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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Il guizzo di Becao, le parate di Silvestri:
così l’Udinese sbanca Empoli e rompe il digiuno

I friulani tornano al successo dopo oltre un mese e mezzo.
Sul gol c’è pure la deviazione di Luperto.
Toscani sotto tono. Incredibile errore di Caputo


Francesco Velluzzi


Esce dall’incubo l’Udinese. Si vede da come si dimena Andrea Sottil al triplice fischio dell’arbitro Cosso abbracciato dal direttore Pierpaolo Marino. Più che le sei gare senza vittorie, pesavano le 12 in cui l’aveva spuntata una sola volta a Genova il 22 gennaio. Invece la squadra friulana in maglia gialla mette la testa avanti (0-1) e inguaia l’Empoli che, invece, arriva a sette partite senza successi e deve comunque preoccuparsi perché la salvezza è tutta da conquistare. Il presidente Fabrizio Corsi, tesissimo all’intervallo, non l’avrà presa bene. Perché la squadra produce troppo poco, in attacco non punge e anche ieri è rimasta a secco calciando tanto fuori. L’Udinese ha firmato la vittoria al 9’ della ripresa con un fortunoso ma buon colpo di testa di Becao che ha trovato la collaborazione sfortunata di Luperto. Ma la squadra di Sottil è brava a difendersi, a chiudere gli spazi in verticale. Udogie, in chiave azzurra, ha stravinto la sfida con Parisi e pur concretizzando poco con un Success tanto fisico ma sempre anticipato, ha fatto prevalere la sua stazza, la presenza nei contrasti, nei duelli in cui Walace è uscito sempre da gigante.

IL PRE — Zanetti deve rinunciare al suo Osimhen. Guglielmo Vicario non è riuscito a recuperare e tra i pali dell’Empoli c’è, come a Monza, Samuele Perisan, friulano di San Vito al Tagliamento. Per il resto la formazione dell’Empoli è quella che ci si aspettava con Baldanzi dietro Caputo e Satriano. L’Udinese fa rilevare anche il forfait di Masina (elongazione al flessore) dopo quello di Nestorovski che rientrerà col Milan sabato prossimo. Difesa obbligata per Sottil, praticamente senza cambi nel reparto, a destra come quinto c’è di nuovo Ehizibue che ha scontato il turno di squalifica. Pereyra fa la mezzala come Lovric. Davanti non c’è tanta scelta, quindi Success con Beto. Prima del via i minuto di silenzio per le vittime di Curto e tifosi scatenati contro il ministro Piantedosi. In tribuna oltre a Mauro Sandreani, avvistato anche l’ex tecnico della Cremonese Massimiliano Alvini.

SI GIOCA — L’Udinese lamenta subito un rigore per un contatto tra Ehizibue e Parisi, ma innanzitutto è fuori area e poi Cosso non lo punisce. Partita molto fisica, l’Udinese cerca di stare coperta e di chiudere il gioco in verticale dell’Empoli, mentre poi la squadra di Sottil si affida al lancio lungo di Bijol o alla sponda di Success che, però, vien regolarmente anticipato da Luperto.Mentre Ismajili si occupa di Beto. Sottil chiede ai quinti di stare alti. L’Emoli sfugge poche volte anche se Becao e Bijol terminano la prima parte col giallo addosso, come Luperto. Non ci sono brividi fino al 21’ quando Perisan esce male su corner di Lovric ma il pallone per sua fortuna va fuori. L’Udinese si accende solo con un paio di fiammate di Udogie che al 24’ calcia in porta ma trova la respinta di Parisi. Al 30’ ci prova di testa Becao: fuori. Ci prova anche Success sia di testa che di piede, ma si sa che il nigeriano con la porta non ha un particolare feeling (in uno scontro con Ismajli ha anche la peggio ma resta in campo, la sensazione, visto il prolungato riscaldamento di Thauvin è che esca all’intervallo). Anche se l’occasione più ghiotta ce l’hanno i padroni di casa che s punizione tagliata bene da Marin pescano la testa di Akpa Akpro: Silvestri allunga la manona ed evita il gol ma sul pallone arriva male Caputo che non la spinge dentro.

SECONDO TEMPO — Non entra subito Thauvin, entra dopo 4’, invece, l’altro 2003 empolese Jacopo Fazzini per Bandinelli dolorante. Ma al 9’ quasi clamorosamente, l’Udinese va in vantaggio. Lovric aveva tentato tre inserimenti: due fuori, malamente, il terzo in angolo che lui stesso batte. Svetta di testa Becao che trova anche il corpo di Luperto, Il gol viene assegnato al brasiliano. L’Empoli si sveglia, soprattutto Baldanzi che ci prova due volte. Marin su punizione trova i pugni di Silvestri, ma soprattutto al 19’ Caputo porge a Luperto un pallone per un facile tiro dentro l’area che il centrale calcia malissimo. Ancora Baldanzi e ancora Silvestri. Il fantasista è scatenato, l’unico che prova a pareggiarla. Zanetti prova, invece, a correggere dopo 27’: Pjaca per Marin e Cacace per un Parisi in giornata no. Akpa Akpro va a giocare in mezzo e Pjaca si sistema sinistra. Anche Sottil cambia: Ebosele (che entra benissimo) per Ehizibue e Arslan per Lovric, ma è lo scatenato Udogie che rischia di firmare il raddoppio con un gran tiro che trova un Perisan superlativo. Mentre l’Empoli continua a calciare fuori: al 36’ Fazzini al 39’ con Stojanovic. Sono cambi continui e anche 6 minuti di recupero in cui l’Udinese gioca col cronometro e ha sempre un uomo a terra. Ma l’Empoli non riesce a produrre proprio più nulla. Trova sempre il muro giallo sulla sua strada. E Sottil può esultare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Scudetto Napoli, riparte il conto alla rovescia:
2-0 all'Atalanta! L'Inter è a -18

Spalletti riparte coi gol di Kvaratskhelia e Rrahmani.
Dimentica lo stop con la Lazio e infligge un 2-0 a
una buona Dea, mancata però in fase offensiva.
E il vantaggio sulle inseguitrici aumenta


Maurizio Nicita


Impressionante prova di forza del Napoli che uccide ogni speranza a ipotetici inseguitori, toglie ogni dubbio dopo l’incidente Lazio e batte oltre il risultato un’Atalanta che difende anche bene ma dopo un’ora deve soccombere al ritmo infernale imposto dalla capolista che guadagna altro vantaggio ed è ormai vicinissima al traguardo. Un’ottima prestazione, propedeutica alla sfida di Champions di mercoledì contro l’Eintracht. La Banda Spalletti non ha sofferto gli uno contro uno dell’Atalanta e ha imposto la propria classe. Il gol e alcune accelerazioni di Kvara sono poesia, ma piace la squadra in blocco, anche perché i bergamaschi hanno cercato in ogni modo di reagire, di non restare sopraffatti.

GLI ASSETTI — Quello del Napoli è preannunciato, a parte l’incidente a un polso nel riscaldamento per Meret (da valutare l’entità del problema per il recupero) che porta all’esordio Pierluigi Gollini, proprio contro la sua ex squadra che detiene anche il cartellino. Gasperini inserisci Scalvini nei tre dietro, opta per Pasalic trequartista per cercare di francobollare Lobotka e inserisce Zapata in attacco, preferito a Lookman. La fisicità dell’Atalanta non intimorisce il Napoli che parte a buon ritmo e già in avvio Musso deve sfoderare una deviazione non semplice su Politano che arriva al tiro dopo una percussione notevole. I bergamaschi provano sempre a ripartire ma due recuperi difensivi di Politano su Zapata e di Kvara su Maehle danno la dimensione della concentrazione e della buona condizione anche fisica della Banda Spalletti. E quando gli ospiti riescono a saltare la riaggressione azzurra, dietro Kim chiude ogni possibilità, guadagnandosi gli applausi a scena aperta di un pubblico che lo adora. Musso è costretto ad altri due interventi importanti: su Kvara, che gli sbuca davanti dopo uno slalom spettacolare, e ancora su Politano che tira un rigore in movimento, salvato dall’argentino. A fine tempo Djimsiti si fa male ai flessori per fermare Osimhen che sbuca da tutte le parti: lo sostituisce Demiral.


CHE ACCELERATA! — Gasperini toglie Hojlund - annientato da Kim - e inserisce Muriel per tenere più palla in fase offensiva. Ma il Napoli riparte fortissimo. Una spettacolare rovesciata di Osimhen è troppo centrale, poi lo stesso centravanti gira di testa a fil di palo. È l’anticamera del gol che arriva allo scoccare dell’ora di gioco, splendido. Anguissa ruba palla a Emerson, verticale per Osimhen che serve Kvara, che dopo aver ricevuto sul sinistro sterza sul destro mandando fuori tempo tre difensori e poi concludendo con un destro perentorio. Il Napoli continua con un "gegenpressing", impressionante. E da angolo arriva il raddoppio di testa con Rrahmani, ma stavolta Musso non è irreprensibile. Muriel, Zapata e Ruggeri, fanno sì che anche Gollini possa dimostrare di essere all’altezza di questo squadrone, che pure l’Europa tremare fa. Peccato per l’infortunio al polpaccio destro di Kim, è l’unica nota stonata in chiave azzurra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/03/2023 22:05
 
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Partita vietata ai deboli di cuore, ragazzi l'ho sempre sognato un Napoli così!!!

[Modificato da ilpoeta59 12/03/2023 18:44]





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FORZA NAPOLI SEMPRE [SM=x611903]




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Lazio fermata dal Bologna: rallenta la corsa alla Champions

Palo di Ferguson per i padroni di casa, Pedro e Barrow vicino al gol.
La squadra di Sarri deve guardarsi alle spalle: Roma e Milan a -2



Finisce senza reti l’anticipo del Dall’Ara. Bologna e Lazio si controllano più che provare a prevalere l’uno sull’altro e alla fine lo 0-0 è il risultato più logico e più giusto. Le emozioni si concentrano soprattutto nel primo tempo quando sia i padroni di casa sia gli ospiti hanno due grandi occasioni a testa per passare in vantaggio. Pari dunque in tutto, rimpianti compresi. Un punto che serve a entrambe a muovere la classifica e continuare a coltivare i rispetti obiettivi (settimo posto per gli emiliani, zona Champions per i laziali). Per la Lazio, reduce da tre vittorie di fila in campionato, c’è in più la soddisfazione del 15° clean sheet in A, il nono in trasferta (record per il club).

DOPPIA OCCASIONE PER PARTE — Bologna col 4-1-4-1. Oltre agli infortunati Dominguez e Orsolini, restano fuori Medel e Arnautovic che vanno in panca, dove trova posto pure Zirkzee. Barrow unica punta supportato da un centrocampo tutta sostanza con Aebischer e Kyriakopoulos sulle fasce, Ferguson e Moro in mezzo e Schouten qualche metro più dietro davanti alla difesa. La linea difensiva è quella annunciata con Posch e Cambiaso esterni, Soumaoro-Lucumi coppia centrale davanti al portiere Skorupski. La Lazio si schiera col consueto 4-3-3. Le novità rispetto alla partita di coppa con l’Az sono tre: Romagnoli e Hysaj in difesa (confermati invece Lazzari, Casale e Provedel in porta) e Vecino a centrocampo. L’uruguaiano è il perno centrale tra Milinkovic e Luis Alberto. Davanti, con Immobile ancora assente, spazio al tridente leggero Pedro-Anderson-Zaccagni. Il primo squillo è dei padroni di casa al 7’ con un tiro di Barrow da favorevole posizione che finisce alto. Al 15 è la Lazio a sfiorare il gol con Pedro che non riesce a capitalizzare al meglio un assist al bacio di Luis Alberto: il tiro dell’ex Barca finisce fuori di poco. Un’occasione da una parte e una dall’altra in una partita che fino alla mezzora è sostanzialmente bloccata. Perché la densità del Bologna a centrocampo impedisce alla Lazio di sviluppare le solite trame di gioco. Ma, per farlo, la squadra di Motta deve necessariamente stare bassa ed ha quindi difficoltà a contrattaccare. Attorno alla mezzora, però, il Bologna accelera e nel giro di cinque minuti crea due enormi palle-gol. Prima è Ferguson a colpire di testa il palo su cross di Kyriakopoulos, poi è Provedel con un intervento prodigioso a negare il gol a Barrow. Dopo aver rischiato la Lazio alza il ritmo, si rimette a giocare e va a sua volta vicina al gol in due occasioni, entrambe nella stessa azione. Skorupski nel giro di pochi secondi si supera per negare il gol prima a Luis Alberto e poi a Felipe Anderson. La partita si accende e volano i primi cartellini gialli. Maresca li sveltola a Hysaj, Moro, Ferguson e Vecino. Pesante quest’ultimo: l’uruguaiano era diffidato e salterà così il derby per squalifica.

RIPRESA CON POCHE EMOZIONI — Anche nella ripresa la partita vive di fiammate improvvise da ambo le parti e fasi più lunghe nel corso delle quali le squadre si controllano senza riuscire a prendere il sopravvento. Il Bologna ci prova però un po’ di più rispetto alla Lazio. Nel primo quarto d’ora Kyriakopoulos è pericoloso per due volte. Sul primo tiro calcia di poco fuori, sulla seconda viene stoppato da Lazzari. La Lazio ci prova con Zaccagni con una conclusione però poco felice. Motta attorno al quarto d’ora prova a dare maggiore peso e più convinzione alla sua squadra. Entrano Zirkzee per Kyriakopoulos, poi Medel per Schouten e Pyyhtia per Moro. In seguito entrerà anche Soriano per Aebischer. Ai cambi coraggiosi del tecnico non corrisponde però un salto di qualità nell’interpretazione della gara da parte dei suoi giocatori. A parte Barrow che è l’unico che prova a combinare qualcosa (il gambiano ci prova in un paio di circostanze, sulla seconda, al 37’, non inquadra la porta per un niente). Sarri risponde con Basic al posto di Luis Alberto e successivamente con Cancellieri al posto di Pedro. Ma anche i cambi del tecnico laziale non riescono a scuotere una squadra che col passare dei minuti sembra volersi accontentare dello 0-0

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino da applausi a Lecce: Singo e
Sanabria regalano il settimo posto



La squadra di Juric chiude la pratica in 3 minuti:
a segno al 20’ e 23’ del primo tempo, poi nessun rischio per la porta di Milinkovic


Mario Pagliara

Colpo pesantissimo del Torino a Lecce. Vince 2-0, gol di Singo e Sanabria nel giro di tre minuti, tra il 20’ e il 23’ del primo tempo, e si regala il break dopo il successo casalingo contro il Bologna. È un blitz che emana un intenso profumo d’Europa: in attesa di Juventus-Sampdoria di questa sera, i granata decollano, in solitaria, al settimo posto con 37 punti e mettono nel mirino anche l’Atalanta sesta, in zona Europa League. Da questa domenica è distante cinque punti. Il sogno granata continua.

SINGO EXPRESS — Quando al Toro vengono i tre minuti, la partita improvvisamente cambia volto. Accade tra il ventesimo e il ventitreesimo: prima Singo la sblocca, poi Sanabria raddoppia. Juric a metà del primo tempo si ritrova già avanti per due a zero. Prima, però, c’era stato il tempo di apprezzare un buon avvio del Lecce di Baroni, perché nei primi venti minuti i salentini portano una pressione molto alta (con sette calciatori stabilmente posizionati sulla trequarti granata) e fanno correre la palla grazie a un buon palleggio. Gioco sì, ma nessuna occasione. Ed è questa la colpa principale dei padroni di casa che non riescono a concretizzare il miglior avvio. I pericoli invece li porta il Torino nell’area di Falcone. Il primo, già dopo sei minuti, tutto prodotto sulle due fasce: cross di Rodriguez, colpo di testa di Singo inseritosi sul lato apposto. La partita gira dal ventesimo: Rodriguez si appoggia su Miranchuk che dalla trequarti di sinistra indovina il cross vincente in piena area. Dove Singo arriva in corsa e stappa la partita: Toro avanti, secondo gol stagionale dell’esterno ivoriano di Juric dopo quello alla Cremonese.

RECORD SANABRIA — Lecce frastornato, il Torino ne approfitta. Passano appena tre minuti dal vantaggio di Singo, Radonjic spalanca il gas e brucia Baschirotto in velocità. Il serbo va in percussione, firma un assist preciso al centro dell’area sul quale il bel Sanabria di questo 2023 ci arriva puntuale: è il tap-in dello zero due. Vale il settimo gol stagionale per l’attaccante paraguaiano di Juric in Serie A, il quinto nel 2023: è il suo primato di gol nel nostro campionato. La partita sale di tono, anche agonistico. Un contatto Ilic-Strefezza accende una rissa sotto la tribuna alla quale partecipano un po’ tutti: calciatori, preparatori, dirigenti. Il bilancio è di due espulsi (il ds del Lecce Trinchera, un fisioterapista del Torino) e di tre ammoniti (Ilic, Milinkovic e Strefezza).

MURO GRANATA — In avvio di ripresa, Baroni getta nella mischia Colombo e Oudin per dare maggiore consistenza offensiva al suo Lecce. Al quarto d’ora deve uscire Hjulmand per infortunio e Baroni perde il migliore dei suoi. I salentini spingono, provando a reagire più con il gioco che con le occasioni. Il muro granata regge bene l’urto. Come al 22’ quando Buongiorno salva con il corpo su una conclusione potente di Oudin. A quel punto Juric decide che è il momento di ricorrere alla classe di Ricci (al posto di Linetty) e alla freschezza di Aina (al posto di Singo). Schuurs consegna agli archivi un’altra prestazione di spessore, protetto ai lati dagli ottimi Buongiorno e Gravillon (al debutto dal primo minuto). A parte la conclusione di Oudin, il Lecce non tira mai in porta. La vittoria del Toro è piena.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Tutto facile per la Fiorentina, Cremonese battuta in casa

Nel primo tempo segna Mandragora, quindi a inizio ripresa Cabral.
Con questa sconfitta salvezza sempre più lontana per la squadra di Ballardini


Alex Frosio


Basta un filo di gas, cioè le due giocate di Mandragora (gol e assist), alla Fiorentina per sbarazzarsi della Cremonese, sembrata più che mai rassegnata, nell’anticipo della semifinale di Coppa Italia su cui la squadra di Ballardini concentrerà ormai la sua attenzione. Dopo le fatiche in Conference, la Viola non spreme troppe energie ma allunga la striscia positiva: terzo successo di fila in campionato, quinto considerata anche l’Europa.

Ballardini rinuncia a una punta e schiera un 3-5-2 con difesa molto alta ma pure con i terzini schiacciati spesso sulla terza linea, Italiano va con il 4-2-3-1: le novità sono Sirigu in porta, il rientro di Milenkovic a centro difesa, Mandragora in coppia con Amrabat, Barak in appoggio a Cabral con Ikoné e Saponara ai lati. Dopo un brivido iniziale – su rimessa laterale Sirigu non esce e Dessers tocca di testa sopra la traversa – la Fiorentina prende il comando delle operazioni ma solo dopo il quarto d’ora il ritmo viola cresce. Solo a destra, in realtà, con Dodò e Ikoné, mentre dall’altra parte il contributo di Saponara non c’è, come quello di Cabral al centro. E poi come spesso capita l’ultimo terzo di campo sembra pieno di gobbe quando attacca la Fiorentina, che quasi sempre non ha misura nella rifinitura. Così serve il contributo di chi arriva da dietro. Mandragora sistema la mira al 17’ con un diagonale di sinistro appena fuori e dieci minuti dopo centra il bersaglio: cambio gioco verso sinistra dove Saponara chiama all’azione il 38, che cerca dentro Ikoné, stoppato, ma sulla palla sputata dall’area Mandragora si avventa e con il sinistro imbuca. Primo e unico tiro in porta del primo tempo e gol. La Cremonese non riesce a decollare sugli esterni e così fatica ad arrivare. Solo una volta, è il 34’, Valeri riesce a scappare a sinistra e servire indietro Dessers, che in solitudine dal limite dell’area spara verso la curva occupata da circa 1.300 tifosi viola.

RIPRESA — La Fiorentina ricomincia con Brekalo al posto di uno spento Saponara e chiude presto i conti con la miglior azione della partita e tra le migliori della stagione. Al 5’ Biraghi innesca in verticale Brekalo, che cerca Mandragora al limite dell’area: il 38 non disegna il solito crossettino, ma chiede e ottiene l’uno-due nello stretto da Barak che taglia fuori la difesa grigiorossa, palla bassa verso Cabral che a porta vuota dà la benedizione del 2-0. Ballardini deve cambiare: Okereker per Sernicola e poi 3-4-1-2, rinforzato poi da Ciofani e Buonaiuto per Tsadjout e Dessers, coppia d’attacco sdentata. Buonaiuto liscia subito una rovesciata, Ciofani di testa alza la mira su cross di Valeri. Cabral dopo un destro alto lascia il posto a Jovic, Ikoné a Nico Gonzalez. La Cremonese si lancia nel tentativo d’assalto, Venuti per Dodò non aiuta a serrare le fila difensive viola. Solo al 29’ la Cremo ottiene il primo angolo, al 35’ le uniche due occasioni. Clamorosa la prima, con Okereke che si presenta davanti a Sirigu, che lo chiude di piede proprio sotto la curva grigiorossa (generosa di applauso con il portiere, ex allo Zini). Poco dopo Benassi chiude debole in girata. Nel finale chance al tiro anche per Valeri – altissimo – e Buonaiuto, debole. Di là, solo un destro a salve di Jovic. Cremonese sempre più giù, a -12 dal quartultimo posto dello Spezia, che ha il doppio dei suoi punti.

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Sensi risponde a Verdi:
il Monza inguaia il Verona.
Spezia ora a +5 sull'Hellas

Il pareggio interno allontana ulteriormente i gialloblù dalla zona salvezza.
Annullato il gol dell'1-2 a Caprari per millimetrico fuorigioco di Petagna a inizio azione



Finisce 1-1 tra Verona e Monza con i gol di Verdi e Sensi a inizio ripresa. Un punto a testa che serve più al Monza per restare nel gruppo di chi ambisce alla parte sinistra della classifica. L’Hellas invece scivola a cinque punti dalla salvezza dopo il successo dello Spezia contro l’Inter.

PRIMO TEMPO VERONESE — Kallon e Verdi sono le novità di giornata in casa Verona al posto di Depaoli e Graaf previsti alla vigilia. Tutto confermato invece in casa Monza con il 3-4-2-1 che non vede Marlon per una distorsione al ginocchio: al suo posto Caldirola. Il Verona deve provare a vincere dopo il successo dello Spezia contro l’Inter. E per questo si attende un avvio vibrante dell’Hellas. Così è: 7 corner in 28 minuti contro gli zero del Monza. L’aspetto mentale dei brianzoli pare troppo passivo, con una gestione del pallone poco lucida e brillante. Due volte Petagna e due tiri di Ciurria da lontano sono i picchi di un primo tempo sotto tono della squadra di Palladino. In mezzo c’è tanto Verona, con entusiasmo e voglia ai massimi livelli e concretezza sfiorita. Kallon lavora bene dalla parte di Caldirola mettendo in difficoltà tutto il sistema difensivo dei brianzoli che però resta intatto vista la poca qualità delle scelte finali degli avversari. Il primo tempo finisce senza gol con l’impressione che la buona volontà non basti in casa Verona e che serva molta più qualità quando si avvicina la porta avversaria. Il Monza tiene senza brillare, ma con la percezione che davanti la qualità superiore debba solo trovare lo sbocco giusto e una maggior continuità.

TUTTO IN 15’ — Il secondo tempo parte con diversi accorgimenti tattici. Zaffaroni inserisce Cabal per Magnani in difesa e Doig per Kallon avanzando di conseguenza Lazovic sulla trequarti. Palladino sceglie Machin per provare a dare qualcosa in più: fuori Birindelli, Ciurria scivola a destra, il neo entrato va in mezzo e spinge Sensi a fare il trequartista. Il risultato immediato è l’abbassamento dei brianzoli che vengono presi ancora più di petto dall’Hellas. Il quale passa con Verdi al 6’. Palla sporca che balla davanti all’area, Verdi se ne impossessa, calcia e Di Gregorio non può nulla. Ma la risposta monzese arriva tre minuti dopo. Azione sul centro sinistra, si accende Carlos Augusto, cross basso arretrato per Sensi che di piatto segna. Più qualità davanti per il Monza e la combinazione trova il bersaglio anche grazie alla gestione del pallone di Petagna, il regista vero di questa squadra. La partita si rianima per qualche minuto. Ed è del Monza il merito maggiore. La squadra di Palladino passerebbe anche in vantaggio al 15’ con Caprari se il Var non annullasse tutto per fuorigioco. Dopo questi flash, la partita entra in una fase cupa durante la quale i protagonisti sono le sostituzioni dei due allenatori che però non modificano né il risultato né la tensione emotiva della gara. Al 43’ arriva all’improvviso la discesa di Pessina che si ritrova nel cuore dell’area un pallone da mandare nello specchio e invece alza troppo l’angolo e la palla vola fuori da posizione ottimale. Finisce così, senza più grandi appunti: un pari che serve più al Monza che al Verona.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lo show di Laurienté, la follia di Kumbulla:
la Roma crolla, 3-4 col Sassuolo

L’attaccante francese segna una doppietta in 18’, poi Zalewski accorcia.
Nel recupero il difensore giallorosso scalcia Berardi:
rosso e rigore che l’azzurro realizza.
Nella ripresa alla magia di Dybala, risponde Pinamonti.
Gol di Wijnaldum nel recupero


Andrea Pugliese


Aveva ragione Mourinho quando parlava di settimana pericolosa. Solo che Mou si riferiva alla Lazio, mentre lo scivolone giallorosso è arrivato prima, con il Sassuolo, proprio quando la Roma (come a Cremona) poteva fare il salto di qualità e salire al secondo posto. Ed invece i giallorossi cadono sotto i colpi di Laurientè e Berardi e pagano una follia totale di Kumbulla a fine primo tempo: l’eroe di coppa si trasforma in pecora nera e condanna i giallorossi al ko. Il 4-3 finale per il Sassuolo è pieno di emozioni, allunghi e rincorse, polemiche e litigi. Alla fine esultano gli emiliani, a piangere restano i giallorossi (con Smalling all’esordio da capitano).

L’ALLUNGO — Mourinho non c’è, ma l’Olimpico gli fa sentire subito tutto il suo affetto, tra cori e striscioni (ma niente pañolada). Poi si parte e la Roma sembra anche avere la marcia giusta, subito pericolosa con Wijnaldum ed Abraham. Ma è un fuoco di paglia, perché da lì a poco cominciano i problemi per i giallorossi. Che arrivano sulle corsie esterne, dove Laurientè e Berardi sono due furie. Il francese a sinistra sfrutta infatti gli adattamenti sulla fascia contrapposta della Roma (Ibanez spostato dalla parte opposta dove gioca di solito, Zalewski adattato a destra), dove ne succedono di tutti i colori. Così Ibanez al 13’ si addormenta e Laurientè apre le danze (dopo la parata di Rui Patricio su Pinamonti), per replicare cinque minuti dopo su assist di Berardi. Allora la Roma si scuote, El Shaarawy sfiora il palo di testa, Zalewski (al suo primo gol in Serie A) accorcia con un po’ di fortuna e Wijnaldum spedisce fuori di testa da buona posizione. I giallorossi sembrano essere tornati dentro la partita, ma nel finale si smarriscono di nuovo, con Rui Patricio costretto ad esaltarsi su Pinamonti e Berardi. Poi al 46’ il raptus di follia di Kumbulla, che scalcia Berardi in area: rosso e rigore, che il fantasista emiliano non sbaglia.

LA RINCORSA — Allora Foti (su mandato di Mourinho) manda dentro Karsdorp e Dybala, con la Roma che si piazza con una sorta di 3-4-2 ed El Shaarawy che deve ripiegare in fase difensiva per allungare la linea a quattro. E dopo 5 minuti è il magico sinistro di Dybala a riaprire i giochi per i giallorossi, con un giro perfetto che si adagia sotto il sette opposto di Consigli. Neanche il tempo di rifiatare che Berardi colpisce la traversa, poi la partita diventa una corrida e ne fa spese anche Cerra, match-analysis della Roma, espulso per proteste dalla panchina. Si rivede in campo anche Camara, che dopo la sosta del Mondiale aveva giocato appena un minuto a La Spezia. Ma più in generale la Roma spinge, ma sembra aver esaurito la forza nervosa che gli era arrivata dal gol di Dybala. A riaccenderla ci pensa allora Zalewski con un tiro da fuori su cui Consigli è bravo a dire di no. Alla mezz’ora, però, è Pinamonti a chiudere i giochi su assist di Laurientè. Le ultime mosse giallorosse sono allora Volpato e Majchrzak, all’esordio in Serie A. Abraham viene fischiato, Dybala cerca un’altra magia, Rui Patricio si esalta su una punizione di Bajrami. In pieno recupero è allora Wijnaldum a riaccendere le speranze giallorosse con un tocco sotto di qualità, ma poi non c’è più spazio per nulla. Finisce così, con il Sassuolo che espugna l’Olimpico e la Roma che resta a interrogarsi sull’occasione sciupata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2023 23:09
 
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Juve, poker faticoso con la Samp.
Super Rabiot, ma Vlahovic non segna più

La squadra di Allegri si fa rimontare dopo un doppio vantaggio,
poi risolve nel finale grazie al francese e a Soulé.
Il serbo colpisce due legni, di cui uno dal dischetto


Filippo Cornacchia


Partita (quasi) chiusa in meno di mezzora dalla Juventus, riaperta in cento secondi dalla Sampdoria e alla fine portata a casa nella ripresa dai bianconeri grazie al 3-2 di Adrien Rabiot (autore di una doppietta) e al 4-2 del giovane Soulé, al primo centro in Serie A. Sei reti in tutto, ma ancora a secco Dusan Vlahovic. Il serbo, a dimostrazione del momento difficile (non segna da sei partite tra campionato e Coppe), calcia sul palo un rigore. L’errore dell’ex viola non compromette la vittoria della Juventus, che sale al settimo posto con 38 punti. Ma sul campo, al netto delle penalizzazioni, i bianconeri sarebbero secondi con 53 punti.

I DUEMILA — Un po’ le molte assenze (Di Maria, Chiesa, Pogba, Milik, Alex Sandro più lo squalificato Kean) e un po’ l’esigenza di far rifiatare qualcuno in vista del ritorno degli ottavi di Europa League di giovedì in casa del Friburgo. Così Allegri lancia in mezzo al campo il classe 2001 Enzo Barrenechea, alla seconda presenza da titolare dopo quella nel derby e ancora una volta al posto di Paredes, assieme a Nicolò Fagioli (2001) e Fabio Miretti (2003). Quest’ultimo è coetaneo di quel Martin Turk, debuttante assoluto in Serie A, schierato da Dejan Stankovic tra i pali visto l’infortunio dell’ex Emil Audero.

BOTTA E RISPOSTA — Le prime palle-gol sono della Sampdoria: lancio di Gunter “alla Bonucci” e Gabbiadini da pochi passi sbaglia la mira (6’). Due minuti dopo è sempre l’attaccante blucerchiato a fallire un’ottima opportunità. La Juventus ringrazia e, al primo vero tentativo (angolo delizioso di Kostic), passa in vantaggio grazie a un colpo di testa imperioso di Bremer (11’). Azione quasi fotocopia al 26’: corner di Kostic, contro-cross di Miretti, il quale ha il tempo di stoppare la palla e prendere la mira incontrastato, e incornata vincente di Rabiot. Partita finita? Macchè. La Sampdoria, nonostante la classifica pericolante e il 2-0, non molla e in meno di cento secondi fa 2-2: prima è Augello a bruciare la difesa bianconera e a battere Perin, poi è Djuricic a sfruttare il black-out juventino. Scende il gelo sull’Allianz Stadium, che tra un coro e l’altro d’incitamento non trattiene qualche fischio. Allora ci prova Fagioli, sul finire di primo tempo, a dare la scossa: pennellata a centro area per Vlahovic, che reclama senza successo un calcio di rigore per l’uscita a valanga di Turk.

RABIOT SI’, VLAHOVIC NO — Allegri ridisegna la Juventus tra un tempo e l’altro. Dentro Locatelli (per Barrenechea) e Cuadrado (per Bonucci), con De Sciglio che va ad affiancare Danilo e Bremer nel terzetto difensivo. Il primo tentativo è di Vlahovic (8’ s.t.), direttamente su punizione, ma il tiro del serbo sbatte sulla barriera della Sampdoria. Così, al 19’ s.t., Rabiot decide che vuole vincere la partita da solo e s’inventa una progressione devastante. I difensori della Samp provano a stenderlo, ma il francese riesce a chiudere il triangolo con Fagioli con un gran tiro all’incrocio dei pali che vale il 3-2. Nono gol stagionale per il Duca, terza doppietta (tutte in casa). Neanche il tempo di esultare, che Cuadrado si procura a suon di finte il rigore. Sul dischetto va Vlahovic, ma l’ex viola spara sul palo. Momento difficilissimo, per DV9. I compagni lo abbracciano e il pubblico prova risollevarlo unendosi in un coro da brividi: “Dusan, Dusan, Dusan”. Vlahovic prova a romper l’incantesimo intorno all’ottantesimo, però in entrambe le situazioni la fortuna non lo aiuta. Fortuna che non sorregge nemmeno Cuadrado, il cui bolide va a stamparsi sulla traversa, e il solito DV9. Già, ci prova anche di testa Vlahovic, pallone sulla traversa e tocco vincente per il 4-2 di Soulé.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Milan non riparte:
Dia risponde a Giroud,
1-1 in casa con la Salernitana



I rossoneri non tornano al successo e restano al
quarto posto in classifica alle spalle anche di Inter e Lazio,
con un punto di vantaggio sulla Roma.
Ochoa grande protagonista


Francesco Pietrella

L'effetto Champions svanisce con l’arrivo della pioggia. Una Salernitana solida e furba ferma il Milan sull’1-1 a San Siro, trascinata da tremila tifosi e da un Ochoa in formato Mondiale, più volte decisivo. Il messicano si esalta sotto l’acqua e neutralizza almeno tre occasioni nitide. La storia delle sei dita è una leggenda, ma oggi, in uno stadio strapieno e con la solita calma zen, è tornato quello ammirato in ogni Mondiale. Giroud porta in vantaggio il Milan, Dia lo riacciuffa nel secondo tempo, in uno dei due tiri in porta verso Maignan, anche lui decisivo.

MAIGNAN — Il primo tempo è un festival delle "stoppate". La Salernitana alza il muro e Ochoa ringrazia: Daniliuc, ma soprattutto Pirola e Gyomber, si immolano più volte per salvare i pali del messicano. Le uniche chance del Milan arrivano da tiri da fuori sbilenchi (Theo e Bennacer) e con una punizione dell’algerino. Leao, lasciato solo da Mazzocchi, prova a sgasare un paio di volte, ma non è cosa. Il manifesto della sua partita è un cross alla mezz’ora finito in curva, da una posizione a lui congeniale: la trequarti. Sousa, reduce da una vittoria e un pari senza subire gol, prova a pungere con le armi che ha: le accelerazioni di Mazzocchi e il contropiede. Alla mezz’ora Kastanos spreca con il sinistro da buona posizione, ma la chance più importante capita a Dia, tre minuti prima del vantaggio del Milan. Thiaw, l’uomo degli anticipi, perfetto fino all’errore da due punti in meno in pagella, si allunga il pallone all’indietro facendosi beffare dalla punta. Qui entra in scena Maignan, che con una grande uscita da portiere-libero salva il risultato tra gli applausi di San Siro. Risolutore anche senza parare. La lucidità nel calcolare l’azione è da giù il cappello: Magic Mike si piazza davanti a Dia e orienta il corpo verso sinistra, bloccando sul nascere l’accelerazione dell’attaccante. Intervento da top player.

GIROUD — Nell’azione successiva, con i salernitani già con la testa proiettata al discorso di Sousa, Giroud incorna di testa un assist di Bennacer e fa felici i 72mila di San Siro. Curiosità: la punta, all’ottavo gol in A, aveva già segnato a Ochoa undici anni fa, in un Montpellier-Ajaccio 3-0 del 2012. La stagione del titolo vinto con i francesi. Rieccolo qui, trentaseienne e con la fame di un ragazzino. Che l’ex Arsenal sia in giornata, comunque, lo si capisce al minuto 28, quando prova a entrare tra i candidati del Puskas Award 2023 con una rovesciata al volo su calcio d’angolo. Lui che ha già vinto nel 2017. Appuntamento solo rimandato. Il gol di testa è prezioso. Ammonito nella ripresa, salterà Udinese-Milan di sabato sera.

ECCO DIA — La pioggia del secondo tempo intacca la manovra rossonera. Sousa gioca subito la carta Piatek, ex di turno con 13 partite e tre gol sotto Pioli nel 2019, ma il pari è tutto di Dia, bravo a infilarsi nel buco lasciato dalla difesa rossonera e a pungere Maignan. Nono gol in campionato per l’ex Villarreal, ma l’errore della retroguardia rossonera, sorpresa da un cross teso di Bradaric dalla sinistra, è da matita blu. Kalulu stringe, Thiaw non accorcia e Dia si infila tra loro due. La risposta di Pioli è un doppio cambio: fuori Giroud e uno stralunato Leao, il peggiore tra i suoi, e dentro il tandem Ibra-Origi. Risultato: spazi stretti e fraseggio corto.

L'EPISODIO — Ad approfittarne è Bennacer, che al 70' viene spinto da Bradaric e si guadagna il rigore. L’arbitro La Penna fischia subito, ma dopo aver rivisto l’azione al Var si rimangia quanto detto e nega il penalty. Il contatto è molto lieve. Nel finale si distinguono ancora una volta i due portieri: al 75’ Ochoa si ricorda di aver giocato l’ennesimo Mondiale da top player e nega il gol a Origi con un miracolo a mano aperta sulla linea di porta. Maignan, invece, salva su Piatek neutralizzando il destro da fuori del pistolero. Finisce così, con l’ennesima stoppata granata, stavolta sulla linea di porta, e un parapiglia a fine partita all’altezza della panchina del Milan. La Salernitana strappa un punto d’oro, mentre Pioli si morde le unghie nervosamente. L’assist di Daniel Maldini, mattatore contro i nerazzurri a La Spezia, è caduto nel vuoto. Milan quarto dietro Lazio e Inter, con un solo punto di vantaggio sulla Roma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

10/03/2023
Spezia - Inter 2-1
11/03/2023
Empoli - Udinese 0-1
Napoli - Atalanta 2-0
Bologna - Lazio 0-0
12/03/2023
Lecce - Torino 0-2
Cremonese - Fiorentina 0-2
Verona - Monza 1-1
Roma - Sassuolo 3-4
Juventus - Sampdoria 4-2
13/03/2023
Milan - Salernitana 1-1

Classifica
1) Napoli punti 68;
2) Inter punti 50;
3) Lazio punti 49;
4) Milan punti 48;
5) Roma punti 47;
6) Atalanta punti 42;
7) Juventus(-15) punti 38;
8) Torino punti 37;
9) Bologna punti 36;
10) Udinese punti 35;
11) Fiorentina punti 34;
12) Monza e Sassuolo punti 33;
14) Empoli punti 28;
15) Lecce punti 27;
16) Salernitana punti 26;
17) Spezia punti 24;
18) Verona punti 19;
19) Cremonese e Sampdoria punti 12.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la
riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali
assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta
correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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Sassuolo, quarta vittoria di fila:
contro lo Spezia decide Berardi su rigore

Zona Europa ormai vicinissima per gli emiliani:
il gol vincente al 71’ su penalty assegnato per fallo di mani di Amian


Giulio Saetta


Il Sassuolo batte lo Spezia con un rigore di Berardi e prosegue il suo fantastico 2023. In una classifica relativa solo alle ultime otto giornate la squadra di Dionisi sarebbe prima in campionato con 19 punti, solo il Napoli delle meraviglie potrebbe superarlo nel caso battesse il Torino domenica pomeriggio. Per lo Spezia arriva invece la prima sconfitta dell’era Semplici, che fino a oggi aveva ottenuto due pareggi e una vittoria. La squadra ligure ha tenuto ottimamente il campo per 20’, fino alla traversa colpita da Berardi che come un colpo di spugna ha risvegliato il Sassuolo.

PANCHINA ECCELLENTE — Panchina un po’ a sorpresa nel Sassuolo, Frattesi lascia il posto di mezzala destra al nazionale norvegese Thorstvedt, con Toljan alle sue spalle nella difesa a quattro. Confermato il tridente che ha punito la Roma: Berardi-Pinamonti-Laurienté. Anche Semplici ha voluto premiare il protagonista della vittoria sull’Inter, Daniel Maldini, schierato a sinistra nel terzetto di sottopunte dietro Nzola, con a fianco Agudelo e Gyasi. In mediana, con l’inamovibile Bourabia c’è Ekdal. Zurkowski è il sacrificato nel 4-2-3-1 spezzino, quello visto nella ripresa contro i nerazzurri, a dimostrazione della fluidità tattica che sta caratterizzando questa nuova avventura di Semplici in terra ligure.

FIAMMATE NEROVERDI — Buona partenza dello Spezia, che gioca a viso aperto e nel primo quarto d’ora si presenta per ben quattro volte nell’area neroverde: le conclusioni di Ekdal e Maldini sono murate dalla difesa, un’incursione di Caldara impegna Consigli ma Ghersini ferma per fuorigioco. La squadra di Semplici gioca in fiducia, una sensazione palpabile che si avverte nella sicurezza del giovane Maldini, a conferma del grande lavoro psicologico del tecnico soprattutto nel creare l’autostima nei giocatori. Il Sassuolo ci mette una ventina di minuti per assestarsi e in due minuti, fra 34’ e 36’, bussa tre volte dalle parti di Dragowski, prima con Berardi con il suo marchio di fabbrica, movimento ad accentrarsi dalla destra per esplodere il sinistro che si stampa sulla traversa, sul proseguimento dell’azione ancora il numero dieci con sinistro sfiora il palo lungo; due minuti dopo è Toljan, sempre da destra, a lambire lo stesso montante con un bel diagonale. A un passo dal vantaggio il Sassuolo al 45’, Thorstvedt sulla destra salta Nikolaou e pennella di sinistro a centro area per l’inserimento di Henrique, che di testa viene murato da Dragowski.

MONOLOGO NEROVERDE — Nella ripresa il Sassuolo riprende da dove aveva lasciato, al 1’ Rogerio dalla sinistra lascia partire una fucilata di destro che impegna Dragowski sul secondo palo. Al 13’ la prima mossa dalle panchine, Dionisi inserisce Frattesi per Thorstvedt. Ma la gara è ormai incanalata, con il Sassuolo in controllo e lo Spezia misteriosamente ritiratosi nei suo trenta metri difensivi. E infatti i padroni di casa la sbloccano al 26’ su rigore con capitan Berardi al sesto gol stagionale. Tre minuti prima un tiro di Laurienté viene smorzato con la mano da Amian, Ghersini lo vede solo al monitor richiamato dal Var Abbattista. Il monologo neroverde continua al 30’ con una percussione di Frattesi alta sulla traversa e un palo scheggiato da Harroui con un destro a giro dai venti metri. Lo Spezia prova il tutto per tutto inserendo Shomurodov e Verdi e passando al 4-2-4 ma senza creare pericoli a consigli. Una brutta battuta d’arresto visto anche l’ammonizione rimediata da Nzola che gli farà saltare la sfida cruciale contro la Salernitana dopo la sosta. Ci sarà ancora da soffrire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Hojlund entra e ribalta l'Empoli:
l'Atalanta torna a vincere dopo oltre un mese



Toscani avanti con Ebuehi, pareggio di De Roon nella ripresa.
Poi Gasp mette dentro il danese che dopo pochi minuti segna il gol da tre punti


Luca Taidelli

I bergamaschi hanno la testa dura e sono grandi lavoratori. L’Atalanta incarna questo Dna e viene a capo con le unghie di un Empoli umile, fortunato nel passare in vantaggio di carambola, colpevole di non chiuderla quando poteva ma alla lunga triturato dalla foga nerazzurra. De Roon e Hojlund ribaltano il guizzo di Ebuehi e regalano alla loro gente una vittoria vitale per credere ancora all’Europa dopo avere raccolto la briciola di un punto contro Lecce, Milan, Udinese e Napoli.

PRIMO TEMPO — Gasperini punta sulla coppia colombiana Muriel-Zapata, come non succedeva dal 13 agosto scorso, alla prima di campionato in casa della Sampdoria. Come allora, alle loro spalle si muove Pasalic, con Ruggeri preferito a Maehle sulla sinistra e Palomino che si prende il centro della difesa a discapito di Demiral. Aspettando il recupero di Vicario (conferma per Perisan), Zanetti invece punta su De Winter per affiancare Luperto nella linea a 4 e in mediana sceglie l’ex Grassi e il 2003 Fazzini, con Marin e Bandinelli pronti a subentrare. Tra le linee si muove l’altro 2003 Baldanzi, davanti ci sono Satriano e Caputo. L’Atalanta morde subito il match, anche per esorcizzare la maledizione del gol, che al fischio d’inizio manca da 273’ (e l’ultimo è stato un rimpallo, di Hojlund contro il Lecce). Pasalic però si mangia subito il babà preparato da Zappacosta e la pressione asfissiante (sette corner battuti dopo 14’) produce soltanto manciate di cross, un colpo di testa a lato di Scalvini e un destro di De Roon che trova Perisan ben piazzato. L’Empoli si schiaccia su due linee davanti alla propria area e fatica a ripartire, malgrado Baldanzi sembri frizzante come un prosecchino. Nel primo terzo di gara in campo c’è solo la Dea, che però al dunque si perde tra sbavature tecniche - almeno tre agganci mancati sulla trequarti -, lentezza di Pasalic, difficoltà delle punte a trovare la posizione (ora troppo larghe, ora a pestarsi i piedi in area) e opposizione soprattutto della coppia De Winter-Luperto al centro. Una serata jellata si trasforma in tragicomica al 44’, quando sul primo vero affondo l’Empoli passa con Ebuehi. Affondo di Parisi e Baldanzi sulla sinistra, palla al centro del fantasista, Ruggeri spazza addosso a Caputo che involontariamente innesca il difensore nigeriano a un metro dalla linea di porta.

SECONDO TEMPO — Si riparte con gli stessi uomini ma a copione invertito. Esce meglio dai blocchi l’Empoli, con Caputo per tre volte vicino al 2-0, ma nel momento in cui sembra frastornata l’Atalanta trova il pareggio con l’uomo che più ne incarna il Dna, De Roon, bravo di testa a prendere il tempo a Luperto sul cross di destro del mancino Ruggeri. La Dea torna un’onda in piena e Zanetti corre ai ripari inserendo Ismajli e Bandinelli al posto di Grassi e Fazzini, con De Winter che si piazza davanti alla difesa. Gasp invece forse ritarda le sostituzioni, perché Zapata ne tiene poche, ma lo scatenato Ruggeri sfiora il vantaggio con un colpo di testa fuori di un amen. Haas e Henderson per Akpa Akpro e Baldanzi completano il restyling della mediana empolese, con virata al 5-3-2 per fronteggiare la grandinata di cross degli avversari. Gasp solo al 76’ inserisce Lookman per Scalvini, passando al 4-2-3-1 per cercare tre punti vitali anche con Boga e Hojlund per i due colombiani. Proprio il danese sui titoli di coda sfonda dopo un tiro di Pasalic mezzo rimpallato. Il biondo brucia De Winter, fin lì impeccabile, e fa esplodere il Gewiss. Questa Atalanta avrà i suoi difetti, ma con un cuore così si può comunque sognare

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ciofani illude la Cremonese,
Carlos Augusto rialza il Monza: 1-1

I brianzoli vanno sotto, ma reagiscono e trovano il pari con il brasiliano.
La squadra di Ballardini grazie anche alla super prestazione di Carnesecchi
strappa un punto che però serve a poco in ottica salvezza


Matteo Brega


Finisce 1-1 tra Monza e Cremonese, decidono i gol di Ciofani e Carlos Augusto nel cuore del secondo tempo.

SPINTA MONZA — Tutto secondo le previsioni della vigilia in casa Monza con Sensi spostato a fare il trequartista al fianco di Caprari nel 3-4-2-1. Molti cambiamenti invece per quanto riguardo la Cremonese con Ballardini che ha tenuto coperto le scelte fino all’ultimo. Fuori Buonaiuto e Benassi, squadra sistemata con il 3-5-2 e non il 3-4-3 ipotizzato. Primo squillo brianzolo al 5’: corner di Ciurria e girata di testa di Petagna che va alto non di molto. Il Monza è più concreto della Cremonese in avvio. Al 14’ un pallone a lungo lavorato dai brianzoli sulla trequarti viene acceso da Petagna che mette Izzo in porta con una giocata improvvisa e geniale. Il difensore però si fa parare la conclusione da Carnesecchi, bravo in uscita. La Cremonese non lascia impressioni robuste nella prima parte di gara. Il Monza tiene palle, costruisce ed esce anche bene palla al piede. Come al 20’ quando Machin lancia nello spazio Izzo a destra – con Ciurria che entrando nel campo apre lo spazio al centrale destro -, cross perfetto per Carlos Augusto che in tuffo obbliga Carnesecchi a una parata complicata. Sale la pressione della squadra di Palladino. Combinazione sulla sinistra che porta Carlos Augusto a crossare basso per Petagna che gira di prima verso la porta trovando la schiena di Vasquez che gli nega il gol. La presenza della Cremonese si manifesta al 27’ con un cross da lontanissimo di Sernicola che pesca Galdames: colpo di testa alto. Nel finale di tempo Pessina recupera palla alla Cremonese in uscita, palla dentro per Caprari che sceglie il destro a giro, palla larga. Prima dell’intervallo ancora un’occasione per il Monza. Ciurria calcia addosso a Carnesecchi da buona posizione, poi Petagna viene deviato in calcio d’angolo. Primo tempo senza gol, ma i rimpianti sono tutti monzesi per l’evidente superiorità complessiva.

RISPOSTA CREMONESE — Proprio per questo i primi accorgimenti sono di Ballardini che lascia nello spogliatoio Tsadjout e Sernicola per Ciofani e Castagnetti. Pickel scivola a destra, Castagnetti diventa il regista e Ciofani veste i panni del riferimento offensivo nel 3-5-2 grigiorosso (in campo con una divisa celebrativa per i 120 anni del club, senza sponsor e senza nomi sulla schiena). L’avvio della ripresa viene timbrato dalla Cremonese. Destro di Okereke servito da Meitè, conclusione centrale. Meno pressione brianzola e più spazio per la squadra di Ballardini che all’11’ ci prova con Ciofani (destro alto). Che il Monza si stesse abbassando era evidente. Al 16’ arriva la conferma. Pablo Marì esce male palla al piede servendo Machin che la copre male, la recupera Castagnetti, uno-due con Galdames e Castagnetti manda Ciofani in porta. Tocco sotto e gol del vantaggio cremonese. Palladino interviene subito: dentro Ranocchia, Antov e Mota Carvalho per Izzo, Machin e Caprari. Il pareggio arriva al 24’: un rimpallo favorisce il Monza sulla destra, Ciurria si prende il fondo, crossa e sul secondo palo trova Carlos Augusto che di sinistro supera Carnesecchi. Al 35’ doppia occasione per Ranocchia: prima Carnesecchi respinge, poi sceglie una soluzione alta. Il Monza spinge e al 45’ va vicino al gol con Colpani. Mota Carvalho a sinistra sfonda, cross per la testa del numero 28 che non trova la porta. Finisce 1-1, un pareggio che non sposta le rispettive ambizioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Salernitana scappa due volte,
ma il Bologna c’è: finisce 2-2



Granata avanti con Pirola, pareggia Ferguson,
nella ripresa nuovo vantaggio dei padroni di casa
con Dia e al 73' gol del definitivo 2-2 di Lykogiannis.
Arnautovic resta in panchina, poi entra e si infortuna


Matteo Dalla Vite

Un 2-2 con dentro tante cose: quattro gol, dubbi arbitrali, due infortuni (Mazzocchi e Arnautovic che dopo tanta panchina ha potuto giocare solo 15’), momenti anche tesi e soprattutto la volontà da parte dei due tecnici di voler sempre cercare la profondità e la vittoria. Salernitana e Bologna fanno un passettino dopo i pareggi contro Milan e Lazio, un passettino che ha messo in evidenza un Candreva sempre più leader e un Kyriakopoulos (due assist) sempre più inserito nei meccanismi mottiani. I gol di Pirola, Dia, Ferguson e Lykogiannis hanno dato un senso pirotecnico dentro una gara che il Bologna ha condotto nel primo tempo e la Salernitana nella ripresa.

PIÙ BOLOGNA — Paulo Sousa ha il doppio dispositivo Candreva-Kastanos dietro a Dia, in mezzo la regìa è di Bohinen, dietro c’è il terzetto composto da Daniliuc, Gyomber e Pirola: praticamente la stessa squadra che ha pareggiato a San Siro contro il Milan. Anche Thiago Motta non fa stravolgimenti nonostante le prove della vigilia e conferma sostanzialmente la squadra che ha pareggiato contro la Lazio: ancora niente Arnautovic (terza panchina di fila) e Barrow titolare da simil-centravanti. E non c’è nemmeno Medel, idem come Arnautovic. La Salernitana colpisce subito: c’è un tiro di Dia al 4’ e poi il vantaggio al settimo, susseguente ad un calcio d’angolo (che non c’è, male l’assistente Lombardo) con assist di Candreva per Pirola, al primo gol in A. Arechi in festa ma il Bologna non si butta giù: attacco sul versante sinistro, Kyriakopoulos la mette in mezzo per Ferguson che spizza il giusto anticipando Pirola e spiazzando Ochoa per l’1-1 dopo una dozzina di minuti. C’è un colpo di braccio di Cambiaso (ma posizione congrua) al 17’: niente rigore ma l’ex Genoa è costretto a uscire per infortunio, al suo posto Lykogiannis. Moro ha un’occasionissima sulla quale Gyomber compie un salvataggio enorme (21’), poi ci riprova poco dopo e dall’angolo susseguente avviene un episodio che Pairetto non considera da rigore: su palla da sinistra, corrono Ferguson e Bradaric che trattiene lo scozzese rischiando fortissimo. L’arbitro attende la “visione” del Var Valeri ma, considerando l’intensità del contatto (alto), decide di non dare penalty che invece poteva starci. Morale del primo tempo: dopo i primi 10’ granata, il Bologna ha tolto fiato, autostima e campo ad una Salernitana che poco alla volta si è infeltrita fino a toccare solo in due occasioni la fase offensiva.

REAZIONI — È proprio per questo che Paulo Sousa chiama il doppio cambio: dentro Vilhena e Piatek, il polacco si fa subito vedere con un diagonale che (giustamente) Skorupski battezza fuori al 16’ della ripresa. Il Bologna fa scaldare Orsolini e Arnautovic: entrano entrambi ma non prima di un calcio d’angolo che riporta la Salernitana in vantaggio (19’ s.t.), colpo di Dia e deviazione di Schouten per il nuovo vantaggio granata. Nove minuti dopo il 2-1 granata, il Bologna arriva al pari col binario greco, angolo di Kyriakopoulos (secondo assist) e zuccata di Lykogiannis ad anticipare Piatek. Due a due a metà ripresa e l’equilibrio diventa un’utopia: sia Sousa che Motta cercano la profondità ma poi Thiago ha un cambio obbligato perché Arnautovic si tocca insistentemente la caviglia destra e così Sansone entra per l’austriaco quando inizialmente pareva dovesse prendere il posto di Ferguson. Nel finale, Paulo Sousa chiude con Piatek prima punta e Dia più Botheim a supporto; Motta col tridente. Non male come gara, assolutamente non male: alla fine le due squadre si sono divise un tempo a testa ma il Bologna ha avuto la capacità di saper reagire e la Salernitana l’idea di avere tanto da dire.

Fonte:Gazzetta dello Sport
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Milan, altro tonfo: a Udine ne prende tre.
Zona Champions a rischio

Un solo punto nelle ultime 3 gare per il Diavolo,
subito sotto per la rete di Pereyra.
Pareggio di Ibra su rigore (ripetuto) al 4' di recupero del 1° tempo,
2' dopo la rete del brasiliano. Nella ripresa il 3-1 di Ehizibue


Alessandra Gozzini


Il Milan di campionato e quello d’Europa continuano a viaggiare a velocità diverse: procede spedito in Champions, va a rilento in Serie A. Udine è stata solo l’ultima fermata: segue il pari interno con la Salernitana e la sconfitta di Firenze. Non è questo il ritmo che riporterà i Campioni d’Italia tra le prime quattro del torneo: serve un deciso cambio di marcia. Subito. Il primo tempo della Dacia Arena è stato sconfortante: il Milan deve rientrare nei binari se vorrà arrivare a una qualsiasi destinazione, in Italia e fuori. Testa e gambe in questo caso vanno di pari passo: la testa, cioè l’approccio alla partita, è svagato. Le gambe non girano, la qualità rossonera non emerge. L’assenza di tre titolari è un alibi a cui non vale la pena aggrapparsi anche se le assenze contemporanee di Theo e Giroud (oltre a Messias) privano il Milan di due dei suoi punti di forza. Il terzo sarebbe Leao, anche ieri troppo lontano dalla sua versione migliore. Nell’Udinese funziona tutto e subito e Sottil stupisce con Samardzic e Success per Lovric e Arslan.

IBRA NON BASTA — Il Milan dei primi 45’ trova il modo per rovinare la festa a Ibra, autore del gol più anziano del campionato. L’inizio quasi tutto bianconero era un allenamento al vantaggio che arriva dopo 9’ con Pereyra. L’azione inizia con un recupero di Samardzic e un disimpegno fiacco di Tomori: il destro dell’argentino (debole ma angolato) batte Maignan. Il possesso resta prevalentemente dei padroni di casa e non è un caso che il Milan si riscatti solo su calcio da fermo: il bolide di Ibra su punizione si alza di poco sopra la traversa. Beto e Leao si alternano con le conclusioni verso la porta, entrambe senza fortuna. Rafa combina poco: ci proverà anche più tardi, costringendo Silvestri in angolo ma è un lampo in mezzo alla nebbia. Dal 44’ al 51’ si aprono sei minuti lunghissimi, una partita nella partita. Il Mila protesta per un tocco di mano in area di Bijol, che Doveri rivede al Var. Rigore Milan: Ibra sul dischetto. Zlatan apre il piatto verso destra ma trova l’opposizione di Silvestri. La partita riprende salvo poi tornare al punto di prima. L’arbitro è avvertito dell’ingresso in area di Becao prima della battuta di Ibrahimovic, il rigore è da ripetere. Sottil protesta ed è espulso, Zlatan è già con la palla sottobraccio pronto alla nuova battuta. Il destro potentissimo all’angolino stavolta batte il portiere dell’Udinese: Ibra, 41 anni, 5 mesi e 15 giorni, può esultare per il gol più vecchio del campionato. La festa però dura appena due minuti, il tempo per riprendere la gara (stavolta davvero) e portare Beto al raddoppio. Cross di Success e il 9 dell’Udinese anticipa Thiaw: Milan di nuovo sotto.

TRIS UDINESE — Il passivo aumenterà nella ripresa. Chi si aspettava di ritrovare un Milan rabbioso dopo l’intervallo è rimasto deluso. La squadra di Pioli non morde, Silvestri resta di fatto inoperoso. Anche dopo il cambio che dovrebbe dare ancora più consistenza all’attacco rossonero: dentro Rebic per Saelemaekers, ad affiancare Ibra che resta in campo fino alla mezz’ora della ripresa. A trovare il gol è ancora l’Udinese con Ehizibue su tiro-cross di Udogie: difesa rossonera completamente in tilt. Ibra esce per Origi, al solito inconcludente. Ma per una volta meno colpevole degli altri: il Milan cade ancora e si offre così al controsorpasso della Roma. E allo scatto delle altre candidate alla Champions. Mal di trasferta, stanchezza dei titolari, alternative non all’altezza, difesa di nuovo perforata: a Pioli non mancherà il lavoro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Gabbiadini trascina la Samp nel match salvezza contro il Verona



I blucerchiati ritrovano la vittoria grazie alla doppietta del capitano.
Due gol annullati a Gaich per fuorigioco, poi la rete di Faraoni all'88' e il sigillo finale di Zanoli


Filippo Grimaldi

E alla fine la Samp ce l’ha fatta: doppio Gabbiadini, sigillo finale di Zanoli e prima vittoria casalinga in campionato (l’ultima risaliva alla stagione scorsa: era il 16 maggio) conquistata a spese di un Verona battuto per 3-1, prima troppo timido e rinunciatario e poi nella ripresa molto più tonico, ma non altrettanto fortunato (due gol annullati a Gaich per fuorigioco con l’ausilio del check Var: tardivo, poi, il gol di Faraoni). Così, quella che sulla carta pareva alla vigilia l’occasione perfetta per la squadra di Zaffaroni di mandare un messaggio allo Spezia quartultimo sulla via della salvezza, si è trasformata nella rinascita doriana. Che scavalca la Cremonese, resta in acque cattive, ma con un morale ora ben più alto. Un primo segnale di ottimismo dopo una stagione sin qui da incubo, in campo e fuori. Tre punti pesantissimi per i blucerchiati, sconfitta grave per il Verona, attesa fra l’altro da un calendario ora non proprio semplicissimo, con Juventus e Napoli nelle prossime tre partite.

CINISMO SAMP — Stankovic si affida al consueto 3-4-2-1, con Djuricic più arretrato in mediana e la coppia Léris-Cuisance alle spalle di Gabbiadini. Stesso modulo per Zaffaroni, privo di Verdi e Ngonge, che piazza Doig a sinistra in mediana (fuori Depaoli) e mette Braaf alle spalle di Djuric - di nuovo titolare - in coppia con Lazovic sulla trequarti. La Samp ha dimostrato subito di avere maggiore coraggio dei gialloblù: Djuricic si è presentato con una buona occasione in avvio (3’), Montipò a fatica ha respinto. Più Samp che Verona: dopo una punizione di Lazovic dalla distanza toccata in angolo da Turk, la Samp ha alzato il numero dei giri nella fase centrale del primo tempo. Amione (23’) ha colpito il palo di testa (ma che errore, Magnani) e un minuto dopo Gabbiadini in mischia ha trovato il gol convalidato dopo un check Var. Il risveglio-Verona è stato affidato a un velenoso diagonale di Lazovic (29’), con Nuytinck che ha salvato sulla riga di porta. Ma il Verona del primo tempo s’è fermato lì: al 35’ il bis blucerchiato, ancora con Gabbiadini (sesto centro in campionato) che di sinistro ha fulminato Montipò, favorito da un folle retropassaggio di testa di Tameze. Non è stata una giornata fortunata per il Verona, che poco prima dell’intervallo ha perso Djuric per infortunio (dentro Gaich).

RISVEGLIO HELLAS — Zaffaroni nella ripresa ha rivoluzionato i gialloblù: dentro Lasagna alle spalle di Gaich (fuori Doig), Tameze basso in difesa, Lazovic a sinistra al posto di Doig e Veloso (fuori Magnani) play. Un Verona più solido e una Samp più bassa (e preoccupata). I gialloblù hanno trovato due volte il gol con Gaich, entrambi annullati per fuorigioco dopo un check Var. Evidenti segnali di un riscatto ospite, concretizzato al 43’ con il gol del 2-1 firmato da Faraoni, sugli sviluppi di un angolo di Veloso raccogliendo l’assist di Dawidowicz. E lì è iniziato il lungo recupero con il prevedibile assedio dell’Hellas alla porta di Turk. Verona, però, troppo sbilanciato: così al 53’ l’ultima ripartenza blucerchiata ha fruttato il gol del definitivo 3-1 firmato da Zanoli servito da Rodriguez.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/03/2023 17:36
 
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La Fiorentina non si ferma più:
un autogol condanna il Lecce

Settima vittoria di fila per i viola tra Serie A e Conference:
la squadra di Italiano è ora a un punto di distanza dal settimo posto


Giovanni Sardelli


Vittoria da Conference post Conference. Impossibile non sentire le fatiche turche e così la Fiorentina per ottenere la settima vittoria di fila sceglie la gestione. Più matura che elettrica la Viola batte comunque con merito il Lecce grazie ad un autogol di Gallo nel primo tempo continuando la scalata in classifica. Quarto successo consecutivo in campionato, nono risultato utile consecutivo complessivo (otto vittorie ed un pari con l'Empoli), i numeri cominciano davvero a tornare. Cade il Lecce, però i punti di vantaggio sul Verona terzultimo restano otto. Italiano cambia cinque elementi rispetto alla faticosa trasferta di Sivas, piazzando a sorpresa Kouame al centro dell'attacco con Jovic (febbre) nemmeno in panchina. Igor, Biraghi, Barak e Saponara gli altri volti nuovi. Baroni risponde con Colombo centravanti e Strefezza-Di Francesco ai lati. Inizio lento con i viola in controllo senza spingere ed il Lecce pronto ad agire in contropiede. Primo squillo viola al 25' con Barak che svetta di testa, ma il pallone termina di poco a lato.

FIAMMATA VIOLA — È il segnale di sveglia per la Fiorentina che un minuto e mezzo dopo passa. Strefezza perde palla con Igor che lancia un ispirato Saponara: cross perfetto sul secondo palo dove Gallo per anticipare Gonzalez spinge nella sua porta il pallone del vantaggio viola. Il Lecce prova a rispondere con Di Francesco che non aggancia in area, poi è nuovamente Saponara a rendersi pericoloso. Colpo di testa in tuffo e palla alta. Le occasioni sono comunque poche ed i ritmi non particolarmente alti. Con la gara che resta aperta.

GESTIONE — Tanto che dopo due minuti della ripresa Di Francesco si procura una grande occasione calciando da ottima posizione, bravo Terracciano a respingere. Il match resta equilibrato ed il risultato in bilico convince Italiano a cambiare: fuori Kouame (non buona la sua partita) e Saponara, dentro Cabral e Sottil. Baroni risponde con Maleh ed Oudin per Blin e Strefezza. Poi tocca ad Helgason prendere il posto di un ottimo Gonzalez. La Fiorentina fa la partita senza affondare, il Lecce resta aggrappato al match in attesa del momento buono per tentare il colpo del pari. Italiano termina i cambi con Duncan, Ikone e Bonaventura provando con la freschezza a chiudere l'incontro. Non ci riesce, ma nemmeno rischia niente con l'1-0 blindato da un'ottima fase difensiva. La Viola esulta, il Lecce si rammarica, ma non troppo. Vista la sconfitta del Verona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli è inarrestabile:
poker in casa del Torino con super Osimhen

Non solo la doppietta del capocannoniere della Serie A:
a segno anche Kvaratskhelia su rigore e Ndombele


Mario Pagliara


Marcia inarrestabile. Il Napoli strappa applausi anche a Torino, vince quattro a zero, e porta momentaneamente a ventuno punti il vantaggio sull’Inter seconda, in attesa del derby d’Italia e della stracittadina capitolina. La doppietta di Osimhen (21 gol in Serie A), il rigore di Kvaratskhelia e il poker di Ndombele spingono anche questa domenica il conto alla rovescia verso il terzo scudetto della storia azzurra. Nella lunga marcia verso la matematica, i quattordici-quindicimila tifosi azzurri che hanno riempito lo stadio Olimpico Grande Torino festeggiano e applaudono la banda di Spalletti che non sbaglia un colpo.

RE VICTOR — Gli è sufficiente un soffio d’aria, un piccolo fazzoletto di spazio nel cuore dell’area granata, per lanciare la festa napoletana in uno stadio Olimpico Grande Torino tutto colorato d’azzurro. Gli sono sufficienti nove minuti per mostrare la corona di Re Victor, il principe dei bomber della Serie A. E’ quell’attimo in cui Osimhen, sempre lui, sembra arrampicarsi sulle spalle di Schuurs, salire più su e colpire di testa un incolpevole Milinkovic. Torino-Napoli è una sfida che parte subito in salita per la squadra di Juric, colpita in avvio, a freddo, e tradita da un paio di errori di alcuni dei suoi uomini di riferimento. Contro questo Napoli si pagano caro. Il primo è di Singo, che calibra malissimo la rimessa laterale lanciando di fatto Anguissa verso l’aria di rigore del Toro. Un attimo dopo Lozano scarica, fermato alla disperata da Rodriguez. E qui nasce il calcio d’angolo sui cui sviluppi Spalletti passa in vantaggio. La seconda disattenzione è di Linetty che dovrebbe seguire a uomo, passo-passo, Anguissa e invece si fa trovare distratto dopo l’errore di Singo. Per Osimhen è il ventesimo gol in Serie A, la ventiquattresima perla stagionale in ventinove partite.

PALO DI SANABRIA — Colpito a freddo, il Toro non si disunisce affatto. Anzi, per una ventina di minuti se la gioca, bene, con le sue armi: sette calciatori granata portano costantemente pressione nella trequarti azzurra, Ricci favorisce una buona circolazione della palla al punto che all’intervallo il possesso è equamente distribuito. La pressione granata è costante e gli uomini di Juric sfiorano almeno in tre occasioni il pari: al 22’ Meret è molto incerto su un siluro di Ricci, sulla respinta arriva Sanabria in corsa ma la sua conclusione si ferma sul palo a porta ormai libera. Un minuto dopo dall’uno-due Vojvoda-Sanabria, il kosovaro prova il tiro a giro dalla sinistra, fuori di un soffio. Poi l’occasione è ancora di Sanabria, di poco alta. Il Napoli resiste, controlla e poi riaccelera.

KVARA DI RIGORE — Il paradosso è che nel momento migliore del Toro, il Napoli trova il raddoppio e, di fatto, ipoteca la vittoria grazie al colpo di uno dei suoi gioielli. Minuto 34’: Kvara si destreggia nel cuore dell’area granata quando viene colpito sul piede destro da un imprudente Linetty. L’arbitro Marchetti assegna il tiro dal dischetto che il georgiano non fallisce: dodicesimo colpo in Serie A, sedicesimo stagionale. L’emozione più bella di un Napoli sublime nel suo calcio offensivo deve però ancora arrivare. Il minuto è il sesto della ripresa, quando Di Lorenzo chiama sul palcoscenico la classe di Kvara. Il georgiano stoppa e con il tacco sfodera un assist no-look per l’accorrente Olivera, cross al volo per Osimhen che sottoporta è una sentenza. Il Napoli vola sullo zero-tre, le statistiche del nigeriano vanno riaggiornate: ventunesimo gol in Serie A, sono venticinque in stagione. Osimhen è letteralmente scatenato e al 24’ domina su Schuurs, lanciando Kvara: assist per Ndombele e poker del Napoli. Nel finale la squadra di Spalletti gioca sul velluto, per Juric è la sconfitta più pesante dei suoi due anni di gestione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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