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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Dybala regala gol, El Sha e Abraham segnano,
lo Spezia non punge: Mou ora è terzo

I due assist dell’argentino ispirano le reti del Faraone e dell’inglese:
la Roma aggancia momentaneamente l’Inter a quota 37 punti


Massimo Cecchini


Se ci fosse qualcuno che riesce a staccare gli occhi dal calcio mercato, c’è una notizia da segnalare: la Roma di José Mourinho per il momento ha messo i tacchetti in zona Champions League. Nonostante il caso Zaniolo cannibalizzi tutte le attenzioni, i giallorossi infatti, battendo lo Spezia grazie a un 2-0 santificato dalle reti di El Shaarawy e Abraham, vanno a dormire a pari punti al terzo posto con l’Inter, impegnata domani con l’Empoli. Vero che la squadra di Gotti, falcidiata dalle assenze, fa la figura dell’agnello sacrificale, ma basta un dato per capire la differenza fra le due squadre: Rui Patricio fa la prima parata nel proprio specchio della porta al minuto 41’ della ripresa, con la gara già in ghiaccio.

IL GRAFFIO DEL FARAONE — La squadra di Mourinho, senza neppure Pellegrini - in panchina per acciacchi - sceglie un 3-4-2-1, con Matic al fianco di Cristante in mediana ed El Shaarawy partner di Dybala alle spalle di Abraham. Lo Spezia è l’ombra di quella che era la squadra tipo fino a qualche settimana fa. Venduto Kiwior all’Arsenal, fuori Nikolaou per squalifica e Nzola, Ekdal e Bastoni per infortunio, il gruppo di Gotti perde quasi subito anche Holm. Morale: con Agudelo schierato finto centravanti di un 3-4-2-1 a specchio con i giallorossi, gli spazi sono stretti per tutti e il primo tempo non è certamente champagne. Il primo brivido arriva solo al 17’, con una incursione di Zalewski fermata in area senza fallo, anche se entrambe le panchine ruggiscono, chi per il presunto rigore, chi per la mancata ammonizione per simulazione. Quattro minuti più tardi è il Faraone a farsi vivo con un tiro che Dragowski blocca a terra. Da quel momento si contano cinque conclusioni in poco più di una ventina di minuti, senza che nessuno centri la porta. Si esercitano senza fortuna Zalewski, Abraham (di testa), Verde, ancora El Shaarawy e Reca. Insomma, quando la partita sembra avviarsi reso l’intervallo senza sussulti, un lancio di di Smalling dalla retroguardia ingolosisce contemporaneamente Amian, Caldara e Hristov che - in modi diversi - vengono attirati dalla palla diretta ad Abraham. La sfera invece va ad El Shaarawy che la consegna a Dybala che s’invola verso la porta avversaria, scaricando al momento giusto sul Faraone, che segna senza problemi. È il 44’, e allo Spezia non resta che provare un paio di tiracci con Bourabia e Agudelo, ancora una volta senza avvicinarsi troppo alla porta di Rui Patricio.

DYBALA & ABRAHAM — Nella ripresa Gotti lancia subito Esposito e Maldini per Hristov e Verde, abbassando Ferrer in difesa e piazzando Gyasi sulla fascia. Proprio Esposito però, all’esordio in Serie A, al 4’ regala palla a Dybala che innesca Abraham, nell’uno contro uno. Caldara, ammonito, non rischia il fallo e così l’inglese lo supera facilmente per poi battere Dragowski. Le velleità di rimonta dello Spezia sembrano morire in quel momento. Per i liguri va fuori anche Bourabia ed entra Kovalenko, ma l’inerzia è tutta per i giallorossi. Al 14’, infatti, da una punizione sulla trequarti interviene Abraham, la cui palla sfila dentro tutta l’area piccola bianconera, a un passo dalla linea di porta, senza che nessuno intervenga. Nel prosieguo dell’azione è Matic a tirare, senza centrare la porta. Stessa sorte che tocca al 20’ dal limite a Zalewski. I padroni di casa provano a scuotersi, assaltano le fasce con più frequenza e con Maldini, al 22’, vanno alla conclusione pericolosa dal limite. Mourinho allora si copre, inserendo Bove per il Faraone. La partita a quel punto comincia a scivolare verso i titoli di coda senza troppi sussulti. Gotti mette anche Joao Moutinho per Reca e Mou dà qualche minuto a Belotti per Dybala. Serve solo per aggiornare il tabellino, perché l’unica cosa che conta è che la Roma per ora è tornata in zona Champions. E vuole restarci.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/01/2023 00:46
 
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Juve, grande reazione ma c'è super Lookman:
con l'Atalanta sei gol e spettacolo

L'attaccante di Gasperini segna due gol e fa un assist per Maehle,
la Signora però rimonta due volte con Di Maria, Milik e Danilo


Flippo Cornacchia


La Juve non vince, ma reagisce con il piglio giusto alla maxi penalizzazione di 15 punti subita in settimana. La squadra di Massimiliano Allegri, davanti a John Elkann, alla nuova dirigenza al gran completo e a un pubblico in costante protesta contro le istituzioni del calcio, va sotto due volte contro l’Atalanta (dopo 4’ e dopo 53’) ma in entrambi casi non molla, dimostrando un grande carattere. Il risultato finale è un 3-3 scoppiettante anche grazie alle magie di Di Maria (1 gol) e alla freschezza di Lookman (2 e un assist). Ma la rete che evita la sconfitta ai bianconeri è quella di Danilo, non a caso capitano e leader della squadra.

BOTTA E RISPOSTA — Partita subito in salita per la Juventus. Neanche 5 minuti e l’Atalanta, che approccia il match con grande personalità, passa in vantaggio. Il tiro di Lookman, azionato da Boga, è tutt’altro che irresistibile, ma Szczesny ci mette del suo e la gelata per l’Allianz Stadium è pazzesca. Ci pensa Angel Di Maria, leader come mai in bianconero, a prendere per mano la squadra e a scaldare il pubblico a suon di finezze. La squadra di Allegri reagisce immediatamente: prima Milik reclama il rigore – ma l’arbitraggio di Marinelli è molto all’inglese – poi ci provano senza successo Locatelli (tiro dalla distanza) e il Fideo (piattone ravvicinato). Nel frattempo la Dea perde per infortunio Palomino, sostituito dall’ex bianconero Demiral. Uguale resta la spinta della Juve, che svolta al 24’ quando Ederson commette un fallo ingenuo su Fagioli e l’arbitro, dopo controllo al Var, indica il dischetto. Allegri non guarda, come sua abitudine dai tempi del Milan, e Di Maria realizza l’1-1 non lasciando scampo al connazionale Musso. Di Maria prosegue lo show personale: al 34’ innesca di tacco Fagioli, bravissimo a servire con un cross teso e preciso Milik a centro area. Il polacco brucia Toloi sul tempo e con un gol da vero bomber d’area segna il 2-1 e fa esplodere l’Allianz Stadium.

RISCATTO DANILO — La festa, però, dura giusto il tempo dell’intervallo. Perché l’Atalanta “attacca” la ripresa esattamente come l’avvio di gara. La squadra di Gasperini dopo appena un minuto approfitta di un errore in costruzione di Danilo e con tre passaggi mette in porta Maehle, a più riprese obiettivo di mercato della Juve, che segna il 2-2. Stavolta la Juve accusa il colpo e la Dea ne approfitta: al 53’ Boga trova il cross dalla sinistra e Lookman, dopo essere sfuggito alla “allegra” marcatura di Alex Sandro, riporta l’Atalanta avanti. Tutto finito? Macchè. Allegri gioca la carta Federico Chiesa, lanciato in campo con Di Maria e Milik. E al 65’ ecco il 3-3 con uno schema su punizione dal limite: il Fideo finta la conclusione, ma poi tocca la palla a Danilo che con una gran botta si fa perdonare la leggerezza del 2-2. I nerazzurri rispondono con un gran tiro di Toloi, ma Szczesny si fa trovare pronto. Miretti al 78’ ha la palla del 4-3, ma la spreca da pochi passi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/01/2023 23:59
 
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La Cremonese è viva,
ma il Bologna rimonta su autogol:
Ballardini resta ultimo

Ospiti avanti col rigore di Okereke, pari emiliano su autorete di Chiriches.
Finale pieno di emozioni: Ferrari salva un gol fatto


Matteo Dalla Vite


Se questa è la Cremonese, terribilmente sul pezzo e pure ambiziosa nel voler cercare punti salvezza anche snaturandosi in uno sbilanciamento evidente, allora qualche speranza per i grigiorossi c’è. Se questo è il Bologna, beh, non solo serve qualcosa sul mercato e dall’infermeria (6 uomini in meno, compresi Arnautovic e Medel) ma anche ritrovare quella forza del gioco e della profondità che dopo la vittoria di Udine sembra perduta. I grigiorossi mettono insieme il nono pari del campionato, non vincono per la diciannovesima volta ma ci sono andati vicini. Davvero vicini. Il vantaggio con Okereke (rigore per mani di Dominguez) era sì stato pareggiato da una carambola-autogol di Chiriches, ma la ricerca continua della profondità (e l’inserimento di Bonaiuto) ha messo un po’ alle corde la squadra di Motta che ha sfiorato il 2-1 (rischio secondo autogol di Chiriches) ma anche sfiorato il ko. In quest’ultima ipotesi ci stava mettendo lo zampino – maldestro – l’arbitro Marchetti: rigore assegnato alla Cremonese e tolto dal Var (è Felix che calcia Lucumi), così come il Var aveva scovato il primo penalty per la Cremonese.

MURAGLIA — Motta sceglie Moro al posto di Schouten e a sinistra Soriano per Aebischer. Ballardini, dopo l’impresa al “Maradona” in Coppa Italia, sceglie di rilanciare Chiriches in mezzo alla difesa, lascia giù Benassi (c’è Castagnetti) e opta per Ciofani al posto di Felix (Dessers è infortunato). Il primo tempo non decolla mai, con il Bologna che tiene sempre in mano il pallino del gioco senza riuscire a scardinare la muraglia cremonese. Moro, Dominguez, Ferguson e Soriano lavorano tanti palloni ma gli sbocchi non ci sono mai perché la manovra non riesce a prendere velocità, Barrow non ha guizzi per creare situazioni di superiorità numerica mentre Orsolini è il più attivo sull’altro versante. Arrivano dall’esterno ascolano i primi tiri, con un assolo e sinistro dal limite parato facilmente da Carnesecchi al 12’ e con un’altra incursione da destra nuovamente intercettata dal portiere cremonese al 17’ sebbene viziata da fuorigioco. La squadra di Ballardini si difende con ordine, soffre pochissimo e si fa vedere in avanti con lanci lunghi - torre di Ciofani per Okereke al 18’, unico tiro verso Skorupski - o chiamando in causa Sernicola che da destra fa piovere qualche cross senza trovare destinatari a centro area. Il rischio maggiore per gli ospiti, dopo un tiro da 25 metri di Posch centrale, arriva sbagliando la costruzione dal basso, Orsolini intercetta sulla trequarti e serve Ferguson che un passo dentro l’area viene murato da Chiriches al 31’. Il primo tempo va quindi in archivio con poche emozioni e la sensazione che la partita possa sbloccarsi solo con un episodio.

BEFFA E SVEGLIA — Nella ripresa, Thiago Motta lascia in spogliatoio Barrow lanciando Zirkzee al centro dell’attacco con Soriano riportato largo a sinistra, ma ecco che arriva l’episodio che può rompere l’equilibrio. Indecisione Lucumi-Dominguez dopo una rimessa di Valeri con l’argentino che tocca di mano e Marchetti che assegna il rigore dopo la “on field review”: Okereke dal dischetto batte Skoruspki e porta in vantaggio la Cremonese al 5’. Il gol sveglia il Bologna che ha una reazione rabbiosa: Orsolini tira a giro sfiorando l’incrocio al 7’, Dominguez spedisce a lato un minuto dopo un bell’invito di Zirkzee, che al 10’ è sveglio a propiziare l’autorete di Chiriches pressando Ferrari che rinvia sul compagno dopo ribattuta di Carnesecchi su colpo di testa di Ferguson. La partita si è accesa all’improvviso, il Bologna preme ma è la Cremonese ad andare vicina al gol in contropiede con Okereke imbeccato da Benassi, subentrato a Castagnetti insieme a Felix per Ciofani. Dopo dieci minuti di sbandamento successivi al pareggio, la squadra di Ballardini si riorganizza, torna a fare densità dietro e a impantanare la partita come nel primo tempo chiudendo la via dell’area ai rossoblù, pericolosi dal limite con Orsolini al 25’. Con Bonaiuto per Valeri, i lombardi fanno capire di voler provare il colpaccio e infatti si fanno pericolosi con paio di ripartenza che Okereke e Felix non riescono però a concretizzare. Al 36’ Marchetti viene nuovamente richiamato dal Var al monitor dopo aver assegnato un rigore per contatto su Felix di Lucumi e dopo aver rivisto l’azione torna correttamente sui suoi passi, ma la grande occasione è per il Bologna al tramonto del match. Cambiaso (che poi sfiorerà il vantaggio) crossa da sinistra, Orsolini al volo da pochi metri chiama alla paratona Carnesecchi con flipper nuovamente su Chiriches e Ferrari che salva sulla linea. Ripresa bella e molto vera nel vedere le due squadre che cercano sempre e costantemente la vittoria: è il nono pari per la Cremonese ma i segnali di risveglio sono estremamente seri. Il Bologna, invece, ha messo in mostra poche tracce della vittoria di Udine. Pochissime.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, la rimonta è già svanita:
il -13 dal Napoli significa addio scudetto



La festa per la Supercoppa è durata troppo poco
e la sconfitta contro l'Empoli rischia di essere il
definitivo addio al sogno di rimonta tricolore:
Inzaghi deve trovare una via d'uscita


La serata del Giuseppe Meazza era cominciata con i crismi di una festa: il trofeo della Supercoppa strappata al Milan in campo, i cori dei tifosi per la squadra e l'assenza di fischi verso il partente Milan Skriniar. Poi, il brusco risveglio di una realtà che urla 13 punti di ritardo in classifica dal Napoli. Sempre più primo, sempre più lontano dai vicecampioni in carica che al giro di boa si ritrovano costretti a dare a questo campionato i contorni di una lotta per la Champions League. Salvo un vero miracolo, perché è questo che servirebbe.

VORAGINE — Il conto è facile, basta un semplice raddoppio per scontrarsi con la proiezione di un tremendo -26 a fine stagione se il ritorno si svolgesse esattamente come il girone d'andata. Ma, soprattutto, per recuperare quei 13 punti in classifica servirebbero ben cinque sconfitte del Napoli, una squadra che finora è inciampata soltanto tre volte perdendo solo una partita: proprio quella contro gli uomini di Simone Inzaghi a inizio mese. Ora l'orizzonte sul prossimo futuro è rannuvolato, per usare un termine particolarmente edulcorato, anche dando uno sguardo fuori dal campo alla situazione di Skriniar. La sua espulsione contro l'Empoli è quasi un dettaglio rispetto al dilemma della società, alle prese con la gestione di un capitano pronto a cambiare maglia.


A TERRA — L'Inter è tornata a perdere contro l'Empoli in Serie A dopo 17 anni, mentre in casa era caduta soltanto una volta contro i toscani nel 2004. E poi la difesa, che nel fortino di San Siro aveva finora incassato solamente quattro reti in campionato (due innocue), con l'1-2 per mano della Roma come unico scivolone interno di questa Serie A. Le 25 reti incassate nel girone di andata sono davvero troppe: è il dato peggiore tra le squadre nel "lato sinistro" della classifica, peggio anche del Lecce che galleggia in 14esima posizione. Ora al secondo posto resta il Milan, mentre i nerazzurri si ritrovano a pari merito con la Roma e nel radar della Lazio, che completerebbe il trio in caso di vittoria sui rossoneri. La presa non si può comunque mollare in campionato, quindi, ma acquisiscono ancor più peso i cammini nelle altre due competizioni: la Champions League con i quarti di finale in palio contro il Porto e la Coppa Italia in programma tra una settimana con l'Atalanta. Serve ripartire subito: lo sa Inzaghi e lo sanno i giocatori, che sono tornati bruscamente sulla terra dopo aver sollevato la Supercoppa al cielo soltanto cinque giorni fa. Il calendario non ammette pause, la reazione è indispensabile già sabato contro la Cremonese, senza gli squalificati Skriniar e Nicolò Barella. Per pensare al miracolo ci vuole tanta fantasia, in questo momento.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan, che figuraccia!
La Lazio ne segna 4 senza Immobile,
rossoneri cancellati

La squadra di Sarri domina e va a segno con Milinkovic,
Zaccagni, Luis Alberto (rigore) e Felipe Anderson.
I biancocelesti agganciano Roma e Inter
al terzo posto, rossoneri a meno 12 dal Napoli


Nicola Berardino


La Lazio manda al tappeto il Milan con un 4-0 fragoroso. E la squadra di Sarri sale al terzo posto al fianco di Roma e Inter, a un punto proprio dai rossoneri di Pioli. Due gol per tempo esaltano il dominio biancoceleste: Milinkovic e Zaccagni, poi Luis Alberto (rigore) e Felipe Anderson. Una prova di grande spessore tattico con trame spettacolari a incorniciare la vittoria laziale. I rossoneri puntavano alla ripartenza dall’Olimpico dopo due pareggi nelle due giornate precedenti tra il k.o. in Coppa Italia col Torino e la Supercoppa persa contro l’Inter. Invece contro la Lazio Pioli deve fare i conti con la peggiore versione del suo Milan in una serata amarissima.

AVANTI CON MILINKOVIC E ZACCAGNI — Sarri sposta al centro dell’attacco Felipe Anderson per sostituire l’infortunato Immobile (domani nuovi esami per quantificare i tempi di recupero dello stiramento alla coscia destra) . Torna disponibile Lazzari dopo la squalifica, ma sulla destra della difesa il tecnico biancoceleste inserisce Marusic per fronteggiare Leao e sull’altra corsia della retroguardia gioca Hysaj. Pioli si affida a Dest per colmare l’assenza di Theo Hernandez. Brahim Diaz sulla trequarti alle spalle di Giroud. Avvio molto determinato della Lazio. Al 4’ Zaccagni scova il primo varco utile, sgomma sulla sinistra e smista al centro dove Milinkovic con un sinistro angolato è pronto a infilare Tatarusanu. Primo gol in carriera ai rossoneri da parte del serbo, al quarto sigillo in campionato. Il Milan prova a reagire subito. Incursione di Messias deviata in angolo. Rossoneri ben fronteggiati dal pressing della squadra di Sarri a metà campo. Provedel vigila su una botta dalla distanza di Tonali. Al 24’ si deve fermare Tomori per problemi alla coscia sinistra, entra Kjaer. Alla mezzora spettacolare girata a rete di Zaccagni deviata da Kjaer in angolo. Ancora pericolosa la Lazio. Pedro sfreccia sulla sinistra, il suo traversone radente non viene agganciato da Anderson a un passo dalla porta. E la squadra di Sarri coglie il raddoppio al 38’. Di nuovo Pedro in evidenza, questa volta sulla destra, lancio in profondità per Marusic che colpisce il palo, Zaccagni è lesto a ribattere in rete. Per l’ala è l’ottava rete in campionato: superato Immobile. Milan in difficoltà a ricompattarsi, mentre la Lazio continua a imperversare in proiezione offensiva. Nuovamente provvidenziale Kjaer: deviato un tiro di Zaccagni. All’intervallo con la Lazio sul doppio vantaggio.

POKER BIANCOCELESTE — Nessun cambio al ritorno in campo. Milan più carico a caccia di spazi in avanti. Bennacer sfiora il palo su punizione leggermente deviata. La formazione di Pioli guadagna metri. Al 13’ tre sostituzioni nel Milan per trovare la svolta in attacco: ecco De Ketelaere, Saelemaekers e Origi per Brahim Diaz, Messias e Giroud. Lazio ben raccolta e agile nelle ripartenze. Leao, contrastato da Hysaj, non aggancia nel modo giusto un pallone smistato da Saelemaekers. Al 22’ il tris della Lazio. Segna Luis Alberto su rigore (Pedro atterrato da Kalulu). Il Milan si rilancia in avanti. Lazio lucida in fase di possesso. E al 30’ arriva anche il quarto gol dei biancocelesti. Lo firma Felipe Anderson nella posizione di centravanti, innescato da un assist di gran classe di Luis Alberto. Quarto gol in quattro gare (Coppa Italia compresa) per il brasiliano, a quota sei in campionato. Sarri sostituisce Pedro con Romero e Marusic con Lazzari. Pioli avvicenda Leao con Rebic. Poi Basic rileva Milinkovic. E Cataldi viene sostituito da Marcos Antonio. Il Milan si smonta: solo un tentativo di Rebic. Esplode al fischio finale di Di Bello la gioia della Lazio per tre punti importantissimi nella corsa Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 19ª Giornata (19ª di Andata)

21/01/2023
Verona - Lecce 2-0
Salernitana - Napoli 0-2
Fiorentina - Torino 0-1
22/01/2023
Cremonese - Monza 2-3
Lecce - Milan 2-2
Inter - Verona 1-0
15/01/2023
Samdoria - Udinese 0-1
Monza - Sassuolo 1-1
Spezia - Roma 0-2
Juventus - Atalanta 3-3
23/01/2023
Bologna - Cremonese 1-1
Inter - Empoli 0-1
24/01/2023
Lazio - Milan 4-0

Classifica
1) Napoli punti 50;
2) Milan punti 38;
3) Lazio, Inter e Roma 37 punti;
6) Atalanta punti 35;
7) Udinese punti 28;
8) Torino punti 26;
9) Empoli punti 25;
10) Juventus(-15), Fiorentina e Bologna punti 23;
13) Monza punti 22;
14) Lecce punti 20;
15) Spezia e Salernitana punti 18;
17) Sassuolo punti 17;
18) Verona punti 12;
19) Sampdoria punti 9;
20) Cremonese punti 8.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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Il Bologna sempre più su:
Posch e Orsolini domano lo Spezia

Pochi problemi per la squadra di Motta che ha
sempre avuto il pallino del gioco in mano:
per gli ospiti seconda sconfitta di fila per 2-0.
E c’è il primo gol della storia annullato dal Fuorigioco Semiautomatico


Matteo Dalla Vite


Posch che fa l’Arnautovic, Orsolini che asciuga le “lacrime” per il primo gol della storia annullato col Fuorigioco Semiautomatico infilando il 2-0 su assist di Dominguez: Thiago Motta torna alla vittoria mostrando la scioltezza e l’accuratezza di gioco che sa abbellire gli occhi, e lo Spezia si lecca svariate ferite per avere una squadra ridotta all’osso e che via via perde per infortunio sia Kovalenko e sia Moutinho (uscito in barella). Gotti aveva ingabbiato la gara per la prima mezz’ora e sfiorato il pari (soffocato un doppio intervento preciso e tempista di Skorupski) con Maldini e Gyasi, ma alla lunga la presenza e l’insistenza mista alle linee di gioco ha fatto la differenza per il Bologna che effettua 18 tiri vero la porta, torna a vincere al Dall’Ara e sale a 26 punti in classifica, ottavo in coabitazione col Toro per una notte.

POSCH ALLA ARNA — Lo Spezia è senza Nzola, Bastoni, Ekdal, Zurkowski, Krollis, Zoet, aspetta Shomurodov dalla Roma e nel 3-4-1-2 d’avvio mette Kovalenko dietro le punte. Motta è senza Arnautovic, Medel, Bonifazi, De Silvestri, Sansone (ai soliti nomi sul mercato si sono aggiunti Augello e Kai Wagner ma il candidato primo per rinforzare la fascia sinistra potrebbe essere Kyriakopoulos) e apparecchia i suoi col 4-2-3-1. La gara evidenzia subito una tendenza: la pressione. C’è tanta aggressività con pressing alto nell’inizio dello Spezia, con il Bologna che ci impiega qualche minuto a uscire dal guscio e riordinare le idee. Dopo 17’ i liguri perdono Kovalenko per un problema muscolare, al suo posto entra Maldini che – passato un solo minuto – fa partire il primo tiro in porta della partita, controllato facilmente da Skorupski. La gara non decolla, le occasioni scarseggiano e il Bologna non trova gli spazi per provare a far male. Improvvisamente, però, i rossoblù si accendono dopo una mezz’ora abbastanza pallida e la fiammata produce il gol del vantaggio a concretizzare tre minuti di pressione costante. Il primo squillo di Zikrzee, dribbling su Caldara e sinistro violento, chiama alla prima grande parata Dragowski al 34’. Sull’angolo seguente, Ferguson si eleva al di sopra di tutti ma è ancora il portiere polacco ad essere pronto. Il Bologna resta in pressione, guadagna calci d’angolo in serie e sull’ennesimo arriva l’1-0 al 37’: la palla balla in area, Orsolini sbaglia lo stop ed è Posch il più rapido, fra Bourabia e Nikolau, a scaricare il destro sotto la traversa. Alla Arnautovic. Per il difensore austriaco è il terzo gol in campionato. Lo Spezia subisce il colpo, ma ritrova ossigeno con la pressione alta. Reca, dopo un anticipo su Orsolini, va al tiro dal limite con un rasoterra sul quale Skorupski tappa parzialmente perché la deviazione finisce sui piedi di Gyasi: paratona salva-risultato.

ORSO SCATENATO — Nella ripresa Gotti infila Moutinho al posto di Reca mentre Motta non deroga da quelli della prima frazione. È Orsolini ad animare il secondo tempo: poco prima della mezz’ora infila in rete il virtuale 2-0 che viene annullato dal nuovo Fuorigioco Semiautomatico per posizione irregolare di Soriano che aveva appoggiato l’assist; ma poco dopo, minuto 31’, Dominguez (appena entrato per Moro) squaglia la retroguardia spezzina con un appoggio perfetto in profondità: il numero 7, in odore di rinnovo del contratto, non sbaglia e infila il suo quarto gol stagionale. Lo Spezia perde anche Moutinho (che esce in barella) e Gotti è costretto a rivedere ogni cosa dentro una gara stregata quasi da subito ma in cui i suoi hanno saputo impegnare Skorupski, soprattutto nel primo tempo. I liguri hanno quindi fatto 5 punti nelle ultime 5 gare mentre il Bologna acchiappa il settimo punto nelle ultime 5 e si appresta a vivere il derby dell’Appennino contro la Fiorentina il 5 febbraio al “Franchi”.

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Il solito Dia e Vilhena rialzano la Salernitana.
Lecce, non basta Strefezza

La squadra di Nicola trova subito il doppio
vantaggio e resiste al ritorno dei pugliesi,
tornando al successo dopo quasi tre mesi.
Ancora decisivo il senegalese: gol e assist


Francesco Calvi


La Salernitana parte col botto. Il Lecce accorcia, si accende ma non riesce a pareggiare. Al Via del Mare, nell’anticipo del 20esimo turno di Serie A, succede tutto nei primi venti minuti: i granata vanno sul 2-0 trascinati da un super Dia, il Lecce risponde con Strefezza che però non basta. Al triplice fischio la spuntano i granata, che ritrovano il successo dopo quasi tre mesi.

SUPER DIA — Nicola punta su Piatek e Dia, Baroni opta per un turnover inaspettato e schiera Maleh e Oudin dal 1’. I giallorossi sembrano inizialmente spaesati, disordinati nelle ripartenze e poco compatti quando c’è da difendere. La Salernitana ne approfitta e passa subito in vantaggio: al 4’ Pezzella intercetta un lancio lungo ma consegna la palla a Dia, che di prima intenzione calcia in porta e, da fuori area, insacca all’angolino basso. I salentini trovano la forza per reagire ma si scoraggiano dopo un paio di ripartenze sbagliate, mentre i granata alla prima buona occasione si portano addirittura sul 2-0. Palla persa da Oudin a centrocampo, l’ispiratissimo Dia la recupera e imbuca per Piatek, che manca l’aggancio. Poco male, perché il pallone arriva in area, dalle parti di Vilhena, che aggancia e al 20’ timbra il 2-0.

RISPOSTA LECCE — Stavolta, però, la risposta dei giallorossi arriva immediatamente. Tre minuti dopo la rete del raddoppio, Strefezza si inserisce centralmente, raccoglie un cross di Pezzella e supera Ochoa con la punta del piede. Il brasiliano prova a caricarsi il Lecce sulle spalle, si sposta da una fascia all’altra e non dà punti di riferimento ai difensori avversari. All’intervallo il punteggio è ancora di 1-2, ma la squadra di Baroni è decisamente tornata in partita.

LA RIPRESA — Il secondo tempo comincia come il primo, con le due formazioni che si affrontano a viso aperto. Nel Lecce entrano Di Francesco e Gonzalez al posto di Oudin e dell’infortunato Maleh: Baroni ritrova così il suo undici ideale e dà il via all’assalto dell’area avversaria. Di Francesco, Umtiti e Strefezza si rendono pericolosi, la Salernitana spaventa il Via del Mare con un calcio di punizione dalla distanza di Sambia. Nel finale Strefezza cala e, con lui, tutti i suoi compagni. Nicola inserisce l’esperto Crnigoj, all’esordio con la sua nuova squadra, che mette ordine fra le linee e porta equilibrio in mezzo al campo. Gli attacchi di Banda, Ceesay e Di Francesco non bastano, il Lecce finisce le forze ed è costretto alla resa. Dopo sei minuti di recupero, il match termina sul punteggio di 1-2: dopo cinque sconfitte e due pareggi, la Salernitana ritrova la vittoria e scavalca i giallorossi in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Toro, che rimonta a Empoli:
Ricci e Sanabria firmano il 2-2,
poi Miranchuk centra il palo al 91’

Nel primo tempo toscani in vantaggio con un colpo di testa di Luperto,
nella ripresa il raddoppio con un gran gol di Marin prima del risveglio granata


Matteo Dalla Vite


Una ripresa vissuta con spessore e volontà, con qualità e fisicità, rianimandosi con argomentazioni calcistiche e concedendo solo un eurogol a Marin, permette al Torino di riprendere un gara che pareva scivolata via. Pareva, appunto. Ricci (che non esulta: migliore in campo) e Sanabria rimettono in equilibrio tutto recuperando dal doppio svantaggio, quello che l’Empoli aveva edificato con Luperto e – appunto – col centrocampista ex Cagliari. Solità resistenza e resilienza da parte dei granata che anche dai momenti peggiori hanno tratto carburante per farsi spietati: alla fine il Torino poteva anche vincerla coi cambi che hanno dato la svolta, ma Vicario ha saputo soffocare una conclusione di Miranchuk che a un passo dallo scadere ha anche preso il palo (il secondo della gara) sognando il ribaltone. Due a due finale: c’è stata lotta e anche momenti di calcio ben apparecchiato.

AVVIO E SVANTAGGIO — Al Castellani vola un vento gelido che sporca alcune traiettorie: Juric, che deve fare a meno di Zyma e Djidji, dopo la grande vittoria di Firenze fa esordire in A Bayeye (già utilizzato in Coppa Italia, assist d’oro a San Siro) e sfodera il suo 3-4-2-1 con la conferma di Seck prima punta supportato dal duo Radonjic-Vlasic. Zanetti, reduce dai “tre puntoni” di San Siro e da cinque gare senza sconfitte, ripropone Baldanzi (sul quale Juric manda, alternati, uno fra Buongiorno e Schuurs) dietro a Satriano e Ciccio Caputo, acquisto di gennaio. Al 1’ c’è un tiro banale di Caputo che Vanja controlla senza problemi mentre il primo acuto del Toro arriva al quinto: Radonijc conclude alto, Vicario resta salvo. Non è un inizio che cattura gli occhi: i toscani tentano qualcosa di più, hanno caparbietà e intraprendenza, ma il Toro, uomo su uomo (Vlasic cerca di inaridire le idee di Marin), tende a sfruttare ogni varco e opportunità che si apre nel reticolato di Zanetti. La prima vera occasione capita all’Empoli: minuto 28’, botta da fuori di Marin sulla quale Vanja si oppone ribattendo. Dieci minuti prima, però, il Toro avrebbe potuto ritagliarsi la possibilità di fare del male ai toscani: su sviluppo da dietro, Vicario serve Baldanzi sul quale interviene – ad altezza trequarti empolese – Buongiorno. Per Marcenaro è fallo ma si trattava di anticipo più impunibile che no. Per il direttore di gara non c’è invece fallo, cosa che però chiede Vanja e la panchina del Toro, sul taglio in area di Luperto che porta in vantaggio l’Empoli al 37’: angolo di Marin, il difensore empolese s’infila e piazza l’1-0 fra le proteste del portiere granata e per la prima gioia personale.

PALO DI RICCI — Juric, all’alba della ripresa, decide di aumentare il peso offensivo e cambiare qualcosa in mezzo: Linetty lascia il posto a Lukic, Sanabria prende quello di Seck, dinamico ma non troppo incisivo nella prima frazione di gioco: il Toro apre il secondo tempo prendendo più iniziative e Juric ridisegna gli attori protagonisti inserendo anche Miranchuk e Singo per Radonjic e Bayeye. Così, i granata alzano i ritmi concedendo meno spazi, premono di più l’Empoli nella propria metà campo e in area, cercano la profondità con insistenza più produttiva: a tal punto che, minuto 15, Ricci di tacco colpisce il palo dopo cross di Vojvoda. E’ il momento d’oro del Toro: Vicario neutralizza un tiro a giro di Miranchuk e controlla (minuto 20’) una rasoiata da fuori area ancora di Ricci che tocca la rete esterna; il tutto dopo che Zanetti ha infilato Haas e Cambiaghi per Akpa Akpro (che si prende la prima ammonizione, corretta, della gara) e Baldanzi, quest’ultimo elettrico per una manciata di gara.

MARIN, RIGORE E 2-2 — Poi, come un fulmine inatteso e dopo manciate di minuti di sofferenza vera, l’Empoli piazza il 2-0: Marin inventa un gol strepitoso da 25 metri (forse toccato da Schuurs), Vanja non può nulla e il Toro – che aveva assaporato il pari – deve ricominciare a macinare volontà. Zanetti infila Bajrami e Stojanovic per Satriano e Cacace, cerca di creare conservazione qualitativa ma al 31’ c’è un dubbio in area: De Winter non tocca il piede di Miranchuk ma poi lo tampona, Marcenaro esita, lascia scorrere ma poi attende la ripresa del gioco in attesa del check di Abbattista (Var): non concede il rigore ma il contatto alto esiste. Al 37’, gli sforzi del Toro trovano un senso: Ricci infila il 2-1 con Stojanovic che guarda; il granata, ex, non esulta e la partita è ancora aperta. Juric infila Ola Aina per Vojvoda e un minuto dopo Sanabria porta in pari la gara: tiro forse sporcato ma è 2-2 a cinque minuti dalla fine del tempo regolamentare. Poi, l’altro palo di Miranchuk: a un passo dal ribaltone insomma. L’Empoli resta imbattuto per la sesta gara di fila, il Toro offre a se stesso segnali corposi in attesa della sfida di Coppa Italia, mercoledì prossimo a Firenze.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lautaro ribalta la Cremonese:
ora l'Inter è seconda a +2 sul Milan



L'argentino decisivo anche oggi con una doppietta.
Gli uomini di Inzaghi non chiudono la gara e soffrono fino alla fine


Filippo Conticello

Tre punti contro una piccola: sarebbe poco, ma è tantissimo in questo 2023 che l'Inter ha finora vissuto sulle montagne russe. Contro una volenterosa Cremonese, però, la squadra di Inzaghi si è concessa il solito brivido non richiesto: è andata sotto con un capolavoro di Okereke e poi ha dovuto risalire la corrente. Ci è riuscita grazie a un bis di Lautaro, trascinatore totale dei nerazzurri in questa fase della stagione. L'aver ritrovato la vittoria dopo il disastro casalingo con l'Empoli rimette di buon umore Simone, obbligato ormai a fare la corsa su chi gli sta alle spalle, ma non potrà esserci sempre il Toro a incornare il rivale di turno e ad evitare guai.

L'AVVIO — All'inizio l'Inter deve riempire due buchi, pure piuttosto larghi: quello di Skriniar, il centrale con la testa a Parigi espulso con l'Empoli, e quello di Barella, anche lui squalificato. Così il tuttofare Darmian, ormai sul punto di rinnovare, trasloca per una sera sulla linea difensiva, mentre in mezzo la scelta di Inzaghi non è certo all'insegna della qualità: il più fisico Gagliardini prende il posto del più tecnico Asllani. Per il resto, ritorna la coppia d'attacco che ha portato la Supercoppa ad Appiano, Lautaro (capitano per una sera) più Dzeko, mentre a destra si rivede dopo una vita Dumfries: l'olandese nel 2023 è stato la controfigura di se stesso e la partita di Cremona conferma che la forma è lontana. Ballardini, l'uomo chiamato salvezza, continua invece nella sua missione estrema, presentando un 3-5-2 dalle linee strette: Sernicola a destra e Valeri a sinistra presidiano le fasce, aiutati al centro da Meite, Benassi e Castagnetti, mentre in avanti l'esuberanza di Okereke è l'esatto contrario della staticità di Ciofani. I primi minuti sono un monologo nerazzurro: si gioca solo nella metà campo della Cremonese tanto che, quando sono passati appena otto minuti, i nerazzurri hanno battuto già sei calci d'angolo. In più Dumfries ha campo per correre e un'altra occasione capita subito sul piede troppo timido di Gagliardini: sembrerebbero segnali di una gara a senso unico e, invece la sorpresa è lì dietro l'angolo. È un classico in casa Inter.

BOTTA E RISPOSTA — Così, la prima volta in cui la Cremonese traghetta quasi per caso la palla sulla trequarti, Okereke tira fuori dal cassetto un tiro a giro che muore all'incrocio. Un'invenzione estemporanea e magnifica, qualcosa di molto simile alla rete della bandiera che il nigeriano segnò a San Siro all'andata, ma stavolta vale di più perché dà un vantaggio totalmente insperato alla squadra di casa. Non che questo gol cambi, però, il canovaccio del match, visto che l'occupazione del campo da parte interista prosegue immediatamente: ancora sfondamenti sulle fasce, ancora Bastoni che traghetta continuamente la palla davanti e, soprattutto, ancora calci d'angolo. Sui corner gli uomini di Ballardini pagano parecchi centimetri in meno e marcature un po' troppo allegre. Non è un caso che, da questa pioggia, cada anche il pareggio nerazzurro: Carnesecchi devia su una girata di Dzeko su angolo giusto sui piedi di Lautaro che festeggia anche la fascia che indossa. Col gol trovato, i nerazzurri diminuiscono un filo l'intensità e la partita si fa leggermente più equilibrata: Dzeko avrebbe pure un'altra occasione per colpire, ma pure la Cremo inizia ad affacciarsi dalle parti di Onana, con un tentato tacco di Benassi e una girata di Ciofani. Non bastasse, l'Inter è addirittura costretta a spendere un paio di gialli per evitare che i grigiorossi vadano in fuga verso la porta: una volta il fallo da ammonizione lo fa Acerbi bruciato da Okereke e un'altra Calha su Castagnetti. A fine primo tempo, però, arriva un'altra occasione, doppia, per i nerazzurri: esterno spettacolare di Dimarco respinto da Carnesecchi che poi si supera pure sulla nuova ribattuta di Lautaro.

LA RIPRESA — Nel secondo tempo la partita si apre un po' di più anche perché l'Inter, che avanza cercando il vantaggio, lascia praterie in ripartenza: Ciofani, però, non è esattamente un velocista con i suoi 37 anni ben visibili sulle spalle. Spesso sono i centrali di Simone, non solo l'ispirato Bastoni ma pure Acerbi, a cercare un pertugio dentro la difesa di Ballardini e Carnesecchi è costretto a sporcarsi i guanti più che nel primo tempo visto che l'intensità dei pericoli interisti cresce. Proprio quando la Cremonese cerca di alzare il baricentro con due cambi offensivi dalla panchina (fuori Ciofani e Castagnetti dentro Dessers e Afena-Gyan), ecco che arriva il vantaggio interista. E di chi, se non del più in forma in questo nuovo anno? Lautaro continua il suo feeling speciale con la porta e realizza la doppietta di giornata con un destro da rapace d'area, anche se la cosa più raffinata è nell'assist di Dzeko, per una sera più efficace in rifinitura che in zona gol. Dopo il 2-1 Simone toglie l'ammonito Calha e Dimarco e dà la regia ad Asllani e la fascia sinistra a Gosens. Poi, quando manca un quarto d'ora, si rivede in campo pure Lukaku, entrato assieme a Correa. Il belga ha bisogno disperato di minuti, la risalita dell'Inter passa parecchio da lui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Maehle e il solito Lookman:
l'Atalanta stende la Samp ed è terza col Milan

La squadra di Stankovic parte meglio e sfiora il gol con Augello e Leris,
poi dopo la rete del danese non c'è più storia


Matteo Pierelli


Non è stata l’Atalanta dei giorni migliori, ma non ce n’era bisogno: stavolta era superfluo dare fondo a tutte le energie. Così i tre punti sono arrivati lo stesso senza problemi e, almeno per una notte, la squadra di Gasperini è andata a letto con un terzo posto (in coabitazione con Milan che gioca domani) che autorizza sogni di Champions. Decisivi Maehle e l’incontenibile Lookman di questo inizio di stagione, battuta una Sampdoria dignitosa, soprattutto nel primo tempo, ma con il solito problema del gol che è un fardello pesantissimo. L’incapacità di finalizzare è costata cara ai blucerchiati, la cui classifica (penultimo posto) è figlia del peggior attacco del campionato. Per Gasperini invece terza vittoria nelle ultime quattro partite di campionato e la sensazione di avere ancora ampi margini di miglioramento.

PARTITA BLOCCATA — Nei primi minuti Atalanta sorniona che prova ad accelerare con Lookman da destra e Boga da sinistra, senza però creare particolari pericoli. Più compatta la Sampdoria, ben coperta a centrocampo grazie soprattutto al buon lavoro in mezzo al campo di Winks. E sono proprio i blucerchiati a rendersi pericolosi per primi. Dopo nove minuti, la squadra di Stankovic ci prova Gabbiadini dalla destra che trova sulla sua strada un grande Musso, bravo anche a respingere il secondo tentativo di Augello da due passi. La partita è bloccata, Gasp si sgola dalla panchina ma per vedere la prima vera iniziativa dell’Atalanta bisogna aspettare il 27’ quando Hojlund è bravo a liberarsi con una magia in area: il suo tiro è ben letto da Audero che respinge con i pugni. Lo stesso attaccante danese, finalmente in partita, ci prova poco dopo, ma la sua conclusione non impensierisce il portiere blucerchiato. Che però deve arrendersi al 42’, dopo una manovra avvolgente dell’Atalanta. Dalla sinistra Boga mette dentro per Lookman che prende il palo, la palla la raccoglie a destra Hateboer che la rimette in mezzo dove Maehle la butta dentro, sbloccando una gara che si stava complicando e non poco..

LA CHIUDE LOOKMAN — Nella ripresa l’Atalanta gioca più sciolta, anche perché la Samp è costretta a cercare la rimonta e gli spazi si aprono. Situazione in cui i nerazzurri vanno a nozze. E infatti al 57’ Lookman tira fuori dal cilindro un’accelerazione delle sue, salta Murru e piega Audero con un diagonale da urlo. Sul 2-0 la partita è virtualmente finita, Gasp ne approfitta per far rifiatare Hojlund, Boga e Maehle: dentro il rientrante Zapata, Ruggeri e Pasalic. La partita scorre vive senza grandi sussulti, negli ultimi dieci minuti c’è spazio anche per Muriel (al posto di Hojlund) ma per questa gelida notte può bastare: la testa dell’Atalanta è alla sfida di martedì contro l’Inter in Coppa Italia, mentre Stankovic deve mandare giù un altro boccone amaro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sprofondo Milan:
il Sassuolo lo umilia 5-2 a San Siro,
è una crisi senza fine

Un’altra partita inguardabile per i rossoneri,
che ora rischiano anche il quarto posto.
Il Var annulla un gol a Giroud e a Rebic


Marco Fallisi


Il Milan è in ginocchio e non si rialza più: 2-5 col Sassuolo. Un disastro. Quasi senza precedenti, e il precedente richiama ricordi nefasti: qui a San Siro, 26 anni fa, un altro Milan con lo scudetto sul petto venne umiliato, 1-6 contro la Juventus, e finì undicesimo. A questo diavoletto basta la classifica attuale per tremare: se la Lazio batterà la Fiorentina, si ritroverà quinto in classifica; se la Roma stasera dovesse sbancare il Maradona, con i biancocelesti sempre vittoriosi, Pioli scivolerebbe addirittura al sesto posto. La Champions da cui tutto passa, adesso è appesa a un filo.

Il fatto è che non c’è trucco e non c’è inganno: il Milan è sparito per davvero e non torna più. Dopo l’Inter e la Lazio, anche il Sassuolo ha passeggiato su quel che resta della squadra campione d’Italia: i neroverdi non vincevano una partita dal 24 ottobre, oggi se ne tornano a casa con un cinque gol segnati e una partita dominata, senza storia. Contro il Sassuolo, a maggio, Pioli ballava a bordocampo e contava i minuti per andare a festeggiare uno scudetto incredibile mentre i suoi sigillavano l’impresa con tre gol in 36 minuti; oggi sono gli emiliani a infilare tre volte in mezz’ora Tatarusanu: il confronto è impietoso. La crisi rossonera – ultimo e unico successo del 2023, il 2-1 di Salerno il 4 gennaio, poi 4 ko e 2 pari tra Serie A e coppe – somiglia a una emorragia inarrestabile: più passa il tempo e più si allarga il divario tra la squadra dello scudetto e quella di oggi, un insieme di giocatori nervosi, senza idee e senza protezione. I 70mila di San Siro iniziano a lasciare lo stadio dopo il quinto gol neroverde, chi resta fischia (anche se la curva applaude): il mondo rossonero è sottosopra.

LE SCELTE — Pioli ne cambia sei rispetto alla disfatta dell’Olimpico: se Theo Hernandez per Dest, Krunic per lo squalificato Bennacer, Saelemaekers per Messias e De Ketelaere per Diaz sono scelte più o meno annunciate, stupisce la presenza di Gabbia al posto di Kjaer e soprattutto di Rebic a sinistra, sulle zolle di Leao. Rafa in questo campionato ha cominciato in panchina solo con Monza e Cremonese e arriva dalla brutta prestazione contro la Lazio, ma Pioli prima del match precisa: “È una scelta dettata dalle condizioni, Rafa ha giocato tanto e ha perso un po’ di brillantezza”. Nel 4-3-3 di Dionisi la sorpresa è Marchizza a destra: torna titolare a un anno dall’ultima volta, quell’Empoli-Roma del 23 gennaio 2022 in cui il ginocchio aveva fatto crac.

INCUBO — Il Milan degli ultimi tempi ha abituato a partenze shock - due gol incassati nei primi 45’ tra Lecce, Inter in Supercoppa e Lazio – ma contro il Sassuolo il bilancio è persino peggiore: dopo mezz’ora di gioco Calabria e compagni sono sotto 3-1, la porta si apre praticamente ogni volta che la banda Dionisi bussa. E così, tra il 19’ e il 30’, i neroverdi segnano tanto quanto erano riusciti a fare nelle prime 4 partite del 2023. Alla festa c’ posto per tutti. Per Defrel, che non segnava da febbraio dell’anno scorso e che a San Siro deve solo appoggiare in rete il tracciante perfetto disegnato da un Berardi imprendibile per Theo e Gabbia. Per Frattesi, invitato dal solito Berardi: inserimento bruciante e destro altrettanto veloce a far secco Tatarusanu sul suo palo. Per Berardi, ovviamente: segna di testa, su angolo di Traoré. È il 30’, e il Milan sei minuti prima sembrava essersi rimesso in piedi con un gran colpo di testa Giroud su assist di Calabria. Un’illusione, come il tocco volante del francese che all’8’ sembrava aver sbloccato il match: la Var aveva annullato per fuorigioco del centravanti rossonero. Il primo tempo scivola via in un clima surreale: la curva milanista canta “Noi vogliamo undici leoni”, in campo i predatori hanno le maglie bianche del Sassuolo. Frattesi, Traoré e Obiang si mangiano Tonali e Krunic, De Ketelaere si spegne dopo un inizio promettente, Rebic manda all’aria una buona ripartenza smanacciando su Rogerio e Saelemaekers litiga con tutti. Lo stadio fischia: questo Milan mette a dura prova la pazienza dei suoi tifosi.

BANDIERA BIANCA — La ripresa si apre con l’ingresso di Leao per De Ketelaere, ma è ancora il Sassuolo a esultare. Calabria si fa rimontare da Laurentié e lo stende in area, rigore che lo stesso Laurentié trasforma: è 4-1. Rebic segna ma la Var annulla ancora, sempre il croato si divora un gol fatto, poi va in scena il Far West: una rissa dietro l’altra, i milanisti collezionano cartellini gialli. Ma è il Sassuolo a esibire la collezione migliore, quella dei gol, che diventano addirittura cinque al 79’, con Henrique mandato a segno da un incontenibile Berardi. Pioli ha già cambiato mezza squadra, ma non ottiene risposte se non la rete del 2-5 firmata da Origi all’81’: destro da fuori. Il resto è attesa: che l’arbitro Giuia fischi la fine, anche perché i nervi sono tesissimi e qualcuno rischia di rimetterci il derby (vedi Giroud, ammonito dopo un parapiglia in area emiliana), che la furia neroverde si fermi. Il punto è che adesso nessuno si aspetta più la quiete dopo la tempesta, anche perché all’orizzonte si vedono già altri nuvoloni. Neri e azzurri: tra una settimana è di nuovo derby.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La lotta per il secondo posto si fa appassionante! [SM=x4983510]





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Juve, è un disastro totale:
il Monza vince 2-0 allo Stadium e la scavalca!

Colpaccio dei brianzoli grazie alle reti di Ciurria e Mota.
Vlahovic in campo nei 25’ finali, Pogba resta in panca.
Infortunio muscolare per Milik, costretto a lasciare la squadra in 10


Livia Taglioli


Da Monza a Monza, è ancora disfatta juventina. Come all’andata, la squadra di Allegri è infatti costretta ad alzare bandiera bianca, stavolta in casa. A firmare il 2-0 a favore dei brianzoli stavolta sono Ciurria e Mota, contro una Juve che ancora una vota si connette alla gara solo per un tempo. Nella circostanza nei secondi 45’, troppo tardi, nonostante gli innesti a quel punto di tutto l’arsenale offensivo di cui dispone (Vlahovic, Di Maria, Milik ed anche Soulé ed Iling) e relativo forcing in cui Di Gregorio compie miracoli in serie, prima dell'infortunio muscolare che all'80' mette k.o. il polacco. Una sconfitta sanguinosa per la Juve, che si vede scavalcata in classifica dallo stesso Monza, oltre che dal Bologna, in attesa del risultato della Fiorentina.

PRESENTI&ASSENTI — Juve a luci spente: mai accesa, mai un guizzo, Di Maria non pervenuto. Per non parlare di Paredes, che perde il confronto a distanza con Rovella, bianconero in prestito al Monza. Non sono le premesse miglior per una Juve reduce dalla conquista di un punto nelle ultime due gare, con 8 gol subiti. Ma l’istantanea del primo tempo è questa, con una Juve sotto di due gol perché il Monza dell’ex Palladino ha fatto di più e meglio. Il calcio è una cosa semplice, per citare Allegri, e così è andata. Davanti agli occhi di Vlahovic e Pogba recuperati per la panchina, del rientrante De Sciglio schierato dal 1’ come quinto di centrocampo, e di Cuadrado e Chiesa invece in tribuna per lievi acciacchi. Locatelli e Alex Sandro sono fra le seconde linee per scelta tecnica, fiducia a Fagioli e Gatti. Palladino piazza invece Machin e Caprari alle spalle dell’ex bianconero U23 Mota, ma la chiave ancora una volta è Ciurria, instancabile e lucido pendolino sulla destra.

CIURRIA-MOTA, E IL MONZA VA — Il primo tiro della gara porta la firma di Kean, che dopo 14’ sbaglia di poco la mira su break di Fagioli. Ma resta un acuto isolato, per il resto è il palleggio monzese ad addormentare la gara, con la Juve che non riesce o non vuole alzare il ritmo, ma resta comunque in balia della partita che il Monza detta con sicurezza. Al 10’ Caprari supera Szczesny ma il Var rileva un fuorigioco e la rete non viene convalidata. Ci pensa però Ciurria al 18’ inventare il vantaggio brianzolo, con un destro sotto la traversa da distanza ravvicinata. Ai bianconeri mancano aggressività e personalità, al Monza certo non fanno difetto spirito di iniziativa e chiarezza di idee. Allegri avanza la posizione di Di Maria, ma nemmeno questo sposta il baricentro del match, anche perché Kean gira a vuoto e nessun compagno lo serve in profondità. Al 39’ arriva il raddoppio brianzolo, al culmine di una bellissima azione: Carlos Augusto va in percussione fra tre avversari e depone un pallone perfetto sui piedi di Mota che allunga la falcata e arriva praticamente in porta palla al piede. Una grande lezione, per una Juve che non solo è sotto di due gol, ma viene impietosamente presa di infilata rivelando tutta la sua fragilità.

VIRATA A CENTROCAMPO E FIAMMATA JUVE — La ripresa si apre con un ribaltone a centrocampo: Allegri ne cambia i tre quinti, richiamando Fagioli, Paredes e Kostic e inserendo Soulé, Locatelli e Illing Junior. La Juve modifica dunque il suo assetto: ora ha una difesa a quattro con De Sciglio a sinistra e Danilo a destra. Dopo una decina di minuti Kean lascia il posto a Milik. Di Gregorio ferma una conclusione centrale di Rabiot, ma soprattutto due sassate di Locatelli e Milik. La Juve è finalmente in campo: i nuovi ingressi hanno innestato uno spirito nuovo, e sull’onda Allegri inserisce anche Vlahovic al 65’, al posto di De Sciglio. Palladino intanto ha rinfrescato i suoi mandando in campo Sensi, Marlon e Petagna, per quello che si preannuncia un finale incandescente. Kean a parte, nella Juve sono in campo tutti gli attaccanti, ed anche una rabbia agonistica inesistente nella prima frazione. Di Gregorio è ancora decisivo al 75’ su un sinistro da fuori di Di Maria, al 78’ Bremer segna di testa ma da posizione di fuorigioco (toccando un pallone che probabilmente si sarebbe infilato in rete, a quel punto regolare), mentre Milik accusa un infortunio muscolare alla coscia sinistra e deve abbandonare il campo. Cambi finiti la Juve resta in dieci. Ed anche la fiammata juventina si spegne, consegnando la gara a un Monza ora davanti alla Juve anche in classifica.

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La Lazio ritrova Immobile ma
frena con la Fiorentina:
e al 93' ringrazia la traversa

Apre il match Casale dopo 7’, il pareggio è di Gonzalez a
inizio ripresa con una gran botta da fuori area che inganna Provedel.
Negli ultimi 25’ in campo Ciro post infortunio.
Nel recupero i viola sfiorano il colpaccio con Milenkovic


Nicola Berardino


La Lazio cercava i tre punti per salire al secondo posto, ma all’ultimo assalto della Fiorentina, con la traversa di Milenkovic, rischia il k.o. L’1-1 finale racchiude una partita sempre viva. Il vantaggio in avvio con Casale non dà la svolta alla squadra di Sarri. Non si abbattono i viola che reagiscono con carattere e giungono al pareggio nella ripresa grazie a Gonzalez. Col pari dell’Olimpico si smuove la classifica della Fiorentina dopo due stop di fila, mentre la Lazio affianca al terzo posto Milan e Atalanta in attesa del risultato della Roma a Napoli.

CASALE AL PRIMO GOL IN A — Sarri conferma in blocco la formazione che martedì ha vinto contro il Milan. In panchina c’è Immobile dopo lo stiramento di due settimane fa, contro il Sassuolo. Italiano ritocca in ogni reparto l’undici iniziale schierato con il 4-3-3. In difesa, spazio a Ranieri e Dodo, reduce da un turno di squalifica. In mediana si rivede Barak. In avanti c’è Gonzalez, che torna titolare dopo tre mesi. Al primo corner la Lazio sblocca il risultato. All’8’, il pallone catapultato in area da Luis Alberto trova il tocco lesto di Casale, favorito da un rimpallo. Colombo convalida dopo l’ok del Var. Primo gol in A per il difensore della Lazio. Riparte la Fiorentina. Al 13’, tentativo dalla distanza di Barak: a lato. Partita a tutto campo. Insiste la formazione viola: al 17’, fiondata di Gonzalez, fuori bersaglio. La squadra di Italiano manovra molto cercando la profondità. Lazio compatta e concentrata sulle ripartenze. Al 28’ Provedel fa scudo su una bordata di Jovic. Viola molto aggressivi senza però riuscire ad avere incisività in avanti. Particolarmente affilato il pressing dei biancocelesti dalla trequarti. Cala il ritmo della Fiorentina. Al 45’ Pedro arriva sbilanciato su un buon pallone fornito in area da Felipe Anderson. Che nell’azione successiva non aggancia al tiro un lancio di Luis Alberto. All’intervallo con l’1-0 per la Lazio.

PAREGGIA GONZALEZ — Al via della ripresa Italiano avvicenda Kouame con Saponara. Provedel vigilia su un tiro di Bonaventura. A 4’, il pareggio con un gran giocata di Gonzalez che scambia con Bonaventura e di sinistro fulmina Provedel. Terzo gol in campionato per l’argentino. Molto dinamismo nell’avvio della ripresa da parte della Fiorentina. La Lazio in difficoltà nel rilanciare l’azione. Immobile comincia il riscaldamento per entrare in campo. Rischia la Lazio: al 14’, Gonzalez non inquadra la porta. Da Zaccagni per Felipe Anderson: diagonale di poco a lato. Al 18’, primi cambi nella Lazio: Marcos Antonio e Vecino per Cataldi e Luis Alberto con l’obiettivo di rinsaldare la copertura in mediana. Spinge la Fiorentina: Provedel si oppone a un colpo di testa di Jovic. Viola a caccia del gol. Al 26’, ecco Immobile: esce Pedro. Entra pure Lazzari: out Hysaj. Al 29’, sostituiti Bonaventura e Gonzalez: spazio a Mandragora e Ikoné. Al 30’, Immobile al tiro: di poco a lato. Lazio rinvigorita dalla spinta dei cambi. Fiorentina carica nelle ripartenze. Nuovo tentativo di Immobile. Biancocelesti all’assalto. Al 40’ escono Ranieri e Jovic per Igor e Cabral. Il gioco della Lazio proteso tutto su Immobile. Quattro minuti di recupero. Provedel salva si Saponara. Poi traversa di Milenkovic. Finisce 1-1 una partita intensa sino all’ultimo. Tra rimpianti, tensioni ma anche sospiri di sollievo su entrambi i fronti. Un punto importante per le due squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, il volo scudetto continua.
Batte una bella Roma e vola a +13 sull'Inter

La capolista avanti con Osimhen su assist di Kvara,
ma i giallorossi restano in partita e pareggiano con El Shaarawy.
Poi Simeone entra e la risolve


Vincenzo D'Angelo

Un lampo di un argentino nel tempio di Maradona. Un flash, quando l’1-1 appare ormai scritto, e la storia del campionato potrebbe essersi indirizzata definitivamente. Simeone entra e segna, di sinistro all’incrocio, come faceva Maradona e nel tempio di Diego. Nella sua città, quella che il Cholito in estate aveva scelto e aspettato, per vivere serate così. Il 2-1 del Napoli sulla Roma certifica l’ennesima fuga della squadra di Spalletti, a +13 sull’Inter seconda. Non è finita, certo, ma andatelo a spiegare a chi insegue che ci sono ancora speranze di titolo. La Roma mastica amaro: un punto avrebbe aiutato nella corsa Champions, per la classifica e per il morale. E invece la festa è solo di Napoli: altro che sogno, di scudetto – ora – ne parlano tutti.

CAPOLAVORO OSIMHEN — Mourinho prova a spegnere la luce al Napoli sin da subito, piazzando Pellegrini sulla trequarti a uomo su Lobotka. E i risultati si vedono, con gli azzurri che faticano ad imporre il palleggio e vengono aggrediti alti dalla Roma. Il primo squillo è di Kvaratskhelia da fuori, per la facile presa di Rui Patricio. Poi il Napoli rischia il gollonzo (12’): su un campanile, Meret esce ma Kim lo anticipa lo stesso spedendo la palla verso la porta vuota, ma la sfera si limita a sfiorare il palo. Cinque minuti dopo il Napoli stappa la partita con Osimhen: Zielinski e Mario Rui costruiscono, Kvara pesca il nigeriano che tra Smalling e Ibanez mette giù di petto, palleggia di coscia e al volo fulmina Rui Patricio. Tecnica, potenza e senso del gol, il manuale del perfetto centravanti in tre secondi. Il resto del primo tempo è colpi e tensione, con le emozioni che arrivano nel finale. Lozano (45’) strappa a destra ma Osimhen non trova la porta girando di testa. La Roma sfiora il pari al 47’: pressione alta, palla rubata a Kim, Pellegrini dal fondo scodella per Spinazzola che calcia al volo e super Meret salva la capolista in tuffo.

GARA A SCACCHI — La Roma si presenta più offensiva dopo l’intervallo, con El Shaarawy per Spinazzola a sinistra. La prima occasione potenziale però è azzurra: Lozano va via a destra e serve Kvara nel cuore dell’area, ma il georgiano preferisce il controllo alla battuta di prima e perde tempo e pallone. La risposta della Roma arriva con una conclusione alta di Zalewski. Ma la Roma c’è e spinge, sfruttando l’abilità nel gioco aereo. Meret (14’) è miracoloso sulla spizzata di Cristante, poi Ibanez in mischia viene murato da buona posizione. Il Napoli si accende con una ripartenza velenosa di Lozano, che pecca di egoismo e invece di servire Kvaratskhelia libero va alla conclusione personale, messa in angolo da Rui Patricio.

L'ORO DALLA PANCHINA — La Roma fa pressione, il Napoli fatica a ripartire e alla mezz’ora arriva il pari: Zalewski pesca EL Shaarawy sul secondo palo, Lozano si addormenta e il Faraone timbra l’1-1. Spalletti prova a pescare dalla panchina e inserisce Raspadori e Simeone per Lozano e Osimhen ed è la mossa che fa saltare il banco e fa esplodere il Maradona al 41’, quando Raspadori trova il corridoio per il Cholito che riceve in area spalle alla porta, si gira e di sinistro manda la palla all’incrocio dei pali. Raspadori ci prova ancora al primo di recupero, ma Rui Patricio salva di piede. Il Maradona è una bolgia, il finale è sofferenza e adrenalina. Il Napoli soffre e vince, ma anche così si vincono i campionati. Il Maradona canta: “la capolista se ne va”. Forse, stavolta, definitivamente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese, non basta Samardzic:
il Verona è vivo e strappa un punto

Hellas subito avanti con l'autorete di Becao,
la squadra di Sottil reagisce e pareggia grazie all'ex Lipsia


Finsce 1-1 il posticipo tra Udinese e Verona. I friulani restano in zona Europa, grazie al settimo posto a quota 29 punti. Ma può sorridere anche l'Hellas, che avvicina lo Spezia, quart'ultimo in classifica e ora distante 5 punti. Risultato sostanzialmente corretto: l'Udinese, finita subito sotto, ha spinto di più ma il Verona ha tenuto il campo spaventando fino alla fine Silvestri.

BOTTA E RISPOSTA — Pronti-via e il Verona passa: Beto perde una palla sanguinosa sulla sua trequarti, Lazovic avanza e fa partire un innocuo tirocross, che però diventa imprendibile per Silvestri per via della deviazione assassina di Becao. Autogol del difensore, che sbaglia proprio la giocata. Reagisce bene l'Udinese: Montipò spegne Success, poi Beto si fa in parte perdonare l'errore sul primo gol con una bella sponda per l'insrimento di Samardzic, perfetto nella conclusione col sinistro. Bijol da due passi spreca il vantaggio. La ripresa è più equilibrata: spinge l'Udinese, col Verona pronto a ripartire. Montipò è attento su Perez, ma sono il nuovo entrato Ngonge e Lasagna e costringere Silvestri a due parate non banali.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

27/01/2023
Bologna - Spezia 2-0
Lecce - Salernitana 1-2
28/01/2023
Empoli - Torino 2-2
Cremonese - Inter 1-2
Atalanta - Sampdoria 2-0
29/01/2023
Milan - Sassuolo 2-5
Juventus - Monza 0-2
Lazio - Fiorentina 1-1
Napoli - Roma 2-1
30/01/2023
Udinese - Verona 1-1

Classifica
1) Napoli punti 53;
2) Inter punti 40;
3) Lazio, Atalanta e Milan 38 punti;
6) Roma punti 37;
7) Udinese punti 29;
8) Torino punti 27;
9) Bologna e Empoli punti 26;
11) Monza punti 25;
12) Fiorentina punti 24;
13) Juventus(-15) punti 23;
14) Salernitana punti 21;
15) Lecce e Sassuolo punti 20;
17) Spezia punti 18;
18) Verona punti 13;
19) Sampdoria punti 9;
20) Cremonese punti 8.

(gazzetta.it)
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01/02/2023 14:23
 
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Napoli, il volo scudetto continua.
Batte una bella Roma e vola a +13 sull'Inter



Una schiacciasassi!!! [SM=x611903]





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Il Lecce respira con Baschirotto e Strefezza, la Cremonese sprofonda



I pugliesi vincono in trasferta e si allontanano dalla zona calda della classifica.
Per la squadra di Ballardini la situazione è sempre più nera


Francesco Velluzzi

L’effetto coppa non ha portato benefici, ma ha causato stanchezza. La Cremonese si arrende (0-2) al Lecce e, dopo aver sognato raggiungendo con le imprese di Napoli e Roma la splendida semifinale di Coppa Italia, vede la sua posizione in campionato sempre più pericolosa. Anche perché questa sconfitta fa molto male, perché subita contro una diretta concorrente. Il Lecce si tira sostanzialmente fuori dai guai dove avrebbe rischiato di finire perdendo la terza di fila dopo le battute d’arresto contro Verona e Salernitana. A darle gioia sono i soliti eroi: Federico Baschirotto e Gabriel Strefezza che qui a Cremona ci hanno giocato senza lasciare particolare traccia. Anche se il difensore veronese in Primavera prometteva. Ma quel che darà più piacere al tecnico Marco Baroni è l’aver tenuto la porta inviolata. È il segno che la squadra è stata decisamente attenta dopo le amnesie delle due precedenti partite. Per la Cremo iniziava un’altra storia, ma otto soli punti, adesso sono veramente pochi.

AMBIENTE — La giornata è bella. I tifosi della curva sud della Cremo stanno fuori in segno di protesta, ma soprattutto di solidarietà verso i supporters salentini (e di tutti i residenti in Puglia) ai quali è stato impedito di raggiungere Cremona dalla questura. Stessa sorte è toccata a quelli del Bari che sarebbero andati a Ferrara. Meglio evitare scontri... In tribuna ci sono i direttori sportivi Carlo Osti e Nereo Bonato del Cagliari, di casa da queste parti.

LA PARTITA — Si gioca. Ballardini deve rinunciare in extremis a Okereke che venerdì ha avuto un fastidio muscolare. Quindi la coppia d’attacco è formata dal veterano e capitano Daniel Ciofani e dallo sgusciante Dessers. In difesa, rispetto alla gara con l’Inter, Ferrari gioca a destra al posto di Bianchetti, in mezzo torna Pickel. Il Lecce di Baroni torna alla formazione standard con tutti gli uomini posizionati nelle fasce di competenza. Al 4’ il primo urlo è di Gonzalez, ma perché prende una manata in faccia da Pickel. Non c’è supremazia, i salentini giocano uomo su uomo con Baschirotto e Umtiti a guardia di Ciofani e Dessers. Gendrey intavola un bel duello con Valeri uscendone spesso vincitore. Il gioco della Cremo latita un po’ perché Meitè è lento e Hjulmand è sempre pronto ad "azzannarlo" e Blin e Gonzalez, accanto a lui, a raddoppiare per carpire palla. Questo consente alla squadra di Baroni di ripartire e cercare Colombo che però colpisce bene una sola volta di prima al 7’. La Cremonese esce meglio a metà tempo, una volata bellissima di Sernicola, che si fa tutto il campo, trova attenta la difesa del Lecce, un colpo di testa di Ciofani è facile per Falcone. Al 39’ il Lecce perde Blin che esce male da un contrasto: al suo posto Askildsen. Al 45’ gli ospiti reclamano per un contatto in area tra Vasquez e Strefezza, ma per l’attentissimo Orsato è solo angolo. Due minuti di recupero, più altri due che servono solo a Pickel per farsi ammonire ingenuamente.

SECONDO TEMPO — Infatti la ripresa comincia senza di lui. Ballardini lo lascia negli spogliatoi non solo perché ha dato poco, ma perché inserendo Castagnetti al centro, sposta Meitè mezzala dove può sfruttare meglio il suo buon piede. La Cremonese parte forte con Vasquez che fa meglio in attacco.... ne salta due, Baschirotto e Gendrey e il suo tiro cross esce di pochissimo. Ma poi è il Lecce a prendere campo, a muoversi meglio. Colombo svaria dappertutto. E bene. Gallo poi lo pesca perfettamente al centro e il colpo di testa va fuori di poco. Ma i bianchi ormai sono padroni e al 13’ Hjulmand, sempre piazzato sula stessa mattonella destra, calcia col contagiri per l’inserimento d Baschirotto che di forza, di potenza, e naturalmente di testa dà il vantaggio al Lecce. Terzo gol per il difensore che è stato nella Primavera grigiorossa. L’unico sussulto dei padroni di casa è un gran destro di Sernicola che Falcone controlla in angolo. Ma al 24’ Meitè la combina grossissima: perde palla in mezzo al campo, gliela ruba abilmente Strefezza che parte e firma oltre al raddoppio il settimo gol personale in campionato. Finisce lì al 24’. Ballardini inserisce anche Tsadjout passando al 3-4-1-2, Baschirotto si esalta su ogni respinta. La Cremo non ha più forze ed energia. E la curva se la prende col ds Giachetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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