertine di dischi e pubblicità.
    Nel 1984 Pazienza si trasferisce a Montepulciano,dove realizza importanti opere come “Pompeo” e “Zanardi - La prima delle tre”,collaborando ad altre iniziative editoriali fra cui l’Agenda Verde della Lega per l’Ambiente.
    Nel 1986 sposa Marina Comandini.
    Andrea Pazienza muore nel 1988.


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    00 05/07/2009 23:27
    Stile Grafico..

    C’era una volta il fumetto italiano,classico e un po’ statico.Poi all’improvviso..Andrea Pazienza.
    Negli anni 70 il mercato italiano del fumetto non offriva grosse novità;c’era Magnus (autore di Alan Ford e MaxMagnus) come una sorta di avanguardia,poi c’era la rivista “Linus” (alla quale va riconosciuto il merito di aver sdoganato certi autori e un certo modo di far fumetto),e poi c’erano Capitan Miki e Tex.Per il resto,deserto.
    Furono nuovi autori come Stefano Tamburini,Filippo Scozzari e Andrea Pazienza a portare nuovi linguaggi e nuovi segni,e a far capire ai lettori,che esistevano anche altre cose da dire.
    Andrea Pazienza era un eclettico.Poteva alternare un segno estremamente semplice ed essenziale,ad uno elaborato e ricercato,pieno di particolari.Ha la padronanza tecnica di tutti gli strumenti che si possono utilizzare per disegnare;pennarelli a punta grossa e a punta fine,pennelli e pennini,rapidograph,gessetti,carboncini,tempere e acquarelli.Li ama tutti e li sa usare,a volte anche mescolandoli nella stessa tavola.
    Pazienza cambia stili e strumenti grafici come un prestigiatore,e il risultato rende i suoi lavori vivi e in costante “movimento“,capaci di sorprendere,di spiazzare,di emozionare.
    Per capire il rapporto tra Andrea e i suoi strumenti,si può citare un intervista in cui diceva che:”Non butto mai via i pennarelli quando sono finiti;i pennarelli neri,per esempio,quando sono quasi scarichi,sono ottimi per fare grigi e mezzitoni..io li utilizzo fino alla fine.”





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    00 24/07/2009 16:06

    Basterebbe pensare agli anni 70 in italia,per rendersi conto di quanto fermento e quanta speranza di cambiamento,agitasse gli animi dei giovani.
    Nel ‘77 a Bologna si sta vivendo un pezzo di Storia che,dall’embrione già ben formato della protesta studentesca,culminerà nell’uccisione Pier Francesco Lorusso e da ciò che questo evento scaturirà;Il clima di sommossa urbana,i passamontagna,i gas lacrimogeni,i mezzi blindati,le fughe sotto i portici,le vetrine infrante,i roghi…
    Andrea pazienza è lì,a Bologna,e vive quei giorni di Storia attraverso il suo percorso esistenziale.
    E’ in questo contesto che nasce la prima parte de “Le Straordinarie avventure di Penthotal”,la prima pubblicazione di Andrea.


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    00 24/07/2009 16:08
    LE STRAORDINARIE AVVENTURE DI PENTOTHAL

    Come ho detto,la prima parte de “Le Straordinarie Avventure di Pentothal” è la fotografia di quel Febbraio del ‘77 e degli eventi che ne segnarono lo svolgersi..ma non è soltanto questo.
    Quella che sarebbe potuta restare una storiella autoconclusiva si evolve per prendere altre strade e raccontare altre cose.
    Il protagonista,Pentothal,è in realtà un alter-ego di Andrea (anzi,uno dei suoi alter-ego).
    Tormentato da un’insoddisfazione profonda,dalla noia per ciò che cambia restando lo stesso e inseguito da dubbi esistenziali e pene sentimentali,Pentothal ci porta con se durante il suo viaggio.
    E’ un viaggio reale e metaforico allo stesso tempo;un viaggio attraverso inquietudini comuni e sogni irrisolti..un viaggio in compagnia di droghe,situazioni comiche e momenti bui..un viaggio fatto di grandi risate e di ricerca.


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    00 24/07/2009 16:10

    Cosa cerca Pentothal?
    Pentothal cerca se stesso,ovviamente..come tantissimi di noi..e cercando se stesso esplora e interpreta il mondo che lo circonda,inquadrandolo in rigidi schemi o distorcendolo.
    Questo viaggio,Andrea lo racconta con le sue armi più affidabili;il suo stile multiforme che varia continuamente sperimentando ora l’effetto grafico,ora il segno pulito e semplice.
    La sua ironia a tratti sfacciata e senza ritegno e a tratti più amara e sottile.
    E poi,la sua arma più grande:la profondità d’animo che lo rende un po’ introverso e un po’ menestrello..un po’ realista e un po’ sognatore.




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    00 24/07/2009 16:11

    Tutto questo e altro ancora esce dalle pagine di questa prima opera di Andrea.
    Un viaggio onirico che riporta alla mente ricordi del passato..ci fa ridere di gusto o sorridere malinconicamente..ci incuriosisce,ci coinvolge lentamente,ci fa perdere tra i segni facendoci scoprire ogni volta un nuovo particolare,fa affiorare emozioni,ci racconta per il piacere di raccontare e stupire raccontando..ci spiazza..ci coinvolge..ci prende lentamente come una favola metropolitana della quale vogliamo assolutamente conoscere la fine..
    Ci sono momenti di straordinaria comicità e momenti di poesia pura.

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    00 24/07/2009 21:20
    Sapere della scomparsa di un artista come Pazienza equivale a sapere di un'opera artistica inestimabile distrutta. E' difficile farsene una ragione.
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    00 28/10/2009 23:59
    Il Segno di una Resa Invincibile e Pompeo

    Le Straordinarie Avventure di Pentotal è uno dei lavori più significativi di Andrea e non solo perché è il primo.
    Sebbene in ogni storia,in ogni illustrazione,in ogni quadro e in ogni vignetta ci viva lo spirito di Andrea Pazienza,alcune volte il riferimento a se stesso,in alcune delle sue opere,è palese.
    Oltre a Le Straordinarie Avventure di Pentothal,anche “I Segni di una Resa Invincibile” e “Pompeo” mostrano la stessa voglia di raccontarsi da vicino.
    Se nella serie di Zanardi,il personaggio principale è l’alter-ego cinico e bastardo di Andrea,nei lavori sopra citati il personaggio è Andrea stesso.
    I personaggi di Pompeo e di I Segni di una Resa Invincibile sono differenti nei modi e negli approcci alla vita,ma condividono lo stesso stato d‘animo..mostrano due lati dell’autore che convivono in lui..personaggi estremamente sensibili..personaggi con un buco dentro che non sanno o non hanno modo di riempire..personaggi sinceri nel bene e nel male..

    “Era un uomo così dotato da mirare,con inaudita precisione,al cuore del nulla.”
    E’ la frase d’apertura del breve racconto “Il Segno di una Resa Invincibile”,che narra di Michele e del suo piccolo gruppo di amici.
    Condividono la passione per la fotografia e sono giovani sognatori paradossalmente un po’ fatalisti;tutti ad eccezione di Michele.
    Lui è un ragazzo introverso,dotato di una grande sensibilità e di una malinconia che deriva da una insoddisfazione celata nel suo profondo.

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    00 29/10/2009 00:01

    Il racconto è un piccolo spaccato di vita;si parla del “conoscersi senza conoscersi”,della sensibilità emotiva che può rivelarsi autodistruttiva e di come il tempo non guarisca certe ferite.
    Il personaggio di Michele (che rappresenta una parte di Andrea) non cerca giustificazioni,non mostra i segni del suo scendere verso l’abisso,non fa pesare il suo stato malinconico su chi lo circonda.Semplicemente è un’anima solitaria e inafferrabile che sa di avere un buco dentro che niente e nessuno può riempire.Rispetto agli altri personaggi del racconto,lui è quasi marginale..come se fosse una sorta di fantasma che aleggia nelle loro vite,un’ombra sempre presente seppur silenziosa e defilata..e per questo motivo ci si accorge davvero di lui quando è troppo tardi.

    Inutile nascondere il fatto che “Il Segno di una resa Invincibile” è una storia triste,ma la narrazione semplice e sintetica e la rappresentazione senza fronzoli dello stato d’animo di un uomo destinato a una fine tragica,fanno di questa opera breve una vera perla.

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    SPACC THE BALLS
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    00 29/10/2009 00:56
    Mi ricordo molto bene di "il segno di una resa invincibile" : lo lessi nella rivista Corto Maltese nell'83 ( poi ovviamente presumo sarà stato raccolto in qualche antologia insieme ad altre storie ).

    Mi colpì molto perchè era simile a me. Di solito tutti si identificano ( o vorrebbero identificarsi ) in Zanardi, perchè "trasgressivo" e vincente. Io no, non mi è mai interessato volermi identificare in qualcuno che sento distante da me. Invece in Michele ( purtroppo ) mi identificai fin troppo bene, lo sentivo veramente simile : una persona schiva, senza qualità ( o se le aveva riusciva a non lasciarne traccia ), piatta, riservata, che si teneva tutto dentro senza far pesare nulla agli altri, incapace di lasciare un qualsiasi segno della sua esistenza, del suo passaggio nel mondo. Persino l'amico che, nel racconto, lo rievoca, fatica a ricordare qualcosa di lui. Michele appariva sempre più spento e apatico, divorato da dentro dal suo immenso vuoto interiore, impenetrabile da chi gli stava vicino. Chi rievoca la sua storia passò gli ultimi giorni accanto a lui, da un lato temendo si volesse suicidare, dall'altro alla ricerca di un SEGNO, un qualunque segno che una persona sensibile come lui doveva per forza lasciare. Invece nulla, non nelle sue foto ( malgrado fosse molto in gamba in qual campo ) non nei suoi discorsi, in nulla.
    Infine l'amico lo trova morto nel suo letto, ma non si tratta di suicidio, il suo cuore ha "semplicemente" cessato di battere. L'amico si chiede se il cuore sia davvero un muscolo involontario e se non fosse proprio quello il "segno" lasciato da Michele, il segno di una resa invincibile..

    A quei tempi invidiai Michele, avrei voluto avere anch'io la capacità di fermare il mio cuore con la forza del pensiero, per non sentire più il vuoto..

    Beh, non sono cambiato molto, anche se con gli anni me ne sono fatta una ragione.. ma rimane sempre un racconto straordinario, che tocca nel profondo tutti gl'invisibili senza qualità che attraversano il mondo senza sapere come difendersi dal senso di vuoto che li divora.

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    00 28/01/2010 22:50

    "POMPEO - GLI ULTIMI GIORNI"

    Su questa opera di Andrea mi dilungherò un po perché ne vale la pena.

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    00 28/01/2010 22:57

    Seppure l’argomento di fondo sia sempre lo stesso (quel buco nel cuore che non si riempie),”Il Segno di una Resa Invincibile” è molto diverso da “Pompeo”.
    Se nel primo caso l’argomento è trattato in modo non invasivo,in lirica poetica e quasi di striscio,nel secondo ne traspare tutta la tragica durezza e il sapore aspro di vita vissuta.
    “Pompeo” è Strada..è Disperazione..è Perdita di contatto con una realtà precostituita,è il percorso di una vita che non trova più una via d’uscita verso la “normalità”.
    Le motivazioni che spingono Pompeo verso il baratro,non vanno ricercate soltanto nella sua dipendenza alla droga;occorre prendere in considerazione un livello differente che comprende qualcosa di più profondo.
    In “Pompeo” (il cui titolo completo è “Gli ultimi giorni di Pompeo”) il personaggio è forse l’alter-ego più vicino all’Andrea Pazienza Uomo.

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    00 28/01/2010 22:59

    E’ inutile nascondersi dietro a un dito:Andrea aveva problemi di tossicodipendenza (eroina nello specifico) e in questa opera le debolezze fisiche ed emotive di questo problema emergono in tutta la loro tragica discesa verso l’abisso.
    Nella breve prefazione del volume,Vincenzo Mollica (che Andrea l’ha conosciuto abbastanza bene) scrive:
    ”Fu una mattina assolata ad Ascona,in Svizzera,che vidi i primi dieci fogliettini di Pompeo.
    Non erano ancora tavole compiute,ma un abbozzo di storia che Andrea Pazienza aveva cominciato a stendere con il coraggio e la tenacia di chi sa di avere di fronte uno dei problemi più drammatici del nostro tempo.
    Pazienza aveva deciso di affidare ad un pennarello nero e a dei fogli quadrettati il vortice delle emozioni,dei dubbi,dei turbamenti,degli incubi che affastellavano il suo cervello.
    Il risultato finale è incredibile.E’ un delirio raccontato fuori dagli schemi usuali.E’ una follia che diventa tangibile.
    Andrea Pazienza in questo libro ha raccontato un inferno,che poi è l’inferno di migliaia di giovani che non hanno voce e spesso sono rappresentati solo da una cifra statistica.
    Pompeo è un libro che fa male e rimane per me assolutamente misterioso il perché Pazienza lo abbia realizzato,Mauro Paganelli lo abbia editato ed io abbia scritto queste quattro righe probabilmente inutili.”

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    00 28/01/2010 23:18

    Non mi permetterò certo di giudicare l’opinione di Vincenzo Mollica,ma leggendo la sua prefazione mi sono sorti commenti spontanei che derivano dal mio assoluto amore per Andrea.
    Che Pompeo sia un libro che fa male è assolutamente vero..fa molto male.
    Non concordo sul fatto che scrivere quattro righe di commento sia inutile.Le parole sono l’unico modo per provare a spiegare,per raccontare,per mostrare in chiave riflessiva personaggi ed eventi.
    Ed è proprio attraverso le parole,le esperienze e le condivisioni che si può tentare di raccontare.Solo le opinioni e le riflessioni di chi ha conosciuto e amato Andrea possono indicare una via che porti alla comprensione (seppur parziale) della sua Arte e della sua Umanità.
    Riguardo al “mistero” sul perché Andrea abbia deciso di realizzare “Pompeo”…solo lui conosce la verità,ma la mia opinione è piuttosto chiara.
    Ho già detto in precedenza quanto per Andrea Pazienza fosse importante raccontare.
    Ricordo le parole che disse:“Non importa quale strumento o tecnica usiate..è importante che abbiate qualcosa da dire,che abbiate qualcosa da raccontare.”
    E raccontare era la cosa più importante per Andrea..era un assoluto bisogno..era la valvola di sfogo..la via d’uscita dalle muffe del silenzio.





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    Neongenesis
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    00 29/01/2010 11:06



    Impossibile non apprezzare un genio del genere!!!
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