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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Fiorentina, niente record: fa 1-1 con
lo Spezia e sfuma la decima vittoria di fila



La Viola incappa in un pareggio dopo 9 vittorie
consecutive tra campionato, Coppa Italia e Conference League:
l'autorete di Wisniewski sblocca il risultato, poi Igor pasticcia e Nzola pareggia


Alex Frosio

Niente record. La striscia di vittorie consecutive della Fiorentina si ferma a nove: la decima sfugge davanti allo Spezia, che rimedia con Nzola a un'autorete di Wisniewski e che nel finale ha pure la palla da tre punti, sprecata malamente da Shomurodov. Sarebbe stata una punizione troppo severa per la Viola, che nell'entusiasmo del Franchi – 35mila spettatori - colpisce un palo con Brekalo e una traversa con Biraghi.

LA PARTITA —Italiano giustamente cambia poco ma in attacco per far posto a Sottil resta fuori Nico Gonzalez, con Ikoné che rimane a destra e Cabral in mezzo, con Bonaventura a supporto. Semplici inserisce Nikolaou a sinistra nella linea a quattro ma è l'unica scelta conservativa: il 4-1-4-1 si appoggia su Nzola davanti e sulla vivacità di Zurkowski mezzo sinistro. Le linee strette impediscono alla Fiorentina di arrivare pulita davanti, il primo tiro è dello Spezia all'11' con Amian che da destra stringe al centro e da fuori "imbocca" Terracciano. Il vento, che soffia alle spalle della Viola non solo metaforicamente, è un fattore. Dopo un gol annullato a Nzola per fuorigioco chilometrico di Gyasi che fa l'assist, la Fiorentina al 25' passa: Biraghi anticipa proprio Gyasi, vola a sinistra, salta Wisniewski che poi si intromette sul cross dalla linea di fondo e fa autogol. In vantaggio senza mai aver tirato in porta: il vento è proprio cambiato per la Viola, pensando a quante partite buttate nonostante una produzione offensiva numericamente imponente. La partita però resta complicata. Perché al 32' lo Spezia pareggia: lancione di Dragowski spostato dal vento, Igor si fa sorpassare da Nzola, Terracciano non esce ed è saltato dal 9 spezzino che poi deposita a porta vuota. Dagli esterni arriva poco (qualcosa da Sottil, pochissimo da Ikoné), Castrovilli e Bonaventura non entrano nei meccanismi, Cabral al 36' colpisce la traversa in rovesciata ma l'arbitro ferma per un fallo su Wisniewski, così il primo tempo si chiude sull'1-1.

LA RIPRESA — La prima variazione di Italiano è tattica. Bonaventura scala nella mediana che si riforma a tre. Ma il primo tiro in porta arriva solo al 10' con un colpo di testa di Quarta. Servono cambiamenti negli uomini, e allora dopo un'ora dentro Nico Gonzalez e Brekalo per Sottil e Ikoné. Nuove ali e la Viola si rialza. Brekalo colpisce subito il palo al 16'. Quando prende slancio la Fiorentina è fluida e arriva facilmente nell'ultimo terzo di campo, lo Spezia si rintana e ricorre spesso al fallo (sette ammonizioni) spezzando il ritmo della partita. Al 24' punizione di Biraghi: traversa e poi Dragowski in qualche modo toglie la palla al possibile tap-in di Cabral. Dentro anche Barak per Castrovilli, poi Jovic per Cabral e Duncan per Castrovilli. Al 43' la palla del record: Dodò taglia verso il centro e verticalizza per Brekalo, filtrante per Jovic che fa scorrere e poi cerca il tocco sotto sull'uscita di Dragowski, palla fuori di un soffio. Subito dopo il match-ball è dello Spezia: Duncan buca e lascia campo aperto a Shomurodov che vola verso Terracciano, ma il suo tentativo di pallonetto è un regalo al portiere viola.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, frenata Champions: il Bologna vince 2-0

I gol di Sansone al 49' e Orsolini all'86' regalano
il successo alla squadra di Thiago Motta.
Per i bergamaschi la corsa verso l'Europa che conta si complica


Andrea Elefante


Con un secondo tempo sontuoso, il Bologna spezza subito l’ennesimo rilancio fallito dell’Atalanta per la zona Champions, e ora la tampina alle spalle a soli 5 punti. Una chance stracciata dalla squadra di Gasperini, con una prova che ripropone problemi offensivi, di tenuta e anche, soprattutto, di rendimento casalingo; una vittoria sacrosanta per il Bologna: squadra che gioca a memoria, modellata da Thiago Motta con idee chiarissime, la forza di un gruppo dove tutti sanno cosa fare e in tanti sanno fare tante cose, che non dà punti di riferimento e modula le due fasi con puntualità ed efficacia. Decidono un gol di Sansone a inizio ripresa e uno di Orsolini in chiusura di match, mentre le vere chance per segnare della Dea sono poche e arrivano più che altro da iniziative individuali. Una fatica del gol che si ripropone appena Hojlund e Lookman vengono fermati con puntualità.

LE SCELTE — Gasperini cambia coppia d’attacco rispetto a Cremona: subito Hojlund e Lookmam, con Pasalic alle loro spalle e i due colombiani, Zapata e Muriel, in panchina. A sinistra c’è Maehle perché in mattinata, nella rifinitura, Ruggeri ha accusato un risentimento al flessore sinistro (accertamenti all’inizio della prossima settimana). Dietro, in assenza dello squalificato Toloi, il rientrante Djimsiti preferito a Demiral. Thiago Motta conferma quasi per intero la formazione che ha battuto l’Udinese: uniche eccezioni il rientro di Skorupski in porta e Soriano al posto di Aebischer, con Sansone “falso nove”. Ancora fuori l’ex Orsolini e Dominguez, fiducia a Ferguson e Moro, come alla coppia difensiva centrale Soumaoro-Lucumi.

PRIMO TEMPO — Come previsto, è una partita anche molto tattica. L’Atalanta non annaspa come nel primo tempo di Cremona, ma l’ottima copertura del campo e i meccanismi difensivi studiati del Bologna non le consentono comunque di trovare soluzioni facili per avvicinare la porta. Neanche quando, dopo 24’, Gasperini perde Pasalic per una distorsione alla caviglia e con funzioni da trequartista, in faccia al metronomo Schouten entra Boga, comunque vivace e più incisivo del croato. Ma, si vedrà alla distanza, non in grado di stare gli stessi equilibri. Anzi, la squadra di Thiago Motta con il passare del tempo prende confidenza e guadagna campo, pendendo soprattutto a sinistra sugli interscambi fra Kyriakopoulos e Moro, che creano qualche problema a Ederson e Maehle. Le occasioni non sono molte: un regalo di Musso attiva Soriano che però sbaglia la misura del passaggio per Barrow, che da ex tende un po’ a strafare e sbaglia quasi tutto. Un tiro per parte (Zappacosta murato di pugni da Skorupski, Kyriakopoulos disinnescato in tutto da Musso), poi la chance migliore è dell’Atalanta, alla mezzora, quando Hojlund non arma abbastanza il sinistro e si fa neutralizzare prima da Skorupski (comunque ottimo istinto) e sulla respinta del portiere da Soumaoro, con Zappacosta che tenta un faticoso tap in di testa.

SECONDO TEMPO — Dopo 4’, la svolta. Al primo attimo di libertà concesso da Palomino, uscito su Barrow che gli stava dando l’uno-due richiesto (grazie anche a un rimpallo), Sanzone si trova libero davanti a Musso, e non sbaglia. In vantaggio, il Bologna vede all’orizzonte la partita perfetta, e infatti la gioca. Approfittando di un’Atalanta con poche idee e anche molle, senza la furia ma anche la lucidità che servirebbero. Non servono a nulla neanche i due cambi tattici di Gasperini, che dopo aver inserito Zapata e Demiral per Lookman e Scalvini, prima sceglie il 4-2-3-1, con Palomino allargato a sinistra, Zappacosta scivolato a destra e Maehle in mezzo al campo con De Roon e Ederson avanzato sulla trequarti; e nel finale aggiunge anche Muriel per un 4-2-4 che non produce granché. Solo due occasioni per pareggiare firmate da Hojlund (colpo di testa al 28’, ma Skorupski c’è) e Zappacosta (33’, Lucumi respinge), ma è decisamente più pericoloso il Bologna, anche in ripartenza. Zirkzee perde il tempo al 19’, ma non al 41’, quando lancia alla perfezione l’ex Orsolini (che si era già visto annullare un gol per fuorigioco) che si mangia Palomino uno contro uno. E per non rovinare la media di una solidità difensiva ormai non più casuale, al 49’ Skorupski cancella anche il possibile 2-1 di Muriel, tentato ormai fuori tempo massimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cuore Cremonese: vittoria in rimonta al 95’.
Samp ultima: ora salvarsi è quasi impossibile

I blucerchiati scattano per due volte, con Léris e Lammers,
ma vengono ripresi dai grigiorossi con i gol di Ghiglione e Lochoshvili,
prima del guizzo finale di Sernicola


Filippo Grimaldi


La Cremonese riemerge dall’abisso grazie al gol decisivo di Sernicola al minuto 50 della ripresa, centra la prima vittoria esterna in campionato e scavalca così la Sampdoria che torna sul gradino più basso della classifica e vede ormai lontanissima la salvezza, con lo Spezia quartultimo a undici punti di distacco. Troppi, probabilmente, per sperare ancora di rimanere in A, in un ambiente che deve fare i conti con mille problemi, dentro e fuori dal campo. Una partita pazza, con Ghiglione che ha prima risposto nel primo tempo al gol di Lèris. E Lochoshvili che nel finale ha firmato il provvisorio 2-2 dopo il secondo vantaggio blucerchiato di Lammers. Fino all’incredibile epilogo, con il palo di Felix e nella stessa azione il sinistro magico di Sernicola. Finisce 2-3. Stankovic aveva puntato di nuovo sullo zoccolo duro della sua rosa, con il ritorno di Nuytinck in difesa, Gabbiadini unica punta e la coppia Leris-Cuisance alle sue spalle mentre Ballardini, costretto a fare i conti con molte assenze e le fatiche di coppa Italia di tre giorni fa, aveva rivoluzionato la Cremonese, sia rispetto alla squadra in campo in coppa Italia (restano Bianchetti, Castagnetti, Meité e Tsadjout), ma anche all’undici battuto una settimana fa dall’Atalanta.

BOTTA E RISPOSTA — L’inizio vede i blucerchiati più propositivi, Léris ha una buona occasione al 7’, ma Carnesecchi blocca a terra: gli risponde Buonaiuto, para Ravaglia. La Cremonese va a fiammate, ma la Samp non può distrarsi: il colpo di testa di Tsadjout (13’) va a lato, complice un’errata lettura difensiva di Amione. Ma proprio nel momento in cui i blucerchiati sembrano perdere vigore e gli uomini di Ballardini alzano il baricentro, la sovrapposizione di Augello a sinistra regala a Léris un cross perfetto che l’esterno mette in rete di testa, favorito dall’errore di posizione di Quagliata. Il vantaggio dà slancio alla Samp, che però non riesce a sfruttarlo. Lo slalom di Zanoli trova ancora Carnesecchi pronto alla parata e da lì in poi la Cremonese si rialza, sgancia dalla mediana a turno Meitè e Buonaiuto i cui inserimenti aprono spazi in avanti per gli ospiti. Nasce così al 35’ il pari ospite: Tsadjout (35’) innesca Quagliata che mette in area un pallone velenoso sul palo opposto. Ghiglione colpisce bene saltando Augello e scavalcando Ravaglia. Blucerchiati disattenti, è l’1-1 che riaccende le speranze dei lombardi.

PROVIAMOCI — Nella ripresa Stankovic sostituisce Cuisance con Lammers, passa al 4-4-2, ma la Samp non si accende. Dessers (3’) cerca il secondo gol con un diagonale pericoloso dalla sinistra, ma il tiro è fuori misura. Meité (7’) mura Augello al momento del tiro, poi Carnesecchi compie un capolavoro chiudendo la porta su Djuricic (8’) quando sta per battere a rete. Si arriva così all’episodio contestato dalla Samp (13’): Djuricic cade a terra in area ospite, ma Buonaiuto lo anticipa di un soffio, non è rigore. I blucerchiati insistono e al 21’ la sblocca la Sampdoria, con il primo gol di Lammers, servito alla perfezione da Augello dalla sinistra, ma Lochoshvili sbaglia i tempi della marcatura. Ballardini passa allora alla difesa a quattro e a cinque minuti dalla fine, dopo il lungo stop per l’infortunio di Ciofani, Dessers anticipa Amione e Lokoshvili di petto beffa Nuytinck e mette in rete. Finita qui? Macché, perché c’è ancora spazio per la magia del terzino della Cremonese. Il finale è una bolgia. Stankovic distrutto, come tutta la squadra. Ballardini, che in carriera aveva perso solo una volta in dodici incontri con la Samp, conferma la tradizione favorevole: per la sua Cremonese c’è ancora speranza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Roma piega il Toro con un rigore di Dybala:
Mou terzo davanti a Milan e Inter

I giallorossi sbloccano subito la gara con la
Joya dal dischetto dopo il mani di Schuurs.
Poi rischiano poco o nulla e sorpassano le milanesi in classifica


Mario Pagliara


Mourinho trova nell’uovo di Pasqua tre punti pesantissimi sul sempre ostico campo del Toro. Un rigore di Dybala mette le ali ai giallorossi, atterrati questa sera al terzo posto della classifica, dopo aver scavalcato Inter e Milan. La Roma porta a casa il massimo con il minimo sforzo, trovando la rete da tre punti nell’unico tiro in porta dei suoi novanta minuti. E’ stata una partita scarna di emozioni: l’unica conclusione nello specchio del Toro, ad inizio ripresa, è su un colpo di testa di Miranchuk è stata neutralizzata da Rui Patricio.

THE MASK — Una catena di errori nel reparto difensivo trasferisce di colpo il sabato di Pasqua su un piano inclinato per il Toro. Dopo otto minuti, Paulo Dybala spinge la Roma in avanti, fa il gesto della Mask sotto la curva granata, e quando la sfida è appena cominciata fa saltare il piano tattico preparato da Juric. La sfida dell’Olimpico inizia in salita per il Toro: il calcio di rigore nasce da un doppio errore dei difensori granata. Il primo è di Buongiorno che calibra male un passaggio facile, intercettato da Zalewski. La discesa dell’esterno di Mourinho apre in due la retroguardia granata, poi sulla botta del giovane esterno Schuurs respinge a braccia aperte, colpendo la palla forse con entrambe le mani. Dal dischetto, Dybala non fallisce con un comodo scavetto centrale che inganna Milinkovic: è il suo undicesimo gol in campionato.

SENZA PRESSIONE — Il rigore di Dybala è l’unico tiro nello specchio di un primo tempo che scorre via senza ulteriori emozioni. Il livello di gioco delle due squadre stenta a crescere: la Roma dà più la sensazione di badare a coprirsi per difendere il vantaggio, nel Toro non si vede la solita pressione alta a cui ha abituato il gioco di Juric. I granata ci provano più con iniziative individuali, con una buona verve di Radonjic che si accende ad intermittenza, e qualche conclusione dalla distanza (Rodriguez, Ricci e Gravillon), ma senza mai inquadrare la porta di Rui Patricio. La Roma bada al sodo, riparte ogni tanto in contropiede sfruttando le indecisioni di Gineitis e mette la museruola agli spenti Sanabria-Miranchuk. Andrea Belotti è l’ex di turno, Mourinho lo lascia in panchina. “Non ti possiamo insultare perché non ti fanno giocare”, è lo striscione a lui dedicato dalla Curva dei tifosi del Toro. E’ poi duramente contestato.

LA MANONA DI RUI PATRICIO — Durante l’intervallo, Juric resta molti minuti da solo seduto in panchina a riflettere. Quando riparte la ripresa, il Toro ci mette subito un pizzico di grinta in più. Al quarto minuto, arriva l’unica occasione per i granata: cross di Rodriguez dalla sinistra, colpo di testa di Miranchuk sul quale arriva la manona di Rui Patricio a toglierlo dall’incrocio dei pali. Il Toro abbandona il passo lento del primo tempo, alza i giri del motore e trova nuove energie con gli ingressi all’ora di gioco di Pellegri e Vlasic. Il canovaccio della Roma invece non cambia: controlla il vantaggio, cerca le incursioni in ripartenza e prova ad innescare Pellegrini subentrato a venti minuti dalla fine. Il muro giallorosso è però bello solido e i granata non sfondano. Alla fine a sorridere è solo Mourinho.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Consigli la combina grossa:
il Verona batte il Sassuolo al 95'
e riapre la corsa salvezza

Un gol di Gaich nel recupero, favorito da una follia del portiere ospite,
permette all'Hellas di portarsi a -4 dallo Spezia.
Gli emiliani erano andati in vantaggio con Harroui, di Ceccherini l’1-1


Giulio Saetta


Incredibile rimonta, favorita da un errore di Consigli ancora più incredibile. Il Verona trova il 2-1 finale al 5’ di recupero della ripresa con Gaich, che riceve dal portiere di Dionisi il più incredibile degli assist. La rete è pesantissima nella corsa salvezza: recuperati due punti sulla quartultima Spezia (-4) e tre sulla quintultima Lecce (-5).

La giornata era quella propizia, con la sfilata nel prepartita di vecchie glorie gialloblù fra cui Toni, Briegel, Fanna, Vignola, Luppi, Rafael, invitate al Bentegodi in occasione dei centovent’anni del club, celebrata anche dalla maglia speciale e inedita indossata dai giocatori in campo.

LE SCELTE — I dubbi maggiori erano in casa Verona e riguardavano due reparti su tre. Zaffaroni mescola pesantemente le carte dal punto di vista tattico, soprattutto sulla corsia di sinistra della difesa che oscilla fra lo schieramento a tre e quello a quattro. Aghi della bilancia Tameze e Doig che si alternano facendo il pendolo nell’ottica di controllare meglio la corsia di Berardi. Centrocampo a cinque con Faraoni largo a destra e Terracciano più interno, lo stesso vale per Doig e Duda sull’altra fascia. In attacco spazio alla inedita coppia di sottopunte Verdi-Duda dietro Lasagna, ancora una volta preferito a Gaich e al rientrante Djuric. Nel Sassuolo, Tressoldi vince il ballottaggio con Ferrari al centro della difesa, Harroui è preferito a Henrique nel ruolo di mezzala sinistra. Tridente confermato con Berardi, Pinamonti e Laurienté.

PRIMO TEMPO — Prima mezzora di assestamento, soprattutto per lo schieramento gialloblù molto fluido. Come era successo contro lo Spezia in casa, il Sassuolo ha dovuto così ritardare l’avviamento della sua tipica manovra a girare palla da sinistra verso destra, ma quando è riuscito a farlo è stato subito letale. Minuto 34, Laurienté porta palla da sinistra accentrandosi e allargando a destra per Berardi, che ha spinto sull’acceleratore nella sua tipica azione di percussione, saltando Doig e il raddoppio di Tameze e mettendo al centro un bocconcino che Harroui di testa non ha avuto difficoltà a trasformare in gol. Secondo centro in campionato per il centrocampista marocchino con cittadinanza olandese. Padroni della manovra, i neroverdi sono andati vicini al raddoppio al 40’ con un tiro dalla distanza di Rogerio deviato in angolo dalla difesa del Verona, dopo un’altra manovra avvolgente questa volta da destra a sinistra.

SECONDO TEMPO — Zaffaroni nella ripresa decide di ritornare al 3-4-2-1 consueto inserendo Ceccherini al posto di Doig e Ngonge per Veloso (ammonito). Ma l’inerzia del match non cambia con il Sassuolo sempre pungente e che sfiora il raddoppio con Pinamonti al 14’, il suo tiro a giro viene deviato in angolo da Montipò. Al quarto d’ora la seconda mossa di Zaffaroni che inserisce un attaccante in più, Djuric, al posto di un impalpabile Verdi. Inevitabilmente si aprono spazi ancora maggiori per il Sassuolo, che ha diverse opportunità di chiudere il match. Al 18’ si mangia il raddoppio con Berardi innescato da Laurienté che da ottima posizione spara oltre la traversa. Al 27’ è invece la sfortuna a stoppare il Sassuolo: Laurienté penetra in area, salta Ceccherini e calcia a giro a botta sicura ma trova la schiena di un difensore gialloblù. Al 30’ ancora Rogerio alla conclusione, Montipò respinge con i piedi. Ma trascinato dal suo caldissimo pubblico il Verona non si è dato per vinto e con la forza della disperazione si è buttato alla ricerca del pareggio. Che è avvenuto al 39’ grazie a un difensore, il subentrato Ceccherini che su calcio d’angolo ha colpito di testa sul primo palo. Il Sassuolo ha continuato a tenere palla ed è stato ancora pericoloso in ripartenza. Grandissima parata di Montipò su un diagonale di Alvarez al 3’ di recupero e poi l’apoteosi su harakiri del Sassuolo. Consigli esce fuori dall’area per giocare coi piedi ma serve un pallone a Gaich che dalla trequarti con un pallonetto gonfia la rete rimasta incustodita a fa esplodere la gioia gialloblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve si arrende a Zaccagni, Lazio sempre più seconda

I biancocelesti allungano a +7 sull'Inter,
quinta e prima squadra fuori dalla zona Champions.
Vantaggio di Milinkovic al 38', pari di Rabiot
dopo 4' e rete decisiva dell'azzurro al 53'


Nicola Berardino


Vola la Lazio. Con una gran prova liquida 2-1 la Juventus, un’altra big caduta all’Olimpico, e rafforza il suo secondo posto: ora sono diventati cinque i punti sulla terza posizione, agganciata dalla Roma. Gara viva e intensa dall’inizio alla fine. Milinkovic sblocca il risultato nel finale del primo tempo, ma la Juve riacciuffa subito il pari con Rabiot. Il gol-partita è di Zaccagni all’8’ della ripresa. La Juve prova a risalire da una partita vissuta con sofferenza, però non riesce ad evitare la sconfitta. Olimpico ancora una volta fatale ai bianconeri: il 5 marzo avevano perso contro la Roma.

RABIOT RISPONDE A MILINKOVIC — Sarri ritrova Marusic dopo un turno di squalifica e rilancia Immobile dal primo minuto. Due novità nella Juventus guidata in panchina da Landucci (Allegri è rimasto a Torino causa influenza): rispetto alla semifinale di Coppa Italia di martedì contro l’Inter, tornano tra i pali Szczesny e in difesa Alex Sandro. Il primo tiro è della Lazio: dalla distanza ci prova Luis Alberto, para Szczesny. Replica la Juve: colpo di testa di Vlahovic in acrobazia, fuori. Avvio intraprendente della formazione di Sarri. Due incornate di Milinkovic sul fondo. Al 13’, il serbo penetra in area, ma perde l’attimo giusto e Bremer libera. Aumenta la pressione della Lazio. Al 29’, Szczesny è pronto a ribattere un pericoloso destro incrociato sferrato da Immobile. Juventus compatta in fase di copertura e agile nelle ripartenze. Anche la Lazio è molto corta sul piano tattico. Al 38’ la squadra di Sarri schioda il risultato. Zaccagni pesca in area Milinkovic: il sinistro del serbo va a segno. Gol convalidato dopo un check del Var per un contatto tra Milinkovic e Alex Sandro. Quattro minuti dopo arriva il pareggio. Angolo di Di Maria, Provedel ribatte una capocciata di Bremer e un tocco di Rabiot che poi trova il colpo vincente. Si conclude a 607 minuti l’imbattibilità di Provedel. Cartellino giallo a Locatelli per un’entrataccia a gamba tesa su Milinkovic: proteste laziali. Il primo tempo termina sull'1-1.

ZACCAGNI FA 10 — Nella ripresa la Juventus parte all’attacco. La Lazio riguadagna subito campo e all’8’ si riporta in vantaggio. Traversone di Felipe Anderson dalla destra, con uno spettacolare colpo di tacco Luis Alberto smista su Zaccagni che in diagonale fulmina Szczesny. Decimo gol in campionato per l’attaccante biancoceleste, che al 12’ si vede annullare una rete per fuorigioco su lancio di Milinkovic. Gara spigolosa e con tensioni crescenti. Al 17’, Juve pericolosa con Vlahovic: colpo di testa di poco lato. Tripla sostituzione tra i bianconeri: entrano Paredes, Chiesa e Milik per Locatelli, Kostic e Vlahovic. Nella Lazio Pedro rileva Immobile, non ancora al meglio della condizione. Al centro dell’attacco si sposta Felipe Anderson. Al 25’ Sarri avvicenda Cataldi con Vecino. E nella Juve Danilo dà il cambio a Cuadrado. Occasionissima per i bianconeri al 39’: servito da Chiesa, Fagioli calcia a volo: traversa sorvolata. Zaccagni claudicante cede il posto a Basic. Fagioli sostituito da Miretti. Assalto finale della Juventus. Paredes al tiro: di poco fuori. Ritmo alto su entrambi i fronti. Cinque minuti di recupero. La Lazio si divincola dalla morsa bianconera: all’attacco con Milinkovic e Pedro prima del fischio finale. Settimo risultato utile di fila per la Lazio e Sarri esulta anche per il suo primo successo da ex contro la Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

07/04/2023
Salernitana - Inter 1-1
Lecce - Napoli 1-2
Milan - Empoli 0-0
08/04/2023
Udinese - Monza 2-2
Fiorentina - Spezia 1-1
Atalanta - Bologna 0-2
Sampdoria - Cremonese 2-3
Torino - Roma 0-1
Verona - Sassuolo 2-1
Lazio - Juventus 2-1

Classifica
1) Napoli punti 74;
2) Lazio punti 58;
3) Roma punti 53;
4) Milan punti 52;
5) Iter punti 51;
6) Atalanta punti 48;
7) Juventus(-15) punti 44;
8) Bologna punti 43;
9) Fiorentina punti 41;
10) Udinese punti 39;
11) Torino punti 38;
12) Sassuolo punti 37;
13) Monza punti 35;
14) Empoli punti 32;
15) Salernitana punti 29;
16) Lecce punti 27;
17) Spezia punti 26;
18) Verona punti 22;
19) Cremonese punti 16;
20) Sampdoria punti 15.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la
riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali
assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta
correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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senza penalizzazzione la juve avrebbe stata al secondo posto (questo per chi dice che no so scrivere italiano)




"Ci siamo messi dalla parte del tortano perché la pastiera era finita"




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Lampo Dessers piega l'Empoli:
la Cremonese non molla il sogno salvezza

La squadra di Ballardini vince grazie a una rete
dell'attaccante belga dopo 4 minuti e sale a 19 punti


Matteo Pierelli


La Cremonese ci crede ancora. Empoli battuto, seconda vittoria consecutiva (dopo quella di Genova con la Sampdoria) e speranze di salvezza ancora accese. Fino a 10 giorni fa sembrava impensabile. Il quart’ultimo posto dello Spezia (in campo stasera con la Lazio) dista ancora sette punti, mentre il Lecce è solo una lunghezza più avanti, ma di tempo per recuperare i grigiorossi, che restano penultimi dietro anche al Verona, ce l’hanno. A patto di rimanere compatti e solidi come nella partita contro un Empoli che non è in un gran momento (una vittoria nelle ultime 11) anche se la classifica garantisce una certa tranquillità. Decide una rete di Dessers (sesto gol in campionato) in avvio, su una dormita della difesa toscana: poi l’Empoli non è più stato in grado di rimediare.

LA CHIAVE — Davide Ballardini parte con la difesa a tre e Galdames trequartista dietro Tsadjout e Dessers. Dall’altra parte Paolo Zanetti risponde con il collaudato 4-3-1-2 che viene subito punito da una disattenzione difensiva: dopo soli quattro minuti, lancio lungo di Sernicola per Dessers che tutto solo (De Winter rivedibile) non ha difficoltà a battere da due passi l’incolpevole Perisan. L’Empoli ci mette un po’ a riprendersi dalla botta subita, a riorganizzare il suo gioco, così la prima vera occasione per i toscani arriva al 24’, quando una bella girata di controbalzo di Piccoli finisce di poco sopra la traversa. Poco dopo è Caputo a rendersi pericoloso: Carnesecchi respinge e Lochoshvili spazza in angolo. E’ l’Empoli che fa la partita, mentre la Cremonese cerca di pungere in contropiede. I toscani, che al 40’ perdono De Winter (al suo posto Walukiewicz) per infortunio, fanno tutto bene fino alla trequarti, ma hanno difficoltà ad andare alla conclusione.

DOMINIO STERILE — Nella ripresa è sempre l’Empoli a tenere in mano le redini del gioco, mentre la Cremonese (out Lochoshvili a inizio ripresa, dentro Aiwu) è spesso rintanata nella sua metà campo. Anche se i grigiorossi, quando partono in contropiede, fanno paura, come al 58’ quando Sernicola, dopo una gran sgroppata sulla destra, va vicino al raddoppio con un diagonale finito fuori di poco. I toscani ci provano a più riprese, chiudendo nella loro area gli avversari. Parisi sulla sinistra mette dentro un’infinità di palloni, ma né Caputo né i suoi compagni trovano la zampata giusta. Ci va vicino Walukiewicz all’88’ con una bella girata su azione da calcio d’angolo ma Carnesecchi era comunque sulla traiettoria della palla uscita di poco. È stato l’ultimo lampo di una partita combattuta che ha ridato speranza a una Cremonese capace di portare a casa due vittorie consecutive in Serie A: non succedeva dal marzo 1996.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Lazio è sempre uno spettacolo:
Spezia travolto e 2° posto blindato

I liguri colpiscono una traversa all'inizio con Bourabia,
poi i biancocelesti si scatenano con Immobile,
Anderson e Marcos Antonio e conquistano la
quarta vittoria consecutiva in campionato.
Espulso Ampadu


Stefano Cieri


La Lazio continua la sua corsa verso la Champions con un’altra vittoria (la settima nelle ultime otto partite) e una prova che, dopo qualche sofferenza iniziale, tocca momenti di calcio sublime e tremendamente produttivo. Secondo posto consolidato, in attesa di conoscere i risultati delle altre squadre in lizza per i primi quattro posti. Lo Spezia di Semplici (un solo k.o. nelle ultime sei prima di stasera) dopo un inizio promettente deve arrendersi alla superiorità tecnica degli avversari. La strada per la salvezza resta complicata. Decidono i gol di Immobile su rigore (non segnava da due mesi), Felipe Anderson e Marcos Antonio. Ma è tutta la squadra di Sarri ad esprimersi al meglio.

SBLOCCA IMMOBILE — Lo Spezia, che Semplici mette a specchio con la Lazio con un 4-3-3 molto aggressivo, parte fortissimo, spinto come al solito da un publico davvero caldo. La squadra di casa si mette al centro del ring con ritmo altissimo e idee chiare e prova a sferrare colpi da k.o. Ci va vicinissima in due occasioni. Al 2’ con Bourabia, la cui girata al volo sul cross rasoterra di Verde si stampa sulla traversa, a Provedel battuto. E poi, dieci minuti più tardi, con Nzola che sfiora il gol con un colpo di testa da ottima posizione sul cross di Bourabia (la conclusione esce di poco). L’intensità dei padroni di casa si attenua attorno al quarto d’ora. Anche perché la Lazio, che era partita un po’ svagata, comincia a carburare grazie al movimento dei suoi tre centrocampisti e alle accelerazioni di Zaccagni e Felipe Anderson. Il primo squillo degli ospiti è un tiro al volo di Luis Alberto sul quale si immola provvidenzialmente Ampadu. Qualche minuto più tardi la formazione di Sarri reclama un rigore per un contatto in area tra Ampadu e Immobile. Irrati lascia correre, ma al 35’ indica il dischetto per un intervento dello stesso Ampadu su Felipe Anderson. Il giocatore dello Spezia tocca prima la gamba del giocatore laziale e quindi la palla, per cui l’arbitro decreta il penalty che Immobile trasforma con freddezza. Lo Spezia accusa il colpo e si smarrisce. Il trio di centrocampo Bourabia-Espostio-Ekdal, che nei primi minuti aveva menato le danze, comincia a mostrare qualche crepa. E nel finale di tempo la Lazio potrebbe raddoppiare. Immobile a un passo dalla porta (vuota) si divora incredibilmente una palla d’oro servitagli da Milinkovic. Poi è il centrocampista serbo a costringere Dragowski ad una parata per niente facile.

RADDOPPIA FELIPE — La ripresa comincia con lo Spezia intenzionato a rimettere le cose a posto. Ma la voglia di pareggiare spinge i padroni di casa a scoprirsi un po’ troppo. Si aprono così praterie per la Lazio che non chiede altro. Dopo una conclusione svirgolata da Immobile, l’azione giusta per arrivare al 2-0 arriva grazie ad una combinazione tutta di prima tra Immobile, Felipe Anderson e Luis Alberto. L’assist è dello spagnolo, il gol lo firma il brasiliano. Per lo Spezia una brutta botta che arriva proprio nel momento in cui la formazione di Semplici stava provando a riorganizzarsi. L’orgoglio comunque non abbandona i padroni di casa che si riversano nella metà campo laziale per riaprire la partita. Ekdal ha una buona opportunità, ma sul suo tiro Provedel si fa trovare pronto. Il tecnico dei liguri prova a rimescolare le carte per dare maggiore spinta ai suoi. E inserisce in un colpo solo Reca (per Nikolaou), Agudelo (per Bourabia) e Maldini (per Gyasi). Successivamente il tecnico metterà dentro anche Shomurodov per Verde. La risposta di Sarri è l’inserimento di Pedro per Immobile (con Felipe Anderson che diventa punta centrale), poi di Marcos Antonio per Cataldi e nel finale di Cancellieri per Zaccagni. I cambi però non cambiano l’inerzia della gara. Lo Spezia col passare dei minuti tira i remi in barca, la Lazio controlla col palleggio e sfiora anche il tris con Felipe Andeson e Milinkovic. Il 3-0 arriva però lo stesso al tramonto del match grazie ad un assolo di Marcos Antonio che si fa 60 metri di campo e dopo aver superato anche Dragowski deposita in rete per il suo primo gol italiano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fulmine Sansone, poi gran gol di Pobega:
il Milan delle riserve fa 1-1 a Bologna

Pioli ne cambia dieci in vista del Napoli e
la squadra risponde bene come atteggiamento,
ma la qualità si abbassa troppo.
Rossoblù in gol dopo 33 secondi, pareggio del centrocampista


Luca Bianchin


Stefano Pioli quasi sbanca il casinò di Bologna: va all in come previsto con il Milan B – tutte riserve, tranne Maignan – e non vince per dettagli. Un salvataggio qui, un tiro sbagliato là, forse un rigore non dato. Bologna-Milan così finisce 1-1 e il Milan fa un passetto avanti in classifica: sale a +2 sull’Inter, che giocherà in serata col Monza, e raggiunge al terzo posto la Roma, in campo domani con l’Udinese. Un bilancio tutto sommato deludente: altri due punti lasciati in una lotta Champions che resta un grande mistero. In tutto questo, il rimpianto più grande è per due giocate di Leao sprecate da Brahim Diaz, mentre è probabile si sentiranno proteste per due episodi in area: un pestone di Soumaoro su Rebic nel primo tempo e un braccio di Lucumi nel secondo. Massa ha detto “niente rigore”. De Ketelaere e Origi, sostituiti al 70esimo, meritano due parole a parte. La loro stagione prosegue piatta, triste, senza un sussulto. Al netto delle attenuanti di giornata – non semplice giocare in una squadra tutta nuova – De Ketelaere è stato ancora una volta spento e Origi isolato, innocuo. La voglia di provare a invertire la tendenza, mai vista.

I GOL — Rivediamo i gol. Il Bologna segna dopo 33 secondi: Posch sfonda a destra e crossa basso, Sansone anticipa Kalulu e la mette sotto la traversa. Maignan, attrezzato per parate e miracoli, non potrebbe arrivarci neanche con la prolunga. Il Milan pareggia al minuto 40: buon cross di Ballo-Touré a sinistra, sulla respinta Rebic cerca una giocata in area e Schouten allontana in zona Pobega, che da fuori area trova un gran sinistro. Palo interno e gol.

DUE MILAN IN UNO — Il Milan, con la testa decisamente alla Champions, ha cominciato malissimo ma nel primo tempo ha controllato la partita, complice un Bologna molto passivo. Certo, la qualità media da metà campo in su – molto inferiore alle abitudini – ha limitato le occasioni. Skorupski si è allungato su un colpo di testa di Rebic, forte ma centrale, ha deviato una punizione di Florenzi e ha avuto qualche brivido per una deviazione di Kalulu si tiro di Saelemaekers e un bel cross di Rebic non raggiunto da Origi. Per il resto, un primo tempo a ritmo contenuto, in cui il Bologna non ha mostrato nulla più di un contropiede Ferguson-Barrow chiuso da un tiro alto di Aebischer. Pioli, a poco a poco, ha rimesso in campo la sua squadra titolare. Dopo 57 minuti, dentro Calabria e Messias. A venti dalla fine, Diaz e Leao per De Ketelaere e Origi. E qui la partita è cambiata, un po’ per le giocate dei nuovi – Leao e Messias soprattutto –, un po’ perché il Bologna si è attivato quel poco che bastava per scaldare il suo stadio.

LE OCCASIONI CHIAVE — Pioli così rimpiange di non aver segnato il 2-1 negli ultimi 20 minuti. Queste le occasioni chiave. Minuto 29: bella giocata di Messias a destra, cross basso e palla che rimbalza prima su Rebic, poi fuori. Minuto 30: sterzata di Leao a sinistra, palla dietro per Pobega e potenziale doppietta cancellata solo da una deviazione di Lykogiannis. Minuto 39: contropiede di Leao – altro livello – che accelera a sinistra e mette Diaz davanti alla porta. Minuto 43: altra palla di Leao per Brahim che, dopo il tiro fuori di quattro minuti prima, nemmeno prende la palla.

BOLOGNA — Thiago Motta, rispetto all’ottimo passato recente, invece va a casa deluso. Ha avuto qualcosa da Dominguez e Zirkzee nel secondo tempo ma in generale non ha mai dato fastidio a Maignan, come se il vantaggio iniziale avesse paradossalmente spento il sabato pomeriggio. Nel complesso, una partita più brutta che bella, senza sussulti di qualità. Nell’anniversario di nascita di Leonardo da Vinci, mettiamola così, non un omaggio alla creatività.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli-2 bloccato dal Verona.
Ma Spalletti ritrova Osimhen:
gioca 20' e spacca una traversa

Ampio turnover per la capolista in vista della gara
di Champions di martedì contro il Milan:
il nigeriano entra e sfiora il gol


Maurizio Nicita


Prove tecniche di impresa da Champions. Quello del Napoli è un sabato del villaggio, nel quale dopo la tempesta tutto sembra far festa. La tempesta era la frattura profonda fra tifo organizzato e club, ma è bastato un incontro fra il presidente De Laurentiis e i capi ultrà per chiarirsi e le curve hanno ripreso a tifare. L’unico problema è stato il Verona che non ci stava a fare da sparring partner e si gioca ancora la salvezza. Alla fine il pari è meritato per l’Hellas che nel recupero ha l’occasione della vita con Ngonge tutto solo in contropiede che non riesce nemmeno a tirare fra i pali. A parte il risultato e una prova così così, l’aspetto più importante è il rientro di Victor Osimhen: un vero e proprio boato si avverte anche dall’altra parte della città quando il centravanti entra in campo per gli ultimi venti minuti di gioco, colpendo anche una clamorosa traversa che vibra a lungo come il cuore dei tifosi che lo sognano protagonista martedì nella Partita, quella con la maiuscola di Champions.

LE SCELTE — Spalletti riesce a far riposare almeno cinque titolari di quelli da schierare martedì contro il Milan. Schiera comunque una squadra competitiva, con Diego Demme per la prima volta titolare in questa stagione. Il Verona di Zaffaroni invece opta per l’argentino Gaich in attacco, preferito a Djuric. Ha la meglio la difesa ordinata dei veneti, con Duda schierato trequartista che fa il mediano su Demme o Anguissa che sono i primi portatori di palla. Il primo tempo è abbastanza noioso per gli standard del Napoli. Anche perché è complicato far funzionare i meccanismi con centrocampo e tridente di fatto inediti. E così Montipò rimane disoccupato, mentre è Meret a doversi distendere con i pugni per respingere un sinistro dai venti metri di Lasagna. Gli azzurri creano un paio di situazioni pericolose, come quando Demme e Olivera trovano la profondità per Raspadori che non arriva ad agganciare; oppure con Anguissa che dal fondo mette in mezzo una palla invitante. Resta comunque un dato incredibile: per un tempo il Napoli non ha mai tirato verso la porta avversaria. Nemmeno in curva. Bisogna attendere 56 minuti per vedere un colpo di testa del solito Di Lorenzo poco a lato, su cross di Anguissa. Nel finale Spalletti mette in campo Zielinski, Lobotka e Kvaratskhelia perché vuol vincerla. E il capitano Di Lorenzo va ancora vicino al gol che stavolta non arriva. Lo avranno risparmiato per il Milan. Si chiude con le curve che cantano: “Forza ragazzi, noi ci crediamo”. Anche il Verona, nella salvezza: ora a tiro di una vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, per fortuna c'è la Champions.
In campionato è un disastro:
perde anche col Monza



Un gol dell'ex Caldirola regala i tre punti a Palladino.
Quattro sconfitte nelle ultime cinque per i nerazzurri,
che adesso puntano solo al Benfica


Andrea Ramazzotti

Ancora un tracollo in campionato. La Serie A per l'Inter sta diventando un calvario: non vince dal 5 marzo e nelle ultime cinque partite ha collezionato un pareggio e quattro sconfitte. Quella di stasera contro il Monza è la numero 11 dopo 30 giornate, un ko che fa perdere agli uomini di Inzaghi altro terreno dal quarto posto. Chi pensava di sorpassare il Milan, fermato nel pomeriggio a Bologna, e di trascorrere una notte da terzi in classifica, vive una notte terribile. Con Barella e compagni che giocano un'altra partita deludente sotto il profilo del calcio espresso e palesano le consuete difficoltà in fase realizzativa. Negli ultimi 5 incontri hanno concluso 113 volte e hanno segnato una sola rete su azione più un calcio di rigore. Un dato su cui riflettere. Mercoledì a San Siro arriva il Benfica per il ritorno dei quarti di Champions: dopo il 2-0 dell'andata per volare in semifinale basterà anche perdere 1-0, ma dopo l'ennesima sconfitta, i nerazzurri certo non scenderanno in campo con il morale alto.

UN SOLO TIRO — Inzaghi cambia cinque uomini rispetto alla gara di martedì a Lisbona: è un turnover ragionato, con la seconda gara consecutiva da titolare di Asllani al posto di Brozovic, e l'attacco rivoluzionato: dentro Lukaku e Correa, fuori Dzeko e Lautaro. Palladino invece fa due avvicendamenti rispetto alla trasferta di Udine: Caldirola per Antov e Mota Carvalho per Valoti. Inter prova a pressare alto, ma il Monza non si fa intimidire e palleggia abbassando i due trequartisti, l'ex Sensi e Colpani, per mettere in difficoltà gli avversari tra le linee. La prima occasione è nerazzurra, con il cross di Barella che raggiunge la testa di Lukaku, ma la deviazione del belga non inquadra lo specchio. I biancorossi tengono bene il campo, anche quando l'Inter alza la pressione, e concedono poco. Di Gregorio fa la prima e unica parata dei 45' iniziali sul diagonale di Correa (24'), fino a quel momento deludente come sempre. Sulle fasce Inzaghi ha poca spinta e precisione nei cross, così gli ospiti resistono e impensieriscono Onana con una grande iniziativa di Colpani, il cui cross radente viene disinnescato da De Vrij. Sensi alza bandiera bianca per un problema muscolare prima della mezzora e Palladino lo sostituisce con Caprari. L'Inter sbaglia troppo nella fase di costruzione, soprattutto con Barella e Correa, e di palloni giocabili a Lukaku ne arrivano pochi. Il Monza, molto abile a difendere e a non concedere spazi, si fa vedere dalle parti di Onana con un colpo di testa fuori misura di Izzo, su angolo di Colpani. Al duplice fischio di Pairetto il totale dei tiri verso lo specchio dice 11-1 per i padroni di casa, ma quello del Tucu è l'unico che crea apprensione alla formazione di Palladino. Troppo poco per un'Inter che deve vincere a tutti i costi e che ancora una volta dimostra di essere "bloccata" mentalmente in campionato.

GIOIA CALDIROLA — Nella ripresa i due tecnici entrano in campo con le stesse formazioni della prima frazione, ma l'infortunio di De Vrij costringe Inzaghi alla sostituzione dopo appena 4 minuti: entra Acerbi, ma non cambia niente a livello tattico. L'Inter avanza il baricentro e il Monza ha spazio per le ripartenze: la gara diventa più viva e sul colpo di testa di Lukaku, successivo a un cross di Bastoni, ci vuole un altro bell'intervento di Di Gregorio. Big Rom ci prova ancora, stavolta con il sinistro, una manciata di secondi più tardi, ma non inquadra lo specchio. Palladino corre ai ripari inserendo Birindelli e Machin al posto di Colpani e Rovella e con una ripartenza, Mota va a un passo dal colpaccio. Inzaghi si gioca il tutto per tutto con un triplice cambio: dentro Lautaro, Brozovic e il rientrante Calhanoglu per Correa, Asllani e Mkhitaryan. Vuole vincere e invece va sotto con un colpo di testa dell'ex Caldirola, già decisivo nel pari dell'andata. Bastoni, eroe della notte del Da Luz con l'assist per Barella, stavolta su calcio d'angolo si dimentica completamente dell'avversario che batte Onana ed esulta. Su San Siro sala il silenzio. Lautaro si fa respingere il tiro del pareggio quasi a botta sicura da Di Gregorio, poi entra Dzeko per Darmian in un'Inter che chiude con il 4-3-3. Un altro colpo di testa (di Lautaro) termina sul fondo e all'ultimo secondo Dzeko non arriva per la deviazione dell'1-1. Il Monza dopo 5' di recupero può esultare e dedicare la vittoria al patron Berlusconi. San Siro fischia l'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ceesay illude il Lecce,
Jesé entra e pareggia per la Samp.
Ma il pari non piace a nessuno



I giallorossi dominano il primo tempo e vanno in vantaggio con il centravanti,
nella ripresa Stankovic cambia tutto e al 75' arriva la rete dell'1-1 dello spagnolo


Francesco Velluzzi

Il Lecce riprende a far punti. Ma non ne fa tre. Soltanto uno. Concedendo sull’unica distrazione un pareggio che è sicuramente tanto per la Samp (1-1) perché nel primo tempo la squadra di casa è stata padrona assoluta del campo e quella ospite assolutamente nulla. Tanto da costringere il tecnico Stankovic a cambiarne quattro. Il Lecce non l’ha chiusa nel finale del primo tempo, dopo il gol di Ceesay. Lo sciagurato Gallo ha sbagliato a porta vuota e la Samp, sempre ultima afflitta dai grossi guai societari, ha guadagnato metri e convinzione firmando il pari con Jesè Rodriguez, trentenne mestierante spagnolo, fino a oggi 116 minuti in sette apparizioni bravo a colpire sull’unica palla che gli è arrivata. Così la Samp mantiene la tradizione positiva contro il Lecce, nove risultati utili, pur con un piede in B. Perché con otto giornate a disposizione dovrebbe fare un miracolo. Battendo, innanzitutto, lo Spezia in casa. Il Lecce, che, invece, sembrava sicuro, dovrà battagliare fino alla fine. Perché il margine sul Verona è di soli cinque punti e sullo Spezia di appena due.

IL PRE — È tutta dedicata alla sensibilizzazione la parte del pre partita al Via del Mare.: in sala stampa con il sindaco Carlo Salvemini e l’ad del Lecce c’è tutto lo stato maggiore della Asl e dell’Aido che promuove la donazione di organi, tessuti e cellule. È un momento di riflessione importante. “Perché a fine vita puoi far nascere un’altra vita”, spiega il sindaco tifoso abbonato da sempre in tribuna Est. In campo, invece gli applausi vanno al presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani che viene premiato dal sindaco di Soleto Graziano Vantaggiato per la campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale a Soleto alla quale il Lecce ha fornito un contributo prezioso.

IN CAMPO — Poi si gioca. Dejan Stankovic non sorprende: Lammers è dentro, con Gabbiadini e Djuricic per provare a far male al Lecce che invece ha due innesti non proprio preventivati: la mezzala sinistra è il francese Remy Oudin, mentre al centro dell’attacco non c’è l’atteso Lorenzo Colombo, ma il gambiano Assan Ceesay. Vuole più pressing asfissiante Baroni da Oudin e Blin e più movimento davanti e la scelta di Ceesay gli dà ragione. La Samp ha il bimodulo: dietro è il classico 3-4-2-1 davanti è un 4-2-3-1 con Leris, Gabbiadini e Djuricic dietro Lammers. Il Lecce parte fortissimo. Umtiti di testa su corner va vicinissimo al gol, Oudin da fuori calcia a lato. La Samp non riesce a uscire, pur col lavoro del doppio play Rincon e Winks. Ma ogni volta che i liguri escono palla al piede, Hjulmand gliela porta via e rilancia l’azione. Il Lecce è mobile nel tridente. l 17’ Ravaglia, il migliore dei suoi, fa una doppia parata su Oudin e Blin. Al 22’ Nuytinck recupera su Strefezza che 4 minuti dopo lancia nel corridoio Di Francesco: Ravaglia è ancora bravissimo in uscita. Il Lecce sbaglia qualche cross con Gallo, ma al 31’ va meritatamente in vantaggio: lancio di Falcone per Ceesay che serve Strefezza che ritrova il gambiano che riesce ad aggiustarsi il pallone per calciare e con una leggera deviazione di Nuytinck firma il suo quinto gol. Il Lecce non molla, vuole il raddoppio, la Samp gode solo di qualche ripartenza a sinistra con Augello e Djuricic ma raccatta solo qualche corner. Su uno, però, nel finale, non è attento Zanoli che “dorme” e fa volare lo scatenato Ceesay al quale Ravaglia aveva detto di no di testa. È tutto bellissimo, tranne la conclusione di Gallo (brutta patita la sua) che, a porta vuota, si divora il bis.

SECONDO TEMPO — Stankovic azzarda e gioca il tutto per tutto. ne lascia negli spogliatoi quattro. I più in difficoltà: Zanoli, Nuytinck, Djuricic e Lammers. Dentro Cuisance, Murillo, Sabiri e pure Jesè, lo spagnolo arrivato a gennaio. Il Lecce al 9’ va al tiro con Strefezza, ma il brasiliano calcia fuori. Hanno speso tantissimo i giallorossi che fanno alzare il baricentro alla Samp e contendono qualche pericolosa punizione a Sabiri. Che per fortuna dei padroni di casa non produce danni. Al 27’ i giallorossi hanno ancora l’occasione per raddoppiare con Di Francesco, ma Leris e il solito Ravaglia rimediano in angolo. Baroni spende il primo cambio: Maleh per Oudin stanchissimo. Ma al 30’ sempre sulla corsia di sinistra che un po’ patisce il Lecce consente il pareggio della Samp. È bravo Gabbiadini a trovare Jesè che segna il suo primo gol italiano. Una beffa per il Lecce. Che trova poi il gran recupero di Murillo su Ceesay, il gol annullato a Di Francesco su una gran respinta di Ravaglia su Gonzalez, appena entrato. Poi il portiere blucerchiato salva anche su Colombo. E sul Via del Mare cala il sipario con la curva Nord che stavolta ingiustamente fischia. Il pareggio non piace. Anche se il Lecce questa volta ha tirato ripetutamente in porta. Come non gli era mai successo in questo girone di ritorno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, seconda sconfitta di fila:
il Sassuolo fa festa con Defrel

Dopo i primi 45' dominati dalla noia, gli emiliani passano al 65' con Defrel.
I cambi danno vivacità alla manovra bianconera, ma il risultato non cambia


Fabiana Della Valle


L’Europa non perdona. Dopo i pareggi di Milan e Napoli e la sconfitta dell’Inter, anche la Juventus inciampa nel Sassuolo dopo il turno di Coppa. Agli emiliani basta il gol di Defrel, entrato nella ripresa, per mettere k.o. la Signora, inguardabile per un’ora e più viva nella mezz’ora conclusiva. Però come contro la Lazio la reazione tardiva non basta: al Mapei arriva la seconda sconfitta di fila, sempre in trasferta, ed è la prima volta che succede in questa stagione.

SOLO NOIA — Il primo tempo è di rara bruttezza, con Juve e Sassuolo che non riescono a produrre neanche un tiro in porta. Strano più per i neroverdi che per i bianconeri, la cui produzione offensiva è sempre piuttosto limitata. La formula con il doppio centravanti, Milik più Vlahovic, a quanto pare non aiuta e Paredes in cabina di regia - per far rifiatare Locatelli in vista della gara di ritorno dei quarti di Europa League - non è sintonizzato sulle frequenze del Mapei: le idee le avrebbe pure, ma sbaglia sempre la misura del passaggio e spesso anche gli stop. Da segnalare solo l’esordio da titolare di Barbieri, un altro giovane della Next Gen da cui Allegri ha attinto parecchio in questa stagione: il ragazzo, classe 2002, gioca sulla fascia destra al posto di Cuadrado e si sbatte parecchio. Il Sassuolo patisce invece l’assenza di Berardi, infortunato, e pur non avendo l’impegno del giovedì s’adegua al ritmo basso della Signora, sbagliando pure un paio di ripartenze: male Laurienté, l’unica occasione capita a Bajrami, che colpisce alto sopra la traversa.

LA MOSSA GIUSTA — Dionisi corre ai ripari inserendo a inizio ripresa Defrel per uno spento Pinamonti, però il primo tiro in porta lo trova con Maxime Lopez, che costringe Perin alla deviazione. Il Sassuolo inizia a spingere e il portiere bianconero è costretto a un grande intervento su colpo di testa di Defrel. Poco dopo gli emiliani sono ancora pericolosi prima con Henrique e poi con Bajrami, ma in entrambe le situazioni c’è Gatti, che una volta salva e l’altra respinge sul palo. Tre occasioni pulite nel giro di pochi minuti e alla quarta il Sassuolo non perdona: su angolo errore di Fagioli e sinistro nell’angolino di Defrel.

REAZIONE BIANCONERA — La Juve prova a cambiare volto prima con Di Maria e Cuadrado al posto di Milik e Barbieri e subito dopo il gol inserendo anche Chiesa e Miretti (per Kostic e Miretti). Dal 3-5-2 si passa al 3-4-3 e Vlahovic mette una buona palla per Chiesa, che però viene anticipato da Toljan. I bianconeri tentano l’assalto e Rabiot va vicino al pari di testa, costringendo Consigli a una parata impegnativa. Poi Di Maria non trova la porta da distanza ravvicinata: la Juve ora c’è, ma il gol non arriva. C’è spazio anche per Pogba, in campo negli ultimi 10 minuti, ma è il Sassuolo ad avere l’occasione del 2-0 con Harrouj, che su bella azione di contropiede innescata dal tacco di Defrel colpisce alto. Finisce 1-0: i cambi di Dionisi funzionano, quelli di Allegri no. E giovedì c’è il ritorno di Europa League contro lo Sporting: servirà un’altra Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma sempre più terza:
facile 3-0 all'Udinese e +5 sull'Inter quinta

Vantaggio al 37': rigore sul palo di Cristante ribadito in gol da Bove.
Al 55' il gran gol di Pellegrini su assist al bacio di Belotti.
Pereyra fallisce il penalty dell'1-2. Nel recupero il tris di Abraham


Andrea Pugliese


Un 3-0 netto, di quelli che porti a casa per ribadire a tutti che ci sei. E con forza. La Roma è terza, liquida l’Udinese e consolida una classifica bellissima. Nel primo tempo ci pensa Bove ad aprire le danze, nella ripresa le chiudono Pellegrini e Abraham. Eppure l’Udinese l’occasione per riaprire la partita l’aveva anche avuta, ma l’ha sprecata dal dischetto con Pereyra. Per i giallorossi ora testa al Feyenoord, l’Udinese inizierà già ora a pensare alla Cremonese.

APRE EDO — Dybala è in tribuna, Abraham in panchina. Così Mourinho ridisegna la Roma, dà fiducia a Belotti, alza ad intermittenza Wijnaldum e rilancia ancora Lllorente in difesa, per costruire dal basso. Sottil invece deve rinunciare in extremis a Beto e Arslan per un attacco influenzale e allora alza Pereyra alle spalle di Success. Ne viene fuori una partita con un buon palleggio, fraseggi da tutte e due le parti ma un’intensità non altissima. Gli ospiti ci provano subito un paio di volte con Samardzic, poi è Silvestri a dire di no a Mancini dopo una carambola in area, con Cristante e Success che ne escono entrambi con evidenti bendaggi in testa dopo uno scontro. Belotti lotta, ma poi si perde nella finalizzazione. Meglio come suggeritore per Wijnaldum (tiro parato) o quando al 33’ colpisce di testa su angolo di Pellegrini e Pereyra ingenuamente colpisce la palla (destinata ad andare fuori) di mano. Rigore concesso con l’ausilio del Var, dal dischetto stavolta va Cristante e non Pellegrini, ma anche lui se la deve vedere con il palo (27° della stagione giallorossa), con Bove che però riesce a ribadire in rete dalle retrovie. Allora ci prova da fuori anche Walace, mentre Silvestri deve superarsi su una punizione di Pellegrini, molto più vivo che a Rotterdam. Dall’altra parte, invece, Samardzic e Lovric provano a cambiare qualcosa in corsa, mentre Udogie non sfrutta mai il mismatch a suo favore con Celik.

LOLLO & TAMMY — Nella ripresa la Roma entra per chiudere i giochi e ci riesce dopo appena 10’ di gioco, quando Belotti pesca in verticale Pellegrini e il capitano giallorosso brucia Silvestri in uscita. Sul 2-0 diventa tutto più facile, anche se Celik a destra colleziona una serie di errori che mettono i brividi. Adesso però la partita si configura come meglio preferisce Mou: spazi aperti e possibilità di far male sulle ripartenze. Wijnaldum crea scompiglio in area prima di uscire per un colpo alla testa, dall’altra parte è invece Lovric a procurarsi il rigore per fallo di mano di Mancini: dal dischetto va Pereyra, ma Rui Patricio è perfetto e lo neutralizza. Sciupata l’occasione d’oro per rientrare in partita, l’Udinese ne esce definitivamente. Sgonfia, quasi arrendevole, anche se poi prova anche ad imbastire qualche azione, ma senza grande convinzione. Allora Sottil alla fine prova a cambiare un po’ tutto, mandando dentro Thauvin, Pafundi e Nestorovski. Con le tre punte e il 3-4-2-1 Sottil ritrova un po’ di vitalità, ma a fare gol è ancora la Roma in pieno recupero: assist di Spinazzola e colpo di testa decisivo di Abraham. Sul 3-0 l’Olimpico fa festa, l’Udinese inizia a pensare alla Cremonese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Maehle illude l’Atalanta,
i viola rispondono con Cabral.
E Gasp rallenta ancora

Gli ospiti agganciano l'Inter per un'ora, poi un rigore dell'attaccante,
dopo un lungo Var, vale il pari della Fiorentina.
La squadra di Italiano colpisce anche un palo con Biraghi


Andrea Elefante


Un aggancio fallito a testa: l’Atalanta all’Inter, la Fiorentina alla Juventus. E si capirà più avanti se le due squadre potranno essere più contente o insoddisfatte per questo 1-1 tutto sommato giusto. L’Atalanta procede a piccoli passi verso l’Europa e per una notte impedisce alla Fiorentina (comunque al 12° risultato utile consecutivo) di avvicinarsi ancor più di quanto non abbia fatto nelle ultime otto partite. La squadra di Italiano resta a -7: forse avrebbe meritato qualcosa di più per quanto costruito (non finalizzato), ma la squadra di Gasperini non ha demeritato questo pareggio, frutto di una prova difensiva molto attenta, a compensare una produttività offensiva sempre molto inferiore agli standard di un tempo. E alla fine deve ringraziare Sportiello, schierato a sorpresa dal Gasp, per aver blindato la vittoria con una paratissima al tramonto della gara.

LE SCELTE — Italiano fa rotazioni moderate rispetto alla Conference League: torna al centro della difesa Quarta (squalificato in Polonia) in coppia con Milenkovic e a sinistra va Terzic e non Biraghi. Al posto di Amrabat ai box (lombalgia) c’è Castrovilli accanto a Mandragora, con Barak dietro a Cabral, mentre sulle fasce sfrecciano ancora Nico Gonzalez e Ikoné. Gasperini a sorpresa sceglie Sportiello e non Musso, ritrova Toloi (squalificato contro il Bologna) e Koopmeiners (fuori da un mese e mezzo per infortunio), che va sulla trequarti, e davanti ripropone la coppia "pesante" Hojlund-Zapata.

PRIMO TEMPO — La Fiorentina spaventa subito l’Atalanta con un colpo di testa di Quarta fuori di poco dopo meno di 2’ e impiega meno di dieci minuti per prendere il possesso del ring, dopo un inizio comunque coraggioso e promettente della squadra di Gasperini, che però si spegne presto. Occupata la metà campo avversaria, grazie anche alla connessione difficoltosa di Koopmeiners con i due centravanti e dunque alla difficoltà di Zapata e Hojlund (ammanettato da Quarta) nel tenere su palloni e quindi la squadra, nel giro di un quarto d’ora scarso la Viola è pericolosa quattro volte: una parata in due tempi di Sportiello su Barak, un suo guizzo a deviare in angolo su morso improvviso di Cabral, un sinistro a giro di Nico Gonzalez che va a morire vicinissimo all’incrocio e - la chance più pericolosa - un mancato tap-in di Nico su colpo di testa di Cabral, che finisce per schizzare sul corpo di Sportiello e poi in corner. L’unico segno di vita offensivo della Dea è alla mezzora, un destro da venti metri di Zapata che finisce alto. Ma proprio quando sembra essere più in difficoltà, l’Atalanta passa con il suo primo tiro in porta, al minuto 37: un passaggio avventato di Dodo per Barak viene intercettato da Ederson (con proteste viola per un presunto fallo), la palla finisce a Maehle, che chiude il suo blitz in area che sorprende Mandragora e soprattutto Terzic con un semi scavetto di punta, che supera Terracciano.

SECONDO TEMPO — Il pareggio della Fiorentina arriva in modo piuttosto casuale: un cross di Bonaventura viene toccato con un braccio da Toloi. L’esame delle immagini al Var dura quasi 3’, la decisione - molto discussa dall’Atalanta - di Guida è per il cacio di rigore che Nico Gonzalez lascia a Cabral, molto freddo nello spiazzare e battere Sportiello. Poco dopo anche l’Atalanta reclama un rigore, per un contatto fra Quarta e Zapata: in realtà il difensore viola appoggia appena la mano sulla spalla del colombiano e Guida stavolta lascia correre. Da lì in poi la partita scorre più nervosa che fluida: l’Atalanta continua ad aver problemi nel cercare la porta, anche quando entrano Muriel e ppi Boga; la Viola accusa forse anche un po’ di stanchezza, ma nonostante ciò chiude mettendo la Dea spalle al muro e sfiorando la vittoria al terzo minuto di recupero, quando Sportiello fa un miracolo, tirando fuori dalla porta sul suo palo un colpo di testa di Bonaventura e guadagnandosi il titolo di migliore dei suoi.

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SERIE A 2022/2023 30ª Giornata (11ª di Ritorno)

14/04/2023
Cremonese - Empoli 1-0
Spezia - Lazio 0-3
15/04/2023
Bologna - Milan 1-1
Napoli - Verona 0-0
Inter - Monza 0-1
16/04/2023
Lecce - Sampdoria 1-1
Torino - Salernitana 1-1
Sassuolo - Juventus 1-0
Roma - Udinese 3-0
17/04/2023
Fiorentina - Atalanta 1-1

Classifica
1) Napoli punti 75;
2) Lazio punti 61;
3) Roma punti 56;
4) Milan punti 53;
5) Iter punti 51;
6) Atalanta punti 49;
7) Juventus(-15) e Bologna punti 44;
9) Fiorentina punti 42;
10) Sassuolo punti 40;
11) Torino e Udinese punti 39;
13) Monza punti 38;
14) Empoli punti 32;
15) Salernitana punti 30;
16) Lecce punti 28;
17) Spezia punti 26;
18) Verona punti 23;
19) Cremonese punti 19;
20) Sampdoria punti 16.

(gazzetta.it)

(-15) Penalizzazione della giustizia sportiva ad opera della Corte Federale d'Appello dopo la
riapertura del processo "Plusvalenze" che a maggio 2022 era stato chiuso con sostanziali
assoluzioni dei club calcistici coinvolti (non solo Juventus ma anche Sampdoria e Napoli in Serie A).
In attesa di eventuale ricorso da parte della Juventus e di altri tronconi di inchiesta
correlati ai mancati pagamenti degli stipendi dei calciatori durante la fase del covid.
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Accolto il ricorso della Juve Restituiti i 15 punti, è terza
(Fonte Ansa)



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